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Si prega di non disturbare il Manovratore ( riflessioni sul clima del Paese)

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Ieri ho ritenuto utile segnalare un articolo di Oliviero Beha, che raccontava di un’inchiesta condotta nel 2004 dalla redazione del suo programma Radio a colori sulle numerose anomalie che hanno contrassegnato lo sviluppo abnorme della Clinica Santa Rita.

L’articolo lo trovate qui.
Poco dopo la pubblicazione del post mi è arrivato un commento che qui riporto nelle sue frasi essenziali:

E’’ molto facile sparare nel mucchio, la perfezione esiste solo se non si fa niente,

e invece al S.Rita oltre a questi isolati riprovevoli casi, ce ne sono stati sicuramente
moltissimi, cioe’ la maggioranza,di ottima sanita’ e di abnegazione (sentire i pazienti
che difendono la maggioranza dell’ospedale).
Si convinca, la verita’ non e’ mai a senso unico come lei vorrebbe far credere,
e impari che non e’ mai bianca o nera,ma una infinita’ di grigi che tendono al bianco.

Riporto qui i passi principali della mia risposta:

Sono convinto anch’io che dietro la facciata delle nefandezze di qualcuno, c’è l’abnegazione di molti altri.

Del resto accade sempre così.

L’immagine negativa di pochi crea un alone negativo per molti altri che non lo meritano.
Sicuramente oggi all’estero ricavano dall’immagine di Napoli invasa dai rifiuti una visione ingiusta e distorta dell’Italia.
Capita, purtroppo.

Questo non vuol dire però tirarsi indietro rispetto alla necessità di denunciare le storture.
Nulla ho scritto circa le buone qualità dell’istituto Santa Rita, perchè, vivendo altrove, non ne ho un’esperienza diretta.
Fa bene quindi lei a segnalarle.
La ringrazio del contributo.
Ma se ritiene infondate le informazioni contenute nell’articolo che ho segnalato ci dia un ulteriore contributo spiegandoci perchè.

Altrimenti la sua critica rischia di risultare imprecisa, oltre che, la prego di scusarmi, un tantino banale.
Mi ricorda le solite solfe che si sentono ogni volta che qualcuno parla di mafia in un paesino della Calabria o della Sicilia.
Spunta sempre qualcuno che dice ( le dichiarazzioni sono sempre le stesse, fotocopie le une delle altre) che “
la stragrande maggioranza delle persone che abitano in questo paese sono oneste e laboriose” ( peccato che poi quando le si interpella sul criminale che ha dato gloria e onore al paese, quasi tutti i “bravi paesani” dicano : ” per quel che mi risulta è una ottima persona, un benefattore “).
Giusto sottolineare che esiste il bianco e il nero, l’ombra e le luci.

Ma è naturale, oltre che funzionale e necessario, puntare il dito sulle cose che non vanno.

O bisogna stare zitti e accettarle, in nome di quelle positive?

PERCHE’ RACCONTO QUESTO EPISODIO?

Perchè, forse a torto, penso che l’intervento del mio interlocutore assomigli ( sia pure riferito  ad un altro campo) ad un atteggiamento che sta prendendo piega in questo paese, quello della minimizzazione di tutto quello che può disturbare il Manovratore.

Il nuovo governo è partito lancia in resta sulle cose da fare.

Il fatto che abbia idee chiare e obiettivi precisi (almeno per quanto riguarda il suo potentissimo leader) è sicuramente un fatto positivo.

Ma sarebbe disastroso se questa prima valutazione facesse velo su tutte le altre.

Se cioè ci convincessimo che il Manovratore non va disturbato, a prescindere dalla qualità delle sue decisioni, solo per premiarne la determinazione.

Mettiamo pure da parte, quindi, noi che non abbiamo votato per questo Governo, la feroce opposizione pregiudiziale.

Non facciamo, cioè. quello che ha fatto il Manovratore attuale, con determinazione degna di miglior causa, tutte le volte che è stato escluso dal governo del paese ( a partire dal vittimismo dei brogli).

Ma non perdiamo il comune senso critico.

Il paese della dimenticanza

La campagna elettorale è partita in modo soft.

Lo dicono tutti.

Forse è anche vero.

Quello che si stenta a credere è che questo clima di civiltà e di quasi lealtà reciproca possa durare a lungo.

Certo è che non se ne poteva più.

Avevamo passato gli anni 80 a disprezzare il cosiddetto consociativismo.

Ci rendevamo conto che in quella specie di marmellata allignavano la corruzione e le ruberie della classe politica.

Lo intuivamo, più che averne la certezza.

Ci mancavano le prove.

Poi Tangentopoli ce le fornì in maniera clamorosa.

Sperammo in una nuova stagione.

Ci sembrava impossibile che i protagonisti di quelle vicende di malaffare potessero tornare a galla e presentarsi come vittime.

Eppure è stato così.

Siamo in un paese in cui è facile dimenticare.

Anche perchè coloro che dovrebbero aiutarci a farlo, cioè i giornalisti della carta stampata e soprattutto della tv, sono i più bravi del mondo nell’arte di cambiare le carte in tavola.

Con le dovute eccezioni.

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Quando spunta uno come Travaglio e ricorda non solo come andarono le cose, ma anche le frasi alla Robespierre di quelli che allora inneggiavano a Mani Pulite e oggi la condannano, tutti lo accusano di essere un giustizialista.

Difficile però che lo chiamino bugiardo.

Tornando al clima, sono contento che sia migliorato.

Ma, come cittadino, come contribuente, come elettore, non voglio che sia un ulteriore pretesto per dimenticare.

W la memoria!