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“Talvolta il desiderio di te mi prende alla gola” parola di Franz Kafka

Franz Kafka, dopo pochissimo tempo dall’inizio del suo rapporto epistolare con Felice Bauer le chiede un ritratto ( lei abita a  Berlino e lui a Praga, a 800  km  di distanza e in cinque anni di fidanzamento di vedranno per pochissimi giorni, pur scrivendosi centinaia di lettere v. il mio post qui )

Ecco come si approccia al tema lo scrittore:

Allego un mio ritratto, potevo avere cinque anni, il broncio allora era uno scherzo, oggi lo considero segreta serietà

Segue il preannuncio dell’invio di una sua foto più recente e, in chiusura della lettera, la richiesta di una foto dell’amata, anche solo in prestito.

Viene accontentato con l’invio, in occasione del Natale di un piccolo portafogli con la foto di Felice.

La lettera, spedita il giorno di Santo Stefano, inizia così con una esplosione di riconoscenza e di gioia:

Il piccolo portafogli che mi hai regalato è miracoloso. Mi fa diventare un altro, un uomo migliore, più tranquillo. La possibilità di guardare il ritrattino dovunque io sia o almeno di estrarre il portafogli […]è anch’essa una nuova felicità che devo a te.”

La lettera si chiude in maniera scherzosa:

Quando passi dal tuo fotografo digli che nessuno dei suoi ritratti riceve tanti baci quanto questo” .

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Il “miracolo” del ritratto continua anche nei giorni successivi. Per giorni e giorni Kafka continua a tenere quel ritratto a portata di mano, per tirarlo fuori in qualsiasi momento.

Talvolta il desiderio di te mi prende alla gola. Apro subito il portafogli e tu appari immediatamente cara e gentile al mio sguardo insaziabile […] Ti propongo di scambiare questi ritrattini una volta la mese. Tu ti modifichi, la stagione avanza, porti altri abiti…no,no cara, pretendo troppo, mi smarrisco. Devo essere contento di possedere questo ritrattino, del quale ti dovrei ringraziare in tutte le mie lettere”.

Le fotografie che gli arrivano da Berlinoportano quasi al parossismo il suo sentimento di attrazione nei confronti di Felice, ma sono, come le lettere, un modo per tenerla a distanza.

In fondo solo 8 ore di treno separano i due innamorati: se Kafka volesse , non gli mancherebbero certo i mezzi ed il tempo per raggiungerla.

Ma la vera fidanzata di Franz è la letteratura…

Un uomo alla finestra ( essere Kafka)

C’è in Kafka una grande avversione per qualsiasi tipo di fisicità.
L’educazione repressiva e gli atteggiamenti ansiosi del padre (v. il bellissimo “Lettera al Padre”) hanno creato in lui un gigantesco senso di colpa, che si riversa sulla sfera dell’eros.
Il pensiero di avere un rapporto fisico con una donna lo atterrisce, ma lo turba enormemente anche il suo essere un uomo socialmente monco e inutile, incapace di accoppiarsi e di avere una famiglia.

Il vero polo d’attrazione della sua vita è la scrittura, l’attività cui vorrebbe dedicarsi in maniera assoluta e monacale

Sente, tuttavia, che la scrittura non può essere, come vorrebbe, il centro della vita, ma soltanto un piacere da concedersi dopo che si è dato spazio al dovere.

Cioè al suo lavoro di funzionario di una compagnia di assicurazioni.
Cioè ai suoi tentativi di approdare ad una vita “normale”

Il dramma di Kafka è proprio questo.

L’amore gli appare sia la possibilità di arrivare finalmente nella Terra di Canaan, quella dove abitano gli uomini e le donne reali che si accoppiano e procreano , sia il momento della definitiva perdizione e rovina, l’addio crudele ad una missione che sente molto più congeniale alle sue attitudini e alle sue forze, quella della scrittura.

Due sono i grandi amori della sua vita.

In entrambi i casi si tratta di donne che vivono a parecchie centinaia di chilometri da Praga: Felice abita a Berlino, Milena a Vienna

In entrambi i casi il rapporto con l’amata ha il suo momento di massimo pathos nella scrittura. In quegli epistolari , c’è uno slancio infinito, un’immaginazione incontenibile, molto più grande di quella messa in opera nei romanzi .

Kafka vive esclusivamente nell’attesa di scrivere alla donna che ama e di riceverne le lettere.

Quando il rapporto, per l’ insistenza della donna amata, si avvicina ad una qualsiasi forma di stabilità e concretezza, lui preferisce troncare.

In entrambi i casi è la malattia che lo consuma la causa apparente della rottura.

In realtà quello che lo spinge a chiudere questi rapporti è il desiderio di tornare a se stesso, di ritrovarsi senza fardelli sia come uomo sia come scrittore.

Un’ultima considerazione.
Il complesso di colpa, proprio per i prezzi che ha saputo esigere nella vita di Kafka, ha limitato enormemente la sua produzione letteraria: restano alcuni splendidi racconti e tre romanzi, di cui uno solo portato a termine.

Ma, senza quel mostruoso senso di colpa, che ne sarebbe dell’opera di Kafka?

Lo considereremmo, come lo consideriamo oggi, uno dei grandissimi del Novecento?

Penseremmo a lui come ad uno scrittore attualissimo, nonostante il secolo che è passato da quando ha scritto i suoi libri?