
L’attacco alla parzialità del Quirinale, la questione delle schede, l’allarme sui i brogli elettorali, dov’è finito il fair play della campagna elettorale più sonnolenta del dopoguerra?
Silvio Berlusconi, come sempre, nel momento in cui intravede il rischio della sconfitta ( e per lui sarebbe tale anche soltanto il pareggio al Senato) si prepara a rovesciare il tavolo.
Un film già visto.
Come le sparate di Bossi, come la rivalutazione del mafioso Mangano ( già stalliere della villa di Arcore) come le battute sui magistrati che dovrebbero sostenere test periodici di sanità mentale.
Un passato tristissimo e squallido che ritorna.
Dall’altra parte Veltroni seppellisce il calumet della pace e tira fuori ( finalmente!) l’ascia di guerra.
Ribatte colpo su colpo. Le battute di Bossi, di Berlusconi, di Dell’Utri sono le sue armi migliori.
Disseziona quelle frasi incivili da par suo, eleggendole a paradigma del Berlusconismo.
Oggi tira fuori un altro argomento forte.
Stufo di sentir citare dall’avversario un rapporto dell’Università di Siena , lo va a spulciare a fondo e smaschera l’avversario.
“Attenzione– dice- il documento di Siena non dice che il Contratto con gli Italiani è stato rispettato all’80%, dice solo che l’80% dei disegni di legge che dovevano concretizzarlo è andato in Consiglio dei Ministri.
Se poi andiamo a guardare le realizzazioni effettive, la musica cambia: non è migliorata la sicurezza, i posti di lavoro nuovi sono stati molti di meno del previsto, la rivisitazione delle aliquote Irpef è sta diversa da quella annunciata, il ritocco alle pensioni ha riguardato solo una parte dei destinatari annunciati. Unica realizzazione raggiunta: l’abolizione della tassa di successione per i patrimoni di grandi dimensioni“