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Inaugurazione
Mai allestita una mostra personale di pittura in vita mia. Prima di ieri sera. Adesso so cosa si prova. Mettere in mostra (e provare a vendere ) un quadro è un po’ come quando ti esce di casa un figlio. E’ stato in famiglia per anni, ma è arrivato il momento, per lui, di andare in giro solo con le sue gambe. Ti chiedi se gli altri lo apprezzeranno o lo ameranno come lo hai amato e lo ami tu. Certo, tu hai messo al mondo, sia il figlio che il quadro, con le migliori intenzioni. Avevi un progetto preciso per lui ( sia per il figlio sia per il quadro). E sai anche che avere un progetto preciso a volte non dà la certezza di realizzarlo…. Ma mentre quando ti esce di casa un figlio, sai già che il non vederlo più come prima ti darà inevitabilmente un dispiacere, quando qualcuno apprezza un tuo quadro fino al punto di decidere di appenderlo in casa sua, questo fatto ti appare positivo senza riserve: sai che con quella tela e quei colori tentavi di trasmettere, con i mezzi a tua disposizione, una tua piccola visione, un messaggio: verificare che è stato raccolto ti conforta e ti rallegra. Questo per dirvi che già al primo giorno di esposizione un terzo dei quadri ha trovato una nuova casa. In qualche caso si tratta di amici miei, presumibilmente mossi da indulgenza nei miei confronti. Ma ( sorpresa!) qualche quadro è stato acquistato anche da perfetti sconosciuti. Mi sa che continuerò a dipingere ( è chiaro che è una minaccia…) |
Le lettere d’amore sono ridicole
Si chiama Ofelia Queiroz, ha diciannove anni, è fresca, carina, spigliata e, contro la volontà dei suoi genitori, ha deciso di trovare un impiego.
Conosce il francese, sa scrivere a macchina e sa anche qualche parola di inglese.
Viene assunta in una piccola azienda commerciale.
Il primo giorno conosce un collega.
E’ un uomo vestito tutto di nero, con gli occhiali, un cappello con la falda alzata ed una cravatta a farfalla.
E’ Fernando Pessoa, il più grande poeta portoghese del ‘900, ed ha già perso la testa per lei.
Iniziano così le schermaglie amorose fra i due due. E’ quello che in portoghese si chiama il namoro, il periodo in cui si manifesta quell’attrazione reciproca che poi darà luogo al fidanzamento vero e proprio
Il poeta è di diversi anni più vecchio, ma non si sottrae al gioco degli sguardi, dei baci in punta di labbra tra una scrivania e all’altra, dei bigliettini.
I due si scambiano anche una infinità di lettere d’amore.
Nel dicembre del 1920 Ofélia decide di mettere un punto, stanca di essere presa in giro dall’insicurezza surreale del poeta.
“Una donna che crede alle parole di un uomo, non è che una povera idiota; se un giorno vedeste qualcuno che finga di portare alle labbra una bevanda avvelenata a causa sua, rovesciategliela velocemente in bocca perchè libererà il mondo da un impostore in più.”
Conclude così la sua ultima lettera.
D’altronde quale donna non diffiderebbe degli slanci amorosi di chi ha scritto una poesia come quella che riporto qui sotto?
Tutte le lettere d’amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d’amore se non fossero
ridicole.
Anch’io ho scritto ai miei tempi lettere d’amore,
come le altre
ridicole.
Le lettere d’amore, se c’è l’amore
devono essere
ridicole.
Ma, dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d’amore
sono ridicoli.
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d’amore
ridicole.
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere d’amore
ad essere
ridicoli.
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