Alcune considerazioni sul caso Englaro:
Ieri la Corte Costituzionale ha dichirato inammissibile il ricorso di Camera e Senato: i due rami del Parlamento sostenevano che la magistratura ordinaria non può pronunciarsi sulla vicenda perchè il potere legislativo non l’ha regolamentata.
Va detto che questo ricorso, lo sapevano bene coloro che lo hanno presentato, era già perso in partenza.
Il fatto che non esista una legge ordinaria sul testamento biologico (non viene autorizzato, ma nemmeno espressamente vietato) secondo alcuni lascia aperta la strada dell’ articolo 32 della Costituzione.
Che dice l’articolo 32?
Sancisce il diritto a rifiutare qualsiasi trattamento terapeutico. Se il vuoto legislativo c’e’, comunque, occorre dire che esso riguarda le modalita’ per rendere piu’ semplice ed efficace l’esercizio di un diritto individuale. Ma dire che questo diritto non è esercitabile per il semplice motivo che non esiste una legge ordianria che ne “organizzi ” le modalità di attuazione è come sostenere che senza una legge ordinaria del Parlamento, la inviolabilita’ del domicilio (art. 14) o la liberta’ religiosa (art. 19) non possano essere considerati diritti applicabili.
Perchè il centro destra ha presentato il ricorso se era quasi certo della sconfitta?
La questione e’ semplice ed il calcolo politico abbastanza banale. Quando il Governo Prodi ha proposto leggi o provvedimenti su questioni ‘sensibili’ come i Pacs, le quantita’ massime di possesso di cannabis, sulle linee guida della legge 40, etc., la maggioranza si e’ sempre spaccata (o perlomeno, si sono distinti i cosiddetti teodem, Binetti & Co.). E proprio in quella spaccatura si sono sempre efficacemente inserite l’allora opposizione e le gerarchie vaticane.
Perche’ correre oggi un rischio del genere? Meglio sventolare la bandierina sul caso Englaro. E’ vero, la Corte Costituzionale ha respinto il ricorso come era arciprevedibile. Ma il popolo delle liberta’, incolpando di nuovo i giudici per la sconfitta, potra’ vantarsi di aver condotto fino alla fine una battaglia per l’affermazione dei cosiddetti ‘valori cristiani’.
Insomma, sollevare il conflitto di attribuzione e’ stata un’operazione politica a costo zero e guadagno assicurato.
E un formidabile atto di ipocrisia.
Ce lo dice perfino Filippo Facci sul Giornale di stamattina:

Eugenia Roccella, dopo la pronuncia della Consulta, ha detto che il problema «è l’espansione dei giudici e la loro invadenza di campo» perché «in Italia le leggi le fa il Parlamento e i giudici dovrebbero applicarle».
Gaetano Quagliariello nondimeno ha definito «pilatesca» la decisione della Consulta e ha detto che «legiferare diventa ancora più urgente».
Cioè: ma di che state parlando? Siete voi che la legge non l’avete mai fatta, siete voi che non volevate assolutamente farla, siete voi che sino a mezz’ora fa non volevate neppure sentir parlare di testamento biologico e urlavate «eutanasia» a ogni tentativo di farlo. È l’ipocrisia della politica italiana, unica in Europa, che ha lasciato dolosamente scoperti gli spazi di cui la magistratura non ha potuto non occuparsi: e ora venite a dirci che ci vuole una legge? Dopo che per anni ve l’hanno chiesta la società civile, i medici, tutti i livelli della magistratura, il Consiglio superiore di sanità, persino qualche politico? Dopo che la società e i medici, aspettando voi, per anni, se la sono cavata segretamente da soli con tutte le Englaro e i Welby lontani dai riflettori? E sarebbe la Consulta a essere pilatesca?
Non dite che ci vuole una legge: fatela.