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Basta con le intercettazioni! L’esultanza dei furbetti.

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Basta con le intercettazioni.

Silvio si lancia a testa bassa nell’ennesima battaglia pro domo sua.

Difficile pensare che da una mossa come questa possano scaturire vantaggi per l’efficienza e soprattutto l’efficacia del sistema giudiziario, uno dei più inadeguati del mondo.

Sul tema propongo(v. sotto)  un articolo, che mi sembra molto istruttivo, di Marco Travaglio.

Le ipotesi sulle conseguenze di quanto annunciato dal Premier sono a dir poco inquietanti.

Impossibile che diventino realtà ( anche se ai miracoli e ..agli incubi l’uomo ci ha abituato)

Aspettiamoci, comunque,  molti andirivieni: fughe in avanti, marce all’indietro.

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Già ieri l’ex ministro della Giustizia Castelli avanzava le sue perplessità sull’esclusione dello strumento delle intercettazioni per i reati di corruzione e concussione.

Adduce motivi di tipo elettoralistico ( “la gente non capirebbe “) ,ma è già qualcosa.

Sicuramente sul tema le varie “caste” possono cominciare a fare il tifo perchè vada in onda la prima versione del pronunciamento berlusconiano.

Furbetti del quartierino, bancarottieri fraudolenti, complottatori di Moggiopoli, potenti abituati al ricatto e alla corruzione sanno per chi votare alle prossime elezioni ( ma secondo me sapevano bene anche …per chi votare a quelle del 13-14 aprile scorsi).

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La scomparsa dei reati

Marco Travaglio

Ieri, prima di accusare un lieve malore, dunque ancora nel pieno possesso delle facoltà psicofisiche, il presidente del Consiglio ha annunciato che saranno vietate le intercettazioni, fuorché per «criminalità organizzata, mafia, camorra e terrorismo».

E le poche che si potranno ancora disporre non potranno essere pubblicate.

Per i trasgressori ­ magistrati, agenti di polizia giudiziaria e giornalisti ­ «saranno previsti 5 anni di carcere».
Una pena più alta del falso in bilancio non ancora depenalizzato, per dire.
E poi «una forte penalizzazione economica per gli editori che le pubblicano» (per esempio per suo fratello Paolo, il cui Giornale pubblicò una telefonata top secret e priva di rilevanza penale tra Fassino e Consorte).
L’annuncio non deve stupire: è scritto nero su bianco nel programma elettorale del Popolo della Libertà provvisoria.
Ma, come al solito, era stato sottovalutato dai più. Soprattutto dal Pd e dall’Anm, protagonisti di un curioso «dialogo» con l’uomo, anzi l’ometto che si propone di sfasciare definitivamente quel poco che resta del sistema giudiziario. Lo stesso ometto che contemporaneamente annuncia «il ritorno dello Stato», la «tolleranza zero» e la «certezza della pena», subito creduto ed elogiato come statista dai nove decimi della stampa italiana.
Sempreché non sia stato frainteso o non abbia parlato a titolo personale, basta prendere alla lettera l’annuncio del premier per prevedere le conseguenze della nuova legge.
Qualche esempio.
Tizio viene ammazzato. Nessuna traccia dell’assassino. Il giudice ordina di controllare i telefoni di parenti, amici e colleghi di lavoro, alla ricerca di un indizio. Ma l’omicidio (salvo che a commetterlo sia un mafioso, un camorrista o un terrorista) non è compreso tra i reati per cui sarà ancora lecito intercettare: dunque resterà insoluto, salvo che l’assassino si presenti spontaneamente a confessare. Rapina in banca: una telecamera riprende uno dei rapinatori. Gl’inquirenti riconoscono dalle immagini sfuocate uno dei rapinatori e gl’intercettano il telefono per accertarsi che sia proprio lui e individuarne i complici. Questo, oggi. Domani, non essendo le rapine reati di criminalità organizzata, niente intercettazioni: impossibile scoprire i malviventi, che la faranno franca, né tantomeno recuperare il bottino.
Un imprenditore viene sequestrato. Le forze dell’ordine, oggi, mettono sotto controllo il telefono di casa per risalire ­ dalle chiamate per la richiesta di riscatto – alle utenze dei sequestratori, pedinarli, scoprire il covo e liberare l’ostaggio. Domani niente intercettazioni e niente colpevoli. Ai familiari non resterà che pagare e sperare che il congiunto venga restituito tutto intero.
Un misterioso molestatore perseguita una ragazza con telefonate oscene, o minaccia e insulta un suo nemico: gl’investigatori controllano il telefono della vittima e risalgono al disturbatore. Oggi. In futuro anche questo sarà impossibile.
Una donna, picchiata e violentata dall’ex compagno, trova la forza di sporgere denuncia. Ma mancano le prove. Per trovarle, serve intercettare l’uomo per verificarne gli spostamenti. Con la nuova legge, niente intercettazioni e niente prove. Circa il 90% delle intercettazioni, in Italia, riguardano traffici di droga, molto spesso a opera di bande di italiani o di immigrati non affiliati alla criminalità organizzata. Bene, anzi male: non saranno più intercettabili, così lo Stato rinuncia a sgominare centinaia di pericolose gang e a sequestrare enormi quantità di stupefacenti.
Anche per rintracciare i latitanti, sfuggiti alla giustizia dopo condanne per omicidio, rapina, traffico d’armi o di droga ecc., si intercettano i telefoni di parenti, amici e conoscenti per verificare chi li ospiti o li aiuti: salvo che si tratti di mafiosi o terroristi, la nuova legge impedirà di acciuffarli.
Poi, naturalmente, ci sono i reati finanziari, fiscali e contro la Pubblica amministrazione.
Che poi sono quelli che Berlusconi, avendone commessi parecchi ed essendo tuttora imputato per tutte e tre le categorie penali, spera di rendere impossibili da scoprire e da punire (magari con una norma transitoria che renda inutilizzabili le intercettazioni sin qui realizzate, tipo quella tra lui e Saccà per cui è imputato a Napoli per corruzione). Siccome nessuno li confessa spontaneamente, l’unico modo per smascherarli è intercettare chi è sospettato di commetterli. D’ora in poi sarà proibito: non commetterli, ma scoprirli.
Così i miliardi di euro che ora lo Stato recupera ogni anno dai processi per bancarotta, falso in bilancio, corruzione, concussione, frode fiscale, aggiotaggio (solo dalle intercettazioni dei furbetti del quartierino, la Procura di Milano e Clementina Forleo hanno recuperato quasi 1 miliardo di euro) resteranno nelle tasche dei criminali.
Chissà che ne dice Robin Hood Tremonti.

La bufala degli eletti per… caso ( Pannella, non sarebbe meglio chiedere scusa?)

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Credo sia la prima volta in vita mia che mi trovo d’accordo con Renato Farina, giornalista di Libero, agente Betulla al servizio del Sismi, per il momento ancora escluso da Montecitorio ( è il primo dei “trombati” per il Pdl nel collegio di Lombardia 2).
Riporto qui le sue parole sul tema dello sciopero della fame di Pannella.
Sciopero iniziato per il rispetto della parola data ( che Pannella sosteneva fosse stata tradita assegnando i posti in lista ai radicali).

Il tono è duro, lo stile è quello che è, ( in fondo è come il coraggio, uno non se lo può dare) ma sui contenuti ci siamo.

Sul tema ci si aspettava una lettera di scuse di Pannella a Veltroni .

Ma il Grande Digiunatore sostiene che l’elezione di tutti e nove i radicali previsti è frutto del…caso. Ma per favore!

lettere di Farina

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Caro Marco Pannella, ci sono cascato ancora.

Ti avevo preso un po’ in giro, ma ti avevo creduto, quando avevi annunciato uno sciopero délla fame e della sete per protesta contro Veltroni: aveva promesso nove posti per i radicali in Parlamento, invece ti aveva truffato. Zamparutti e Meccacci non ce l’avrebbero mai fatta. Orrore. Povero Meccacci. Sciopero. Come può l’Italia andare avanti senza Zamparutti? Fedifraghi, menzogneri. Pacta sunt servanda.

Ho scritto: giusta ira, ma spreco di digiuni. Eri partito facendoti pelle e ossa per salvare due milioni di bambini dalla fame, ora eri pronto a lanciare in mortale disfida Il tuo corpo con medici al seguito per la fame di cadreghe di Z&M, tuoi amici. Però avevo bevuto la notizia del tradimento come oro colato. Ci ho creduto. Ci casco sempre con te. Hai fornito due motivi per intraprendere non un semplice digiuno, ma addirittura uno sciopero della sete universale, un «satyagraha mondiale a difesa della parola data». 1- altissimo – Al rispetto della parola è un fondamento della stessa legge. Vale la pena dare corpo alla sete di questa esigenza». Insomma un’arsura sacra che da te, Marco, si sarebbe dovuta trasferire per ogni plaga del globo in una splendida guerra di civiltà. 2 – più terra terra – «Gli accordi prevedevano 9 (nove) eletti radicali sicuri. Ma la parola data dalla politica italiana non vale un bene amato cazzo». Perfetto.

CINQUANTA GIORNI

Il digiuno si è protratto per cinquanta giorni, credo, ha coinvolto gente nei cinque continenti. I tibetani e il Dalai Lama coinvolti e inorriditi per l’atroce beffa riservata da Veltroni a Pannella e a Meccacci.

Ecco le elezioni. Il Partito democratico subisce una tranvata pazzesca: sotto dieci punti dal PdL. Ho pensato: sarà un’ecatombe di radicali truffati da Veltroni e poi schiacciati dal Berlusca. Invece. Agenzia Radicale: «I nove radicali candidati nelle liste del Partito democratico sarebbero stati eletti tutti al Parlamento. Otto di essi (Emma Bonino, Maurizio Turco, Rita Bernardini, Donatella Poretti, Marco Perduca, Matteo Meccaccí, Marco Beltrandi ed Elisabetta Zamparutti) sono risultati eletti direttamente, mentre Maria Antonietta Farina Coscioni, che era nella lista Pd del Friuli, deve attendere l’opzione dell’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, che come da accordi dovrebbe optare per il seggio conquistato in Piemonte».

Avevo creduto dicessi la verità, Marco Pannella. Invece forse rispetterai la parola data, ma dici anche un sacco di balle da impunito. Non pensi che anche le tue parole «non valgono un bene amato cazzo»? Chiedere scusa, fare uno sciopero della fame, un satyagraha mondiale contro chi mente alla gente calunniando il prossimo, no eh?

Lo stalliere mafioso un eroe? Si può fare.

Veltroni va in piazza e rifiuta i voti della mafia: Votate per chi vi pare, ma non per noi perchè vi distruggeremo.

Berlusconi va in tv e dice che il suo stalliere Vittorio Mangano, morto in carcere per mafia, era un eroe: poteva coinvolgere il suo ex datore di lavoro , come gli chiedevano i magistrati, si rifiutò di farlo.

Veltroni gli risponde che per lui gli eroi sono Falcone e Borsellino.

Tutto chiaro?

Tutto così semplice?

Si, purtroppo.

Cos’altro dovremmo capire? C’è un candiadato che insulta la mafia e ce n’è un altro che ne onora i caduti.

O no?

I fucili di Bossi, gli slogan su Nassyria, le giustificazioni (offensive) di Silvio.

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Bossi minaccia di invitare i suoi ad imbracciare il fucile.

Meno male che doveva essere una campagna elettorale all’insegna dei toni morbidi!!

Probabilmente il senatur si è stufato di stare in riga ed ha fatto quello che gli riesce meglio: spararne una grossa per richiamare l’attenzione.

Il giochino di sempre, quello che sa fare meglio.

Quelli che fanno ridere sono i suoi colleghi di partito, come Maroni, che hanno provato a sostenere che siamo in presenza di metafore.

E’ un discorso che non regge: le parole sono pietre a volte.

Provate a chiedere a quei signori se sarebbero disposti ad accettare la definizione di innocue metafore per gli slogan antimilitaristi più truculenti ?

Ovviamente no.

Eppure sentire un parlamentare che durante una campagna elettorale invita ad imbraccaire le armi è altrettanto inquietante che sentire urlare “Una, Cento, Mille Nassyria”.

Insultante per Bossi, poi, il modo con il quale tenta di difenderlo Berlusconi: “Sapete quali problemi ha avuto” . Nemmeno gli avversari politici, sentendo Bossi sproloquiare, se l’erano sentita di fare un collegamento tra le  sparate del Senatur e il suo stato di salute. Le parole sono pietre, a volte…

L’ultima gag di Silvio il Comico: “Chissenefrega della legge. Anche se l’ho scritta io”.

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“Se il Porcellum non finisce mai di stupire, non prendetevela solo con Calderoli.

Il decreto-legge n. 75 dell’8 marzo 2006 (poi convertito nella legge 20 marzo 2006, n.121) non porta la sua firma, ma quella di Berlusconi e dell’allora ministro dell’Interno Beppe Pisanu.

Stabilisce le regole per il disegno delle nuove schede elettorali.

Norme rigide e vincolanti, che il Viminale si è trovato costretto ad applicare anche per queste elezioni. A prescindere dalla loro assurdità.

Il decreto non si limita ad indicare che «sulle schede i contrassegni delle liste collegate appartenenti alla stessa coalizione sono riprodotti di seguito, in linea orizzontale, uno accanto all’altro, su un’unica riga» (con il rischio evidente che l’elettore tracci la sua croce su più di un simbolo).

Al testo sono allegati anche due fac smile (clicca per vedere il pdf), che indicano nei dettagli come disegnare le schede.

Le indicazioni che condizionano il disegno della scheda per le elezioni del 2008 sono due.

La prima dice che non ci possono essere più di cinque righe orizzontali.

Dunque è impossibile disporre tutti i 15 simboli in verticale, uno sotto l’altro.

L’altra stabilisce che una coalizione può avere una riga tutta per sé solo se comprende almeno cinque partiti. Altrimenti bisogna affiancare sulla stessa linea i simboli di altri partiti minori. Ed è proprio questo il caso dei mini raggruppamenti di Veltroni e Berlusconi.

Il risultato?

Simboli affiancati uno all’altro, coalizioni inserite alla rinfusa. Non bisogna avere un particolare genio per la grafica per capire che con queste indicazioni, tagliate su misura per le mega coalizioni del 2006, la scheda elettorale non poteva che essere disegnata in un modo: quello scelto, ob torto collo, dal Viminale.”

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Questo dice l’Unità di stamattina . Berlusconi come sempre è bravo nell’individuare gli errori altrui, poco propenso a riconoscere i propri.

Amato ha detto una cosa giusta: “Non si può pretendere che tutti conoscano le leggi, si può però sperare che le abbiano lette almeno quelli che le firmano”

Ferrara: mi si nota di più se…?

pomodoro2.jpgDiceva il protagonista di “Ecce Bombo”, il mitico film di Nanni Moretti: “Mi si nota di più se non vengo alla festa oppure se vengo e sto in un angolo e non parlo con nessuno?”

Probabilmente la stessa cosa ha pensato Giulianone scegliendo la piazza di Bologna per uno dei suoi comizi : Mi si nota di più se dico le solite cavolate oppure se qualcuno mi impedisce di parlare?Quelli che lo hanno contestato si sono prestati al suo gioco.

Fingendosi turbato e offeso, come era d’altronde suo diritto vista l’inciviltà dei comportamenti dei suoi contestatori, l’Elefantino ha in realtà lasciato il palco gongolando.

Obiettivo pienamente raggiunto, avrà pensato.

Ieri sera i giornali si sono occupati di lui.

Stamattina la sua foto campeggia su tutti i giornali.

E' mia!

Missione compiuta.

Berlusconi comico di razza: Sintesi su Youtube delle sue gaffes più divertenti

La satira ha trovato in Silvio Berlusconi uno dei suoi più succosi bersagli.

Ma non c’è stato comico che , nel fare “Berlusconi “, sia risultato più comico di Berlusconi stesso.

Il video Youtube che vi propongo( v. link sottostante) è dedicato a chi desiderasse avere ancora per cinque anni un comico al governo.

 

http://it.youtube.com/watch?v=gIS7SF5SGa4

Uòlter si è fermato a Eboli

di Marco Travaglio (Unità 5 marzo 2008)

Non si può negare che Uòlter sia stato di parola, quando annunciava un profondo rinnovamento delle candidature del Pd rispetto alle liste un po’ ammuffite dei Ds e della Margherita alle elezioni del 2006.

Molti giovani, molte donne, molti volti nuovi (almeno per la politica) negli elenchi stilati l’altroieri, proprio mentre il Cainano, anzi il Cainonno rendeva significativamente visita al Partito dei Pensionati.

Ma c’è un ma grosso come una casa, che riguarda il Sud. E soprattutto la Sicilia, la Calabria e la Basilicata, le tre regioni più devastate negli ultimi anni dagli scandali di malapolitica e malasanità. Qui il rinnovamento, a essere generosi, s’è fermato a metà.

In Lucania si ricandidano gli indagati Margiotta e Bubbico.

Ma il peggio accade in Sicilia, dove le liste sono state compilate dal leader del Pd Francantonio Genovese, con la consulenza pare- di due vecchie volpi come Totò Cardinale (Margherita) e Mirello Crisafulli (Ds). Crisafulli naturalmente nelle liste c’è, sebbene nel 2001 fosse stato filmato dalle telecamere nascoste dai carabinieri mentre incontrava e baciava in un hotel di Pergusa il boss di Enna, Raffaele Bevilacqua, già condannato per mafia, reduce dal soggiorno obbligato e in quel momento agli arresti domiciliari, col quale parlava di appalti e assunzioni, dandogli del tu. In lista c’è anche Genovese, sindaco di Messina, titolare di un discreto conflitto d’interessi riconosciuto anche da Violante (”la nuova legge sul conflitto d’interessi dovrà valere non solo per Berlusconi, ma naturalmente anche per il sindaco di Messina”). Genovese infatti è socio della ditta di traghetti che di fatto ha il monopolio dei trasporti dal porto messinese a quello di Salerno ditta che ha come socia di maggioranza la famiglia Franza, tant’è che Genovese è stato ribattezzato “Franz-antonio”). E qualche mese fa aveva proposto di imporre un ticket agli automobilisti e ai camionisti di passaggio: ottima scelta ambientalista, se non fosse che il sindaco promotore del ticket e l’esattore delegato a riscuoterlo potrebbero essere la stessa persona: l’ottimo Franz-Antonio, in società -si capisce- coi Franza.

Quanto a Cardinale, essendo un veterano del Parlamento, ha ceduto il passo alla figlia Daniela: per lui il seggio è ereditario.

Nelle liste siciliane del Pd trovano posto anche Nuccio Cusumano, arrestato nel ’99 a Catania per concorso esterno in associazione mafiosa a proposito degli appalti truccati dell’ospedale Garibaldi: poi è stato assolto per la prima accusa, mentre la seconda è caduta in prescrizione. Uno dirà: niente condanna, dunque candidatura. Ma allora come si spiega la presenza, nelle stesse liste siciliane, del margherito Enzo Carra, condannato a 1 anno e 4 mesi per false dichiarazioni al pool di Milano, praticamente per aver tentato di depistare le indagini sulla maxitangente Enimont?

Non si era detto: niente condannati, nemmeno in primo grado? O si vuole forse sostenere che mentire sotto giuramento alla Giustizia non sia un reato grave?

Bill Clinton, per aver mentito sotto giuramento al Gran Giurì sulla sua fedeltà matrimoniale e non in veste di testimone, ma di indagato rischiò di giocarsi la presidenza. Completa il quadro dei sicuri rieletti in Sicilia Luigi Cocilovo (assolto da una mazzetta da 350 milioni di lire solo perché era cambiata la legge e le dichiarazioni del suo accusatore non potevano più essere usate contro di lui, ma solo contro il suo corruttore, regolarmente condannato per averlo corrotto). Tutte scelte difficili da spiegare, soprattutto se si pensa che non è stato ricandidato Beppe Lumia, vicepresidente dell’Antimafia, che da anni vive sotto scorta per le minacce dei clan.

E nemmeno un altro simbolo delle battaglie per la legalità come Nando Dalla Chiesa. Il leader della Confindustria Ivan Lo Bello, in prima linea contro il racket, ha subito protestato. E quando la politica prende lezioni di antimafia dalla Confindustria…

La corazzata Mimum ( c’è sempre qualcuno che fa per te il lavoro sporco)

Come ogni mattina guardo la rassegna stampa del tg5.

L’articolo di testa, in tutti i i giornali, riguarda il ritrovamento dei cadaveri dei due poveri bambini di Gravina di Puglia scomparsi da tempo.

Tranne che per due giornali: Il Giornale e Libero

Che, come sempre, sono presentati alla fine della rassegna stampa, in ossequio alla teoria, di cui il direttore del tg5 Mimum è il massimo alfiere, secondo la quale ciò che è presentato in coda al servizio convince di più di quello che viene raccontato all’inizio.

Di cosa parlano i due giornali stamattina?

Del pessimo affare che ha fatto Veltroni imbarcando i radicali.

Il pretesto è l’articolo di Famiglia Cristiana che ha definito il Pd «un pasticcio veltroniano in salsa pannelliana».

Il titolo del Giornale è Quei cattolici prigionieri.

Quello di Libero è “La cretinata di Veltroni”.

Nel frattempo Berlusconi racconta in giro che sta facendo una campagna elettorale all’insegna del fair play.

Io penso che, come sempre, quando si hanno grandi mezzi, c’è sempre qualcuno disposto a fare per te il lavoro sporco.

E sogno di svegliarmi almeno per un giorno nella Spagna di Zapatero, dove nessuno dei candidati in corsa oer la leadership nazionale possiede mezza televisione.

Dove nessuno pensa che i cattolici siano prigionieri di qualcun altro.

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Ma c’è anche qualcuno che gli dice di stare zitti quando esagerano.

Miccichè: ho ceduto…con fermezza

Prima di partire per Roma, per l’incontro decisivo con Berlusconi, Gianfranco Miccichè, presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, autoproclamatosi campione dell’anticuffarismo, traquillizza i supporter nel suo blog.

Nessun cedimento.

Non accetterà la candidatura di Lombardo, sponsorizzata da Cuffaro. Ha già rinunciato alla propria candidatura, ma indicando in Stefania Prestigiacomo la soluzione di compromesso. Più in là di così non andrà per nessuna ragione al mondo.

Il titolo del post è

IO PROMETTO, FERMEZZA…

Proprio così.Con la virgola a separare il verbo promettere dal sostantivo fermezza e con i tre puntini di sospensione dopo la parola fermezza.

Il testo del post ? Eccolo:

Non solo non ho mollato, ma mi sento più carico che mai.Non lasciate spazio alle delusioni.[…]Comunque vadano le cose, sarò schierato contro il cuffarismo. Dobbiamo prometterci fermezza reciproca! Io prometto.
state tranquilli non mollo!
A stasera.

Come sia andata lo sappiamo.

Ha affrontato Berlusconi a muso duro e …ha ceduto.

Con fermezza, naturalmente!

Cuffaro nel frattempo  se la ride alla grande.