Molto ha fatto discutere in questi giorni la candidatura di Massimo Calearo, l’imprenditore di Vicenza messo in lista dal Pd di Veltroni.
Ieri sera, a Ballarò, il falco della Federmeccanica ha dimostrato di che pasta è fatto.
“Visco? Meno male che non viene candidato. ”
“Prodi? Meno male che San Clemente Mastella l’ha fatto cadere”
“La Legge Biagi? Una legge eccezionale!”
Queste alcune delle sue affermazioni. Sicuramente non è il tipo che possiede il senso delle sfumature.
Accanto a lui Gianni Letta, che è stato il fedele sottosegretario di Prodi, annaspava un po’. “Siamo un grande partito, c’è posto per tutti” , questo il suo modo di metterci una pezza.
Esultava invece Diliberto : eccola la prova provata della discontinuità del Pd: si sono messi in casa il nemico dei lavoratori, quello che vorrebbe perpetuare l’indigenza e il precariato, quello che si mostra insensibile alla sicurezza sul lavoro.
Sfefania Prestigiacomo prima battibecca con lui nel solito modo lamentoso e petulante, poi si lascia scappare un commento: “Se la pensa così, dovrebbe stare dalla nostra parte”.
Adesso il problema che mi arrovella è questo :
Calearo è un boomerang, il primo grosso errore della campagna elettorale di Veltroni ?
Oppure è il segno vero e deciso della discontinuità ed è una straordinaria carta vincente?
Lo scopriremo vivendo.