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“Da vent’anni il “tumore” sono Ligresti e i La Russa”

di Gianni Barbacetto e Silvia TruzziIl Barone neroli ha conosciuti tutti.Tomaso Staiti di Cuddia delle Chiuse, nobile famiglia trapanese, lunga militanza nel Msi, li ha visti da vicino i fascisti con le mazze, quelli con il doppiopettoe quelli che, dopo la fine del Movimento sociale, si sono costruiti posizioni di potere, fino a finire in cella: e (come Franco Nicoli Cristiani a Milano o Franco “Batman” Fiorito a Roma), non per qualche scontro di piazza.
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“Nel 1989 rilasciai un’intervista a l’Europeo in cui indicavo quelli che ritenevo essere i mali di un partito – il mio, l’Msi – che non aveva saputo rinnovarsi
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C’era un tumore a Milano, nutrito dai legami tra la famiglia La Russa e i Ligresti. Il combinato disposto tra politica e affarismo: questo tumore ha provocato metastasi. La politica è diventata uno strumento di affermazione sociale per morti di fame spirituali, che vengono ricoperti di soldi, ma restano morti di fame”.
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Perché La Russa e Ligresti?
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La decisione di far diventare Gianfranco Fini segretario, per esempio, fu presa a Taormina in un albergo di Salvatore Ligresti, presenti il senatore Antonino La Russa, suo figlio Ignazio, Giorgio Almirante e Pinuccio Tatarella.
Quando poi i figli adottivi di Almirante fallirono con la concessionaria di auto Lancia a Roma, furono salvati da Ligresti, che diede loro un’agenzia della Sai. Il male affonda lì. Sono moralista? Magari sì, ma a Milano, per vent’anni, tutto un mondo è stato nelle mani della famiglia La Russa: da Michelangelo Virgillito a Raffaele Ursini, fino a Ligresti.
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Lei fu vicino a un personaggio contiguo a questo mondo, Filippo Alberto Rapisarda.
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A metà degli anni 80, lui era latitante a Parigi, mi chiamò in ufficio. Sostenni la sua battaglia contro le banche. Ma presi un abbaglio: era un megalomane che per certi versi ricorda Berlusconi. Mi affittò un appartamento nel suo palazzetto di via Chiaravalle (dove poi nacque il primo club di Forza Italia).

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Chi frequentava il palazzetto secentesco di via Chiaravalle?

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Ministri, sottosegretari. Ma anche Alberoni, Sgarbi, Micciché. E Dell’Utri, che conoscevo perché me lo aveva presentato Rapisarda che mi aveva anche raccontato che Dell’Utri aveva fatto arrivare a Berlusconi i soldi della mafia.

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 I La Russa quando li conobbe?

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 Sono arrivato a Milano nel 1966. Allora il padre Antonino era il consigliori di Virgillito. Il figlio Ignazio faceva invece il contestatore. Ma quando presentai in Consiglio comunale un’interrogazione su un immobile dell’Ospedale Maggiore stranamente finito nelle mani di Ligresti, fui affrontato, a un comitato centrale del Msi a Roma, da Antonino. Stavo parlando con Walter Pancini (oggi direttore generale di Auditel). Antonino mi disse, in siciliano: “Bella questa giacca. Sarebbe un peccato rovinarla con due buchi”.

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È vero che prese a schiaffi Ignazio?
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 Sì sì, faceva il bulletto. Fu verso la fine degli anni 80 durante una direzione provinciale del partito. Lui non m’invitava mai, anche se io ne avevo diritto visto che ero in direzione nazionale e deputato. Aveva una strategia di conquista del potere nel partito per arrivare poi alla conquista delle istituzioni. All’ennesima battuta, mi alzai e gli diedi quattro schiaffi.

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E lui?

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 Incassò, senza dire una parola.

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   L’ha stupita scoprire che si comprano voti dalla ‘ndrangheta in
Lombardia?

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 No, conosco bene Milano. E avevo annusato le infiltrazioni mafiose. Nella campagna elettorale del 2011 per il Comune di Milano, ho dato una mano a Barbara Ciabò (lista Fini). Due giorni prima del voto mi disse: “Vedrai, non ce la farò perché Sara Giudice ha 3/400 voti di case popolari abitate da calabresi”.

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 E Formigoni?

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Lo conobbi quando era deputato e sculettava nel transatlantico di Montecitorio.

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   Oggi, dopo una strenua resistenza, dice che vuole il voto…

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 Sta trattando su diversi fronti. Lui è l’espressione di quella che io chiamo associazione per delinquere di stampo cattolico. A Milano si è divisa gli affari con Ligresti, Moratti e i poteri di cui l’Expo è uno dei risultati.

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   Che effetto le fa il Consiglio regionale imbottito di indagati?

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Compio 80 anni tra un mese, eppure riesco ancora a scandalizzarmi. Quando ho appreso quello che è accaduto, non credevo alle mie orecchie. Vede, ho fatto il capogruppo in Consiglio comunale a Milano e ci davano una stanza e un’impiegata. Ho fatto il deputato a Roma e mi davano 150 mila lire per ogni giorno che stavo a Roma e un milione per i collaboratori, di cui dovevo presentare i contratti al partito.
Poi il berlusconismo ha creato danni irreparabili: modificazione antropologica della società attraverso le tv e inquinamento della politica con la dimostrazione che si può fare tutto impunemente. Ha portato nel partito frotte di impresentabili. Ma li vedete come vanno vestiti? Con questi gessati Palermo da finti gangster anni Trenta. È la politica dell’sms: soldi-mignotte-salotti tv.

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   Ora che succederà?

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   Nelle famiglie nobili di un tempo, si sposavano spesso tra consanguinei. E a un certo punto si sperava che lo stalliere mettesse incinta la marchesa o la baronessa per portare un po’ di sangue nuovo. Spero che arrivi un centinaio di deputati grillini… Tutto il resto mi sembra l’acqua pestata nel mortaio. A Milano siamo solo all’inizio: ne vedremo delle belle, anche dal punto di vista giudiziario.

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E che ci dice della Santanche’?

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   È un altro dei regalini di La Russa. I due hanno siglato un patto politico-mondano-commerciale. Ignazio l’ha portata a Milano, dove è diventata consigliere provinciale, e nel frattempo sovraintendeva agli “eventi” (parola insopportabile) del partito.
Intanto La Russa, dopo una ripulita e un passaggio da un sarto degno di tale nome, è entrato nei salotti buoni. A Cortina, in Sardegna. Lei ama dire che viene dalla società civile, io preferisco dire dalla società incivile, viste le frequentazioni (con Briatore, per esempio) di quando era ragazza e non ancora del tutto plastificata.

Effetto Veronica: le Veline in lista c’erano, Silvio le fa cancellare nella notte.

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Martedì 27 aprile: Ecco cosa scrive il Giornale ( che fu di Montanelli e adesso è’ guidato da Mario Giordano) sulle candidature alle europeee del PdL:

Continuano le polemiche sulla presenza di volti noti della televisione e dello spettacolo senza nessuna esperienza politica, che la settimana scorsa hanno partecipato al seminario per diventare europarlamentare organizzato dal Pdl nella sede nazionale di Forza Italia. Tra le “iscritte” al corso di formazione, viene ancora data in pole position nella circoscrizione elettorale Sud Barbara Matera, l’ex annunciatrice Rai, che ha partecipato nel 2000 all’edizione pugliese di Miss Italia. Rumor e pettegolezzi In questi giorni i rumor davano in lizza per lo scranno a Strasburgo anche Angela Sozio, “la rossa” del Grande fratello, e l’attrice Camilla Vittoria Ferranti, ma le loro quotazioni sono in ribasso, mentre l’avrebbe spuntata Eleonora Gaggioli al Centro

Il giorno dopo, sempre sul Giornale prende la parola Maria Giovanna Maglie per contestare l’articolo di Sofia Ventura apparso su FareFuturo, la rivista che ha come politico di riferimento Gianfranco Fini, contro le candidature prelevate dal mondo dello spettacolo. Che dice la Maglie:

Forse è un attacco preciso ai nomi delle possibili candidate del Pdl alle prossime elezioni europee. Nei giorni scorsi, infatti, si è saputo che potrebbero essere inserite in lista per un posto a Bruxelles Angela Sozio, ex partecipante alla terza edizione del Grande Fratello, Barbara Matera, attrice in «Carabinieri», Camilla Ferranti, ex tronista di «Uomini e donne», ed Eleonora Gaggioli, attrice di fiction televisive.

Perchè cito questi due articoli?

Perchè sono la prova che le dicerie sulle candidature delle “veline” non le hanno messe in giro solo i giornali della Sinistra, come sostiene Silvio Berlusconi, ma anche quelli di destra.

Ma cosa scrive oggi il Giornale di Famigli(a)?

Ecco cosa scrive Maria Givanna Maglie:

Dalla lettura finalmente ufficiale, e fuori dai malevoli gossip, delle candidature femminili alle elezioni europee, apprendiamo che molto fu fumo, e chiacchiere, e le consuete leggende metropolitane sul Cavaliere del cialis.

Molto fu fumo? E chi ha provveduto, insieme agli altri a diffondere quel fumo se non, tra gli altri, come dimostrano gli articoli di pochi giorni prima, Il Giornale stesso e Maria Giovanna Maglie in persona?

Il fatto, come risulta leggendo i giornali che raccontano i fatti per come sono accaduti e non per come il premier vorrebbe fossero raccontati, è un altro.

Quelle candidature indecenti c’erano.

Il premier le ha fatte trapelare apposta per “vedere l’effetto che fa”  ( ormai conta a tal punto sull’indifferenza morale del paese e sulla propria popolarità da non trattenersi più su nulla).
I giornali che lo sostengono, come dimostra l’articolo della Maglie, erano pronti a dufendere quelle canddidature  a spada tratta, come dimostra già da solo il titolo dell’articolo della Maglie dell’altro ieri:” I pensatori di Fini mettono il burqa alle donne in politica”.

Poi, siccome il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi, all’ultimo momento questo ennesimo capitolo della mignottocrazia ( per usare il termine coniato da Paolo Guzzanti) c’è stato risparmiato.

Veronica ( oggi lapidata da “Libero” con una volgarità da caserma) ha deciso di uscire allo scoperto e Silvio è stato costretto a correre ai ripari, dando ordine di “ripulire” le liste.

Bisogna cui si è provveduto affannosamente nel corso della notte, praticamente  in limine mortis, visto che ieri era l’ultima data utile per la presentazione delle candidature.

I collaboratori di Berlusconi , che avevano cercato di dissuaderlo dalle scelte più imprudenti, tirano un sospiro di sollievo e ringraziano la “signora”.

Non nuovo ad imprudenti uscite off records Ignazio La Russa, non accorgendosi di un giornalista in ascolto, si lascia infatti andare ad una battuta rivelatrice : “Noi tre ( si riferisce a se stesso e agli altri due coordinatori del Pdl) abbiamo lavorato bene, ma c’è una signora che ha lavorato meglio di noi”