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Godo Alfano

marco-travaglioIn questo momento di gioia irrefrenabile per i sinceri democratici, un pensiero di gratitudine va al vero vincitore della giornata di ieri: Umberto Bossi.

Il vecchio Senatur, pur acciaccato, non tradisce mai.

Da due giorni la Corte costituzionale discuteva animatamente se la legge fosse uguale per tutti o solo per qualcuno: un po’ come se un convegno di matematici dibattesse su quanto fa 2+2 e qualcuno proponesse un onorevole compromesso a 3 e mezzo.

Per salvare capra e cavoli, Palazzo Grazioli e Quirinale. Al Tappone e Al Fano si eran pure portati a cena due ermellini.

Poi avevano sguinzagliato l’Avvocatura dello Stato, pronta a coprirsi di ridicolo pur di difendere una legge incostituzionale. Cicchitto s’era levato il cappuccio, spettinandosi i boccoli, per organizzare una marcia su Roma pro-impunito.

feltriLittorio Feltri chiamava a raccolta i lettori per una colletta ai bisognosi Fininvest.

Il duo comico Pecorella & Ghedini, i Gianni e Pinotto del diritto e soprattutto del rovescio, collezionavano un’altra figura barbina sostenendo che l’Utilizzatore Finale è un “primus super pares”: il più alto fra i bassi.

Mancava solo Giampi Tarantini, momentaneamente ristretto, nel collegio difensivo. Insomma il pateracchio sembrava inevitabile.

Poi è entrato in scena Umberto B., che Dio lo benedica. Ha chiamato alle armi il popolo padano, compresi galli, celti, cimbri e teutoni.

A quel punto anche qualche ponziopilato in ermellino s’è guardato allo specchio:

“Ma porc@#§%&$£! Possibile arrivare a 90 anni di onorata carriera per farsi minacciare da uno che inneggia a Odino, brandisce fuciletti a tappo e ampolle di acqua fetida, si pulisce il culo col Tricolore e si crede Alberto da Giussano? Che diranno i nostri nipoti? Che scriveranno i libri di storia? Che ce la siamo fatta sotto e abbiamo devastato la Costituzione, rinnegando tutto quel che abbiamo studiato e insegnato per una vita, per salvare le chiappe a un puttaniere corruttore che ne ha combinate di tutti i colori e poi è andato in politica per farle pagare a noi?”.

MARCO TRAVAGLIO- IL Fatto quotidiano- 8 ottobre 2009

L’Italia che resiste

BERLUSCONI TORNA IMPUTATO LA CORTE NON SI È FATTA INTIMIDIRE
di Antonio Padellaro- 8 ottobre 2009.

Prima di tutto, un grazie riconoscente ai nove giudici della Corte Costituzionale ‍che hanno detto basta all’impunità di uno soltanto.

Stabilendo una volta per sempre (speriamo) ‍che nessuno in questo Paese può essere dichiarato, per legge, superiore alla legge.

Nessuno, nemmeno il padrone più potente e il premier più arrogante.

Probabilmente, la vera storia delle lusinghe, delle promesse e delle minacce ‍che i giudici della Consulta hanno dovuto sopportare non la conosceremo mai.

Mentre sulla disinvoltura di altri giudici sorpresi a cenare cordialmente insieme a colui ‍che dovevano giudicare sappiamo già tutto.

Attenzione però alle prime dichiarazioni di Berlusconi e delle sue teste di cuoio.

Se il premier dice ‍che la Corte è “di sinistra”, come i giornali, la magistratura e perfino lo stesso Napolitano, ‍che pure il lodo Alfano ha firmato.

Se aggiunge: “mi fanno un baffo”, mostrando il solito alto rispetto per le istituzioni.

Se il pittbull Gasparri afferma ‍che da oggi quella stessa Corte “non è più un organismo di garanzia ma politico”.

Se Bossi chiama a raccolta la piazza ed evoca la guerra civile.

Se, insomma, la destra delle teste di cuoio scatena i suoi bassi istinti, significa ‍che giorni più aspri ci attendono.

Sembra chiara l’intenzione di spaccare e dividere ‍l‍’‍Italia più di quanto non lo sia già chiamando tutti a un referendum pro o contro Berlusconi. E non soltanto nelle urne, come sarebbe legittimo.

Il timore è ‍che il continuo straparlare di golpe e di farabutti, ‍che le accuse di comportamenti “antinazionali” preludano a qualcosa ‍che sta maturando   nella testa di qualcuno e di cui l’annunciata manifestazione “spontanea” di popolo potrebbe essere il detonatore.

Non illudiamoci.

La senteza della Corte ha soltanto stabilito una linea di demarcazione. Sappiamo cosa c’è di qua. ‍l‍’‍Italia pronta a difendere la sua costituzione   e il principio di uguaglianza.

‍L‍’‍Italia onesta ‍che disprezza evasori e bancarottieri.

‍L‍’‍Italia ‍che non si nasconde dietro gli scudi e i privilegi. ‍L‍’‍Italia ‍che chiama ladri i ladri. ‍

L‍’‍Italia ‍che non si fa intimidire.

‍L‍’‍Italia ‍che finalmente ha detto basta.

Definì Giovanni Falcone un cretino, adesso questo Governo lo premia.

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Da Repubblica di oggi

LIANA MILELLA

E adesso c’è un record anche per le leggi ad personam. Anzi: doppio record. Stessa persona come beneficiario e stesso governo. Sempre Berlusconi, of course. E con un “graziato” di tutto rispetto, Corrado Carnevale, la toga che fu nota come “l’ammazzasentenze”, per via dei processi di mafia che annullava dalla Suprema corte per vizi formali.

Che osò perfino dare del “cretino” a Giovanni Falcone, perché “certi morti io non li rispetto”. Ma Carnevale è nel cuore della destra. Gli fecero una leggina ad hoc nel 2003, per ripescarlo dalla pensione dov’era finito quale imputato in un processo per mafia, gliene rifanno una per consentirgli di concorrere all’unico incarico che desidera, il posto di primo presidente della Cassazione.

Ci arriverà alla veneranda età di 80 anni, ci potrà restare fino ai suoi 83, anche se i colleghi vanno in pensione a 75.

Appena ieri, a Taormina, davanti ai giovani avvocati, il Guardasigilli Alfano ha vantato i meriti del Csm perché “svecchia” i capi degli uffici. Ma per Carnevale, l’unico che si è vantato d’essere l’ispiratore della prima norma a suo favore, ben venga un’eccezione.

Lodo Alfano, lodo Consolo, lodo Geronzi.

Eccoci al lodo Carnevale.

Partorito giovedì 9 ottobre, al Senato. Infilato nel decreto legge che dà più soldi ai magistrati in marcia verso le sedi disagiate. Lo propone Luigi Compagna, docente di dottrine politiche, d’origini repubblicane, oggi forzista. A leggerla, la minuscola norma pro-Carnevale, è incomprensibile, ma significa tanto.

Dice così: “L’articolo 36 del decreto legislativo 5 aprile 2006 n.160, come modificato dall’articolo 2 comma 8 della legge 30 luglio 2007 n.111, è abrogato”. Vuol dire: la disposizione dell’ordinamento giudiziario dell’ex Guardasigilli Clemente Mastella (2007) per cui, chi fu graziato nel 2004 e ottenne la ricostruzione della carriera non può ottenere posti di vertice oltre i 75 anni, “è abrogata”. La Mastella cancellava la Castelli che invece non poneva limiti d’età. Ora si torna indietro.

E si dà via libera a Carnevale.

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In aula, la proposta di Compagna ottiene il placet del governo per bocca del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, ex toga di Unicost candidata da Berlusconi. L’opposizione, stavolta (e non come per il lodo Geronzi), reagisce. Il democratico Felice Casson chiede il voto elettronico. Su 271 presenti, 159 sono a favore, 111 contro. Dice l’ex pm di Venezia: “La maggioranza aveva proposto la norma in commissione, ma il governo era contrario. Poi rieccola in aula. Io e Gerardo D’Ambrosio ne abbiamo ragionato e il nostro è stato un no convinto”.

Due leggine in cinque anni. La prima ripescò Carnevale dalla pensione, dov’era finito per via del processo per concorso in associazione mafiosa che gli aveva mosso la procura di Gian Carlo Caselli. Fu assolto nel 2002. L’anno dopo ecco un comma nella Finanziaria per restituire onore e carriera ai dipendenti pubblici, toghe comprese, finite nelle maglie della giustizia ma uscitene illese. Non solo possono tornare in servizio, ma recuperare pure gli anni persi sforando l’età pensionabile. Un dl del 2004 fa di più e consente ai reintegrati di ottenere un posto in sovrannumero.

Al Csm si scatena la guerra. Parte il ricorso alla Consulta perché la legge incide sui poteri del Consiglio. La Corte lo boccia. Il braccio di ferro prosegue, il Csm stoppa Carnevale che ricorre al Tar e al Consiglio di Stato. Dove vince. In un drammatica seduta, finita 11 a 10, in cui anche la sinistra si divide, “l’ammazzasentenze” ottiene il posto di presidente di sezione civile della Suprema corte. Commenta: “È un atto dovuto”.

La sua unica aspirazione è conosciuta da tutti. Diventare primo presidente. Con la leggina fresca di voto (e se la Camera la conferma) ce la farà. L’attuale capo, Vincenzo Carbone, va in pensione a metà del 2010. Lui avrà 80 anni, potrà ridire, “sono il più anziano”. Al Csm sono basiti. Ezia Maccora, ex presidente di Md della commissione per i capi degli uffici, che ha fatto del ringiovanimento della dirigenza uno degli obiettivi del suo lavoro, commenta: “A Taormina ho sentito Alfano apprezzare il nostro sforzo per fare nomine basate su capacità e merito. Questa norma invece va in direzione opposta e consente a un magistrato in età molto avanzata di concorrere ugualmente”. Ma per lui ogni strappo è possibile.

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Lodo Alfano: la Consulta ci pensi bene…le “putinate” di Silvio.

“Se il lodo Alfano non passasse il vaglio della Consulta allora ci sarebbe da fare una profonda riflessione su tutto il sistema giudiziario. ”

Queste le parole dette ieri dal premier.

Parole che suonano chiaramente come una forma di intimidazione nei confronti della Corte Costituzionale, invitata in modo brusco ed esplicito, a “decidere bene”.

Comprensibile l’irritazione del premier quando, sempre ieri, Veltroni ha paragonato la sua leadership e il suo senso della democrazia a quelli di Putin.

Quanto più le critiche si avvicinano alla verità, tanto più il Nostro va in bestia. Fa parte della sua natura di aspirante monarca di questo paese, ogni critica è accolta come lesa maestà.

Anche la critica …alle sue …putinate.

Vita ed opere di SuperSilvio: storia di un capezzolo che non turbava nessuno

Leggo sui giornali  una notizia che fa riflettere.

La notizia riguarda il concetto della decenza del Governo Berlusconi.

Nella sala delle conferenze stampa una copia di un dipinto di Tiepolo è stata ritoccata per nascondere il seno di una fanciulla.

Lo staff del presidente non desiderava che la faccia di Silvio venisse inquadrata in prossimità di quel piccolo esangue, poetico, dolcissimo capezzolo.

Un capezzolo dipinto da Tiepolo, ma sempre un capezzolo.

C’è chi trova indecente il Lodo Alfano.

E c’è chi trova indecente un capezzolo dipinto da un grandissimo artista.

Il mondo è bello perchè è vario…

Passa il Lodo Al Bano: immune anche il cantante.

Perchè Silvio sì e Albano no?

In fondo Albano ha fatto meno danni di Silvio.

E una sola cazzata (v. foto).

( Post demenziale, lo so… ma mi ispiro sempre alla realtà che mi circonda)

Lodo Alfano, fine di un incubo. Peccato che il programma prevedesse ben altro…

E’ passato il Lodo Alfano. Andrò con la mia famiglia a festeggiare. Sceglieremo un ristorante di lusso, uno di quelli che si scelgono per le grandi occasioni.

E parleremo del nuovo Governo e della felicità che ci sta dando con le sue iniziative.

Grande impatto sulle urgenze del paese ha questo governo, non c’è che dire.

Messasi al petto la medaglietta dei rifiuti (dove ha fatto meglio di chi lo ha preceduto perchè peggio era impossibile) il nuovo Governo

1) ha tentato di far passare un vergognoso emendamento su Rete 4, ha dilapidato soldi per l’abolizione dell’Ici sulle case di maggior valore ( sulle altre aveva provveduto Prodi)

2) ha confermato i livelli di prelievo fiscale del governo precedente dopo averli criticati in maniera asfissiante per tutta la campagna elettorale

3) ha beccato dall’Europa una tirata d’orecchi da levare il fiato sui condoni del 2002 e del 2004 ( ma quasi nessuno ne ha parlato e Tremonti ha minimizzato: “OK, abbiamo capito, non lo faremo più”).

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4) si è mosso in modo confuso e contraddittorio sulla sicurezza ( facendosi richiamare dall’Europa anche in questo caso)

5)ha tentato di bloccare 100.000 processi per annullare quello del premier.

Poi alla fine ha portato a casa il lodo Alfano.

Grande gioia tra i pensionati, i disoccupati, i senza casa, insomma tutti quelli che venivano blanditi prima delle elezioni e che adesso però, nonostante li si prenda giornalmente per il culo, sono felici ugualmente perchè l’incubo del processo Mills non ce l’hanno più.

E’ per questo che andremo a festeggiare…

Passato il lodo, gabbato lo santo? Speriamo di no..

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Il lodo Alfano è in dirittura d’arrivo.

Qualcuno sostiene che, nonostante le attenzioni e i rimaneggiamenti resti sempre, nella misura in cui è una legge ordinaria e non costituzionale, un provvedimento a rischio di eliminazione da parte della Consulta.

Io mi auguro invece che regga anche al vaglio della corte Costituzionale.

Perchè francamente non se ne può più.

Mi sono rassegnato ad avere un presidente del consiglio che non dà spiegazioni su una vicenda delicata come la vicenda Mills, limitando a definire le accuse a suo carico come fantasiose  ( ma mi chiedo io :quale magistrato avrebbe potuto fare a meno di intervenire? C’è un avvocato inglese che ammette sia in un verbale giudiziario sia per iscritto di avere ricevuto una grossa somma da un dirigente Fininvest per aver mentito a favore del premier in giudizio; il magistrato che si è trovata in mano questa storia che doveva fare? girarsi dall’altra parte?).

Ma non importa. Quando la casa brucia, anche battersi per un valore ( come quello dell’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge) può risultare ancronistico.

Adesso vorrei, come la gran parte degli italiani che Berlusconi governasse ,facendo le cose che ha promesso.

Anche perchè, purtroppo la sinistra mi sembra che non possa in questo momento aspirare a prendere le redini del paese, per come è conciata..

La posizione di Veltroni mi sembra la più condivisibile di tutte, peccato che le tendenze centrifughe del suo  partito, i conflitti interni, i giochi delle alleanze siano in questo momento zavorre pesantissime.
Però hanno evitato l’emendamento su Rete 4, messo a nudo il ricatto della blocca processi e stanno incalzando il governo sulla fiscalità e il carovita.
Mi auguro quindi, vista la somiglianza dei programmi durante la campagna elettorale. che il governo cerchi di realizzarli e l’opposizione cerchi di incalzarlo.

Come in un paese normale.

P.S. Dovessi spiegarmi con uno che non sa niente del nostro paese e che mi chieda perchè è così malgovernato risponderei che a destra c’è un uomo forte capace di aggregare le forze politiche del suo campo, che però spesso cede alla tentazione di asservirle ai suoi scopi personali, mentre a sinistra c’è uno sciame di correnti politiche che trovavano un momento di aggregazione nell’antiberlusconismo ed ora nemmeno più in quello.