Sempre più spesso mi trovo a dar ragione ad Antonio Di Pietro, pur non avendolo votato.
Ha quello che manca a molti altri uomini politici: concretezza, pragmatismo, indipendenza dalle pressioni lobbistiche.
C’è un tema che oggi tutti i politici italiani, o quasi, dimostrano di considerare centrale, quello dei costi della politica e dell’Amministrazione dello Stato, e c’è una soluzione efficace a questo problema, che tutti, tranne Di Pietro e pochi altri, considerano tabù: quella dell’accorpamento dei piccoli comuni e del superamento delle province.
Ecco quello che Antonio Di Pietro dice nel suo sito:
Oggi i Comuni sotto i 5.000 abitanti sono ben 5.835, la maggior parte in Piemonte e in Lombardia, su un totale di 8.101.
La struttura attuale di Stato-Regione-Provincia-Comune con l’aggiunta delle Comunità Montane è costosa e macchinosa e quindi lenta nell’attuare decisioni anche importanti per i cittadini. Le competenze delle Province possono essere attribuite agli altri enti. L’eccessivo frazionamento dei Comuni non consente una politica coordinata del territorio e moltiplica i costi di sindaci, consiglieri comunali, assessori, impiegati comunali e degli stessi edifici pubblici.
Tutte osservazioni di buon senso, oltre che paurosamente inconfutabili.
Il personale che attualmente opera nelle strutture che fossero superate potrebbe essere impiegato, con processi di mobilità territoriale e di riqualificazione, a rafforzare enti e strutture utili, ma poco funzionanti per deficit di personale.
Ovviamente superando un altro tabù, anche questo fortemente sentito da quasi tutta la classe politica: quello della inamovibilità di chi occupa un posto pubblico.
Non si capisce perchè quando si ristrutturano le grandi Aziende diffuse nel territorio nazionale ( Telecom, Enel, Poste) si possa far ricorso a processi di mobilità territoriale e di reimpiego e per i dipendenti di piccoli comuni, province e comunità montane no.
Un’ultima considerazione.
Tutte le volte che si è pensato di creare una nuova provincia,
(ben 10 negli ultimi 10 anni : Barletta-Andria- Trani, Monza, Fermo, Verbano, Lecco, Lodi, Rimini, Prato, Crotone e Vibo Valentia)
i padrini politici dell’iniziativa hanno detto che l’operazione era a costo zero: il personale sarebbe stato reperito tra quello esistente.
Nulla di più falso.
Il personale della Vecchia Provincia destinata a perdere pezzi del suo territorio per alimentare la Nuova Provincia si è sempre rifiutato in massa di accettare il trasferimento ed è stato accontentato da chi aveva interesse ad assumere nella nuova sede ( anche qui : nuovi costi di standing evidenti e non assorbiti dal rilascio delle vecchie sedi).
Essendo coinvolta in questo costosissimo giochino della creazione di nuove sedi, l’intera classe politica, o quasi, è naturale che il tema sia tabù e che, con tutto il rispetto per la voce fuori dal coro di Di Pietro, ricevano pochissimo risalto le proposte di cambiamento.
Purtroppo questo è un Paese che è talmente impantanato nell’immobilismo da offrire immeritato successo, da sempre, ai politici che descrivono come pericoloso e rivoluzionario anche il più ovvio e necessario dei cambiamenti.
Aboliamo le province ma anche i piccoli comuni e ridimensionamento delle regioni … troppa gente senza “lavoro” dopo … impossibile!
Non dico di lasciarli a casa, ma di reimpiegarli riqualificandoli.
Ovviamente penso ad una soluzione tipo quella che si adotta nelle aziende.
Ho lavorato in una grossissima azienda, dislocata in tutto il terrirorio nazionale e in tutti i capoluoghi di provincia e anche in alcune grosse cittadine non capoluogo di provincia.
Un bel giorno si è deciso di tagliare tutte le sedi meno importanti, con un considerevole risparmio nello standing del personale. Le funzioni di staff, tipo il personale, l’amministrativo, i servizi generali ecc. sono state accentrate e il personale che non accettava il trasferimento è stato riqualificato andando al Customer Care o alla Vendita .
Ovviamente questo processo ha consentito per vari anni di far fronte ai pensionamenti coi reimpieghi di risorse derivanti dall’operazione.
Pochi anni dopo l’azienda funzionava con un terzo di persone in meno.
Senza che fosse morto nessuno o che ci fosse qualcuno che perdesse il posto di lavoro.
Alcuni se ne sono andati perchè non gli andava di riqualificarsi e cambiare tipo di lavoro, ma se lo hanno fatto vuol dire che avevano altre possibilità.
Processi del genere accadono in tutte le aziende e la gente si adatta.
Perchè dovrebbe essere così sconvolgente per gli impoiegati dello stato?
Forse perchè sono sempre stati ultraprotetti dal Sindacato?
In realtà il problema degli addetti non è quello che scotta di più ai politici che dovrebbero provvedere: il problema più grosso sono i posti da consigliere e assessore provinciale e presidente della provincia, tutti reimpieghi che la casta preferisce continuare a gestire a suo vantaggio e a vantaggio dei propri accoliti.
Il tuo ragionamento è ok, ma vallo a spiegare a gente convinta che avrebbe staccato il culo dalla poltroncina pubblica solo per andare in pensione … questa proposta è rivoluzione 🙂
sono pienamente d’accordo aboliamo le provincie ed accorpiamo i piccoli comuni (sotto i 5.000 abitanti). Io sono un agente di polizia municipale dipendente di una unione tra 4 piccoli comuni, vi posso dire che la vera soluzione non sono ne le comunità montane ne le unioni ma la fusione tra comuni confinanti, si possono risparmiare migliaia di euro solo con la riduzione dei costi per edifici salari accessori per i dirigenti ed gettoni di presenza per sindaci assessori e consiglieri, magari per reinvestire questi soldi in lavoratori (es più agenti) e quidi migliori servizi.
condivido piemamente il pensiero di antonio di pietro, bisogna accorpare i piccoli comuni limitrofi al fine di creare entilocali con almeno 5000 abitanti e risparmiare su sedi e responsabilità di servizio, ma contestualmente si possono migliorare i servizi, reivestire i risparmi per o abbassare le tasse o creare altri posti di lavoro.
PIENAMENTE FAVOREVOLE.
secondo me bisogna accorpare i comuni tra di loro in modo che non ne esistano al di sotto di 15 mila abitanti…
Grazie per aver pubblicato i miei precedenti messaggi, ma ora mi chiedo e vi chiedo perchè da un pò di mesi non si parla più dell’abolizione delle provincie, delle comunità montane e dell’accorpamento dei piccoli comuni sotto i 5000 abitanti? Perchè ora si punta il dito e si inveisce su tutti i pubblici dipendenti quando invece bisognerebbe punire i pubblici dipendenti “fannulloni”, che ci sono ma che non sono la totalità?