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Il paese delle raccomandazioni ( povero Mastella, indagato per aver fatto quello che fanno tutti!)

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E’ noto a tutti, come si procede alla nomina di un primario in moltissime, se non in tutte, le Asl d’Italia.

Si fa un concorso e coloro che hanno più titoli ed esperienza si aggiudicano il posto?

Mi pare di sentire le risate di tutti, addetti ai lavori e non.

La realtà, come è tristemente noto, è un’altra: quasi tutti si presentano con un padrino politico, poi la gara si accende solo tra quelli che hanno questo tipo di credenziale e vince chi ha alle spalle la persona più influente.

Qualcuno ieri sera a “Porta a Porta” ha detto che in Parlamento, quando si è saputo il motivo dell’indagine sulla moglie di Mastella, c’è stata subito un’unanime condanna dei magistrati .

“Ma come- hanno pensato senatori e deputati – adesso un uomo politico non può più raccomandare ?

Non può più mantenere il suo consenso distibuendo posti e prebende?

Ma dove siamo?In uno di quei paesi calvinisti in cui contano solo i meriti?

Da quando in qua è sufficiente essere bravi? “

Flickr image

Nessuna notizia di qualcuno di quelli che abbiamo eletto che si sia alzato in piedi a dire: “Ci dispiace per la famiglia Mastella, ma QUESTO SISTEMA DEVE FINIRE”.

Poi è inutile che gli eletti si strappino le vesti quando risulta che la classe politica ha la fiducia di appena il 7% degli italiani.

(Forse si tratta della percentuale di quelli che riescono a farsi puntualmente raccomandare!)

W il treno! ( piccola elegia sui lunghi viaggi di una volta)

Cosa c’è di più rilassante di un viaggio in treno?

Sciascia lo prendeva addirittura per andare da Palermo a Parigi ( ovviamente aveva sempre degli ottimi libri come …compagni di scompartimento).

Quando ero bambino mi capitava di andare in treno da Padova, dove abitavo con i miei, a Palermo, dove eravamo nati.

Il viaggio aveva una dimensione mitica.

Ogni tappa poi aveva una sua particolarità esclusiva, che mio padre non mancava mai di enfatizzare: a Bologna si affacciava al finestrino e comprava le lasagne, a Firenze offriva un ventaglio di paglia a mia madre, a Napoli si sporgeva dal finestrino e comprava la pizza per tutti , sul traghetto da villa S.Giovanni a Messina era la volta degli arancini, a Termini Imerese sorbivamo le granite di limone ( di vero limon come poi avrebbe detto Paolo Conte).

Tutti appuntamenti cui la globalizzazione ha tolto ogni magia.

Cappelli di paglia, lasagne , pizze, granite e arancini si trovano dappertutto.

Flickr image( foto di Giampaolo Squarcina)

Purtroppo.

A ciò si aggiunge il fatto che ventiquattr’ore di treno sono un lusso che non possiamo più permetterci: troppo tempo sottratto alla produzione dei risultati, l’ossessione che ci accompagna dal momento in cui entriamo nella cosidetta età adulta.

Quindi so che mi capiterà ancora di andare in Sicilia, ma che non accadrà mai più di farlo come lo facevo una volta.

Il cappotto del miliardario

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Luciano Bianciardi, l’autore de “La vita agra”, lavorava alla Feltrinelli. Non guadagnava molto e, a Milano, faceva una vita piuttosto grama, mangiando nelle latterie.Una sera, mentre era in riunione con altri intellettuali, anch’essi al soldo della casa editrice, verso le sei del pomeriggio, arriva Giangiacomo Feltrinelli, editore di sinistra ( rivoluzionaria) con il portafoglio ( ben rigonfio) a destra, che Bianciardi chiamava il Giaguaro per la faccia feroce con la quale sosteneva in ogni campo le sue opinioni.
Fresco di doccia, appoggia il suo bellissimo cappotto di cammello di fianco a quello del Bianciardi, voltato e rivoltato un’infinità di volte, e comincia a parlare di giustizia sociale e lotta di classe, per due ore.Bianciardi ad un certo punto non ne può più si alza – con grande imbarazzo dei presenti , perché non ci si poteva alzare quando parlava il padrone – guarda quel suo cappotto liso, batte la mano sul tavolo, prende il cappotto di Feltrinelli, se lo infila, si pavoneggia un attimo, si volta, poi alza il pugno e dice: viva la lotta di classe, ed esce.

.

Per anni, ogni inverno, indossa questo cappotto bellissimo e agli amici, che, al corrente delle sue ristrettezze, gli chiedono:

Ma come hai fatto, Luciano, a comprarti un cappotto così bello?

lo scrittore risponde:

“Non me lo sono comprato, me l’ha regalato Feltrinelli”

Nota a margine :

Un miliardario non può schierarsi con i diseredati?

Certo che può.

Quello che non può fare, a mio avviso, se non vuole sprofondare nel ridicolo, è diventarne l’alfiere.

Ho letto la biografia di Feltrinelli scritta dal figlio ( il titolo del libro è “Senior Service”).

Mi ha ricordato la madre di una mia amica di gioventù, che possedeva una grande azienda e ostentava la sua simpatia per Lotta Continua.

Quando trattava con i sindacati era durissima. Diceva che lo faceva per lealtà nei confronti del suo ruolo.

Era superconvinta di essere nel giusto: liberale in fabbrica, comunista in salotto.

Ridicola sempre, mi permetto di aggiungere.


il mestiere della memoria

2008

Il Mestiere della Memoria

Da martedì 8 gennaio 2008

 

Diciotto tele interamente realizzate nel 2007, colori acrilici, terre colorate

e colori a smalto per tingere la memoria, per rievocarla nella sua

autenticità o nella rielaborazione vivace dell’istante che è stato.

 

“Vecchie foto di famiglia, scorci della mia bellissima città, immagini tratte dai film che ho amato: non appena uno di questi soggetti mi appare come un soggetto possibile, mi metto all’opera.

L’intento è sempre quello di consentire alla memoria di fare nelle migliori condizioni possibili il suo mestiere di memoria: adularci con immagini più luminose e vivaci di quelle reali”.(F.C.)

Povero Kafka! ( lettera ad una studentessa)

Lettera ad una studentessa che sta preparando una tesi su Kafka:

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“Cara G.

             non puoi dire che Kafka è soltanto

“uno degli scrittori più

rappresentativi di inizio novecento”!!!.

Mi sembra un giudizio tiepido e ingeneroso.

Kafka non solo è il dominatore della letteratura del 900 , ma anche l’interprete più autentico delle inquietitudini di quel secolo( tra l’altro ancora in parte presenti in questo!).

Proust che pure, a mio avviso, lo sopravanza di poco e che ha scritto le sue opere più importanti esattamente nello stesso periodo ( La strada di Swann è del 1914) non è così moderno e attuale come lui riesce ad essere ancora adesso a 90 anni da quando ha scritto.

Più calore, cara G. , per il povero Kafka!

Era un impiastro totale come uomo e come fidanzato, lo so e questo forse ti condiziona nel giudizio ( lo vorresti più uomo).

Ma la sua grandezza sta proprio in questo. Se la sua capacità di scrittura ed il suo enorme talento visionario, avessero avuto alle spalle una visione serena dell’esistenza, sarebbe stato un piacevole giocoliere della parola, non un titano della letteratura.

Pensa piuttosto alla sfiga di quelli che sono scontenti e tormentati e non sono nemmeno in grado di raccontarlo decentemente !

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Se la ricetta per diventare un grande scrittore fosse solo quella di avere un padre invadente, uno schiacciante senso di colpa, una fidanzata ansiosa di convolare a “ingiuste nozze”, una madre impicciona e una salute cagionevole, troppi ce ne sarebbero di grandi scrittori!

Da parte mia, non avendo il talento dello scrivere, almeno posso consolarmi della mia visione non catastrofica della vita, di aver risolto per tempo “il conflitto con il Padre” e di avere una discreta salute.

A presto.

F.

Le lettere d’amore sono ridicole

Si chiama Ofelia Queiroz, ha diciannove anni, è fresca, carina, spigliata e, contro la volontà dei suoi genitori, ha deciso di trovare un impiego.

Conosce il francese, sa scrivere a macchina e sa anche qualche parola di inglese.

Viene assunta in una piccola azienda commerciale.Flickr image

Il primo giorno conosce un collega.

E’ un uomo vestito tutto di nero, con gli occhiali, un cappello con la falda alzata ed una cravatta a farfalla.

E’ Fernando Pessoa, il più grande poeta portoghese del ‘900, ed ha già perso la testa per lei.

Iniziano così le schermaglie amorose fra i due due. E’ quello che in portoghese si chiama il namoro, il periodo in cui si manifesta quell’attrazione reciproca che poi darà luogo al fidanzamento vero e proprio

Il poeta è di diversi anni più vecchio, ma non si sottrae al gioco degli sguardi, dei baci in punta di labbra tra una scrivania e all’altra, dei bigliettini.

I due si scambiano anche una infinità di lettere d’amore.

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Nel dicembre del 1920 Ofélia decide di mettere un punto, stanca di essere presa in giro dall’insicurezza surreale del poeta.

“Una donna che crede alle parole di un uomo, non è che una povera idiota; se un giorno vedeste qualcuno che finga di portare alle labbra una bevanda avvelenata a causa sua, rovesciategliela velocemente in bocca perchè libererà il mondo da un impostore in più.”

Conclude così la sua ultima lettera.

D’altronde quale donna non diffiderebbe degli slanci amorosi di chi ha scritto una poesia come quella che riporto qui sotto?

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Tutte le lettere d’amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d’amore se non fossero
ridicole.
Anch’io ho scritto ai miei tempi lettere d’amore,
come le altre
ridicole.
Le lettere d’amore, se c’è l’amore
devono essere
ridicole.
Ma, dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d’amore
sono ridicoli.
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d’amore
ridicole.
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere d’amore
ad essere
ridicoli.