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“Talvolta il desiderio di te mi prende alla gola” parola di Franz Kafka

Franz Kafka, dopo pochissimo tempo dall’inizio del suo rapporto epistolare con Felice Bauer le chiede un ritratto ( lei abita a  Berlino e lui a Praga, a 800  km  di distanza e in cinque anni di fidanzamento di vedranno per pochissimi giorni, pur scrivendosi centinaia di lettere v. il mio post qui )

Ecco come si approccia al tema lo scrittore:

Allego un mio ritratto, potevo avere cinque anni, il broncio allora era uno scherzo, oggi lo considero segreta serietà

Segue il preannuncio dell’invio di una sua foto più recente e, in chiusura della lettera, la richiesta di una foto dell’amata, anche solo in prestito.

Viene accontentato con l’invio, in occasione del Natale di un piccolo portafogli con la foto di Felice.

La lettera, spedita il giorno di Santo Stefano, inizia così con una esplosione di riconoscenza e di gioia:

Il piccolo portafogli che mi hai regalato è miracoloso. Mi fa diventare un altro, un uomo migliore, più tranquillo. La possibilità di guardare il ritrattino dovunque io sia o almeno di estrarre il portafogli […]è anch’essa una nuova felicità che devo a te.”

La lettera si chiude in maniera scherzosa:

Quando passi dal tuo fotografo digli che nessuno dei suoi ritratti riceve tanti baci quanto questo” .

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Il “miracolo” del ritratto continua anche nei giorni successivi. Per giorni e giorni Kafka continua a tenere quel ritratto a portata di mano, per tirarlo fuori in qualsiasi momento.

Talvolta il desiderio di te mi prende alla gola. Apro subito il portafogli e tu appari immediatamente cara e gentile al mio sguardo insaziabile […] Ti propongo di scambiare questi ritrattini una volta la mese. Tu ti modifichi, la stagione avanza, porti altri abiti…no,no cara, pretendo troppo, mi smarrisco. Devo essere contento di possedere questo ritrattino, del quale ti dovrei ringraziare in tutte le mie lettere”.

Le fotografie che gli arrivano da Berlinoportano quasi al parossismo il suo sentimento di attrazione nei confronti di Felice, ma sono, come le lettere, un modo per tenerla a distanza.

In fondo solo 8 ore di treno separano i due innamorati: se Kafka volesse , non gli mancherebbero certo i mezzi ed il tempo per raggiungerla.

Ma la vera fidanzata di Franz è la letteratura…

Processo Mills, il lodo non basta, Silvio rischia.

Il lodo Alfano non ha messo al riparo il premier dal processo Mills.

Due parole sulla vicenda Mills.

Nel 2004 l’avvocato inglese Mills, che ha curato per anni la gestione delle società offshore della Fininvest nelle Isole Vergini e in altri paradisi fiscali, scrive  al suo commercialista confessando  di aver ricevuto 600 mila dollari in nero da Mr.B ( Berlusconi)  nel 1999 per due false testimonianze rese al Tribunale di Milano nel 1997-’98 nei processi Guardia di Finanza- All Iberian.

Il commercialista non ci pensa due volte e denuncia il suo cliente al fisco inglese.

La lettera/ confessione finisce  nelle mani dei pm di Milano, che convocano Mills, che conferma tutto a verbale.

Scuccessivamente  Mills tenta di ritrattare, tirando fuori improbabili versioni che coinvolgono un armatore napoletano, tal Attanasio, sperando di far credere che tirò in ballo il capo del governo italiano pur di salvare tal Attanasio. 

Difficile considerare pretestuoso e frutto di accanimento accusatorio “politico” questo processo.

Fino a quando l’azione penale è obbligatoria, può forse un giudice chiudere gli occhi di fronte ad una prova tanto solida di un reato di corruzione come la confessione del corrotto ? Tra l’altro scritta quando questi, rivolgendosi in via riservata al suo commercialista, mai avrebbe potuto immaginare che la sua lettera finissse in mano ai giudici ?

Ebbene , su questo processo si abbatte la scure del Lodo Alfano. Il premier, fino a quando resta in carica, non può essere processato.

Peccato che il lodo Alfano non si applichi all’avvocato Mills.

C’è quindi il rischio che si arrivi ad una sentenza nella quale viene condannato il presunto corrotto.

Ma a quel punto esisterebbe una sentenza che stabilisce che una corruzione c’è stata. E, come è noto, se c’è una corruzione ci sono un corrotto e un corruttore.

Il premier, a quel punto, pur protetto dal Lodo Alfano, nonostante la sospensione del giudizio, si vedrebbe qualificato, attraverso una sentenza che condanna un terzo, come un corruttore.

Questo spiega il motivo in base al quale gli avvocati del premier, Ghedini e Longo, entrambi parlamentari, cercano in tutti i modi  di ritardare o far sopendere il processo sopravvissuto, quello all’avvocato Mills.

Il primo tentativo che hanno fatto è stato quello di sostenere che, grazie al Lodo Alfano, andrebbe sospeso anche il processo all’avvocato Mills. Peccato che quest’ultimo non sia tra gli immuni previsti dal Lodo.

Il secondo tentativo consiste nel non presentarsi al processo, adducendo impegni parlamentari( vedi post scriptum).

Al loro posto i due eminenti avvocati, nell’udienza di ieri, mandano  un giovane collaboratore, ancora privo dell’abilitazione a indossare la toga. Si tratta solo di fissare una nuova udienza. Ma, codice alla mano, il giudice Gandus stabilisce che anche questa semplice decisione non può essere presa se l’imputato non ha un difensore.

E inizia la caccia al legale d’ufficio.
È a questo punto che entra in scena Chiara. Appena ha passato gli esami, due anni fa, si è iscritta all’elenco dei difensori d’ufficio, quelli che spesso sono chiamati a difendere imputati senza soldi o addirittura senza casa.  Così quando ieri la chiamano e le dicono che c’è da difendere Berlusconi, pensa ad uno scherzo.

Poi, quando capisce che così non è, Chiara va  in aula  e fa quello che farebbe in questo caso ogni difensore d’ufficio convocato d’urgenza: chiede i termini a difesa, cioè, volgarmente, il tempo per studiarsi la pratica. Ottiene quindi un breve rinvio.

Il resto dela vicenda alla prossima udienza.

Una sola osservazione.

Ieri i telegiornali hanno parlato ancora una volta in maniera omissiva del Processo Mills.

I servizi ( vedi qui il filmato del tg1) si soffermavano sullo stupore della giovane avvocatessa per la singolare vicenda della quale si era trovata ad essere l’involontaria protagonista.

Nessun dubbio sul fatto che sia una notizia il fatto che si debba trovare un avvocato d’ufficio per l’uomo più ricco e potente del paese.

Ma spiegare ai telespettatori più distratti qualcosa in più?

Metterli sull’avviso circa il fatto che il processo che doveva essere bloccato dal Lodo Alfano, sta invece andando avanti per metà?

Con il rischio, per il premier, di beccarsi la qualifica di corruttore anche in assenza di una condanna?.

Ma questo è il problema dell’informazione televisiva di questi tempi…

P.S. Aggiungo che ritengo assolutamente paradossale il fatto che un parlamentare possa tranquillamente continuare ad esercitare l’avvocatura ( o qualsiasi altra professione) .

Mi piace pensare, come contribuente, che , nel momento in cui viene corrisposta una ( lauta)  indennità parlamentare, il destinatario di quella indennità si dedichi esclusivamente al parlamento.

Del tema non si parla mai perchè gli avvocati sono presenti in gran numero in ogni partito.

La vita è un paradiso di bugie ( piccolo prontuario delle Balle spaziali che ci stanno propinando su Alitalia)

E’ facile governare e avere consenso quando, qualunque cosa tu faccia, anche la più disatrosa e dilettantesca, è accolta da un battage pubblicitario assordante come se fosse la trovata del secolo, l’arma fine di mondo per risolvere un annoso problema.

L’informazione non esercita quasi mai il suo ruolo, si limita a lasciar parlare quelli che hanno una parte nella commedia, evitando di approfondire e di prendere posizione anche quando si tratti semplicemente di mettere delle cifre a confronto ( che differenza c’è tra un cronista e un cameraman, caro Riotta, caro Mimum? per me non vi è chiaro, non parliamo poi del tg4, la cui comicità involontaria continua a sfuggire ad un discreto numero di persone)

Tipico di questo andazzo è il caso Alitalia.

Berlusconi deve essere di quelli che pensano che una bugia, purchè ripetuta a lungo, con convinzione e maestria, diventi nel giro di pochissimo tempo una verità.

Ecco quindi le GRANDI INCONTESTABILI BUGIE del caso Alitalia, quello che cercano di darci a bere:

1) la colpa del disastro Alitalia è tutta degli altri ( come se i manager incapaci e irresponsabili non li avessero scelti anche loro!),

2)  la soluzione individuata dagli altri era pessima, mentre era la migliore possibile,  addirittura una svendita mentre è vero che  quella proposta adesso è una SVENDITA ( non è un caso se i capitani hanno trovato ADESSO il coraggio di uscire allo scoperto, mentre prima se ne erano rimasti accucciati sotto il tavolo).

3) che comunque sono stati sindacati e sinistra a farsi scappare Air France ( mentre il  vero motivo che ha spinto i francesi a ritirarsi in buon ordine è stata la dichiarazione di guerra di Berlusconi in campagna elettorale).

4) che quella attuale è la migliore possibile ( mentre è anni luce peggiore;  basterebbe chiedere a chiunque, tra i 20000 dipendenti dell’Alitalia, se sarebbe disposto a tornare indietro nel tempo : tutti risponderebbero sì e , tornati indietro nel tempo, costruirebbero ponti d’oro per Air France)

5) che se anche questa non andasse in porto la colpa sarebbe degli altri, di chi rema contro.

Che dire? Dilettanti, superficiali e bugiardi.

Lo so, lo so, onorevole Bonaiuti, qualcuno dovrebbe spiegarmi che il 67% degli italiani è entusiasta di Berlusconi ( ma magari è una balla anche questa!)

Il fatto è che, anche se fossero il 99% i favorevoli a Berlusconi, neanche questo fatto renderebbe possibile trasformare in verità tutto questo incredibile guazzabuglio di bugie.

Piove, governo ladro! ( considerazioni a margine del caso Alitalia)


Rimango intrappolato per un quarto d’ora nel supermercato. Ho già acquistato quello che mi serviva e pagato, ma fuori diluvia e c’è un temporale, quindi preferisco aspettare che spiova.

Molti altri clienti lo fanno, così intasiamo l’uscita del punto di vendita.

Uno dei clienti, fissando il cielo, diventato scurissimo, anche se è mezzogiorno, dice ad un altro:

Te lo ricordi quello che si diceva una volta?

L’altro lo guarda un po’ smarrito, poi dice:

“No, cosa si diceva?

“Si diceva : Piove, governo ladro!!!” ribatte l’altro.

E aggiunge: ” E più ladro del nostro governo non c’è nessuno. Visto il caso Alitalia? “

Risponde l’altro:

“Certo!A noi cittadini i debiti e le perdite, ai loro amichetti e furbetti del quartierino l’azienda sana e i profitti! Non cambiano mai!”

Mani Pulite: i bei tempi della indignazione e della speranza

Ho visto “Blu Notte” ieri sera.
La puntata della trasmissione di Lucarelli riguardava l’epoca di Mani Pulite.

Non sto qui a raccontare la trasmissione o i fatti che ne costituivano l’oggetto, che tutti ricordiamo.

Mi voglio qui soffermare su tre cose che differenziano quel periodo da questo:

1) I politici corrotti c’erano allora come oggi. Solo che allora si vergognavano e si dimettevano. Oggi una condanna per corruzione o concussione fa curriculum.

2) La legge allora, per un brevissimo periodo, fu veramente uguale per tutti. In aula, al processo Enimont, vedemmo sfilare quasi tutti i maggiori leader di questo paese, costretti a confessare le loro malefatte e ad abbandonare la politica.Oggi l’impunità è garantita ai potenti ( grazie a chi doveva lavorare per accelerare i tempi della giustizia e che invece si è accontetato di dimezzare… i tempi di prescrizione. Ma anche i comuni malfattori non se passano per niente male( e già si riparla di nuovi provvedimenti per svuotare le carceri).

3) C’erano indignazione ( per le malefatte di chi ci governava) e speranza . Adesso ci sono depressione e rassegnazione : anche perchè l’uomo nuovo che aspettavamo è arrivato.

Mani pulite: bei tempi!!!


Alba Parietti nuda a cinquant’anni: guardate le foto e rispondete ad un test.

Ecco le foto.

Giudicate voi.

Piccolo test: Cosa ne pensate?

A) Però, in fondo, ha coraggio!

B) Però!!!

C) Patetica, non sa fare quasi nulla, non le resta che spogliarsi!

D) Meglio lei che la Carfagna!

E) Che vergogna!

Possibili anche due scelte contemporaneamente, purchè non troppo contradditorie tra loro .

Le mie sono B e D.

Carfagna: insultata dalla figlia se la prende con il padre. Voto 2 ( mezza calzetta)

I fatti in breve.

A Piazza Navona, durante la manifestazione antigovernativa NO CAV, Sabina Guzzanti ricopre di insulti da trivio il ministro Mara Carfagna, arrivando ad attribuire alla sua disponibilità sessuale nei confronti del premier il ruolo di alta responsabilità che oggi ricopre.

Il linguaggio è talmente esplicito che più esplicito non si può ( si arriva a parlare di prestazioni orali tanto per dirne una e il linguaggio non è quello dei sessuologi, ma quello dei camionisti)

La Ministra insultata giustamente reagisce ed annuncia querela.

Ma lo fa comportandosi da mezza calzetta.

Ecco il suo comunicato:

“In riferimento alle parole volgari e fantasiose della comica Sabina Guzzanti, il ministro delle Pari Opportunita’ Mara Carfagna ha dato mandato all’avvocato di Roma Federica Mondani per adire le vie legali nei confronti della figlia del parlamentare di Forza Italia Paolo Guzzanti”.

Il senatore Paolo Guzzanti, padre di Sabina, uomo sanguigno come pochi, non ci sta e reagisce in malo modo.

Ecco quanto scrive sul suo blog:

Quando ieri ho letto il comunicato del ministro Carfagna che mi chiamava in causa per nome e cognome e che – come nei Paesi arabi – affidava l’identità di Sabina Guzzanti a quella di suo padre (”Chi risponde di questa donna?” In fondo non si tratta che di una donna), sono allibito e poi mi ha preso un attacco di furia che mi ha impedito di dormire.

Al mattino ho voluto verificare se quelle parole per caso se le fossero inventate le agenzie, ma non era così: la ministra e il suo staff avevano pensato bene di tirarmi in ballo in un modo che io – e so che molti di voi non sono d’accordo – considero mafioso: “bada, Sabina Guzzanti, che tuo padre è dei nostri, non dimeticartelo…. Bada, Paolo Guzzanti, che non dimentichiamo che Sabina Guzzanti è tua figlia”.

Ciò per un liberale e uomo libero è imperdonabile. Ragion per cui ho emesso un comunicato di fuoco che ho rilasciato alle agenzie, dopo essermi accertato con lo staff del ministro che il mio nome era stato incluso con l’assenso del ministro, però “con le migliori intenzioni”.

In politica non esistono migliori intenzioni, ma esistono i fatti.

Ecco il mio comunicato nella versione diramata dall’Ansa:


(ANSA) – ROMA, 9 LUG – ”Sono furibondo e indignato per il comunicato emesso dal ministero delle Pari Opportunita’, con cui si annuncia l’intenzione di querelare Sabina Guzzanti e in cui la stessa Sabina Guzzanti viene individuata non come la persona individuale che e’ ma come ‘la figlia del parlamentare di Forza Italia Paolo Guzzanti”’. E’ Paolo Guzzanti, deputato di Fi e padre dell’attrice a stigmatizzare il riferimento fatto ieri dal ministero guidato da Mara Carfagna nell’annunciare la querela contro sua figlia.

”Cio’ costituisce un gravissimo atto di mistificazione e di oggettiva intimidazione, che respingo con disgusto – aggiunge Paolo Guzzanti – Le opinioni e le espressioni di Sabina Guzzanti non formano oggetto di rapporto di parentela ma, visto che la parentela viene tirata in ballo, esprimo a mia figlia Sabina, di cui non condivido tutte le opinioni, la mia solidarieta’ di fronte al miserabile tentativo di deprezzare e disprezzare la
sua e la mia identita’ personale e politica”
.(ANSA).

Un commento?

Questa è l’Italia.

C’è una show girl, che diventa ministro, non si sa per quali meriti.

Questa ministra viene attaccata con linguaggio da trivio da una comica un po’ isterica , reagisce in modo sbagliato così, oltre alla figlia, diventa isterico anche il padre.

PAGELLE:

Sabina Guzzanti: ingiudicabile ( troppo fuori di testa)

Mara Carfagna: 2 ( troppo mezza calzetta!!!)

Paolo Guzzanti : 7 ( è l’unico che si salva e che reagisce da persona normale)

Un giovane fisico teorico vince il Premio Strega con “La solitudine dei numeri primi”

A sorpresa un giovane fisico teorico di 26 anni, al suo esordio nella narrativa, vince il premio Strega. Il titolo del romanzo è “La solitudine dei numeri primi” (Mondadori editore 2008)

Eccone la recensione:

“Alice Della Rocca odiava la scuola di sci”. Comincia così il primo romanzo di Paolo Giordano “la solitudine dei numeri primi”.

Alice è una bambina di sette anni, che non ha il coraggio di ribellarsi al padre che la vorrebbe precoce campionessa di sci e che tutte le mattine, invece di consentirle di godersi le vacanze in montagna, la trascina in un campetto, affidandola ad un maestro di sci insieme ad altri bambini della sua età.

Lei si sente goffa e inadeguata, è certa di non avere alcuna predisposizione per quello sport e vive il tutto come un’orribile costrizione. E’ bardata in modo insopportabile: calzamaglia di lana che punge le cosce, guanti che paralizzano le dita, casco che schiaccia le guance.

Il mattino in cui inizia la vicenda …

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Della irresistibile ascesa della clinica degli orrori aveva parlato anche la Rai

Riporto qui una sintesi di un articolo di Oliviero Beha apparso il 12 giugno sul suo Blog


Nella clinica Santa Rita, ormai meglio conosciuta come “clinica degli orrori”, o “tendinopoli” o quello che volete, io ci sono stato. Precisamente il 20 gennaio del 2004. […]

Non sono stato fisicamente alla Santa Rita.

Ci sono stato grazie al telefono e ai microfoni di Radio Rai, con la trasmissione “Radio a colori”

Com’era nata la vicenda?

Si era rivolto alla redazione un comitato di cittadini chiamato “Comitato contro l’Elefante”, laddove l’Elefante era la crescita smisurata e insensata se non con il senno di poi appunto della Santa Rita.

Che ne dite se prima di “andare in diretta” vi do dei dati conclusivi, naturalmente al gennaio 2004, sulla speciale industria di cui ora ci si vergogna e ci si indigna e sul suo fatturato?

Il fatturato della Santa Rita era passato dai 13 miliardi 664 milioni e 400 mila lire del 1991 ai 51 miliardi 587 milionie 396 mila lire del 2001.

Un’autentica miniera d’oro, e oggi sappiamo perché.

Ma già da allora appunto i cittadini del quartiere avevano denunciato i pericoli della situazione, a partire da un elemento vistoso come la viabilità.

Dunque, 20 gennaio 2004. In trasmissione c’è Carlo Ippolito, del Comitato citato, che abita pressoché davanti alla clinica.

Ci descrive dalla finestra la situazione: la strada stretta e già piena di macchine parcheggiate.

Siamo nella zona Nord-Est di di Milano. L’area compresa tra piazzale Loreto e viale Teodosio forma un quartiere a bassa densità abitativa, costituito da villette di due-tre piani che si affacciano su giardini alberati interni.

Lì dove ora sorge una piccola struttura sanitaria composta di due edifici di quattro piani, sorgerà quindi una nuova struttura che farà lievitare i posti letto (da 181 a 280) e farà aumentare le attività ambulatoriali. Sono previsti circa 40 ambulatori (ora sono 10), 7 sale operatorie (ora sono 4).

Il Comitato ha realizzato uno studio ipotetico sul traffico che una struttura di queste dimensioni può generare. Già oggi la clinica Santa Rita assicura 100 mila ricoveri l’anno, 25 mila prestazioni di Pronto soccorso e 251 mila prestazioni ambulatoriali (cioé visite ed esami).

Se almeno la metà di questi pazienti arriva in auto, e almeno i due terzi tornano una seconda volta a ritirare i risultati degli esami, già oggi la casa di Cura produce un traffico di 208 mila auto: pari a 667 auto al giorno.

Secondo il comitato la nuova struttura permetterà alla clinica di triplicare esami e visite portando nella zona un traffico di 2000 auto al giorno. A fronte di tutto questo il progetto prevede però la realizzazione di un parcheggio con 60 posti auto, quando solo i dipendenti sono già oggi 256. Il Santa Rita acquisterà infatti parte del parcheggio sotterraneo in costruzione nella vicina via Bazzini.

Nonostante la documentazione presentata dal Comitato, il 25 settembre scorso (2003, ndr) il Comune di Milano ha approvato una nuova variante del Piano Regolatore Generale che permetterà alla casa di cura di aumentare ancora la cubatura della nuova struttura ospedaliera .

E ora passiamo agli aspetti interni, di funzionalità della Santa Rita che oggi sono in prima pagina.

Per ridurre il rischio di infezione, i moderni ospedali prevedono la presenza di due corridoi separati per le sale operatorie: uno per l’ingresso del materiale e del personale sterile, l’altro per l’uscita di quello contaminato.

Il progetto della clinica Santa Rita non prevede questa soluzione.

Interviene in trasmissione l’architetto della Federazione Italiana Superamento Handicap, Rosanna Gerini. Ha verificato i requisiti di accessibilità dell’edificio in costruzione presso la casa di cura Santa Rita.

La conclusione è che dall’esame delle planimetrie risultano evidente che la nuova costruzione non rispetta le normative vigenti in materia di abbattimento delle barriere architettoniche e di sicurezza sul lavoro. Sulla non conformità del progetto si è espressa con una relazione negativa anche la Consulta cittadina per l’Handicap.

Qualche esempio negativo del progetto della nuova struttura ospedaliera.

In generale le porte di accesso alle camere di degenza, agli ambulatori, alle sale visita, alla palestra, ecc. devono permettere la comoda introduzione dei letti di degenza e devono quindi avere luce di passaggio di cm 120, se costituite da due ante una dovrà avere luce netta di 90 centimetri per consentire il transito ad anta piccola chiusa anche alle carrozzine.

Le porte previste dal progetto sono da 100 centimetri.

Le porte dei servizi igienici devono avere luce netta minima di cm 80 preferibilmente scorrevoli o a battente con apertura verso l’esterno.

Ad eccezione di pochissime tutte aprono verso l’interno. Molte camere non hanno il servizio igienico, altre hanno l’accesso al servizio dal corridoio esterno, nessuna camera prevede servizi accessibili mentre per legge devono essere tutte accessibili. In molti casi le aperture delle porte si sovrappongono. Alcune camere sono addirittura microscopiche.

Per la clinica a questo punto interviene il Direttore Sanitario, Maurizio Sampietro (lo è stato fino al 2007, oggi è agli arresti domiciliari), che in difficoltà dice però qualcosa di forte e di significativo. “La proprietà tiene a precisare di non aver mai richiesto al Comune una variante del Piano Regolatore Generale che ha trasformato l’area nella quale sorge la clinica in zona SI H (Servizi Intercomunali con destinazione ospedale). La richiesta è stata del Comune e per la proprietà ha comportato un vincolo d’uso perenne che va tenuto in considerazione. Vuol dire che gli edifici che sorgono in quell’area non potranno avere più nessun’altra destinazione se non quella ospedaliera e questo mette fine ai sospetti di una possibile speculazione”. Speculazione edilizia, dobbiamo intendere alla luce degli ultimi fatti, e non certo speculazione sanitaria. Niente case, molti morti.

Naturalmente vengono invitati a parlare due assessori del Comune di Milano, quello al Traffico e alla Mobilità, Giorgio Gocci, e quello allo Sviluppo del territorio, Giovanni Verga. Si negano entrambi. Quello che colpisce è comunque – e per concludere – la storia di questa Casa di Cura nata nel primo dopo guerra come piccola cooperativa di medici.

Negli anni ottanta cambia la proprietà: oggi il principale azionista è il notaio Francesco Pipitone.

Pochi mesi più tardi – è il novembre del 1998 – la clinica richiede una concessione edilizia per un nuovo ampliamento in deroga al Piano regolatore. “Perché la struttura non consente un adeguato standard di razionalità ed efficienza degli spazi” come richiesto dalla Regione. Nel dicembre del 2000 il Comune approva la concessione edilizia in deroga al Piano regolatore. Il progetto prevedeva la realizzazione di un edificio di quattro piani in superficie più uno interrato che dovrebbe collegare – in una sorte di H – i corpi già esistenti. Per permettere la sua realizzazione il Comune di Milano già nel 2000 aveva approvato una prima variante al piano regolatore generale che aveva trasformato l’area da zona A (Edilizia) in zona B (Servizi). Fatto sta che il 25 settembre scorso il Consiglio comunale – dopo una discussione durata mesi (più lunga di quella necessaria per approvare il bilancio) e la spaccatura con la Lega (1 astenuto, 1 voto contro, 1 assente) – ha approvato la variante che ha riclassificato l’area nella quale sorge la casa di Cura Santa Rita, passandola da zona B (Servizi) a zona SI H (Servizi Intercomunali con destinazione ospedale). Bisogna tener presente che in una zona SI H, le nuove edificazioni non devono più tener conto dei limiti tra superficie e cubatura previsti dalle norme urbanistiche.

In base alla nuova classificazione la Casa di Cura ha ottenuto dunque a dicembre una nuova concessione edilizia per la costruzione di un edificio di 6 piani in superficie e di tre piani interrati. Se l’adeguamento del Pronto Soccorso è la motivazione ufficiale per la nuova espansione della clinica, in realtà un intero piano del nuovo edifico verrà dedicato al Centro Sterilità, attività che ha ben poco a che fare con l’urgenza medica, e in molti altri spazi sono previsti nuovi ambulatori. Anche i dati ufficiali sull’attività della clinica parlano chiaro: nel 2001 la Santa Rita ha effettuato 26.903 prestazioni di pronto soccorso, di cui solo 4.364, meno del venti per cento, hanno reso necessario il ricovero; nella maggior parte dei casi si trattava quindi di patologie non gravi che necessitavano di interventi rapidi e di poco impegno. Negli ultimi dieci anni è invece triplicato il numero di ricoveri effettuati dalla clinica per recupero e rieducazione, cioè attività di lungo degenza: nel 2001 per la rieducazione sono stati effettuati un settimo circa dei ricoveri totali.

Conclusioni: dalla storia dettagliata ad allora dell’attuale “clinica degli orrori”, dei suoi problemi, urbanistici, di traffico e di organizzazione sanitaria interna, dei suoi rapporti con gli Enti locali e con la politica che stanno emergendo dalle intercettazioni, si evince quella jungla che ha portato oggi allo scandalo.

Se si voleva intervenire per tempo, si poteva. Si è intervenuto sì, ma al contrario, in direzione di una fabbrica di denaro. Parola di “Radio a colori”, 20 gennaio 2004, chiusa dalla Rai nel giugno successivo.

NUDE A CAVALLO CONTRO IL CANCRO ( le foto)

Venti donne cavalcano nude in Hyde Park per raccogliere fondi contro il cancro per il Maggie’s Cancer Support Centre. E per promuovere l’uscita in Dvd del film “Lady Godiva” (Ap)