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Corna, sputi, insulti… dimenticavo, anche un po’ di Neruda

Mastella e i suoi “uccidono” il governo, nato anche grazie ai loro voti, lasciando dappertutto le loro impronte: corna, sputi, insulti.

Perfino un furto: l’inizio del discorso d’addio di Mastella fa credere ( ma solo a coloro che non conoscono Neruda) che, per l’occasione il Ceppalonico abbia trovato la forza per mettere da parte la sua sintassi, di solito grossolana almeno quanto la sua visione della politica.

Ma, per sua e nostra sfortuna, Neruda è morto da un pezzo ( troppo lontano da noi perfino per rivoltarsi nella tomba!) e non ha quindi potuto scrivere la seconda parte del suo discorso.

Abbandonata la citazione di Neruda, il ministro torna , infatti , al linguaggio di sempre, ricco di strafalcioni come il suo modo di fare politica.

Nella prima parte del suo discorso ci ha fatto credere che, come dice Neruda “lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,chi non cambia la marcia,chi non rischia e cambia colore dei vestiti,”l

Nella seconda parte, quella in cui, abbandonato Neruda, torna ad essere il Ceppalonico di sempre, capiamo meglio come stanno le cose:”Velocemente muore chi, avvicinandosi la sconfitta, non è così lesto da scendere in fretta dal carro degli sconfitti per saltare su quello dei vincitori!!”

Che tristezza, adesso arrivano, quelli che giustificano e minimizzano, quelli che dicono che “Tanto così fanno tutti”, quelli per i quali è normale fare politica con le corna e gli sputi, quelli che in parlamento si portano il cappio o, come ieri sera, la bottiglia di spumante per brindare alla caduta di un avversario.

Forse rivoteremo pure con la stessa legge, senza avere la possibilità di lasciare a casa incapaci, disonesti e mestieranti della politica.

Sicuramente ci meritiamo di meglio.