
Tremont non è più un commercialista catapultato al ministero dell’Economia, oggi, molto assistito dai mass media, cerca di accreditarsi come un intellettuale di spessore .
Reagisce quindi come una mangusta alle accuse : essendo diventato una specie di guru, tiene alla sua infallibilità più di quanto ci terrebbe se fosse il papa.
Spiega stizzito : «Nel testo che ho firmato del Dpef 2004-2007, presentato il 16 luglio 2003, quella ipotesi non esiste. Non so da dove sia venuta fuori, forse da bozze precedenti. Ma un ministro risponde solo dei testi che firma».
«Tra l’altro – ha proseguito – la sinistra ci ha sempre accusato all’epoca di avere una maggioranza bulgara. E dunque, se avessimo voluto fare una cosa simile l’avremmo fatta. Ma non l’abbiamo fatta. Ed è tipico dei veri comunisti usare carte false ed attribuire agli altri cose che non hanno mai firmato».
Apprendiamo quindi che l’idea c’era.
Peccato per Tremonti che non fosse solo in una bozza Qualcosa poi è rimasto anche nel testo definitivo.
Andando a guardare le carte, come suggerisce Veltroni, vediamo nella bozza c’era un ampio riquadro sul piano del governo per usare i mutui ipotecari per finanziare i consumi.
Si possono «finanziare i consumi convertendo in reddito una parte della ricchezza accumulata dalle famiglie attraverso la casa», si poteva leggere nel documento.
Il riquadro, nella versione definitiva, venne poi cancellato, ma sulla questione Tremonti, per sua sfortuna, lasciò un riferimento inequivocabile.
A pagina 23 del Dpef 2004-2007 si legge infatti: «Gran parte della ricchezza delle famiglie è concentrata nel mercato immobiliare e un sostegno ai consumi potrebbe derivare dalla possibilità di convertire in reddito parte di tale ricchezza».
Dunque della possibilità di usare i mutui si era in effetti parlato, come sostiene il Pd, anche se alla fine il governo decise di lasciar perdere, come afferma Tremonti.
Il quale, però, invece di rispondere con mezze bugie urlate coem fossero verità assolute, forse farebbe bene ad ammettere che nel 2003 lui e il suo staff furono tentati dall’idea di ricorrere anche a questa trovata di finanza creativa che è all’origine della attuale crisi.
Ma anche solo ammettere di avere accarezzato un’idea rivelatasi poi disastrosa è contrario alla natura del Superministro-guru.
Meglio accusare gli avversari di “usare carte false come i comunisti veri”.
Se il sistema dei subprime si fosse rivelato vincente, invece che un incredibile boomerang, c’è da credere che oggi Tremonti direbbe cose ben diverse da quelle che dice adesso.
“Io l’avevo detto nel 2003 che quella era la strada da battere per rilanciare i consumi. Purtroppo non fui capito” .