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Il cane che guarda la televisione

2In genere i cani non guardano la televisione.

Per loro è un oggetto come un altro.

Il fatto che dentro questo oggetto si muovano delle immagini per loro è del tutto irrilevante.

Non credo che, impicito in questo atteggiamento, ci sia un giudizio sulla qualità dei programmi televisivi.

La tv, come direbbero gli inglesi, non è, in genere, la loro tazza di tè.

Naturalmente, poi, c’è qualche eccezione.

Come nel caso di Daisy, una bastardina di 14 anni che assomiglia molto ad un lasa tibetano, che vive con noi da 14 anni.

Daisy è una cagnetta molto intelligente.

E anche molto vispa.

Alle 7 del mattino comincio a sentire i suoi andirivieni sempre più veloci sul parquet. E’ il suo modo per farmi sapere che ha fame.

In genere sono sveglio da un po’. Qualche volta, però, quando la sera prima sono andato a letto molto tardi, mi farei un’altra oretta di sonno.

Ma Daisy non molla.
Ogni 3-4 minuti viene a controllare la situazione.
Impossibile dormire con quello scalpiccio costante.

Alla fine cedo, mi alzo, vado in cucina e preparo le ciotole.

Come per incanto, non appena, anche dal piano di sopra, sente la ciotola che tocca il pavimento, si materializza anche Cuba, una cagnetta di razza beagle di 8 anni ( non ci facciamo mancare niente in fatto di cani… come sanno alcuni dei miei 24 lettori).

Insomma, se Daisy fosse una sindacalista, Cuba sarebbe felice di pagare le quote del suo sindacato: nessuno potrebbe tutelare le sue istanze meglio di come lo fa la “sorella” maggiore.

Ma, come dicevo prima, la specialità di Daisy, è la sua passione per la tv.
Ma non una passione indifferenziata, intendiamoci.

Se fosse necessario darle un secondo nome, quel nome potrebbe essere Auditel.

4Daisy ha preferenze precise: le piacciono le storie d’amore. Le guarda con attenzione, come se capisse la trama. Segue i dibattiti di Ballarò e Anno Zero come se apprezzasse le argomentazioni dei contendenti
(mi piacerebbe conoscere il linguaggio dei cani per chiederle cosa pensi di Lodo Alfano, trans, escort: ma forse è un cane troppo intelligente per ritenere questi i veri problemi del paese…)

Ma non sopporta i quadrupedi: cani, cavalli, gatti, leoni, tigri ecc.

Il problema è che Daisy è un cane avvisatore, cioè uno di quei cani che ritengono di avere una missione: avvertire il padrone di QUALUNQUE cosa accada nell’ambito del loro “territorio”.

Così non appena in tv appare un quadrupede, Daisy si scatena e comincia ad abbaiare con tutto il fiato che ha in corpo.
Si alza sulle zampe anteriori e le appoggia al ripiano del mobiletto sul quale poggia il televisore e si mette ad abbaiare minacciosamente a quelli che a lei sembrano pericolosi intrusi.

Insomma, non so se si è capito, ma a casa mia non ci possiamo permettere di guardare nè “Lassie”, nè “Il commissario Rex”, nè un qualsiasi film western, nè un qualsiasi documentario sui leoni o le giraffe della savana.

Fino ad un paio d’anni fa, Daisy aveva un udito finissimo. Anche se si trovava al piano di sopra, sentiva la presenza degli” intrusi”.
Le bastava sentire non dico un latrato, ma anche un semplice uggiolio di un cane in tv per catapultarsi da basso, irrompere in salotto e mettersi ad abbaiare allo schermo.

111120092185Adesso scatena il putiferio solo quando vede le immagini, perchè è diventata completamente sorda.

La cosa mi dispiace per due motivi.

Il primo è legato al fatto che non assistiamo mai volentieri ai sintomi di declino in coloro che amiamo.

Il secondo risiede nel fatto che era una cagnetta ubbedientissima.

6Così adesso ho due cagnette disubbidienti: una lo è perchè è sorda, l’altra, Cuba, non ha obbedito una volta in vita sua ( ma quella dei tentatvi di dare un’educazione a Cuba è un’altra storia, come direbbe Carlo Lucarelli, ne parlerò un’altra volta…)

Ballarò: Debora Serracchiani surclassa Maria Vittoria Brambilla.

Serracchiani01GBallarò.

Sono presenti, tra i tanti ospiti due donne che hanno iniziato la loro carriera grazie all’enfasi che i mass media hanno dato alle loro dichiarazioni.

La prima è Maria Vittoria Brambilla che deve la sua ascesa alle apparizioni fatte proprio a Ballarò,  la seconda è Debora Serracchiani, che diventò famosa nello spazio di un mattino, quando, da sconosciuta segretaria provinciale del Pd, si presentò al congresso del Partito dicendo la sua  con  franchezza e semplicità ( il video del suo intervento divenne immediatamente uno dei più visti in You Tube).

Beh, sarò di parte, ma devo dire che c’è una distanza siderale tra le due.

Tutta  a favore di Debora.

Che non fa la furba, non si nasconde dietro i giri di parole, non fa discorsi complicati e incomprensibili.

Una donna semplice con le idee chiare, con un viso pulito e accattivante.

Tutto il contrario di Maria Vittoria, petulante e contorta nei ragionamenti, ormai  abituata alle giravolte del suo Capo e prontissima a difenderle, contro ogni logica, a volte invasata e invadente.

Costruita come un robot ( di quelli che si inceppano, però) e montata come la panna.

Insomma, ho notato, tra le due una differenza di “verità”.

Tutta a favore di Debora.

Qualcuno parla di questa giovane avvocatessa come del possibile nuovo leader del Pd.

Non so se sia in grado di sostenere un ruolo così pesante. Nel senso che non disposngo di elementi sufficienti per dire se sarebbe o no in grado di risollevare il partito dalla crisi in cui è precipitato.

Ma una cosa è certa. Ed è che sentendola parlare è impossibile non pensare a lei come ad una ventata di aria nuova.

E forse in questo momento servono più la freschezza e la novità che non le strategie.

Gasparri : l’intelligenza al potere.

La battuta migliore, a Ballarò ieri sera, non l’ha fatta Crozza, ma Antonio Di Pietro.

L’ex magistrato viene continuamente interrotto da Gasparri, il quale con la sua proverbiale finezza di spirito, continu a dirgli:” Stai dicendo delle fesserie”.

Così, a raffica, come una cantilena o un  di tormentone, pura azione di disturbo, senza argomentare ( cosa del resto superiore  sue..debolezze dell’uomo).

Il conduttore prova ad aiutare Di Pietro ad arrivare alla fine del suo discorso  (l’uomo è emotivo e questo influisce sulla qualità della sua esposizione, soprattutto se si continua ad interromperlo) e prega quindi Gasparri di stare zitto.

Qui schiaccia a rete Di Pietro.

Guardando fisso Floris risponde: “Ma no, lo sa che è meglio se lo lasciamo parlare?”

Come a dire: più si fa parlare questo indivuo, più chi ascolta si rende conto delle mani in cui siamo caduti.

Rissa spettacolo a Ballarò. D’Alema a Tremonti : “Arrogante e bugiardo”

Platea esilarata ieri sera nel corso della trasmissione Rai, ‘Ballarò’.

A intrattenere involontariamente il piccolo schermo due politici, Massimo D’Alema e Giulio Tremonti. I due si sono stuzzicati per tutto il programma passando agli insulti nel finale.

“Sei arrogante e bugiardo”, e “tu sei l’opposto di uno statista e si vede chiaramente che sei in difficoltà” si sono detti i due finendo per litigare su Ici, militari,discariche e Alitalia.

Il ministro dell’economia, Tremonti, è andato su tutte le furie quando D’Alema gli ha mostrato un editoriale del “Sole 24 ore” che criticava il salvataggio della compagnia. “E allora – è sbottato Tremonti- cosa vuoi che sia, è un articolo di giornale, domani ne scrivo uno anch’io!”. (Agr)

Il titolare dell’Economia ha accusato il governo Prodi di non aver fatto nulla in due anni per la compagnia di bandiera e ha ricordato che “Bersani ha scritto che lui aveva un piano B che è quello che c’è adesso: la modifica della Marzano”.

Stizzita la replica di D’Alema: “Sono favorevole al confronto ma di fronte ad una arroganza e disonestà intellettuale come quella di cui ha dato prova Tremonti… Il governo Berlusconi ha assistito per 5 anni al declino di Alitalia, l’unico problema serio era quello di spartirsi i posti”, ha concluso.


Un’invasata a Ballarò: M.V. Brambilla, la nuova Vanna Marchi.

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Ci sono persone che ti aggrediscono continuamente facendoti domande a raffica.

Quando tenti di rispondere, ti interrompono e ti insultano, dimostrando che non sono interessate a sentire le tue risposte.

Difficile stabilire quale sia il loro tratto dominante: la stupidità o il desiderio infantile di stare al centro dell’attenzione.

Nel caso Vittoria Brambilla è difficile sottrarsi al fascino della prima ipotesi.

Scegliere tra lei e Vanna Marchi è un’impresa.

Ma forse è meglio Vanna Marchi.

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Almeno lei è l’originale.

Calearo boomerang, o no? Lo scopriremo vivendo

Molto ha fatto discutere in questi giorni la candidatura di Massimo Calearo, l’imprenditore di Vicenza messo in lista dal Pd di Veltroni.

Ieri sera, a Ballarò, il falco della Federmeccanica ha dimostrato di che pasta è fatto.

“Visco? Meno male che non viene candidato. ”

“Prodi? Meno male che San Clemente Mastella l’ha fatto cadere”

“La Legge Biagi? Una legge eccezionale!”

Queste alcune delle sue affermazioni. Sicuramente non è il tipo che possiede il senso delle sfumature.

Accanto a lui Gianni Letta, che è stato il fedele sottosegretario di Prodi, annaspava un po’. “Siamo un grande partito, c’è posto per tutti” , questo il suo modo di metterci una pezza.

Esultava invece Diliberto : eccola la prova provata della discontinuità del Pd: si sono messi in casa il nemico dei lavoratori, quello che vorrebbe perpetuare l’indigenza e il precariato, quello che si mostra insensibile alla sicurezza sul lavoro.

Sfefania Prestigiacomo prima battibecca con lui nel solito modo lamentoso e petulante, poi si lascia scappare un commento: “Se la pensa così, dovrebbe stare dalla nostra parte”.

Adesso il problema che mi arrovella è questo :

Calearo è un boomerang,  il primo grosso errore della campagna elettorale di Veltroni ?

Oppure è il segno vero e deciso della discontinuità ed è una straordinaria carta vincente?

Lo scopriremo vivendo.

La fortuna dei cattivi maestri

calabresi

A quasi quarant’anni di distanza dall’orrore e dall’insensatezza dei primi delitti delle Brigate Rosse, finalmente una trasmissione televisiva ( lo speciale di Ballarò dedicato al libro di Mario CalabresiSpingendo la notte più in là”) ci racconta quelle vicende dalla parte dei familiari delle vittime .

In studio c’è la figlia di Walter Tobagi, che aveva due anni quando il padre fu ucciso. Adesso ne ha trentadue e parla con compostezza di un dolore che non si è mai sopito.

Ha passato gran parte della sua vita, Benedetta Togagi, a cercare questo padre portatole via così giovane, ha letto i suoi articoli, le sue lettere private, i suoi libri di storia.

A trent’anni di distanza, però, continuano a mancarle i suoi abbracci, le sue carezze, i suoi sorrisi.

Che sicuramente vi furono, ma che lei non può ricordare, perchè il primo ricordo cosciente della sua vita è quello del cadavere del padre ucciso da alcuni giovani della Milano bene che volevano “fare carriera” nel terrorismo, dimostrando che avevano il “fegato” di commettere un omicidio importante ( salvo poi pentirsi e usufruire della legislazione premiale, cavandosela con pochissimi anni di detenzione).

mcalabresiC’è naturalmente Mario Calabresi.

Anche lui aveva due anni quando uccisero il padre.

In studio qualcuno legge le ignobili parole d’odio che ogni giorno Lotta Continua gli dedicava, spingendosi a dire che ormai per lui la sentenza del tribunale del popolo era stata emessa ( come sappiamo poi qualcuno si incaricò di eseguirla, poco importa se prendendo direttive da chi scriveva su quel giornale o semplicemente raccogliendone spontaneamente l’invito)

Il figlio del giudice Alessandrini, anche lui presente in studio, è l’unico che ricorda il padre: aveva otto anni quando lo assassinarono e pochi minuti prima della sua morte lo aveva accompagnato a scuola.

Difficile non immedesimarsi nel dolore di questi giovani, non commuoversi per le loro ferite non ancora rimarginate.

Impossibile non condividere il loro sdegno per la visibilità che in tutti questi anni è stata data agli assassini, che qualcuno ancora si ostina a presentare come i protagonisti di una romantica epopea ( vedi l’ultima sciagurata esternazione di Fanny Ardant sull’eroismo di Renato Curcio).

Il più implacabile e lucido nella sua indignazione è il figlio del giudice Alessandrini.

Fa l’avvocato e da poco ha raggiunto e superato l’età che aveva il padre quando fu ucciso.

L’intervistatore gli fa notare che alcuni degli assassini di cui si sta parlando hanno pagato il loro debito con la giustizia e si sono emendati dei loro delitti dedicandosi a cause nobili.

Flickr imageGli ricorda perfino che uno di loro è stato eletto in parlamento.

Lui risponde, gelido:

“Con quella legge elettorale anche un cavallo avrebbe potuto essere eletto”.