Archivi tag: Flaiano

L’amore è una scelta ed, essendo una scelta, non può essere altro che una… pessima scelta.

flaiano-sorride Chi mi ama mi preceda. Ormai non desidero che ciò che mi viene ripetutamente offerto.

Nessuno meglio di Ennio Flaiano ha saputo cogliere le melanconie della mezza età.

Come al solito, c’è molta verità in questa frase.

L’amore è una scelta.

Essendo una scelta, non può, come diceva Proust, essere altro che una pessima scelta.

Accade così che, o sfiduciati dalle esperienze precedenti o semplicemente per l’aver perso mordente nell’assumere decisioni importanti, arrivati ad una certa età, tendiamo a lasciare agli altri l’iniziativa.

Salvo eccezioni….

Come ricordiamo un amore?

Spesso il futuro ci dà le vertigini, non riusciamo ad immaginarlo privo di qualcosa che a lungo ha fatto parte di noi.
Ricordare cio’ che è stato sembra un modo per riempire quel vuoto.
Ma, diceva Flaiano, “i ricordi spesso si trasformano a nostro danno, adulandoci”
Basta allontanarsi un po’ dal teatro di un amore per vederlo scintillante e irripetibile, per dimenticare che ci sono stati anche gli affanni, i momenti di stanca, le serialità.

Foscolo? Uno scimpanzè. Pascoli? Un essere infantile. D’Annunzio? Esibizionista e iettatore. Parola di Gadda

“Immancabilmente in abito completo blu ben stirato, camicia bianca e cravatte deplorevoli acquistate ( forse da lui solo) in un sonnolento magazzino giù per via della Mercede, e un fazzolettino candido ad angolo retto nel taschino. Scarpe ovviamente nere e lucidatissime”

Così ci viene descritto Carlo Emilio Gadda nel bellissimo libro che Alberto Arbasino gli ha dedicato, “L’ingegnere in blu”

Sono gli anni ‘50, Roma è ancora la città più bella del mondo e Gadda ha finalmente trovato lì il suo habitat naturale.

Assunto dalla Rai per i servizi di cultura del Terzo programma radiofonico, entra in contatto con tutti i personaggi dell’ambiente letterario della capitale.

Non ha ancora pubblicato Quer Pasticciaccio brutto de via Merulana, il libro formidabile con il quale, lui così compassato e timido, irromperà nella letteratura della seconda metà del Novecento diventandone assoluto protagonista.

Nei circoli letterari gli preferiscono Moravia, Landolfi, Brancati, Commisso e Soldati. Il Corriere della Sera non pubblica i suoi elzeviri.

Consapevole del suo valore, Gadda non può che dispiacersi di questa evidente sottovalutazione del suo talento.

Ma all’improvviso, senza che egli abbia in alcun modo cercato o fors’anche pensato di “autopromuoversi” ( come si direbbe oggi e certo non si usava dire allora) un gruppo di giovani letterati prende a considerarlo come un maestro.

Così scrive Arbasino:

“Carlo Emilio Gadda aveva più di sessant’anni, scriveva da più di trenta, e non aveva ancora pubblicato in volume il Pasticciaccio[…] quando i ventenni degli anni Cinquanta scoprirono la sua posizione ‘centrale’ nella nostra letteratura contemporanea.

E sull’entusiasmo per la stupenda Adalgisa, per le mirabili Novelle del Ducato in fiamme, lo dichiararono massimo autore italiano del mezzo secolo, con immenso dispetto di tutti gli altri”.

Gadda non lo dà a vedere, ma è felice di questa considerazione.

Per moltissimi anni è stato considerato semplicemente un outsider, un eccentrico arrivato tardi alla letteratura.

A questa fama di dilettante ha contribuito non tanto la sporadicità delle sue pubblicazioni, quanto il suo titolo di ingegnere : laurea presa non per vocazione , ma per necessità di sostentamento della famiglia d’origine (media borghesia travolta dalla crisi economica del primo dopoguerra) ed esercitata solo per pochi anni.

Arbasino commenta: “Come se il caso Svevo non insegnasse mai nulla”.

E in effetti è singolare, ma i due narratori più dotati del nostro Novecento, Svevo e Gadda, sono due outsider: il primo fa l’industriale ( e ancora oggi se entrate da un ferramenta trovate le vernici “Veneziani” prodotte dalla fabbrica del suocero di cui Svevo era uno dei dirigenti) il secondo è ingegnere.

Il libro di Arbasino ci porta in un mondo favoloso che non esiste più, anche se resistono i suoi templi: il mondo dei circoli letterari romani degli anni Cinquanta, quello che gravitava intorno al Caffè Rosati e al ristorante il Bolognese di Piazza del Popolo, che frequentava i tè domenicali di Emilio Cecchi e di sua moglie Leonetta Pieraccini, che si attavolava in Trastevere nelle sere d’estate.

Un mondo di cui fanno parte una serie di personaggi mitici come Alberto Moravia, Elsa Morante ( che l’ingegnere chiama ‘ Elsina’), Attilio Bertolucci, Guttuso, Piovene, Bassani ( “il primo paltò di cammello della letteratura del dopoguerra”) Pasolini ( “che doveva scappare prima del dolce perchè sennò i ragazzini non lo aspettavano”), Parise.

Un mondo in cui ai letterati famosi si affiancano presto i cinematografari (Antognoni, Fellini, Visconti) ed uno dei principi della scrittura cinematografica, quell’Ennio Flaiano implacabile nell’appioppare soprannomi a destra e a manca: l’ Incantatore di Sergenti, Pancia Competente, l’Antico Tastamento, il Dandy Cariato, il Latrin Lover, il Giardino dei Finti- Pompini.

Ma più che nella rievocazione dei piccoli aneddoti e delle folgoranti battute, il libro è godibile nel riferire i giudizi precisi e a volte taglienti di Gadda sui colleghi, soprattutto sui grandi della letteratura italiana.

Tra i più ammirati dall’Ingegnere Don Lisander ( come era solito chiamare Alessandro Manzoni), ma quello de “I promessi sposi”, non quello enfatico del 5 maggio o degli Inni sacri.

“Se un Dio estetico mi domandasse in quale personaggio de I promesssi sposi vorrei identificarmi, risponderei subito: Don Abbondio!… per la sua povertà disarmata, la sua paura fisica, la sua ragione stessa d’aver paura, per la confessione che fa a se stesso della sua reale condizione umana. E’ quello che vede più chiara la sua posizione…vera mancanza di spirito esibitivo, narcisistico, gratuito, il più vicino alla mia mancanza di teatralità, di messa in scena”.

Ugo Foscolo?Uno dei personaggi meno accattivanti della Letteratura Italiana” Gadda si diverte a chiamarlo il Basetta, a dargi dello scimpanzè, del roditore, gli attribuisce scaltrezza, teatralità, opportunismo, ne deride l’enfasi, ne bolla gli errori marchiani, lo definisce, insieme con il Carducci, “il più grande strafalcionista del lirismo italiano ottocentesco”

Giovanni Pascoli? Apprezzabile dal punto di vista estetico il suo sforzo per rinnovare il linguaggio della poesia, encomiabile, sul piano etico,  il suo avvicinarsi alle sofferenze degli umili. Ma quanto infantilismo c’è in questo vecchio signore che passa la vita tra cupi giochi bambineschi con le ormai avvizzite sorelle, tra ridicoli vezzeggiativi e assurde gelosie! Quanta infantile scioccaggine nel suo tentativo di tradurre in poetiche onomatopee il verso degli uccelli!

D’Annunzio? Esibizionista, narciso, retorico e falso quando evoca il suo Abruzzo. Dubbi anche sul suo profilo eroico. Scherno sulla sua fama di iettatore ” I soldati non lo nominavano mai nelle loro canzoni e al sentirlo nominare si toccavano le stellette. Del resto amava circondarsi di decori funebri, di sarcofaghi, di lampade votive…”

Un libro imperdibile.

Flaiano, che lungimiranza! Aveva previsto tutto dell’Italia ( o quasi)

Ennio Flaiano è stato uno scrittore attento, oltre che intelligente ed arguto.

E’ morto nel 1972, quando ancora non esistevano le tv commerciali.

A quell’epoca Berlusconi era uno sconosciuto palazzinaro con molte idee per fare i dane’ e nessun grillo politico per la testa.

Flaiano non lo conosceva e probabilmente nemmeno ne ha mai sentito parlare.

Ma ha scritto questa piccola profetica frase:

“Fra 30 anni l’Italia

non sarà come

l’avranno fatta i governi,

ma come l’avrà fatta la tv.”

Quello che non immaginava, perchè perfino la sua lungimiranza non poteva arrivare ad una simile illuminazione, era che si sarebbe arrivati anche ad un’epoca in cui la tv avrebbe fatto oltre che l’Italia, i governi.

La situazione è grave ma non è seria ( il paese dei cannoli)

Casini persevera diabolicamente nell’errore e proclama a gran voce che, dimettendosi, Cuffaro ha dimostrato responsabilità e senso delle istituzioni.

La realtà è un’altra: Cuffaro si è dimesso per evitare che andassero  a buon fine le iniziative avviate per rimuoverlo dalla carica.

Nel frattempo si disperano nell’ordine :

Flickr image1) il pasticcere che ha fatto i cannoli, amico d’infanzia di Cuffaro: sapeva che erano un dolce impegnativo da digerire, soprattutto se mangaiato a metà mattina, ma non immaginava che quelli destinati all’amico Totò gli si sarebbero messi così di traverso sullo stomaco ;

2) Gli amici di Raffadali, paese natale di Totò, che hanno comprato i cannoli: mai avrebbero immaginato che ci fosse qualcosa di male a festeggiare i cinque anni di carcere; fiduciosi com’erano nel discernimento del loro compaesano e, avendolo visto raggiante per la condanna, avevano pensato di fargli cosa gradita…

Flickr image3) I siciliani onesti ( quelli che i mass media capaci di resistere a tutto tranne che alla tentazione dei luoghi comuni amano definire “la stragrande maggioranza dei siciliani”): il fatto che abbia fatto il giro del mondo la foto del loro Governatore intento a “festeggiare” la condanna non li entusiasma per niente.

…………………………………………………………………………………………………………………………………….

P.S.

Flickr imageLa spazzatura a Napoli, i cannoli a Palermo, la lottizzazione della Asl: tre simpatiche vicende emerse in questo primo scorcio di 2008 che dimostrano una volta di più che , come diceva Flaiano, in questo Paese, la situazione è grave, ma non è seria.

Povero Kafka! ( lettera ad una studentessa)

Lettera ad una studentessa che sta preparando una tesi su Kafka:

Flickr image

“Cara G.

             non puoi dire che Kafka è soltanto

“uno degli scrittori più

rappresentativi di inizio novecento”!!!.

Mi sembra un giudizio tiepido e ingeneroso.

Kafka non solo è il dominatore della letteratura del 900 , ma anche l’interprete più autentico delle inquietitudini di quel secolo( tra l’altro ancora in parte presenti in questo!).

Proust che pure, a mio avviso, lo sopravanza di poco e che ha scritto le sue opere più importanti esattamente nello stesso periodo ( La strada di Swann è del 1914) non è così moderno e attuale come lui riesce ad essere ancora adesso a 90 anni da quando ha scritto.

Più calore, cara G. , per il povero Kafka!

Era un impiastro totale come uomo e come fidanzato, lo so e questo forse ti condiziona nel giudizio ( lo vorresti più uomo).

Ma la sua grandezza sta proprio in questo. Se la sua capacità di scrittura ed il suo enorme talento visionario, avessero avuto alle spalle una visione serena dell’esistenza, sarebbe stato un piacevole giocoliere della parola, non un titano della letteratura.

Pensa piuttosto alla sfiga di quelli che sono scontenti e tormentati e non sono nemmeno in grado di raccontarlo decentemente !

Flickr image

Se la ricetta per diventare un grande scrittore fosse solo quella di avere un padre invadente, uno schiacciante senso di colpa, una fidanzata ansiosa di convolare a “ingiuste nozze”, una madre impicciona e una salute cagionevole, troppi ce ne sarebbero di grandi scrittori!

Da parte mia, non avendo il talento dello scrivere, almeno posso consolarmi della mia visione non catastrofica della vita, di aver risolto per tempo “il conflitto con il Padre” e di avere una discreta salute.

A presto.

F.

A proposito dei desideri di inizio anno

Flickr image
Buttando giù qualche idea per un romanzo, Flaiano scrive alcune note sui personaggi che lo animeranno:
“L’eroina diventa uomo e l’eroe si scopre pederasta.La loro cameriera diventa attrice e viene ricevuta dal papa.

La puttana, ardente monarchica, fonda un circolo letterario e diventa senatrice.

L’ingegnere scopre la pittura e ci si rovina.

Un vecchio ritorna bambino e si innamora della maestra a cui lo affidano..

….Tutti- e questo è il bello del romanzo- sono infine felici, perchè la felicità e nella trasformazione, nel transito.”

Come spesso succede, Flaiano coglie nel segno.

E’ importante viaggiare, non arrivare.


Flickr image

Truman Capote nel suo ultimo romanzo, ” Preghiere esaudite”, ci ricorda la massima di Santa Teresa d’Avila:

“Sono state versate più lacrime per le preghiere esaudite che per quelle non esaudite”

Come a dire : cosa ci resta della vita, se smettiamo di desiderare?