Quelli che sognano di vedere Berlusconi tornare a Villa Certosa per dedicarsi alla coltivazione dei suoi adorati cactus e alla composizione di mediocri canzoni insieme con lo stornellatore di corte Mario Apicella, dovranno aspettare ancora molto, temo.
Cosa è successo negli ultimi dodici mesi?
Veltroni ha lanciato un’idea strepitosa: ci ricompattiamo e andiamo da soli.
Peccato che poi non l’abbia realizzata: l’accordo con Di Pietro non solo ha smentito il proposito iniziale, ma ha prodotto danni incalcolabili, l’ultimo dei quali è la sgangherata vicenda della vigilanza Rai, gestita con rigidità che definire autolesionistica è poco.
L’idea di Veltroni, in compenso, l’ha colta al volo Berlusconi, facendola propria con l’astuzia ed il senso della strategia che perfino i suoi più accaniti detrattori gli riconoscono.
Approfittando della scarsa docilità di Casini, è riuscito anche a far fuori gli ex democristiani, pronti sempre ad essere uomini per tutte le stagioni ( da Mastella a Buttiglione, da De Gregorio a Villari le cronache sono piene delle loro poco gloriose gesta).
Fini, dopo aver tuonato contro il leader maximo del suo schieramento, ha accettato di appecoronarsi, guadagnandosi così il suo piatto di lenticchie ( ma con la segreta speranza di mettere un giorno a frutto la sua primogenitura).
Da una parte quindi abbiamo un partito riformista che, sfuggito alla trappola dell’infausta convivenza con i comunisti, deve fare i conti oggi con alleati tutt’altro che disposti a partecipare compatti ad iniziative di lotta comune.
I principali alleati, o supposti tali, sono infatti da un lato gli evergreen democristiani di Casini sempre disposti al compromesso, dall’altra i giustizialisti di Di Pietro, che sono l’opposto: non solo rifiutano compromessi, ma anche soluzioni dignitose e realistiche.
Dove si va con questa armata Brancaleone?
Nel frattempo il paese è alle corde. I ceti deboli che hanno problemi enormi e si aspettano, dal governo o dall’opposizione, risposte efficaci ed importanti, vedono la loro classe politica appassionarsi ad un tema che, democraticamente, è impossibile non definire marginale: quello della presidenza della Commissione di Vigilanza.
Dico democraticamente perchè se oggi si fa un sondaggio abbiamo la presunzione di conoscerne il risultato.
Alla domanda fatta agli italiani: “E’ importante il problema di chi presiede la Vigilanza Rai?” il 99% degli italiani risponderebbe “Chissenefrega”.
Berlusconi ovviamente se la ride.
Sta governando come peggio non si potrebbe.
Andrebbero sostenuti i ceti deboli, non solo perchè è giusto e perchè l’attuale premier lo aveva promesso in campagna elettorale, ma anche perchè è opportuno: senza un rilancio dei consumi, rischiamo di passare dalla recessione al fallimento.
Eppure questo leader che sta governando malissimo resta in sella e mantiene i suoi consensi. Perchè?
Perchè ha alle spalle una maggioranza unita.
Sembra incredibile, ma ormai la maggioranza dei cittadini di questo paese si accontenta del fatto che chi lo governa dia la sensazione di decidere.
A prescindere, o quasi, dalla qualità delle sue decisioni.
Dall’altra parte invece abbiamo un leader che non riesce nemmeno a far rientrare nei ranghi un democristiano piccolo piccolo come Villari.
Eppure Veltroni è il migliore, lo dico senza ironia.
Moriremo Berlusconiani?