Un gigante del giornalismo.
Un direttore carismatico e intransigente, capace di incalzare la redazione e i singoli giornalisti con reprimende devastanti.
Nemico della sciatteria, dell’approssimazione.
Furbissimo nei rapporti con i leader politici.
Sicurissimo di contare molto più di loro ( “loro passeranno , questo giornale resterà”)
Infaticabile nel pretendere sempre di più dai suoi redattori e nel trainare il giornale a risultati di vendita di cui nessuno all’inizio lo accreditava.
Inventore di una formula di incredibile successo: quella del giornale “libertino“, in grado cioè di dare voce, con grande disinvoltura e libertà, ad un parere ed anche al suo esatto opposto.
Grande uomo d’affari, prontissimo a vendere il giornale nel momento più opportuno e a diventare miliardario.
Ieratico e supponente, progressivamente trasformatosi nel monumento di se stesso.
Capace di togliere il saluto a chi lasciasse la sua redazione, considerando il gesto alla stregua di un affronto personale o di un tradimento.
Questo è il ritratto vivace e realistico, scritto sempre in bilico tra autentica ammirazione per il direttore di giornale e profonda disistima per l’uomo, che ci offre di Eugenio Scalfari, “soprannominato BARBAPAPA’, un altro grande del giornalismo, Gian Paolo Pansa nel suo ultimo libro “ Il revisonista”
Il libro è una sorta di autobiografia intellettuale che ripercorre oltre cinquant’anni di storia del giornalismo e della politica.
Lo stile è quello, fantasioso, disincantato e personalissimo che ha reso riconoscibilissimo il lavoro di Pansa.
Per chi volesse leggere tutto il capitolo, interessantissimo, su Scalfari, pubblicato in anteprima dal Giornale ( il libro esce il 20 maggio) vi indico il link:
Vi racconto Scalfari, l’arrogante “Barbapapà” che ama il potere