Archivi tag: Chiamamilano

Piccola storia della clinica degli orrori e della sua irresistibile ascesa

Da CHIAMAMILANO del 12/06/2008

IL FIORE MARCIO
Oggi è la “clinica degli orrori” ma quando i cittadini ne contestavano l’ampliamento e dimostravano che la struttura era pericolosa la Santa Rita era “il fiore all’occhiello della sanità lombarda”

Ci sono troppo spesso accade in questo paese, per aprire uno squarcio di verità in una cortina marcia di affari fatti letteralmente sulla pelle dei malati e su quella di chi poi tanto malato non era ma che conveniva lo fosse, e molto, al fine di lucrare il più possibile attraverso il meccanismo dei rimborsi alle strutture accreditate presso il sistema sanitario nazionale.
Oggi si sprecano sdegno e condanne ma, per favore, non ci si venga ad ammannire la solita solfa della “malasanità”.
La storia di quella che sulle pagine dei giornali e nei servizi televisivi è stata ribattezzata “la clinica degli orrori” non è solo una vicenda di medici incapaci, di vecchi ospedali lasciati degradare, di pubblici denari drenati dai cateteri privati verso le tasche di qualche sedicente imprenditore della salute. È peggio, molto peggio.
La storia della Clinica Santa Rita è il paradigma di una gestione della sanità sfuggita ad ogni controllo pubblico ma saldamente nelle mani degli appetiti di pochi.

Chiamamilano si occupò della Clinica Santa Rita cinque anni fa, con una serie di articoli pubblicati tra il marzo e l’ottobre del 2003. Pressoché in solitudine cercammo di raccontare la spregiudicata politica di ampliamento della struttura e la lotta condotta dal Comitato dei residenti contro un progetto che presentava numerosi punti critici soprattutto per gli aspetti legati alla sicurezza di alcuni reparti.
Nonostante i pareri di numerosi esperti Palazzo Marino e il Pirellone accolsero le richieste del notaio Pipitone.

CLINICA IN PARCHEGGIO
Piccola storia, non definitiva, delle espansioni della Clinica Santa Rita


UN “ELEFANTE” HA PRESO CASA IN CITTA’ STUDI
Si può costruire un ospedale tra villette e stradine a senso unico?

CLINICA S.RITA, OVVERO L’ELEFANTE INSICURO
L’ampliamento non è solo un problema architettonico.


IL PACHIDERMA E IL TRAFFICO
L’impatto sulla mobilità nell’area della clinica Santa Rita

OLTRE IL DANNO LA BEFFA
La Santa Rita s’accresce nonostante il parere negativo della consulta handicap

Oggi i vertici della Regione Lombardia hanno sospeso l’accreditamento e hanno voltato le spalle alla clinica del notaio Pipitone. Eppure negli ultimi anni la Santa Rita è diventata la detentrice del record dei rimborsi: passando dai 22 milioni di euro del 2000 ad oltre 50 del 2006, il che ne ha fatto la struttura più “finanziata”, davanti a realtà ospedaliere come San Raffaele e IEO.
La crescita dei rimborsi è andata di pari passo con l’aumento dei ricoveri passati nello stesso periodo da poco più di 9.000 ad oltre 16.000.
Ciò è potuto avvenire in ragione di un ampliamento inarrestabile di una piccola clinica diventata nel volgere di pochi anni –proprio a partire dall’inizio del decennio– un vero e proprio ospedale con tanto di pronto soccorso. Un ampliamento contestato dal Comitato dei residenti e dalle opposizioni in Consiglio di Zona 3 e in Comune, ma benedetto da Palazzo Marino e dal Pirellone.
Quando il Comitato contro l’elefante –così ribattezzarono la Santa Rita per sottolineare l’invasività della Clinica sempre più grande in un quartiere di villette– produsse un dossier con tanto di perizia dell’architetto che progettò l’unità spinale del Niguarda (considerata un modello di progettazione) dove si dimostravano numerose carenze sul piano della sicurezza e dell’agibilità di molti reparti dalla Regione si rispose che la Santa Rita era il “fiore all’occhiello della sanità lombarda”.

INTERVISTE AUDIO
Sara Rossin
Capogruppo PD CdZ 3

Carlo Ippolito
Portavoce “Comitato contro l’elefante”

Peccato che il fiore fosse marcio. Ma chi doveva intervenire non ha sentito la puzza.
Innanzi alle contestazioni di corridoi dove avrebbero faticato a passare le barelle, di unità di emodinamica e di riabilitazione al terzo piano interrato con via di fughe inadeguate, di bagni delle camere con aperture verso l’interno, chi poteva decidere quanto meno di fermarsi un attimo a riflettere preferì non arrestare la crescita del “fiore”.
Quanto è stato portato alla luce dall’inchiesta della Guardia di finanza non era certo prevedibile, forse era inimmaginabile. Da un progetto malfatto a considerare il corpo dei malati meno che carne da macello ce ne passa. Ma la strada su cui si era incamminata la creatura del notaio Pipitone era sdrucciolevole e i passi spregiudicati.
L’editoriale del Sole24Ore di ieri parla di un filo rosso che lega i vari scandali sanitari che si susseguono ormai regolarmente: “la mancanza pressoché totale di controlli”.
Nel caso della Santa Rita un controllo c’era stato. L’avevano fatto i cittadini. Bastava ascoltarli.

Beniamino Piantieri

Padania is not Italy- Intervista a Matteo Salvini, neodeputato della Lega.

Da CHIAMAMILANO
Italia? No, grazie. “Mi sento milanese, lombardo, padano, europeo, cittadino del mondo”.
Matteo Salvini, capogruppo in consiglio comunale della Lega e neoeletto deputato in Parlamento lo ha stampato anche sulla sua maglietta.

“Padania is not Italy”, per l’appunto.

In Padania si vive, si mangia, si lavora in maniera diversa, ci spiega.
Piuttosto che all’Italia, la Padania preferirebbe paradossalmente appartenere alla Spagna socialista di Zapatero.

Modello Barcellona, ad esempio. Una città multietnica, ma in cui, diversamente da Milano, “ognuno sta al suo posto”.

Un certo feeling con la sinistra gli è rimasto da quel lontano 1997, quando si tennero le elezioni per il fantomatico Parlamento padano e il neodeputato correva per i Comunisti padani.
Chissà, forse ora, dopo l’exploit della Lega alle ultime elezioni, il sogno federalista di Bossi e compagni potrà realizzarsi e la Padania potrà conquistare l’agognata indipendenza.

E Salvini tornerà nei panni di un Che della pedemontana.

Per ora tocca contraddire Salvini: Lombardia, Veneto e Piemonte sono territori italiani. Tanto che il Presidente del consiglio in Pectore ha preferito lasciare ai propri posti Formigoni e Galan pur di non vedere un’ulteriore avanzata delle truppe del carroccio nel Lombardo-Veneto.

In missione a Roma per “portare a casa soldi e poteri per la Lombardia e per Milano”, il neodeputato milanese assicura che obiettivo della Lega resta quello di garantire sicurezza e normalità a tutti i cittadini.
La “caccia” allo straniero rappresenterà in questo contesto la chiave di volta attorno cui far ruotare la strategia politica del nuovo governo di centrodestra. Risultati elettorali alla mano, la severa egida del partito che ha giurato fedeltà a Pontida sarà determinante nel processo di “debellione del nemico”.

Soprattutto a Milano, prima tra le grandi città del nord che hanno visto un aumento esponenziale degli aficionados di Bossi, il vento xenofobo ha già minacciosamente preso a soffiare.
Salvini assicura di aver parlato con il Sindaco e di aver ricevuto garanzie di maggior severità in tema di sicurezza. Se la parola d’ordine sembra essere “tolleranza zero”, l’antidoto magico non può che passare, conferma il leghista, che per la formula “zero campi nomadi, zero patti di legalità”.

Al Salvini legato alle radici della sua città e della tradizione lumbard, però, difficilmente basterà continuare a cavalcare l’ormai inflazionatissimo tema securitario.
Abile politico, comunicatore diretto ed efficace, più volte portatovoce del malcontento dei quartieri milanesi (sue le recenti battaglie in Comune per l’appovazione della zona a traffico limitato in via Sarpi e per lo slittamento dell’isola pedonale estiva sui Navigli), Salvini sa di rivestire a Milano un ruolo di rappresentanza saldo e affidabile per il suo partito.
Per questo il neodeputato ha deciso di non farsi da parte e di mantenere la sua posizione a Palazzo Marino. Per questo, come è prevedibile e legittimo, pretenderà maggior voce in capitolo in altri decisivi settori dell’amministrazione.
E così l’attaccamento al proprio territorio, l’irrinunciabile difesa delle tradizioni, la valorizzazione dell’efficienza e della cultura lombarda, diventeranno le insegne sotto le quali giocare nuove importanti partite.
La salvaguardia di Malpensa e l’organizzazione dell’Expo, tanto per cominciare.

“Non servono cattedrali nel deserto, bisogna avere un’expo che valorizzi tutta la città e che ne conservi le radici”, dichiara Salvini.
La messa in pericolo della “milanesità”, in fondo, è la versione locale di quella dell’”italianità”, diventata durante la campagna elettorale il cavallo di battaglia del centro destra.
Ma dalle parti di Salvini più che di italianità è corretto parlare di “padanità”.
Perché “Padania is not Italy”.

Giulia Cusumano

Quando leghista fa rima con razzista: DALLA PARTE DEI BAMBINI…SOLO SE ITALIANI

Nonostante gli stop del Ministero e del Tribunale, la maggioranza di centro destra del comune di Milano continua per la propria strada nella questione dell’ammissione agli asili dei figli degli immigrati senza il permesso di soggiorno.
Il rappresentante della Lega Nord, Matteo Salvini, passa il segno

Continua su CHIAMAMILANO