In che misura è giustificato l’interesse per la vita di uno scrittore?
Conoscere traumi dell’infanzia, vicissitudini amorose, rovesci economici,disturbi digestivi e difficoltà respiratorie di un poeta o di un romanziere ci mette in condizione di capire ed interpretare meglio al sua opera?
Oppure noi accaniti lettori siamo, in fondo, soltanto dei “guardoni” ansiosi di frugare nella vita delle nostre “star” ?
Insomma semplici e banalissimi appassionati di gossip ?
Magari convinti, a torto, di esserre più “nobili” di altri cultori di gossip sulla vita di veline e calciatori?
Prima di addentrarmi nell’argomento, devo premettere che la mia passione per la vita degli scrittori rimarrà, anche se dovessi pervenire alla convinzione che è solo “guardonismo”.
Perchè, se è giusto cercare di debellare le passioni insane, quelle innocue vanno invece alimentate
( non credo alla felicità, ma quello che più le si avvicina è il divertimento, l’interesse per le cose che si fanno)
Continuerò, quindi, a raccogliere annedoti letterari e a raccontare i più interessanti nelle mie note.
Esaurito il preambolo, ecco come intendo affrontare il tema.
Illustrerò due tesi contrapposte molto autorevoli, poi mi farò da parte e dirò la mia inserendomi tra i commenti, sperando di non essere…. l’unico a trovare interessante la questione.
Che dice Saint Beuve?
” Finchè, su uno scrittore, non ci saremo posti un certo numero di quesiti, e non avremo dati ad essi una risposta, sia pure per noi soli e abassa voce, non potremo essere sicuri di tenerlo tutto intero, quand’anche tali quesiti possono sembrare lontani dalla natura dei suoi scritti
Che cosa pensava in fatto di religione? Come reagiva allo spettacolo della natura? Quale era il suo regime di vita, la sua esistenza di tutti i giorni? E, infine, quale era il suo vizio e il suo punto debole?
Nessuna risposta a queste domande è senza importanza.”
“Un libro è il prodotto di un io diverso da quello che si manifesta nelle nostre abitudini, nella vita sociale, nei nostri vizi”
” E’ vero che ci sono persone superiori ai propri libri, ma questo accade perchè i loro libri non sono LIBRI.”
” Balzac può essere stato maleducato, Stendhal noioso nella conversazione e Baudelaire ossessivo, ma perchè questo dovrebbe influire sul nostro modo di leggerne le opere, che non presentano nessuno dei difetti dei lor autori?”
Aggiungo, di mio ( sentendomi, inevitabilmente, schiacciato dai due giganti che ho citato) e allacciandomi all’ultima citazione :
Ci aiuterebbe a comprendere meglio la Recherche il fatto di sapere che Proust aveva una madre ebrea, che soffriva d’asma, che aveva problemi intestinali, la pelle ipersensibile, era terrorizzato dai topi, freddoloso oltre ogni immaginazione?
E’ importante sapere che era omosessule?
Abbiamo necessità di sapere che, quando descrive Albertine pensa, invece, all’amore della sua vita Alfred Agostinelli?
Segue dibattito…
Per chi, poco appassionato alla questione posta, desiderasse avere informazioni sul flan di zucca citato all’inizio della nota pubblico qui la ricetta di questa autentica ghiottoneria ( l’ho sperimentata con successo):
Ingredienti: polpa di zucca, besciamella, uova e del parmigiano.
Calcolate che per mezzo litro di besciamella io, in genere, utilizzo (ad occhio) circa 1 kg. di polpa di zucca, aggiungete una bella manciata di parmigiano grattugiato, un rosso d’uovo ed un uovo intero per amalgamare il tutto.
Essendo la zucca un prodotto con un’alta percentuale d’acqua, usate una besciamella molto consistente, amalgamate tutti gli altri ingredienti e versateli negli stampini «usa e getta» precedentemente infarinati ed impanati.
Cucinate a bagnomaria per circa 15 minuti, quindi servite grattugiandoci sopra ricotta affumicata e guarnite con semi di zucca abbrustoliti.
Trovo che la questione che vi siete posti a cena sia davvero interessante. Io sono dello stesso parere di Proust, ci sono molte cose che incidono nella vita di uno scrittore, ma non credo sia compito del lettore quello di dare un significato ai fatti della vita privata di uno scrittore; perchè questi significati poi vengono trasferiti, o forzatamente trasferiti nelle opere,
e la lettura delle opere risente di una sorta di possibili preconcetti. Il lettore onesto, secondo me, deve esser libero il più possibile dai preconcetti, e le informazioni sulla vita privata di uno scrittore non servono a capire un’opera. Magari è il caso di saziare la nostra curiosità con un piattino del genere. Deve esser sicuramente buono, forse non soddisfa la curiosità ma il palato sicuramente si! Lo proverò!
IL LETTORE IN QUANTO TALE ,NON PENSA ALLO SCRITTORE COME PERSONA MA AL LIBRO CHE STA LEGGENDO.CERCA NEL LIBRO QUEL BISOGNO DI RISPOSTE ,QUEL SENTIRSI APPAGATO E RASSICURATO TRAE DAL LIBRO QUELLO CHE GLI SERVE ACCETTA LO SCRITTORE -UOMO SOLO QUANDO ,LE SUE RISPOSTE INTERIORI VENGONO ESAUDITE.quando il libro non ci soddisfa e non ci risponde solo allora ipocritamente penseremo a l’uomo-scrittore i sui difetti le sue incapacità ecc
ha ragione il grande Proust..leggere un libro senza conoscere le abitudini dell’autore, é l’approccio migliore che si può avere..Certo, le biografie sono importanti ma per collocare il romanzo..
sul flan di zucca 10 con lode
non credo sia importante conoscere le vite, anzi a volte è meglio lasciar perdere: penso agli orribili e squallidi Picasso, Céline, Voltaire, alla mefitica coppia Sartre-de Beauvoir, ecc, ecc. Esseri umani che lasciano molto a desiderare. Spesso è meglio non conoscere la vita privata di un artista, che è un essere umano come tutti gli altri e come tutti gli altri ha debolezze, vizi privati e pubbliche virtù.