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Dove sono i casalesi onesti? (Commento politicamente scorretto sul popolo di Gomorra)

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Ogni volta che la mafia o la camorra colpiscono chi osa ribellarsi alla criminalità organizzata, c’è qualcuno pronto a dire: ” I mafiosi sono in minoranza, la stragrande maggioranza dei cittadini sta dalla parte delle vittime, della giustizia, della legalità”.

Belle parole. Confortanti.

Anche per i casalesi è così?

Difficile crederlo dopo aver letto l’articolo di Giuseppe D’Avanzo su Reubblica di ieri

“Hanno ucciso mio padre e io vado via, ormai qui ci evitano come lebbrosi”

D’Avanzo intervista Massimo Noviello, al quale la camorra un mese fa ha ucciso il padre.

Ucciso come un cane, con venti colpi di pistola ( una calibro 9 e una calibro 38, per la precisione) per essersi rifiutato di pagare il pizzo.

Ucciso dagli uomini di quel clan Bidognetti di Casal di Principe, le cui “gesta” sono state recentemente “premiate” a suon di ergastoli.

Cosa dice Massimo Noviello? Ecco un estratto delle sue dichiarazioni:

E’ giunto il tempo di andar via da Castelvolturno dove abbiamo sempre vissuto. Siamo ormai stranieri nella nostra terra.

Al funerale c’ era soltanto la nostra famiglia, le associazioni antiracket, la polizia.

La gente ci guardava da lontano, indifferente.

Non c’ è stato un negozio che ha ritenuto di calare la saracinesca in segno di lutto.

Peggio è andata alla messa del trigesimo.

Non c’ era nessuno.

I nostri amici, anche quelli più cari, ci evitano come se fossimo dei lebbrosi. C’ è sempre un motivo che impedisce loro di venire a casa o di raggiungerci in pizzeria. Abbiamo avuto accanto, per ora, soltanto lo Stato. Avere fiducia nello Stato è la sola opportunità che ci resta.

Parole pesanti come pietre.

E che mi costringono a farmi questa domanda, politicamente scorretta, ma, credo, non paradossale :

DOVE SONO I CASALESI ONESTI?

E ce ne sono a Corleone, a Scampia, a Secondigliano ?

Chi di Porcellum ferisce di Porcellum perisce ( le manovre per puntare alla parità in senato)

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Cresce il nervosismo in casa Berlusconi per l’eventualità del pareggio al senato.

Il Giornale di oggi avanza un sospetto sulle strategie che il Pd sta mettendo in atto per favorire Bertinotti e Casini in modo da aiutarli a raggiungere il quorum in Regioni dove normalmente non lo prenderebbero.

Ecco cosa dicono nel Giornale di Famigli(a)

Prima opzione di voto disgiunto: perché in una Regione rossa dove il premio di maggioranza è certo, non far convergere i voti eccedenti su Casini, aiutandolo a superare il quorum per Palazzo Madama?
Seconda opzione: in regioni come la Lombardia, dove il Pdl ha più voti di quanti necessari per il premio di maggioranza, e la sinistra rischia di mancare il quorum, il Pd potrebbe rinunciare ad un senatore per toglierne tre al Pdl, dandone così quattro a Bertinotti. ”

Insomma, secondo il Giornale, Uolter starebbe tirando fuori le unghie e i guastatori del Pd starebbero giocando sporco per utilizzare al meglio ( anzi al peggio) il Porcellum.

Che pensare?

Non mi meraviglio di niente.

D’altronde era ovvio che lasciando in vita una legge del genere si sarebbe arrivati a questo.

Il Giornale di Famigli(a) dimentica questo piccolo particolare. Non accenna minimamente al fatto che questa legge elettorale è nata per fregare l’avversario chiunque esso sia e impedire la governabilità del paese. E ovviamente dimentica di ricordare che c’è stato qualcuno che se ne è altamente fregato della governabilità del paese.

A brigante brigante e mezzo, diceva Pertini .

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Qui potremmo dire : a Porcellum Porcellum e mezzo.

Oppure : chi di Porcellum ferisce di Porcellum perisce.

Berlusconi comico di razza: Sintesi su Youtube delle sue gaffes più divertenti

La satira ha trovato in Silvio Berlusconi uno dei suoi più succosi bersagli.

Ma non c’è stato comico che , nel fare “Berlusconi “, sia risultato più comico di Berlusconi stesso.

Il video Youtube che vi propongo( v. link sottostante) è dedicato a chi desiderasse avere ancora per cinque anni un comico al governo.

 

http://it.youtube.com/watch?v=gIS7SF5SGa4

Negare asilo

Il Tribunale civile di Milano dà ragione alla madre di una bambina, marocchina, che si vedeva negato l’asilo dopo che, licenziata perché di nuovo incinta, non aveva ottenuto il permesso di soggiorno.

Bocciata perché «discriminatoria» la circolare del sindaco Moratti che impone queste regole già bocciate dal governo Prodi.

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Nel frattempo il giornale di famiglia del Cavaliere- e le tv che ne propagandano il pensiero- alimentano la xenofobia con titoli che non si sa se definire grossolani o addirittura deliranti.

Leggo sul “Giornale” di stamattina e sento citare ripetutamente dalla rassegna stampa di Canale 5 il seguente titolo:

Il giudice: aprire le materne ai clandestini.

L’euforia con la quale alcuni degli esponenti della destra più retriva salutano quella che ritengono l’inevitabile nuova ascesa al potere dei loro rappresentanti mi deprime perchè non posso fare a meno di leggerci l’ansia di imporre un ordine nuovo.

Che però puzza d’antico.

Dietro le dichiarazioni concilianti di facciata, sento ringhiare la ferocia di un vecchio oltranzismo.

Walter è D’Artagnan, Silvio non si rassegna ad essere Maramaldo

Tutti si domandano se, con la sua strategia della solitudine e del rifiuto di ogni compromesso, Walter Veltroni non stia scegliendo di andare incontro ad “una bella morte”, cioè ad una sconfitta onorevolissima, piuttosto che puntare alla vittoria.

Se cioè non stia consapevolmente puntando a fare il pieno dei voti del Pd, rinunciando però in partenza alla vittoria complessiva del Centro Sinistra.

Lui nega..

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Si dice convinto che, anche marciando disuniti, i partiti del centrosinistra possano farcela.

Intanto però si prende il lusso di dettare, dentro casa sua, regole che vanno decisamente incontro al desiderio di rinnovamento e pulizia che si respira in giro.

Niente candidati con procedimenti in corso ( Casini che ha in animo di candidare Cuffaro è avvertito).

Niente candidati con sentenza passata in giudicato ( “Anche noi faremo così- sbraita la Prestigiacomo ad Anno Zero, poi qualcuno le ricorda Dell’Utri e lei balbetta).

Niente candidati di lungo corso.

Niente trattative estenuanti con i partitini dello zerovirgola.

Insomma è come D’Artagnan.

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Anzi più coraggioso.

All’inizio del Romanzo “I Tre moschettieri” D’artagnan accetta di incontrarsi nella stessa mattinata con Athos, Portho e Aramis, sapendo però che li affronterà uno alla volta.

E’ già uno svantaggio dover affrontare tre duelli nella stessa mattina, ma confida di batterli tutti e tre nell’uno contro uno.

Walter ,invece, si dirige verso il Convento delle Carmelitane Scalze con tranquillità, anche se sa che gli avversari si presenteranno in gruppo.

Un coraggioso o un incosciente? Uno stratega oppure uno che cerca, come si diceva prima , la bella morte?

Lo scopriremo vivendo, diceva Lucio Battisti.

Il fatto è che gli altri, gli avversari, soprattutto Silvio, sono disorientati.

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Silvio
, come Romano, è abituato a vincere ( o a perdere di un soffio) con un unico sistema: l’ammucchiata.

Adesso è in difficoltà. Sente che, vincendo, la sua sarà una vittoria senza onore ( bella forza, gli diranno, non solo c’hai le tv, ma eravate tanti contro uno).

Sente che essere sconfitti in queste condizioni sarebbe un disastro.

Anche lui ha la tentazione di andare al Convento delle Carmelitane da solo, per dimostrare la sua gagliardia, anche se ha vent’anni di più.

Ma poi alla fine non lo farà: preferisce vincere slealmente, che rischiare di perdere giocando pulito.

Il guinzaglio e le promesse elettorali

Già di primo mattino, una mia cagnetta, subito dopo aver mangiato e fatto i suoi bisogni in un piccolo spazio esterno alla casa, comincia a dare segni di nervosismo perchè vuole uscire.

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Mugola, va avanti e indietro per l’appartamento, comincia a raspare sulla porta di casa.

Per stare tranquilli ricorriamo ad un metodo molto semplice: le mettiamo il guinzaglio.

Per lei equivale alla promessa di essere portata fuori.

Siccome è l’azione che precede l’uscita per lei equivale all’uscita ( lo sappiamo dai tempi di Pavlov)

Si mette a sonnecchiare da qualche parte in fiduciosa attesa, senza più alcun segno di eccitazione o nervosismo

L’uscita, poi, puntualmente si verifica.

Ma quando fa comodo a noi, non a lei.

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Qualche volta mi sembra che anche con noi certi politici adottino un sistema analogo.

Ci fanno mirabolanti promesse ( così come io metto il guinzaglio/ promessa d’uscita), poi si fanno tranquillamente gli affari propri.

E andrebbe anche bene se poi, una volta fattisi, gli affari loro, si ricordassero di onorare le loro promesse, così come io una volta che ho messo al cane il guinzaglio, poi, cascasse il mondo, lo porto fuori.

Il dramma è che, per restare alla metafora, quegli uomini politici, ci lasciano sempre dove siamo e avete capito dove.

Altro che portarci fuori!

Terminator sta tornando ( fenomenologia del Berlusca)

Flickr imageAlcuni credono in se stessi

Lui pensa a se stesso come alla Madonna e disprezza tutti quelli che non fanno altrettanto

Flickr imageAlcuni hanno poche idee e spesso non sanno trovare la strada giusta per difenderle.

Lui ha molti interessi e sa sempre come tutelarli.

Flickr imageAltri si aggregano secondo le circostanze e le convenienze.

Lui fa sempre il polo di aggregazione: sa sempre che saranno gli altri a tornare a Canossa.

Flickr imageAlcuni riescono a governare, ma quando perdono le elezioni, perdono visibilità e influenza.

Lui, che sia il vincitore o sconfitto, occupa sempre il centro della scena.

Flickr imageMetà degli italiani lo ammira e lo segue.

L’altra metà lo conosce, ma non ha ancora capito come evitarlo.

Flickr imageAltri si usurano e gettano la spugna.

Lui è fatto per durare a lungo.

Flickr imageLa sua frase preferita in questi giorni è quella di Terminator:

I’m Back ( sono tornato).

Flickr imageAnche noi, in questi giorni, citiamo un film famoso:

“Non ci resta che piangere”.

L’onore ai tempi del porcellum ( fenomenologia del senatore sputante)

Durante l’ultima seduta del senato, uno dei tre senatori dell’Udeur si rifiuta di passare all’opposizione.

Qualcuno dice che lo abbia fatto per motivi ignobili, cioè per garantire un buon posto di lavoro ad un suo protetto.

Il senatore comunque motiva il suo gesto in maniera molto nobile, richiamandosi all’impegno preso al momento della creazione del governo e al difficile momento del paese.

A quel punto interviene un collega di partito, il senatore Barbato che lo insulta e cerca di sputargli in faccia.

Intervistato dopo la sceneggiata

  • cerca disperatamente di negare lo sputo (come se le telecamere non fossero in grado di mostrarcelo con tutta evidenza)
  • dà inconfutabile prova della pochezza del suo italiano ( continua a dire “io non l’ho sputato”)
  • nega di aver insultato il collega ( “gli ho solo detto che era un traditore”).

Non sospettavamo di essere rappresentati da quel senatore.

E’ un politico di lungo corso, ma questa è la prima volta che i media nazionali si occupano di lui.

Buono a nulla e capace di tutto ( prerequisito del fare politica nei tempi amari del porcellum) sale agli onori della cronaca ( come si suol dire con orribile luogo comune) per uno sputo.

Quello sputo è l’apice della sua carriera, esprime nel modo più completo il suo modo di fare politica.

Che è questo: ho ricevuto un mandato dagli elettori e assunto un impegno con loroma c’è una cosa che conta molto di più di tutte, se sono qui lo devo a Mastella.

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E, naturalmente, al Porcellum.

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Cacciari strapazza Ferrara, Ferrara fa il broncio

Non mi interessa sapere se Mastella e sua moglie hanno commesso un reato : ci saranno giuristi che lo sostengono e altri che lo negano.

Posso solo dire che in un paese civile chiunque fosse colto in flagrante a farsi così scopertamente gli affari suoi e del suo clan, mentre ricopre e grazie al fatto che ricopre una altissima carica pubblica, sarebbe escluso per sempre dalla scena politica.

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In Italia invece uno squallido trasformista del suo calibro riesce perfino a fare il martire.

Grazie anche ad opinionisti come Giuliano Ferrara, che approfittano della circostanza per dire che è ora di finirla con i giudici che affossano i governi permettendosi di indagare sugli uomini politici.

Succede a 8 e mezzo di ieri sera.

Ma, dopo 10 minuti di un’appassionata concione dedicata a questo punto, arriva per Ferrara una inaspettata punizione: uno dei suoi interlocutori, Massimo Cacciari, non solo lo rimprovera aspramente per la sua prolissità, ma gli dice anche a muso duro che vede lucciole per lanterne, che, in pratica, sta facendo l’intellettuale da strapazzo .

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Gli dice infatti che agli italiani, che, fino a prova contraria, dovrebbero essere i protagonisti della politica, coloro che scelgono da chi farsi rappresentare, di Mastella non gliene frega niente, ma proprio niente di niente.

Sono costretti a pensare all’affitto, alle bollette, ai rincari dei generi alimentari, ai figli che non trovano lavoro perchè le poche opportunità vengono offerte a chi ha santi in paradiso, all’inquinamento, alle morti sul lavoro, perfino alla monezza.

Giulianone lo ascolta, afflitto e offeso. Poi fa il broncio per tutta la trasmissione.

Tutti dicono sempre che è molto intelligente ( ma ogni tanto anche a quelli tanto iintelligenti non fa male un bagno nella realtà).

Corna, sputi, insulti… dimenticavo, anche un po’ di Neruda

Mastella e i suoi “uccidono” il governo, nato anche grazie ai loro voti, lasciando dappertutto le loro impronte: corna, sputi, insulti.

Perfino un furto: l’inizio del discorso d’addio di Mastella fa credere ( ma solo a coloro che non conoscono Neruda) che, per l’occasione il Ceppalonico abbia trovato la forza per mettere da parte la sua sintassi, di solito grossolana almeno quanto la sua visione della politica.

Ma, per sua e nostra sfortuna, Neruda è morto da un pezzo ( troppo lontano da noi perfino per rivoltarsi nella tomba!) e non ha quindi potuto scrivere la seconda parte del suo discorso.

Abbandonata la citazione di Neruda, il ministro torna , infatti , al linguaggio di sempre, ricco di strafalcioni come il suo modo di fare politica.

Nella prima parte del suo discorso ci ha fatto credere che, come dice Neruda “lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,chi non cambia la marcia,chi non rischia e cambia colore dei vestiti,”l

Nella seconda parte, quella in cui, abbandonato Neruda, torna ad essere il Ceppalonico di sempre, capiamo meglio come stanno le cose:”Velocemente muore chi, avvicinandosi la sconfitta, non è così lesto da scendere in fretta dal carro degli sconfitti per saltare su quello dei vincitori!!”

Che tristezza, adesso arrivano, quelli che giustificano e minimizzano, quelli che dicono che “Tanto così fanno tutti”, quelli per i quali è normale fare politica con le corna e gli sputi, quelli che in parlamento si portano il cappio o, come ieri sera, la bottiglia di spumante per brindare alla caduta di un avversario.

Forse rivoteremo pure con la stessa legge, senza avere la possibilità di lasciare a casa incapaci, disonesti e mestieranti della politica.

Sicuramente ci meritiamo di meglio.