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Anche Silvio, quando le sue tv erano minacciate mandava in onda spot antigovernativi, adesso che lo fa Murdoch non gli va giù.

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Marco Travaglio sull’Unità scrive una cosa che avevo pensato anch’io nei giorni scorsi. Anzi a dire la verità, mi accingevo a scriverla sul mio post di stamattina. Certo non bene come Travaglio che a questo punto mi conviene citare integralmente:

Squalo contro Caimano di Marco Travaglio- Zorro , 2 dicembre 2008

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C’è uno strepitoso contrappasso, negli spot con cui Murdoch, detto lo Squalo, bombarda il governo dell’ex amico Caimano dagli schermi di Sky.

Gli spot ricordano quelli trasmessi dalla Fininvest ogni qual volta Al Tappone sentiva minacciata la sua bottega.

Cominciò nell’83, quando tre pretori bloccarono l’“interconnessione” che consentiva alle emittenti regionali dei suoi tre network di trasmettere in contemporanea in tutt’Italia con l’“effetto diretta”, purtroppo vietato ai privatie riservato alla Rai.

Il magliaro di Arcore oscurò le sue tv, addossando la colpa ai pretori a suon di spot, mentre l’amico piduista Maurizio Costanzo allestiva piagnistei in diretta (“Vietato vietare”, un programma di vita).

Craxi varò due decreti ad hoc per legalizzare l’illegalità dell’amico Silvio.

Nel 1995, alla vigilia dei referendum per l’antitrust su tv e pubblicità, riecco i lugubri spot su sfondo nero per spaventare la gente: “Canale5, Rete4, Italia1: meglio che ci siano”.
Mai referendum non volevano abolirle: semplicemente lasciare una sola tv a ciascun soggetto privato e ridurre gli spazi pubblicitari.

Il Garante Santaniello ordinò alla Finivest di interrompere e rettificare gli spot “inesatti e ingannevoli”. Fininvest si oppose dinanzi al Tribunale di Roma, che però le diede torto, ordinando la sospensione della teleballa.

Ma il bombardamento proseguì in tutti i programmi del Biscione, con le varie star mobilitate: Sgarbi, Rita
Dalla Chiesa, Zanicchi.

Alla fine il Caimano vinse pure i referendum.

Ora lo Squalo lo ripaga della stessa moneta.

Con una lieve differenza: gli spot di Sky dicono la verità.

Silvio vorrebbe ringraziare Walter per Alitalia, ma …è bloccato dalla sciatica!

Cominciano a filtrare le prime informazioni sull’epilogo della vicenda Alitalia.

Rientrato dagli Stati Uniti, dove era andato per presentare la pubblicazione in inglese di un suo romanzo,  Veltroni cerca di dare una mano alla soluzione della vicenda.

Ha buon ascendente su Epifani ( almeno questo è quanto l’opposizione continua a rinfacciargli, come se avere un buon rapporto con Epifani fosse disdicevole quanto avere in casa …uno stalliere mafioso!) e un ottimo rapporto con Colaninno.

Dal momento che Colaninno ha dichiarato in lungo e in largo che non ha nessuna intenzione di riprendere in mano Alitalia senza la firma della Cgil, Veltroni decide di convocare sia l’industriale che il sindacalista. E, per mantenere riservato l’incontro, convoca i due a casa sua all’ora del tè.

Ma lo fa lealmente. Avverte Bonanni e Angeletti. E, soprattutto, avverte il grande tessitore della vicenda Alitalia, cioè Gianni Letta.

L’incontro ha successo e si trova una quadra per chiudere l’accordo.

Nelle ore immediatamente precedenti la firma vera e propria, avvenuta ieri, Veltroni è vittima di un fuoco di sbarramento di invettive e sarcasmi.

Stamattina Mario Giordano, il direttore del giornale di famiglia di Berlusconi esegue gli ordini di scuderia e tratta Veltroni come un megalomane, una specie di mosca cocchiera  pronta ad accaparrarsi i meriti altrui, dopo aver giocato a lungo al tanto peggio tanto meglio.

La vicenda ha dell’incredibile per questi motivi:

1) le accuse provengono da chi, quando si profilava la soluzione Air France, oggi con il senno di poi considerata di gran lunga la migliore possibile, la sabotò cinicamente e deliberatamente ( sfruttando un assist dei sindacati) per calocolo elettorale.

2) Quando Epifani veniva considerato il principale ostacolo alla chiusura dell’accordo, Veltroni veniva accusato di coprire e appoggiare il segretario della Cgil. Non appena esce allo scoperto per esercitare su di lui e su Colaninno un’azione di moral suasion, viene aggredito e deriso.

Berlusconi poteva mostrarsi un uomo di stato: chiedere esplicitamente, come si usa fare in momenti drammatici ( perfino Bush insegna) la collaborazione dell’opposizione e, una volta risolto il problema, ringraziare chi aveva dato una mano.

Peccato che non sia un uomo di stato, ma un piccolo politicante innamorato di se stesso ( ma forse è tutto livore antiberlusconiano il mio; magari voleva ringraziare, ma non ce l’ha fatta per via …dell’attacco di sciatica che lo ha colpito in questi giorni)