Molti di noi hanno interesse, oltre che per le opere, per la vita degli scrittori.
E’ un interesse che può essere funzionale non solo ad appagare la nostra curiosità, ma anche a capire meglio il contenuto delle loro opere.
Oggi invece voglio parlare dell’interesse che alcuni hanno a visitare i luoghi descritti o a fare le esperienze descritte in un libro particolarmente amato.
Farò due esempi che mi provengono dalla frequentazione di un libro che ho letto da giovane e ripreso varie volte in mano perchè, secondo me, è uno dei libri più grandi che siano stati scritti: La recherche du temp perdu di Marcel Proust
Il PRIMO ESEMPIO riguarda la cucina.
Il cibo ha un ruolo di primo piano nella Recherche. E’ descritto con calore e mangiato con gusto.
Moltissimi sono i piatti che Proust fa sfilare sotto il nostro naso nel libro: soufflè al formaggio, insalata di fagiolini, trota alle mandorle, triglia di scoglio alla griglia, bouillabaisse, razza al burro nero, agnello con salsa bearnaise, manzo alla Stroganoff, mousse di lamponi, madeleine, crostata di albicocche, crostata di mele, dolce all’uva, crema al cioccolato.
Tempo fa un cuoco famoso ha pubblicato un libro con le ricette di tutti i cibi citati da Proust nella Recherche. Il titolo è proustiano a sua volta: La cuisine retrouvée.
Grazie a questo libro anche un cuoco di modesta esperienza e di grande diligenza potrebbe ricreare la stessa creme al cioccolato che Francoise serviva al Narratore e alla sua famiglia a Combray.
Oggi Illiers si chiama Illiers- Combray, sono ormai quasi quarant’anni che al nome originario è stato aggiunto quello di fantasia attribuitole dallo scrittore.
“Dà una strana sensazione attraversare in auto una città che ha in parte rinunciato al suo diritto ad un’esistenza autonoma per un’immagine modellata su di lei da uno scrittore che vi ha trascorso qualche estate da ragazzo alla fine del diciannovesimo secolo.
Ma a Illier-Combray l’idea sembra piacere.
In un angolo della rue du Docteur Proust, alla porta della panetteria pasticceria è appeso un grande cartello che lascia un po’ sconcertati: “la casa in cui zia Leonie comperava le sue madeleine”.Il panettiere- che non ha letto il romanzo- sa che il negozio avrebbe chiuso da molto tempo se non fosse stato per la Recherche, che attira clienti da tutto il mondo”.
La cittadina, ci assicura De Botton, non è molto diversa da molte altre cittadine di quelle dimensioni che si trovano nella stessa regione.
La guida redatta dall’agenzia turistica del posto, tuttavia, così ci ammonisce:
“Se si vuole cogliere il senso più profondo e riposto della Recherche prima di incominciare a leggere bisogna dedicare un’intera giornata alla visita di Illiers-Combray. Si può sentire la magia di Combray solo in questo luogo privilegiato”
Cosa direbbe Proust di tutto questo?
Certo, sarebbe felice di essere ricordato ed amato, ma ci ammonirebbe parlandoci di quella che chiamava “l’idolatria artistica”.
In senso religioso, l’idolatria è la fissazione per un aspetto del culto: l’immagine di una divinità adorata ci distoglie dallo spirito della religione che pratichiamo nella sua globalità.
Così, se parliamo di arte, secondo Proust, un problema analogo, quello che appunto chiama “idolatria artistica”, si manifesta quando rivolgiamo la nostra adorazione agli oggetti della rappresentazione artistica, invece che concentrare la nostra attenzione sullo spirito dell’opera.
Fedele a questa sua visione, Proust ci direbbe:
“Preparatevi, se volete, la creme al cioccolato di Francosise o andate, se lo desiderate a visitare Illiers, ma, se davvero volete rendermi omaggio, cominciate a guardare il VOSTRO mondo con i miei occhi, non il MIO con i VOSTRI.”
Insomma, al posto della creme potremmo mangiarci un hamburger, cercando di gustarcelo come farebbe Proust.
In luogo di Illiers potremmo visitare Bonneval o Courville, ma cercando di vederle con gli stessi occhi Proust.
Chiudo la nota con una ricetta, quella della famosa creme al cioccolato che la domestica Francoise nella Recherche prepara al Narratore ( fatela con amore, mi raccomando):
Preparazione: Fate bollire il latte, aggiungete il cioccolato a pezzetti e lasciate sciogliere adagio, mescolando.
Sbattete lo zucchero con il tuorlo delle sei uova,
Intanto avrete preriscaldato il forno a 130°.
Quando il cioccolato si sarà sciolto completamente, lo unirete alle uova e allo zucchero, mescolando energicamente, poi filtrerete utilizzando una garza.
Versate il tutto in stampi di 8 cm di diametro e mettetelo in forno a bagnomaria per un’ora.
Lasciate raffreddare prima di servire.