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Silvio e Walter propongono le stesse cose: lo specialista di tette & culi si rifugia nei calambour

Sfoglio il giornale di famiglia, anzi di famigli, come mi piace dire: il GIORNALE, che fu di Montanelli, per poi passare a Feltri e Belpietro e che oggi è diretto dallo specialista di tette & culi ed ex direttore di Studio Aperto Mario Giordano.

Giordano ce la mette tutta per emulare Belpietro, per avvicinarsi alla sua “antipatia” e cattiveria.

Purtroppo non ha il fisico del ruollo, nè la verve polemica del suo predecessore. Quasi una personificazione di Topo Gigio

In più i due principali competitors della campagna elettorale sembrano impegnati a dire più o meno le stesse cose: meno tasse, più lavoro, aiuti alle famiglie, sicurezza, sanità ecc.

Allora lo specialista di tette e culi si lancia in un’altra delle specialità che hanno reso leggendaria la sua conduzione di Studio Aperto: il calambour.

Che in genere è segno di intelligenza.

In genere…

Ma leggete questi:

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Senza più Casini. Cioè senza più casini. A volte maiuscole e minuscole, in politica, non fanno differenza.

Proprio mentre la sinistra mette in archivio la demonizzazione del Cavaliere, l’ex alleato non esita a tirarla fuori con accenti quasi folli. Anzi di più, Follini.

Il centrosinistra s’affanna con socialisti e radicali e intanto ha imbarcato Di Pietro. Non potendosi dare un tono, si è dato un Tonino

E allora meglio così. Via Storace, via Mastella e ora via l’Udc: il Popolo della libertà è finalmente libero.

A Zelig sono avvertiti: è in arrivo la concorrenza…..

Le lettere d’amore sono ridicole

Si chiama Ofelia Queiroz, ha diciannove anni, è fresca, carina, spigliata e, contro la volontà dei suoi genitori, ha deciso di trovare un impiego.

Conosce il francese, sa scrivere a macchina e sa anche qualche parola di inglese.

Viene assunta in una piccola azienda commerciale.Flickr image

Il primo giorno conosce un collega.

E’ un uomo vestito tutto di nero, con gli occhiali, un cappello con la falda alzata ed una cravatta a farfalla.

E’ Fernando Pessoa, il più grande poeta portoghese del ‘900, ed ha già perso la testa per lei.

Iniziano così le schermaglie amorose fra i due due. E’ quello che in portoghese si chiama il namoro, il periodo in cui si manifesta quell’attrazione reciproca che poi darà luogo al fidanzamento vero e proprio

Il poeta è di diversi anni più vecchio, ma non si sottrae al gioco degli sguardi, dei baci in punta di labbra tra una scrivania e all’altra, dei bigliettini.

I due si scambiano anche una infinità di lettere d’amore.

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Nel dicembre del 1920 Ofélia decide di mettere un punto, stanca di essere presa in giro dall’insicurezza surreale del poeta.

“Una donna che crede alle parole di un uomo, non è che una povera idiota; se un giorno vedeste qualcuno che finga di portare alle labbra una bevanda avvelenata a causa sua, rovesciategliela velocemente in bocca perchè libererà il mondo da un impostore in più.”

Conclude così la sua ultima lettera.

D’altronde quale donna non diffiderebbe degli slanci amorosi di chi ha scritto una poesia come quella che riporto qui sotto?

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Tutte le lettere d’amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d’amore se non fossero
ridicole.
Anch’io ho scritto ai miei tempi lettere d’amore,
come le altre
ridicole.
Le lettere d’amore, se c’è l’amore
devono essere
ridicole.
Ma, dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d’amore
sono ridicoli.
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d’amore
ridicole.
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere d’amore
ad essere
ridicoli.