Cos’è il viaggio per Paolo Conte?
Evasione.
Scoperta.
Sogno ad occhi aperti.
Agitazione motoria.
Ogni mezzo è buono.
Dai sandali del tifoso di Bartali che hanno fatto tanta strada, alla
Topolino color amaranto, che, solo a lasciarle sciolta la briglia, “sembra un’Aprilia”.
Dai mocassini di Novecento ( dove eravamo noi quel mattino/ quando correva il Novecento/ le grandi gare di mocassino) al camion di Uomo-camion (
ma un uomo camion vive ancora in me/ e ancora mille strade ti aprirà/
in questo oceano di attimi sarà/ qui per te, qui per te[..] E da quei
viaggi avrai/ una ruga in più , ma anche un po’ di sole).
Ma c’è anche il treno di Azzurro ( io quasi quasi prendo il treno e vengo, vengo da te) o la nave di Onda su Onda ( la nave, che presto diventa per lo sfortunato protagonista della canzone una lucciola persa nel blu )
Fuggire, con qualsiasi mezzo, sembra l’impulso principale del protagonista di quasi tutte le canzoni di Paolo Conte.
Il viaggio è l’unica modo per mettersi alle spalle le delusioni, per estraniarsi e in qualche modo ritrovarsi.
Si fugge con la donna amata.
E a volte la meta è l’amore stesso, come nella bellissima Via con me:
Vieni via con me , entra in quest’amore buio”
A volte è invece il sogno: come in Blue Haway :
Si, tu parlavi difficile/ come fa l’Europa quando piove/
e si rintana a dipingere le isole del sogno/ io non sapevo risponderti
/perchè ascoltavo la pioggia .
Più spesso ancora la fuga è il mezzo per estraniarsi da tutto :
È un’ora inglese, si va/agguanta la mia mano e ce ne
andiamo… /tanto di noi si può fare senza, /e chi vuoi /che noti mai la
nostra assenza ( Fuga all’inglese)
E La donna, in qualche caso, è più che compagna è mezzo di fuga:
You are, you are/ you are a long train/ we go away ( Dragon).
A volte il viaggio con l’amata finisce in una camera d’albergo
Io
e te, chissà qualcuno ci avrà pure presentato/e abbiamo usato un taxi
più un telefono più una piazza/Io e te, scaraventati dallamore in una
stanza,/mentre tutto intorno pioggia, piggia, pioggia e Francia ( Parigi).
A volte è il
tentativo di regalare un’emozione nuova, la speranza di acciuffare un
ricordo per portaselo a casa e magari esibirlo agli amici o ai parenti:
Vieni, facciamo ancora un’altra foto
col colombo in man’,
così, sorridi bene senza smorfie,
lo sguardo fisso su di me
mentre conto fino a tre,
sarai contento quando poi
tua cugina lo vedrà
che a Venezia siamo stati anche noi. ( Tua cugina Prima)
A volte,infine, il viaggio è una dura necessità: quella di
guadagnarsi il pane quotidiano, come nella pensione squallida e
antiquata, ma pretenziosa, nelle quale ai viaggiatori di commercio
qualcuno offre polenta e baccalà, ribattezzandoli pomposamente pesce
veloce del baltico e torta di mais
Viaggiatori di commercio
rifuggiatisi quassù
piccioni dalle ali bagnate
la pioggia sedia e non smette più
guardano a turno il telefono
sempre impassibilie
il loro tempo si sbriciola
sembra passabile
[…]
“Pesce Veloce del Baltico”
dice il menu che contorno han
torta di mais e poi servono
polenta e baccalà
cucina povera e umile
fatta d’ingenuità
caduta nel gorgo perfido
della celebrità
della celebrità ( Pesce veloce del Baltico)
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