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Quadri di Filippo Cusumano

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Dipingo da tempo. Di tutto: ritratti, paesaggi, riproduzione di scene da fil famosi, astratto ecc.

Ultimamente mi sono concentrato su un solo soggetto, Campo Santa Margherita, a 10 metri da casa mia.

E’ il più bel campo di Venezia. Lo so, sono in molti a sostenere che ci sono altri campi altrettanto o più belli, ma vi assicuro che la maggioranza dei veneziani trova splendido questo campo. E’ il più vivo, uno di quelli che si sono sottratti di più al processo di disneylandizzazione della città.

Tanto per cominciare, ci sono i negozi che servono alla gente del posto: il vinaio, il panettiere, l’elettricista, il ferramenta, la farmacia, l’erboristeria, il market dei casalinghi, quello degli alimentari,  una libreria  i banchetti del pesce e della frutta e verdura, perfino un negozio di biancheria intima ( dalle altre parti non fate altro che inciampare in negozi di vetri o di maschere e souvenir).

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Poi ci sono tanti giovani ( perchè a pochi metri dal Campo ci sono diverse sedi di facoltà) e tanti caffè all’aperto.

Insomma, forse la città muore, come dicono, ma qui scoppia di vita.

I miei dipinti che vedete qui hanno una caratteristica particolare: sono ricavati da foto che ho scattato cercando poi di metterle in fila una accanto all’altra con un programma che si chiama Panorama Maker.

Il risultato sono dei dipinti lunghi e stretti ( io li chiamo dipinti “feritoia”) .

Alcuni sono lunghi anche 120 centimetri e alti appena 20.

Spero che vi piacciano. Mi sono comunque molto divertito a farli. e questo è un motivo più che sufficiente per continuare.

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“Icone” ( un invito ad una mostra).

FILIPPO CUSUMANO

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Ponte dei Pugni Santa Margherita –

Dorsoduro 3126, Venezia 30123
Tel +39 041 2410625
http://www.imaginacafe.it).

Icone

Ci sono personaggi che, per effetto della loro bellezza, del loro carisma, delle abilità che hanno avuto o delle idee per le quali si sono battuti,  sono diventati mitologici.

Ci sono luoghi che anche per chi non li ha visitati sono in qualche misura familiari.

Ci sono infine scene di film che rimangono scolpite nella nostra memoria.

Le immagini che rappresentano questi personaggi, questi luoghi e queste scene le chiamo icone.

Questa mostra è dedicata alle mie icone personali.

Filippo Cusumano.

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il mestiere della memoria

2008

Il Mestiere della Memoria

Da martedì 8 gennaio 2008

 

Diciotto tele interamente realizzate nel 2007, colori acrilici, terre colorate

e colori a smalto per tingere la memoria, per rievocarla nella sua

autenticità o nella rielaborazione vivace dell’istante che è stato.

 

“Vecchie foto di famiglia, scorci della mia bellissima città, immagini tratte dai film che ho amato: non appena uno di questi soggetti mi appare come un soggetto possibile, mi metto all’opera.

L’intento è sempre quello di consentire alla memoria di fare nelle migliori condizioni possibili il suo mestiere di memoria: adularci con immagini più luminose e vivaci di quelle reali”.(F.C.)

Povero Kafka! ( lettera ad una studentessa)

Lettera ad una studentessa che sta preparando una tesi su Kafka:

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“Cara G.

             non puoi dire che Kafka è soltanto

“uno degli scrittori più

rappresentativi di inizio novecento”!!!.

Mi sembra un giudizio tiepido e ingeneroso.

Kafka non solo è il dominatore della letteratura del 900 , ma anche l’interprete più autentico delle inquietitudini di quel secolo( tra l’altro ancora in parte presenti in questo!).

Proust che pure, a mio avviso, lo sopravanza di poco e che ha scritto le sue opere più importanti esattamente nello stesso periodo ( La strada di Swann è del 1914) non è così moderno e attuale come lui riesce ad essere ancora adesso a 90 anni da quando ha scritto.

Più calore, cara G. , per il povero Kafka!

Era un impiastro totale come uomo e come fidanzato, lo so e questo forse ti condiziona nel giudizio ( lo vorresti più uomo).

Ma la sua grandezza sta proprio in questo. Se la sua capacità di scrittura ed il suo enorme talento visionario, avessero avuto alle spalle una visione serena dell’esistenza, sarebbe stato un piacevole giocoliere della parola, non un titano della letteratura.

Pensa piuttosto alla sfiga di quelli che sono scontenti e tormentati e non sono nemmeno in grado di raccontarlo decentemente !

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Se la ricetta per diventare un grande scrittore fosse solo quella di avere un padre invadente, uno schiacciante senso di colpa, una fidanzata ansiosa di convolare a “ingiuste nozze”, una madre impicciona e una salute cagionevole, troppi ce ne sarebbero di grandi scrittori!

Da parte mia, non avendo il talento dello scrivere, almeno posso consolarmi della mia visione non catastrofica della vita, di aver risolto per tempo “il conflitto con il Padre” e di avere una discreta salute.

A presto.

F.

I mobili della nonna ( piccola confortante storia esoterica)

Flickr imageTempo fa sono andato da un vecchio artigiano, qui a Venezia, per comprare una credenza dell’Ottocento.Lui mi porta in un grande magazzino pieno di mobili lerci e malandati e mi dice: “Scelga quello che vuole; non badi a come lo vede, glielo restauro e glielo consegno come se fosse nuovo”.

.

Poi mi racconta questa curiosa storia:

“All’inizio degli anni 60 una vecchia signora mi chiama per chiedermi di sgomberare di una decina di vecchi mobili una grande soffitta

Porto i mobili in questo grande magazzino e li lascio qui per vari anni. Restauro un mobile, anche a distanza di venti, trent’anni da che ce l’ho in casa e lo faccio solo se c’è qualcuno che me lo chiede.

Passano venticinque anni e viene a trovarmi la nipote della vecchia signora.

I mobili antichi sono tornati di moda e lei, che sta per sposarsi, ne vorrebbe acquistare alcuni.

L’accompagno nel mio magazzino dove sono stivati, come vede, più di 500 mobili e, con mia grande sorpresa, la ragazza sceglie con convinzione, uno dopo l’altro, proprio i dieci mobili dei quali la nonna aveva voluto disfarsi vent’anni prima.

Mobili che la ragazza non aveva mai visto, essendo usciti dalla casa della nonna prima della sua nascita”

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Le lettere d’amore sono ridicole

Si chiama Ofelia Queiroz, ha diciannove anni, è fresca, carina, spigliata e, contro la volontà dei suoi genitori, ha deciso di trovare un impiego.

Conosce il francese, sa scrivere a macchina e sa anche qualche parola di inglese.

Viene assunta in una piccola azienda commerciale.Flickr image

Il primo giorno conosce un collega.

E’ un uomo vestito tutto di nero, con gli occhiali, un cappello con la falda alzata ed una cravatta a farfalla.

E’ Fernando Pessoa, il più grande poeta portoghese del ‘900, ed ha già perso la testa per lei.

Iniziano così le schermaglie amorose fra i due due. E’ quello che in portoghese si chiama il namoro, il periodo in cui si manifesta quell’attrazione reciproca che poi darà luogo al fidanzamento vero e proprio

Il poeta è di diversi anni più vecchio, ma non si sottrae al gioco degli sguardi, dei baci in punta di labbra tra una scrivania e all’altra, dei bigliettini.

I due si scambiano anche una infinità di lettere d’amore.

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Nel dicembre del 1920 Ofélia decide di mettere un punto, stanca di essere presa in giro dall’insicurezza surreale del poeta.

“Una donna che crede alle parole di un uomo, non è che una povera idiota; se un giorno vedeste qualcuno che finga di portare alle labbra una bevanda avvelenata a causa sua, rovesciategliela velocemente in bocca perchè libererà il mondo da un impostore in più.”

Conclude così la sua ultima lettera.

D’altronde quale donna non diffiderebbe degli slanci amorosi di chi ha scritto una poesia come quella che riporto qui sotto?

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Tutte le lettere d’amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d’amore se non fossero
ridicole.
Anch’io ho scritto ai miei tempi lettere d’amore,
come le altre
ridicole.
Le lettere d’amore, se c’è l’amore
devono essere
ridicole.
Ma, dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d’amore
sono ridicoli.
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d’amore
ridicole.
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere d’amore
ad essere
ridicoli.