La mafia è solo quello che vediamo in tv?
Cioè solamente pecorai e agricoltori semianalfabeti che diventano miliardari organizzando il racket delle estorsioni o il traffico internazionale della cocaina?
Questa è solo la versione di comodo.
Quella alla quale siamo portati a credere quando un vecchio malandato e di aspetto quasi miserevole come Bernardo Provenzano viene scovato, dopo un’infinità di appostamenti, in una vecchia masseria dai muri scrostati.
Fatichiamo a credere che quell’uomo rozzo e sanguinario dallo sguardo impenetrabile abbia un patrimonio di parecchi milioni di euro e le mani in pasta in tutti i più lucrosi affari del Paese, dagli appalti pubblici alla gestione della sanità.
Fatichiamo a credere ( anche se i mass media provano in tutti i modi a convincerci che è così) che dietro quell’uomo non possano esserci appoggi politici importanti e menti raffinatissime.
Leggendo il bellissimo libro di Roberto Scarpinato, pubblico ministero antimafia di Palermo, intitolato “Il ritorno del Principe”, si rafforza questa convinzione che abbiamo sempre avuta, che mafia e corruzione siano ormai costitutive del potere nel nostro paese
Ricordate il “Principe” di Machiavelli?
In politica, diceva Macchiavelli. qualsiasi mezzo è lecito.
C’è un braccio armato (anche le stragi sono utili alla politica del Principe), ci sono i volti impresentabili di Riina, Provenzano, Lo Piccolo, e poi c’è la borghesia mafiosa e presentabile che frequenta i salotti buoni e riesce a piazzare i suoi uomini in Parlamento.
Ma il potere è lo stesso, la mano è la stessa.
II libro “Il ritorno del Principe” è questo: racconta l’oscenità del potere ( dove osceno ha il suo significato etimologico di “fuori scena”), quello che non si vede e non è mai stato raccontato ma che decide, fa politica e piega le leggi ai propri interessi.
Ci avviamo verso una democrazia mafiosa?
Gli italiani possono reagire, è già successo, dice Scarpinato. Per esempio con la stagione di Tangentopoli, quando sembrò che il popolo italiano fosse disponibile ad un soprassalto di indignazione.
Come è andata a finire lo sappiamo.
Adesso quelli che ricordano con nostalgia quel periodo sono bollati come giustizialisti.
Accosto Scarpinato alla fine della presentazione del suo libro e scambio due parole con lui.
Mi dice che l’unica speranza è rappresentata dal fatto che, volenti o nolenti, apparteniamo all’Europa e questo impedirà ai più spregiudicati dei nostri governanti molte mosse che lui definisce “oscene
Sulla dedica che appone alla mia copia del suo libro scrive: “Sperando nell’Europa”

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Sinceramente non ho mai pensato alla mafia come ad un sistema rappresentato da quel profilo o immagine di un uomo che, diciamolo, ci fa anche tenerezza, tutto sommato. La democrazia mafiosa, come dici tu è la dimensione che meglio inquadra il fenomeno: ormai capillarizzato ovunque, attraverso conquiste “culturali” e geografiche e politiche e di stratificazione sociale dove è difficile capire il confine con un’etica del giusto. Vivo lontana da Palermo ma l’odor di mafia si sente forte anche qua, anche se non ci sono delitti d’onore.. ma gli uomini d’Onore, sì, eccome!
Segnalato per il blog day 2008
Ciao e buona domenica
Franca