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Milano- Roma 326 euro!!! Grazie Silvio ( una tariffa del…Cai)

fonziealitalia-copiaberlusca2Tariffe che non hanno eguali al mondo, politica da rivedere quanto prima”

Così si è espresso Castelli sulla nuova Alitalia aggiungendo:  “Apprendo  con stupore che un biglietto aereo di sola andata da Roma a Milano da prenotare per venerdì prossimo alle ore 13, quindi in un orario non di punta, costa 325,80 euro.  L’avere concesso a Cai/Alitalia di agire in regime di monopolio tra Roma e Milano al di fuori delle regole dell’antitrust, doveva servire ad agevolare l’avvio della nuova compagnia aerea, non certo a consentire di praticare tariffe che non hanno eguali al mondo”.

E continua: “325,80 euro per andare da Roma Fiumicino a Milano Linate sembra francamente una cifra fuori dal mondo. Significa utilizzare in maniera troppo disinvolta le regole di monopolio. Ci auguriamo che  Cai voglia rivedere quanto prima la sua politica tariffaria, che se con Alitalia era giustificata dalla concorrenza di altre compagnie sulla stessa tratta, ora non ha motivo di esistere”.

Insomma cominciamo a gustarci alcuni degli effetti della strepitosa soluzione Alitalia.

Sapete quanto costa fare un percorso analogo a Milano-Roma  in ognuno dei paesi europei  con i quali normalmente ci confrontiamo ( Francia, Germania, Spagna, Inghilterra) ?

Forse non ci crederete, ma il prezzo medio per percorsi di analoga distanza, è di circa 73 euro.

Non ci credete? Provate a fare una rucerca in rete. Ecco un link sui voli Madrid- Barcellona:

http://www.atrapalo.it/voli/resultados_ajax/id_home.sW3BF1Il

E’ il risultato della mia ricerca per un volo Sabato prossimo: si va da 46 euro a 131. Il costo medio è sui 70 euro, ma la maggior parte dei voli costano intorno ai 46 euro ( il che vuol dire volare da Madrid a Barcellona per 7 volte con lo stesso prezzo con il quale si va una sola volta da Milano a Roma!!!)

In quanto a Castelli, mi stupisce il suo stupore.

Caro Castelli , forse faresti bene a prendertela, come direbbe Battisti, con  “quel genio del tuo amico”.

Cioè con il signore di Arcore, deus ex machina, per motivi ottusamente elettorali, del grande pasticcio Alitalia.

Ma lui del prezzo del Milano- Roma e viceversa se ne frega.

Come è noto.

Quando Bossi e Fini tifavano per i giudici ( cronache del secolo scorso)

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Sui giudici il Centro Destra, attraverso suoi autorevoli esponenti si è pronunciato così:

Siamo nel 1993,il tema del giorno è l’ abolizione dell’ immunità parlamentare (versione estesa, se si vuole, dell’ attuale lodo Schifani).
L’ ordine non parte dalle “toghe rosse”.
A chiedere la cancellazione dello scudo anti-pm, all’ indomani del rigetto delle autorizzazioni a procedere per Craxi, sono due mozioni: una firmata da Bossi, Maroni e Castelli, l’ altra da Fini, Gasparri e La Russa.
Fini dice:” l’ immunità parlamentare è un privilegio medievale, va abolito».
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E la protezione per le alte cariche dello Stato?
«Se il ministro De Lorenzo – sentenzia Fini – fosse stato un cittadino qualsiasi, oggi sarebbe in galera».
I tre missini nella loro mozione argomentavano che «l’ uso dell’ immunità» è visto dai cittadini «come uno strumento per sottrarsi al corso necessario della giustizia».
Altri tempi.
Oggi Fini forse non riscriverebbe quella lettera indignata a Francesco Saverio Borrelli, per protestare contro il no della Camera all’ autorizzazione a procedere per Bettino:
«Lo sdegno e l’ amarezza che pervadono la Nazione di fronte allo scandaloso verdetto di autoassoluzione che il regime si è confezionato sono da noi interamente condivisi».
Superando «l’ inammissibile scudo dell’ immunità parlamentare», aggiungeva Fini, i giudici andavano messi nelle condizioni di «svolgere sino in fondo la loro funzione». (Ansa, 30 aprile 1993).
Beh, che dire? Fini ci piace ricordarlo così, com’era quando pensava con la sua testa.

Non che i leghisti ci andassero più leggeri, anzi.

Castelli oggi sostiene che occorre andare oltre il Lodo Schifani ed estendere l’ immunità a tutti, perché «bisogna occuparsi anche dei poveri ministri, come me, che oggi sono sotto minaccia dell’ autorità giudiziaria».
Nel ’93 tuttavia il principio non vale per Craxi e gli altri «poveri ministri» della prima Repubblica. Salutando l’ abolizione dell’ immunità parlamentare, la Lega Nord si augura che ai pm venga consentita anche «la possibilità di sostanziare le proprie indagini attraverso quei riscontri ottenibili solamente mediante perquisizioni domiciliari e intercettazioni telefoniche».

E quindi, conclude il comunicato di via Bellerio, «auspichiamo una maggiore decisione nell’ abolizione di privilegi che non trovano oggigiorno altra giustificazione se non un corporativo interesse di casta». (Ansa, 29 ottobre 1993).

Anche Castelli e Bossi ci piace ricordarli così, com’erano prima che ragioni di opportunismo politico convertissero i loro neuroni.

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P.S. Anche i miei neuroni danno qualche problema: per motivi che non riesco a spiegarmi questo articolo esce arricchito da alcune foto tratte dal Film “La banda degli onesti”.

Grandi Totò e Peppino.

Che nostalgia per loro. Oggi abbiamo Umberto e Gianfranco.


Basta con le intercettazioni! L’esultanza dei furbetti.

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Basta con le intercettazioni.

Silvio si lancia a testa bassa nell’ennesima battaglia pro domo sua.

Difficile pensare che da una mossa come questa possano scaturire vantaggi per l’efficienza e soprattutto l’efficacia del sistema giudiziario, uno dei più inadeguati del mondo.

Sul tema propongo(v. sotto)  un articolo, che mi sembra molto istruttivo, di Marco Travaglio.

Le ipotesi sulle conseguenze di quanto annunciato dal Premier sono a dir poco inquietanti.

Impossibile che diventino realtà ( anche se ai miracoli e ..agli incubi l’uomo ci ha abituato)

Aspettiamoci, comunque,  molti andirivieni: fughe in avanti, marce all’indietro.

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Già ieri l’ex ministro della Giustizia Castelli avanzava le sue perplessità sull’esclusione dello strumento delle intercettazioni per i reati di corruzione e concussione.

Adduce motivi di tipo elettoralistico ( “la gente non capirebbe “) ,ma è già qualcosa.

Sicuramente sul tema le varie “caste” possono cominciare a fare il tifo perchè vada in onda la prima versione del pronunciamento berlusconiano.

Furbetti del quartierino, bancarottieri fraudolenti, complottatori di Moggiopoli, potenti abituati al ricatto e alla corruzione sanno per chi votare alle prossime elezioni ( ma secondo me sapevano bene anche …per chi votare a quelle del 13-14 aprile scorsi).

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La scomparsa dei reati

Marco Travaglio

Ieri, prima di accusare un lieve malore, dunque ancora nel pieno possesso delle facoltà psicofisiche, il presidente del Consiglio ha annunciato che saranno vietate le intercettazioni, fuorché per «criminalità organizzata, mafia, camorra e terrorismo».

E le poche che si potranno ancora disporre non potranno essere pubblicate.

Per i trasgressori ­ magistrati, agenti di polizia giudiziaria e giornalisti ­ «saranno previsti 5 anni di carcere».
Una pena più alta del falso in bilancio non ancora depenalizzato, per dire.
E poi «una forte penalizzazione economica per gli editori che le pubblicano» (per esempio per suo fratello Paolo, il cui Giornale pubblicò una telefonata top secret e priva di rilevanza penale tra Fassino e Consorte).
L’annuncio non deve stupire: è scritto nero su bianco nel programma elettorale del Popolo della Libertà provvisoria.
Ma, come al solito, era stato sottovalutato dai più. Soprattutto dal Pd e dall’Anm, protagonisti di un curioso «dialogo» con l’uomo, anzi l’ometto che si propone di sfasciare definitivamente quel poco che resta del sistema giudiziario. Lo stesso ometto che contemporaneamente annuncia «il ritorno dello Stato», la «tolleranza zero» e la «certezza della pena», subito creduto ed elogiato come statista dai nove decimi della stampa italiana.
Sempreché non sia stato frainteso o non abbia parlato a titolo personale, basta prendere alla lettera l’annuncio del premier per prevedere le conseguenze della nuova legge.
Qualche esempio.
Tizio viene ammazzato. Nessuna traccia dell’assassino. Il giudice ordina di controllare i telefoni di parenti, amici e colleghi di lavoro, alla ricerca di un indizio. Ma l’omicidio (salvo che a commetterlo sia un mafioso, un camorrista o un terrorista) non è compreso tra i reati per cui sarà ancora lecito intercettare: dunque resterà insoluto, salvo che l’assassino si presenti spontaneamente a confessare. Rapina in banca: una telecamera riprende uno dei rapinatori. Gl’inquirenti riconoscono dalle immagini sfuocate uno dei rapinatori e gl’intercettano il telefono per accertarsi che sia proprio lui e individuarne i complici. Questo, oggi. Domani, non essendo le rapine reati di criminalità organizzata, niente intercettazioni: impossibile scoprire i malviventi, che la faranno franca, né tantomeno recuperare il bottino.
Un imprenditore viene sequestrato. Le forze dell’ordine, oggi, mettono sotto controllo il telefono di casa per risalire ­ dalle chiamate per la richiesta di riscatto – alle utenze dei sequestratori, pedinarli, scoprire il covo e liberare l’ostaggio. Domani niente intercettazioni e niente colpevoli. Ai familiari non resterà che pagare e sperare che il congiunto venga restituito tutto intero.
Un misterioso molestatore perseguita una ragazza con telefonate oscene, o minaccia e insulta un suo nemico: gl’investigatori controllano il telefono della vittima e risalgono al disturbatore. Oggi. In futuro anche questo sarà impossibile.
Una donna, picchiata e violentata dall’ex compagno, trova la forza di sporgere denuncia. Ma mancano le prove. Per trovarle, serve intercettare l’uomo per verificarne gli spostamenti. Con la nuova legge, niente intercettazioni e niente prove. Circa il 90% delle intercettazioni, in Italia, riguardano traffici di droga, molto spesso a opera di bande di italiani o di immigrati non affiliati alla criminalità organizzata. Bene, anzi male: non saranno più intercettabili, così lo Stato rinuncia a sgominare centinaia di pericolose gang e a sequestrare enormi quantità di stupefacenti.
Anche per rintracciare i latitanti, sfuggiti alla giustizia dopo condanne per omicidio, rapina, traffico d’armi o di droga ecc., si intercettano i telefoni di parenti, amici e conoscenti per verificare chi li ospiti o li aiuti: salvo che si tratti di mafiosi o terroristi, la nuova legge impedirà di acciuffarli.
Poi, naturalmente, ci sono i reati finanziari, fiscali e contro la Pubblica amministrazione.
Che poi sono quelli che Berlusconi, avendone commessi parecchi ed essendo tuttora imputato per tutte e tre le categorie penali, spera di rendere impossibili da scoprire e da punire (magari con una norma transitoria che renda inutilizzabili le intercettazioni sin qui realizzate, tipo quella tra lui e Saccà per cui è imputato a Napoli per corruzione). Siccome nessuno li confessa spontaneamente, l’unico modo per smascherarli è intercettare chi è sospettato di commetterli. D’ora in poi sarà proibito: non commetterli, ma scoprirli.
Così i miliardi di euro che ora lo Stato recupera ogni anno dai processi per bancarotta, falso in bilancio, corruzione, concussione, frode fiscale, aggiotaggio (solo dalle intercettazioni dei furbetti del quartierino, la Procura di Milano e Clementina Forleo hanno recuperato quasi 1 miliardo di euro) resteranno nelle tasche dei criminali.
Chissà che ne dice Robin Hood Tremonti.

Sono i leghisti i nuovi maestri di pensiero?

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Sorprendente il cambiamento avvenuto in pochi giorni nella comunicazione politica italiana: mai gli uomini della lega avevano ricevuto tanta considerazione e rispetto.

Da parte degli altri uomini politici, naturalmente.

Perchè che la Lega fosse seguita con attenzione dagli elettori era chiaro da un pezzo.

Lo ha constatato con sorpresa a “Porta a Porta” uno dei leghisti più combattivi, Roberto Castelli :

Fino a poco tempo fa, quando aprivamo la bocca, ci guardavate come
trogloditi, adesso sembra che siamo diventati maestri di pensiero.
Eppure siamo quelli di sempre. Solo persone di buon senso

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Dilagava nelle trasmissioni di ieri sera anche Niki Vendola, presente sia ad “8 e mezzo” che a “Primo Piano“.

Parlava del disagio dei ceti deboli.

Ma ,invece di dire, con il linguaggio terra terra che ha fatto la fortuna di molti politici, che ci sono molti che stentano a campare se ne è uscito con una frase inutilmente elegante e complicata:

Troppa gente ormai ha preso a frequentare l’immaginario della povertà“.

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Un altro suo compagno di partito, Diliberto, si illude di ricominciare a recuperare consensi, tirando fuori dalle soffitte dove era finito il simbolo della falce e martello, come se fosse stata l’eliminazione di quel simbolo ad allontanare l’elettorato.

Ecco in sintesi la dinamica di queste elezioni: c’e chi ha messo sul “mercato” buonsenso e soluzioni concrete e chi ha preferito aggrapparsi a frasi vuote e inutilmente complicate.

C’è chi ha ascoltato l’elettorato, ha capito che in momenti come questi vuole risposte di pancia e ha saputo darle.

E c’è chi ha parlato da intellettuale che vuole fare bella figuara con altri intellettuali, sfoggiando cultura e dominio della sintassi.

Com’è andata s’è visto.

“Le parole sono importanti” direbbe Nanni Moretti