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Menestrelli di stato su aerei di stato.

altan merda non sabbia«Quando Lui ha bisogno mi telefona Marinella, la segretaria: “Mariano, se non hai problemi il dottore ti vorrebbe stasera”. Io vado a Roma, poso la macchina a Ciampino e parto con lui sull’aereo presidenziale. Quasi sempre per la Sardegna, qualche volta per Milano”.

Così Mariano Apicella, menestrello di stato uso a viaggiare su aerei di stato a seguito di colui che, come centinaia di anni fa il Re sole, non rappresenta noi, ma E’ lo STATO.

I corifei di regime, i servitorelli di Arcore, dicono in coro: “Embè, qual’è il problema? L’aereo spetta a Berlusconi, che insieme a lui viaggino 10 0 20 persone cosa cambia? non costa ai cittadini un solo euro in più per  abenzina o il personale di bordo o per l’ammortizzo dell’aereo!”

Bravi, come sono bravi, dicono le stesse cose che diceva quel povero Malussene della politica che risponde al nome di Mastella.
Anche il Ceppalonico diceva le stesse cose:

«Mio figlio non lo vedo mai, che male c’è se l’ho por­tato al Gran premio? Tanto, se in aereo siamo 10 oppure in  15 non cambia niente».

Ma come titolava la Padania?

«L’inGiustizia vola al Gran Pre­mio ».

E il Giornale cosa scriveva?

Purtroppo per loro esistono i motori di ricerca.

Andate ad interrogare   l’archivio elettronico del Giornale digitando la frase MASTELLLA AEREI DI STATO

ECCO COSA TROVATE:

Il titolo è “Dopo le case gli aerei”

Ed ecco cosa dice quell’articolo ( di Marianna Bartoccelli) :

«Non dicevano di voler tagliare i costi della politica? Forse usare l’aereo di Stato più farao­nico che ci sia per assistere al Gp di Monza non è il miglior modo di risparmiare. O no? Per dire: il Gran premio lo trasmettevano pu­re su RaiUno, il cui segnale, ci risulta, dovreb­be arrivare fino a Ceppaloni.

In epoca di «casta» e di «grillate», il viaggio domenicale dei nostri ministri sembra quasi una provocazione, malgrado le precisazioni dei portavoce e le spiegazioni dello stesso Guardasigilli. «Si è trattato di una visita ufficiale, ma soprattutto – spiegano in via Arenula – è necessario chiarire che per ragioni di sicurezza, che sono prioritarie, il ministro della Giustizia non può viaggiare come un libero cittadino».

E cosa scrivono oggi?

Ho cercato in tutto il Giornale di stamattina.berlusconi-aviatore_exc

Pagine e pagine di livorose dichiarazioni tutte indirizzate ai giornalisti del gruppo Repubblica-L’espresso, scritte dalla Velona Grata Maria Giovanna Maglie  e  da Filippo Facci .

E sui voli di stato?

Nascondono la testa dentro la sabbia ( vedi vignetta sopra)

ECCO LE UNICHE TRE RIGHE PRESENTI IN TUTTO IL GIORNALE:

Nei giorni scorsi è divampata la polemica circa un eventuale utilizzo dei voli di Stato e dell’aeronautica militare da parte di amici e ospiti del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in Sardegna.

Come dire? La legge è uguale per gli altri, scrive Marco Travaglio.

Un concetto analogo vale per i voli di stato: sono censurabili quelli degli altri.

Un’ultima considerazione sul giornalismo. L’Espresso e Repubblica hanno fatto pagine e pagine sui voli di Mastella e adesso fanno altrettanto sui voli di Apicella.


“Berlusconi corruppe Mills”, Vittorio Feltri cerca una foto nuda della Giudice Gandus.

Mills2L’avvocato inglese David Mills condannato a Milano a 4 anni e 6 mesi per corruzione in atti giudiziari agì “da falso testimone”, si legge nelle motivazioni della sentenza di condanna, “per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l’impunità dalle accuse, o almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati”. “Riferirò in parlamento” questo l’annuncio del presidente del Consiglio.

Il Giornale che fu di Montanelli e adesso è diretto dall’Acrobatico- Efebico Mario Giordano come titola questa importante notizia?

Caso Mills, magistrati contro Berlusconi

E come inizai il pezzo dell’ineffabile?

Le toghe all’attacco.

Abbiamo una prima avvisaglia di come ci verrà servita la notizia dai maggiordomi del giornalismo in forza sempre più numerosi al servizio del Cavaliere.

D’altronde la chiamata alle armi è d’obbligo.

Nel giro di quindici giorni due “sentenze”: corruttore di minorenni ( la moglie) corruttore di testimoni ( la giudice Gandus).

Vittorio Feltri ha promesso nel frattempo 100.000 euro a chi gli portasse una foto della Giudice Gandus con le tette di fuori.

DAL SITO VINCENZO CUSUMANO

Effetto Veronica: le Veline in lista c’erano, Silvio le fa cancellare nella notte.

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Martedì 27 aprile: Ecco cosa scrive il Giornale ( che fu di Montanelli e adesso è’ guidato da Mario Giordano) sulle candidature alle europeee del PdL:

Continuano le polemiche sulla presenza di volti noti della televisione e dello spettacolo senza nessuna esperienza politica, che la settimana scorsa hanno partecipato al seminario per diventare europarlamentare organizzato dal Pdl nella sede nazionale di Forza Italia. Tra le “iscritte” al corso di formazione, viene ancora data in pole position nella circoscrizione elettorale Sud Barbara Matera, l’ex annunciatrice Rai, che ha partecipato nel 2000 all’edizione pugliese di Miss Italia. Rumor e pettegolezzi In questi giorni i rumor davano in lizza per lo scranno a Strasburgo anche Angela Sozio, “la rossa” del Grande fratello, e l’attrice Camilla Vittoria Ferranti, ma le loro quotazioni sono in ribasso, mentre l’avrebbe spuntata Eleonora Gaggioli al Centro

Il giorno dopo, sempre sul Giornale prende la parola Maria Giovanna Maglie per contestare l’articolo di Sofia Ventura apparso su FareFuturo, la rivista che ha come politico di riferimento Gianfranco Fini, contro le candidature prelevate dal mondo dello spettacolo. Che dice la Maglie:

Forse è un attacco preciso ai nomi delle possibili candidate del Pdl alle prossime elezioni europee. Nei giorni scorsi, infatti, si è saputo che potrebbero essere inserite in lista per un posto a Bruxelles Angela Sozio, ex partecipante alla terza edizione del Grande Fratello, Barbara Matera, attrice in «Carabinieri», Camilla Ferranti, ex tronista di «Uomini e donne», ed Eleonora Gaggioli, attrice di fiction televisive.

Perchè cito questi due articoli?

Perchè sono la prova che le dicerie sulle candidature delle “veline” non le hanno messe in giro solo i giornali della Sinistra, come sostiene Silvio Berlusconi, ma anche quelli di destra.

Ma cosa scrive oggi il Giornale di Famigli(a)?

Ecco cosa scrive Maria Givanna Maglie:

Dalla lettura finalmente ufficiale, e fuori dai malevoli gossip, delle candidature femminili alle elezioni europee, apprendiamo che molto fu fumo, e chiacchiere, e le consuete leggende metropolitane sul Cavaliere del cialis.

Molto fu fumo? E chi ha provveduto, insieme agli altri a diffondere quel fumo se non, tra gli altri, come dimostrano gli articoli di pochi giorni prima, Il Giornale stesso e Maria Giovanna Maglie in persona?

Il fatto, come risulta leggendo i giornali che raccontano i fatti per come sono accaduti e non per come il premier vorrebbe fossero raccontati, è un altro.

Quelle candidature indecenti c’erano.

Il premier le ha fatte trapelare apposta per “vedere l’effetto che fa”  ( ormai conta a tal punto sull’indifferenza morale del paese e sulla propria popolarità da non trattenersi più su nulla).
I giornali che lo sostengono, come dimostra l’articolo della Maglie, erano pronti a dufendere quelle canddidature  a spada tratta, come dimostra già da solo il titolo dell’articolo della Maglie dell’altro ieri:” I pensatori di Fini mettono il burqa alle donne in politica”.

Poi, siccome il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi, all’ultimo momento questo ennesimo capitolo della mignottocrazia ( per usare il termine coniato da Paolo Guzzanti) c’è stato risparmiato.

Veronica ( oggi lapidata da “Libero” con una volgarità da caserma) ha deciso di uscire allo scoperto e Silvio è stato costretto a correre ai ripari, dando ordine di “ripulire” le liste.

Bisogna cui si è provveduto affannosamente nel corso della notte, praticamente  in limine mortis, visto che ieri era l’ultima data utile per la presentazione delle candidature.

I collaboratori di Berlusconi , che avevano cercato di dissuaderlo dalle scelte più imprudenti, tirano un sospiro di sollievo e ringraziano la “signora”.

Non nuovo ad imprudenti uscite off records Ignazio La Russa, non accorgendosi di un giornalista in ascolto, si lascia infatti andare ad una battuta rivelatrice : “Noi tre ( si riferisce a se stesso e agli altri due coordinatori del Pdl) abbiamo lavorato bene, ma c’è una signora che ha lavorato meglio di noi”

“Il direttore del Giornale? Un paranoico.”: quando la dialettica politica diventa guerra d’insulti.

giordanoMario Giordano è il direttore di un giornale, che fu IL GIORNALE di Montanelli.

Cioè di un giornale che aveva una tradizione liberale e un carattere intransigente.

Cos’è diventato adesso ? A me sembra un giornale di pretoriani in livrea, pronti a tutto pur di difendere il premier e di attaccare quelli che osano criticarlo.

Particolarmente stomachevole tra le tante è stata la campagna“Telecom Serbia” contro Prodi gestita con mesi di titoloni in prima pagina.

Un malfattore con precedenti per truffa, il sedicente conte Igor Marini, raccontava ai magistrati e ad una Commissione parlamentare  una fantomatica tangente relativa all’affare Telecom Serbia.

Il Giornale, allora diretto da Belpietro, approfittò dell’occasione per attaccare Prodi e  non mollò la presa per mesi,  continuando  a sparare titoloni sulla vicenda, per poi farla sparire del tutto, quando la  notizia da dare c’era ed era quella dell’incriminazione per calunnia del mitomane.

Ma è solo un esempio.

Lo zelo con il quale questa testata asseconda Berlusconi e attacca tutti coloro che lo criticano continua ad essere sfrenato anche adesso che il foglio è diretto da Mario Giordano.

Giovane promessa del giornalismo, ormai sulla strada per diventare quello che diventano prima o poi inesorabilmente ( secondo Gigi Proietti) tutte le giovani promesse, Mario Giordano si infuria quando lo si definisce il direttore dell’house organ di Arcore.

E si inf uria ancora di più oggi che nel sito dell’Italia dei Valori qualcuno lo definisce un paranoico.

Pensavo che avesse ragione, almeno questa volta ( prima o poi capita  a tutti, statisticamente).

Accusare il direttore di un giornale avversario di essere come si diceva una volta “servo dei padroni” è antica tradizione: sono abbastanza vecchio da ricordare gli editoriali di Fortebraccio sull’Unità che un giorno sì e uno no attaccava il direttore de Il Resto del Carlino chiamandolo Girolamo Domestici ( invece che Modesti).

Ma accusare di infermità mentale un avversario politico mi sembrava una mossa eccessiva…

Poi sono andato a leggere l’articolo apparso sul sito dell’Italia dei Valori e confermo:  Mario Giordano un po’ paranoico lo è .

L’articolo( v. sotto)  gli dà del paranoico, in effetti, ma in un contesto chiaramente ironico. C’è più satira che insulto, presa per i fondelli che calunnia in quell’articolo.

Ma Giordano si butta sul pavimento e grida allo scandalo: mai si era arrivati a tanto, dice.

Non si smentisce mai. Pronto ad offendere, ma ancora più pronto  ad offendersi.

In quanto a Di Pietro, ce n’è anche per lui.

Farebbe bene ad ospitare nel sito dell’Italia dei Valori anche qualche risposta alle domanda che il Giornale gli ha fatto nei giorni scorsi.

Se vuole essere il paladino di tutti noi contro la illegalità, si accomodi, non aspettiamo altro.

Però vogliamo che lui sia assolutamente immacolato.

Di politici ipocriti, che fanno le vergini dai candidi manti ( con quel che ne consegue per chi conosce i poemi goliardici) ne abbiamo già fin troppi.

P.S. Pubblico qui l’articolo apparso sul sito dell’Italia dei Valori, così ognuno può farsene in’idea:

IL PARANOICO DIRETTORE di Luigi Li Gotti


Ho riflettuto sulla paranoia e ho cercato di documentarmi consultando un buon manuale di psichiatria. La paranoia è «un’anomalia costituzionale che rimane latente in gioventù e si manifesta col maturare degli anni rivestendo la forma di un delirio a lenta evoluzione, coerente e fanatico (…) L’intransigenza nei giudizi, la critica velenosa, la superbia smodata, la tendenza ai litigi e alla ritorsione giganteggiano, alimentando alla base il delirio di persecuzione o di rivendicazione».

La paranoia è un’infermità mentale caratterizzata da «quadri di delirio sistematizzato». In psichiatria forense, la paranoia esclude «la capacità, se non di intendere, certo di volere: perché la volizione e quindi l’azione del malato sono coartate dall’idea delirante che prevale». Insomma i paranoici sono persone abbastanza pericolose per sé e per gli altri.

Si racconta in giro, infatti, che il direttore de Il Giornale, Mario Giordano, abbia sofferto moltissimo la festività del Capodanno, a causa della quale i giornali non sono usciti. Si racconta che il suddetto direttore Giordano, volesse stamparsi, solo per sé, una speciale edizione del Giornale per il primo dell’anno, quando le edicole erano chiuse, interamente dedicata ad Antonio Di Pietro. Avrebbe infatti molto sofferto per la disumana costrizione d’astinenza determinata dalla festività.

Ci dispiace. Il sapere che un uomo soffre, mentre il mondo gioisce, turba umanamente. Si racconta pure che, avendo appreso che Silvio Berlusconi aveva offerto ai suoi ospiti di Villa Certosa, ben mezz’ora di fuochi d’artificio, tali da “illuminare il cielo della Costa Smeralda”, il direttore Mario Giordano sia andato in furiosa escandescenza (al punto da rischiare di diventare lui stesso un gioco pirotecnico), urlando odio e disappunto per feste e festaioli. Fortunatamente per lui, il 2 gennaio, le edicole sono state riaperte e così, per il decimo giorno, il paranoico direttore, ha potuto dedicare il titolo a tutta prima pagina, ad Antonio Di Pietro.

Siamo preoccupati anche dalla notizia che i giornalisti, prime vittime del direttore, sarebbero stati colti, pur se a gerarchie invertite, dalla sindrome che ben venne descritta nei films della Pantera Rosa e che colpiva l’ispettore capo Dreyfus a causa delle azioni dell’ispettore Jacques Clouseau. Comunque, tolta l’umana comprensione per il malato, ci stiamo divertendo moltissimo. Possiamo, felici, dire anche noi “domani è un altro giorno”. Per favore direttore Giordano, non ci deluda.

Giordano, direttore del Giornale, si incazza perchè qualcuno lo definisce “politicamente schierato”. Premio faccia di bronzo.

Oggi durante una trasmissione televisiva ( L’italia allo specchio- Rai 2) Mario Giordano, direttore del Giornale, intervenuto in un dibattito per ripetere a pappagallo quello che poche ore prima aveva detto il premier ( cioè che non si deve parlare troppo della crisi economica per non alimentare il panico) si è fortemente risentito con uno dei partecipanti al dibattito che si era permesso di definirlo “politicamente schierato”.

Non l’avessi sentito con le mie orecchie non ci crederei.

Assomiglia al suo “datore di lavoro“: è una faccia di bronzo e crede che tutti gli italiani siano stupidi.

Mario Giordano, direttore del Giornale, professione corista.

Ci sono giornalisti che raccontano i fatti.

Pochi.

Ci sono giornalisti che riportano le dichiarazioni dei politici, soprattutto di quelli della parte politica per la quale simpatizzano.

E poi ci sono i coristi, quelli che hanno un copione scritto da qualcun altro e la ferma volontà di non scostarsene.

“Ci va carattere e solitudine per far la musica, la buona musica” dice in una delle sue canzoni Paolo Conte.

La stessa cosa vale per il buon giornalismo.

Che espone tuttavia a grossi rischi.

Meglio essere in gruppo, far parte del coro.

Vero, Giordano?

Trascrivo sotto, in corsivo, alcune frasi di un recente articolo del Corifeo su Alitalia.

Riprende pari pari le versioni di comodo fornite dal governo sulla vicenda, senza allontanarsene di un millimetro.

Come sempre.

Un perfetto corista.

Ultimamente, con alcuni pensosi articoli, la sinistra ci ha accusato di semplificare la realtà. A parte il fatto che è sempre meglio semplificarla che stravolgerla, come fanno loro, resta che la vicenda Alitalia negli ultimi giorni appare contorta solo a chi non vuol vedere. Per la verità, infatti, è stata lineare: quando si è arrivati sul punto di chiudere, il segretario della Cgil Epifani s’è esibito in un salto carpiato doppio e ha fatto saltare tutto su ordine di Veltroni, che temeva l’ennesimo successo del governo, ancora più sfolgorante di fronte alla sua transoceanica pochezza. Poi però la Cgil si è trovata in un vicolo cieco: il giochino era stato smascherato, il fallimento sarebbe caduto tutto sulle sue spalle. Intanto all’interno del Pd il malumore montava come la panna nei profiterol e le voci di dissenso uscivano allo scoperto. Walter non ha retto, ha compitato una patetica letterina, e ha capitolato. Epifani, di conseguenza, pure: è tornato a Canossa e con quella faccia un po’ così, da Harrison Ford all’amatriciana, ha firmato l’accordo che pochi giorni prima aveva schifato. Senza ottenere nulla in più. Ma proprio nulla.

Ce l’ha messa tutta, Povero Silvio! Alitalia: primo bersaglio i sindacati.

Il cadavere di Alitalia è ancora caldo e già nel PAESE degli SCARICABARILE parte la caccia ai responsabili.

Che sono sempre gli altri da sè.

Berlusconi è ben assistito da una macchina mediatica che non perde un colpo.

In prima linea c’è il giornale di famiglia, quello che, per la sua vigilanza e affettuosità canina, per la prontezza servile esibita nei confronti del proprio datore di lavoro, ho ribattezzato il Giornale di Famigli.

In calce a questo commento pubblico ciò che ha scritto oggi  l’ineffabile Mario Giordano sull’edizione di oggi.

L’articolo,di cui cito la parte iniziale, dà forse un’indicazione di quella che potrebbe essere la strategia del governo di qui in avanti: lotta al sindacato e al suo ruolo.

Il caso Alitalia è scelto non a caso.

Difficile accusare i sindacati tout court di irresponsabilità. E’ vero che con Alitalia ieri non si è chiuso, ma in fondo chi ha fatto fallire la trattiva è stata una piccola rappresentanza corporativa, quella dei piloti, non la Cisl, Uil, Ugl ( e nemmeno CGIL, checchè se ne dica) .

Oggi stesso, poi,  a poche ore dalla fine della trattativa Alitalia gli stessi sindacati hanno chiuso un accordo con Telecom per realizzare in tempi brevi 5000 mobilità : tanto votati allo sfascio e alle scelte irresponsabili non sembra che siano.

La morale di tutto questo? C’è una piccola rappresentanza di privilegiati, con stipendi superiori alla media di quelli percepiti dai dirigenti d’azienda, che non solo tiene sotto scacco la nostra Compagnia di bandiera, ma si appresta a diventare, grazie alla propaganda di destra, l’archetipo negativo del modo di fare sindacato in Italia.

Non salveranno l’Alitalia e otterrano il risultato di favorire una facile operazione di discredito complessivo del movimento sindacale italiano nel suo complesso.

PROFESSIONISTI DELLO SFASCIO

di Mario Giordano

Dopo aver cercato per anni di far fallire l’Italia, sono riusciti a far fallire l’Alitalia. È già un buon risultato di cui ringraziare sentitamente i sindacati.

Se c’era bisogno di un’ultima prova, ecco, l’abbiamo avuta: sono loro il grande male del nostro Paese. E se non ci libereremo al più presto di questo strangolamento corporativo, di questa casta di mandarini protetti e garantiti, di questi califfi pasciuti a suon di contratti e ricatti, altro che prendere il volo: anche il Paese resterà a terra come gli Airbus della compagnia di bandiera.
Non so perché la Cgil, l’Up, l’Anpac e gli altri abbiano fatto questa bizzarra scelta: «muoia Sansone con tutti i Filistei».

Gusto dell’orrido?

Germi di follia?

Antiberlusconismo ottuso all’ennesima potenza?

Troverete nelle nostre pagine tutte le interpretazioni e le possibili dietrologie.

Qui non voglio perdere tempo a esaminare razionalmente il frutto di una follia.

Sarebbe come cercare di interpretare quel tale che al manicomio, credendosi Muzio Scevola, voleva farsi tagliare il braccio sinistro. Perché?, gli chiesero. E lui: «Così non mi brucerò la mano».


I sindacati hanno tirato la corda fino all’ultimo, rilanciando sul filo di lana, come avevano già fatto con Air France. La stessa tecnica kamikaze, la stessa aspirazione suicida. Lo stesso risultato: è scappata Air France, è scappata anche la cordata di Colaninno. La differenza è che ora non c’è più nulla da fare. Alitalia, dopo 61 anni di più o meno onorato servizio, chiude i battenti.

È fallita.

Uccisa.

Morta ammazzata.

Gli aerei resteranno a terra. I lavoratori a spasso. I resti dell’azienda diventeranno cibo per corvi. Eppure i becchini dell’aquila selvaggia fanno festa.

Girotondo intorno al cadavere.

Davanti al paese gli interessi del premier ( autocitazione)

Scrive Mario Giordano, Direttore del IL Giornale, che gli piacerebbe poter parlare di di sicurezza, casa, benzina, rifiuti, ecc. se non fosse per quella parte del paese che costringe a discutere ancora, come in un “melanconico dejà vu” di argomenti come giudici e politica, toghe di sinistra, nodi e lodi Schifani, magistrati in rivolta.
Paradossalmente le stesse parole potrebbero stare in testa ad un articolo dell’Unità sullo stesso tema.
Il problema a questo punto è capire chi sia in difetto:
Gli italiani che in grande maggioranza, sia a destra che a sinistra, vorrebbero che il governo si occupasse di cose serie e urgenti?
L’opposizione che, pur desiderosa di confrontarsi con il governo sui problemi veri del paese, non ha ancora abbastanza stomaco per digerire l’indecenza delle proposte del premier in tema di giustizia?
Oppure, piuttosto, Berlusconi che, anche a rischio di interrompere il dialogo con l’opposizione, continua a mettere in cima alla lista dei problemi da affrontare i suoi processi e le sue tv?
Unità- pagina delle lettere 20 giugno 2008

Silvio e Walter propongono le stesse cose: lo specialista di tette & culi si rifugia nei calambour

Sfoglio il giornale di famiglia, anzi di famigli, come mi piace dire: il GIORNALE, che fu di Montanelli, per poi passare a Feltri e Belpietro e che oggi è diretto dallo specialista di tette & culi ed ex direttore di Studio Aperto Mario Giordano.

Giordano ce la mette tutta per emulare Belpietro, per avvicinarsi alla sua “antipatia” e cattiveria.

Purtroppo non ha il fisico del ruollo, nè la verve polemica del suo predecessore. Quasi una personificazione di Topo Gigio

In più i due principali competitors della campagna elettorale sembrano impegnati a dire più o meno le stesse cose: meno tasse, più lavoro, aiuti alle famiglie, sicurezza, sanità ecc.

Allora lo specialista di tette e culi si lancia in un’altra delle specialità che hanno reso leggendaria la sua conduzione di Studio Aperto: il calambour.

Che in genere è segno di intelligenza.

In genere…

Ma leggete questi:

Flickr image

Senza più Casini. Cioè senza più casini. A volte maiuscole e minuscole, in politica, non fanno differenza.

Proprio mentre la sinistra mette in archivio la demonizzazione del Cavaliere, l’ex alleato non esita a tirarla fuori con accenti quasi folli. Anzi di più, Follini.

Il centrosinistra s’affanna con socialisti e radicali e intanto ha imbarcato Di Pietro. Non potendosi dare un tono, si è dato un Tonino

E allora meglio così. Via Storace, via Mastella e ora via l’Udc: il Popolo della libertà è finalmente libero.

A Zelig sono avvertiti: è in arrivo la concorrenza…..

Ferrara si candida, si leva alto un barrito

 

“Caro Ferrara, non ti voteremo

Così titola il suo editoriale di oggi su “Il Giornale” Mario Giordano.

Mi preoccupo perchè è la prima volta che condivido una cosa detta da Giordano.

Poi leggo l’articolo e capisco che continuo a pensarla in maniera diversa da lui.

Giordano, scopro leggendo l’articolo, ama Ferrara .

Quando è cominciata la battaglia di Giuliano contro l’aborto “noi ci siamo schierati con lui– dice Giordano- fin dal primo momento e senza esitazione

Adesso che Giulianone ha deciso di trasformare questo dibattito in una lista elettorale, con la possibilità che questa lista elettorale sottragga consensi al Cavaliere sceso in campo per la quinta volta , Giordano pensa che sia un errore

“Abbiamo appoggiato la sua campagna per la vita, non appoggeremo la sua campagna elettorale” .

Insomma il tema è importante, importantissimo.

Avrebbe potuto rappresentare una materia alta nella contesa elettorale.

E di che si dovrebbe parlare se no? Solo di tasse, tesoretti e di aliquote?“squittisce Giordano.

Ma, se il tema alto diventa tema unico, ma, e soprattutto, se il tema unico diventa il baluardo di un piccolo partito che può sottrarre voti al Capo, la musica cambia.

“Caro Ferrara abbiamo appoggiato la sua campagna per la vita, non appoggeremo la sua campagna elettorale.”

Diversamente da Giordano, io non amo Ferrara.

Non mi diverte.

Fa una crociata scegliendo un tema alto.

Ma la sua vita è un succedersi di cinismi.

Non è un giudizio morale.

Basta dare una scorsa alle cose che ha detto, agli outing attraverso i quali ogni tanto si confessa e si autoassolve:

La prima regola di questo mestiere di finte vergini è compromettersi”

“La bugia professionale è il comune collante deontologico”

“La corruzione e la vanità sono l’essenza del giornalismo”

“la lotta politica si fa sui giornali e sulla televisione”

“La marchetta fa parte del mestiere”

Dei soldi ricevuti dalla Cia ricorda ancora il meraviglioso odore:

“I dollari erano avvolti in una busta giallina, fantastica, del peso giusto. Perdere l’innocenza era meraviglioso”