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La fiducia ( sentita al caffè).
Uomo : Non hai mai avuto fiducia in me
Donna : Ma cosa dici? Non fare il bambino.
Uomo: Mi hai sempre frenato!
Donna : Non dire sciocchezze!
Uomo : Se non fosse stato per te avrei potuto diventare qualcuno.
Donna : Tipo?
Uomo : Insomma, andare lontano.
Donna : Dove?
Piccoli scazzi quotidiani: dal pescivendolo.
Il pescivendolo: – Allora signora,ricapitolando abbiamo questo fenomenale branzino, 62 euro..
Lei: Come? Niente sconto?
Il Pescivendolo: Non si ricorda? Le ho regalato un’orata!
Lei: Quella l’ha regalata a mio marito, io cosa c’entro?
Il Pescivendolo: Va bene facciamo 60, cifra tonda, sentirà che freschezza..
Lei: E questo sarebbe uno sconto? E’ una vita che vengo qua..55 e non se ne parla più.
Il Pescivendolo: E va bene, tanto poi è sempre lei che decide. Poi abbiamo le seppie, i filetti di pesce persico, gli involtini al salmone. Totale 128 euro. Facciamo 130 e le regalo anche una sogliola.
Lei: Non me ne faccio niente della sogliola..Vuol farmi cucinare pesce tutta la settimana!
Il Pescivendolo: Ok. 128
Lei: E la sogliola?
Il Pescivendolo: Ma non ha detto che non aveva voglia di cucinarla?
Lei: Non se è gratis.
Il Pescivendolo, rivolto alla moglie con aria sconfitta: Ok dagli anche la sogliola.
Lei rivolta a me, con espressione trionfante : Hai visto come si fa?
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“Tu prendi una donna e trattala male” (sentita al caffè)
Uomo con berretto da baseball: Come vanno le cose?
Donna con sciarpa arancione : Benissimo!
Uomo con berretto da baseball: Allora non stai più con quel bastardo?
Donna con sciarpa arancione : Infatti.
Uomo con berretto da baseball: Non mi dire che sei libera!
Donna con sciarpa arancione : Che dici? Lo sai che da sola non ci so stare…
Uomo con berretto da baseball: E com’è il fortunato?
Donna con sciarpa arancione : E’ senz’altro l’uomo della mia vita.
Uomo con berretto da baseball: Posso ricordarti che dicevi così anche dell’uomo che hai denunciato per maltrattamenti?
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Le attenzioni ( a spasso col cane)
E’ freddo. Metto un giubbotto sopra il pullover.
Al sole però si sta bene. Compro i giornali e mi piazzo al solito caffè in Campo Santa Margherita.
Con me c’è Cuba. Adocchia una coppia di signore al tavolo vicino e subito richiama la loro attenzione muovendo all’impazzata la coda e cercando di arrampicarsi sulle loro sedie.
Le signore cominciano a darle delle patatine fritte.
Via via che riceve il cibo, Cuba si fa più imperiosa nelle sue richieste, fino al punto di abbaiare apertamente quando ha la sensazione che le signore si distraggano.
Mi sento un po’ in imbarazzo per l’invadenza della mia cagnetta.
Una delle due signore si gira verso di me che cerco di richiamare all’ordine Cuba e mi dice:
“Non si arrabbi. In fondo, la la sua cagnetta si sta comportando esattamente come un essere umano: più riceve attenzioni più si sente autorizzata a pretenderne”
Al sole però si sta bene. Compro i giornali e mi piazzo al solito caffè in Campo Santa Margherita.
Con me c’è Cuba. Adocchia una coppia di signore al tavolo vicino e subito richiama la loro attenzione muovendo all’impazzata la coda e cercando di arrampicarsi sulle loro sedie.
Le signore cominciano a darle delle patatine fritte.
Via via che riceve il cibo, Cuba si fa più imperiosa nelle sue richieste, fino al punto di abbaiare apertamente quando ha la sensazione che le signore si distraggano.
Mi sento un po’ in imbarazzo per l’invadenza della mia cagnetta.
Una delle due signore si gira verso di me che cerco di richiamare all’ordine Cuba e mi dice:
“Non si arrabbi. In fondo, la la sua cagnetta si sta comportando esattamente come un essere umano: più riceve attenzioni più si sente autorizzata a pretenderne”
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Un uomo alla finestra ( essere Kafka)

C’è in Kafka una grande avversione per qualsiasi tipo di fisicità.
L’educazione repressiva e gli atteggiamenti ansiosi del padre (v. il bellissimo “Lettera al Padre”) hanno creato in lui un gigantesco senso di colpa, che si riversa sulla sfera dell’eros.
Il pensiero di avere un rapporto fisico con una donna lo atterrisce, ma lo turba enormemente anche il suo essere un uomo socialmente monco e inutile, incapace di accoppiarsi e di avere una famiglia.
Il vero polo d’attrazione della sua vita è la scrittura, l’attività cui vorrebbe dedicarsi in maniera assoluta e monacale
Sente, tuttavia, che la scrittura non può essere, come vorrebbe, il centro della vita, ma soltanto un piacere da concedersi dopo che si è dato spazio al dovere.
Cioè al suo lavoro di funzionario di una compagnia di assicurazioni.
Cioè ai suoi tentativi di approdare ad una vita “normale”
Il dramma di Kafka è proprio questo.
L’amore gli appare sia la possibilità di arrivare finalmente nella Terra di Canaan, quella dove abitano gli uomini e le donne reali che si accoppiano e procreano , sia il momento della definitiva perdizione e rovina, l’addio crudele ad una missione che sente molto più congeniale alle sue attitudini e alle sue forze, quella della scrittura.
Due sono i grandi amori della sua vita.
In entrambi i casi si tratta di donne che vivono a parecchie centinaia di chilometri da Praga: Felice abita a Berlino, Milena a Vienna
In entrambi i casi il rapporto con l’amata ha il suo momento di massimo pathos nella scrittura. In quegli epistolari , c’è uno slancio infinito, un’immaginazione incontenibile, molto più grande di quella messa in opera nei romanzi .
Kafka vive esclusivamente nell’attesa di scrivere alla donna che ama e di riceverne le lettere.
Quando il rapporto, per l’ insistenza della donna amata, si avvicina ad una qualsiasi forma di stabilità e concretezza, lui preferisce troncare.
In entrambi i casi è la malattia che lo consuma la causa apparente della rottura.
In realtà quello che lo spinge a chiudere questi rapporti è il desiderio di tornare a se stesso, di ritrovarsi senza fardelli sia come uomo sia come scrittore.
Un’ultima considerazione.
Il complesso di colpa, proprio per i prezzi che ha saputo esigere nella vita di Kafka, ha limitato enormemente la sua produzione letteraria: restano alcuni splendidi racconti e tre romanzi, di cui uno solo portato a termine.
Ma, senza quel mostruoso senso di colpa, che ne sarebbe dell’opera di Kafka?
Lo considereremmo, come lo consideriamo oggi, uno dei grandissimi del Novecento?
Penseremmo a lui come ad uno scrittore attualissimo, nonostante il secolo che è passato da quando ha scritto i suoi libri?
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