“L’unica cosa che posso dire è: buon lavoro ai magistrati! Quando non si ha nulla da temere non si ha paura delle indagini. Anzi io dico ai magistrati di fare tutte le indagini che vogliono perché né io non ho niente da nascondere.”
Questo ha detto stanotte Silvio Berlusconi.
Una cosa sconvolgente.
Tanto sconvolgente che mi sono svegliato…
Poi ho aperto il Giornale e ho letto queste stesse parole.
Ma quelle cose non le diceva Berlusconi.
Le diceva Di Pietro.
Che dire?
Non tutti i politici sono uguali davanti alla legge.
Se ne rendono conto anche i redattori de Il Giornale che sembrano presi in contropiede dalla coerenza del leader dell’Italia dei Valori.
Anzi, più che presi in contropiede, delusi.
Talmente delusi che per bilanciare l’effetto di un inevitabile confronto con i comportamenti ben diversi del proprio dominus avanzano subito pesanti sospetti, non corredati da prove , sui comportamenti di Di Pietro.
Il che dimostra che anche il garantismo non è uguale per tutti.
Se l’accusato è chi ti paga lo stipendio, non bastano a provarne la colpevolezza neanche le prove più schiaccianti.
Se l’accusato è l’avversario politico, si può conciarlo per le feste anche sulla base di semplici dicerie di corridoio.
L’incoerenza de Il Giornale non ci prende in contropiede.
E nemmeno ci delude.
Siamo abituati a pensare che da quelle parti, da quando se ne è andato Montanelli, non si fa giornalismo, ma propaganda politica.
Ecco cosa scrive l’ineffabile direttore dell’house organ berlusconiano ( che si definisce garantista fino in fondo):
Per carità: essendo noi garantisti fino in fondo, ci auguriamo che Cristiano (un altro delfino che fa la figura della trota) chiarisca presto tutto quello che c’è da chiarire. Siccome è Natale e siamo buoni non vogliamo nemmeno ricordargli che suo padre, ai tempi d’oro, sbatteva la gente in galera per molto meno. Così come non vogliamo infierire più di tanto sull’Italia dei Valori, un partito ossimoro, che nasce con una ragione sociale smentita dai fatti, come dimostrano le nostre pagine di oggi e i nuovi documenti dell’inchiesta che pubblichiamo.Dall’Italia dei Valori all’Italia dei Rossori. Di vergogna.