Uolter parla per primo. E’ una ventata di speranza.
Forse si illude e ci illudiamo noi con lui, ma disegna l’Italia che vorremmo. L’Italia che ritorna a stupire il mondo con il suo ingegno e la sua reattività nei momenti difficili, l’Italia che si libera delle mafie, della burocrazia e del clientelismo. L’Italia nella quale i nostri figli tornano ad avere le opportunità che avemmo noi quando avevamo la loro età, senza ricorrere a scorciatoie, compromessi e raccomandazioni.
Poi viene Berlusconi.
Rancoroso, sfuggente, aggressivo, avvitato su se stesso e sulle sue ossessioni. Un disco rotto che ripete da anni argomentazioni che conosciamo a memoria. Il solito campionario di autoesaltazione, arroganza, volgarità e “chiagni e fotti“.
Il suo avversario ha parlato dell’Italia, Silvio da anni ormai si appassiona solo a parlare di se stesso, pronto a scandalizzarsi quando gli altri non sono disponibili a considerarlo il centro della galassia.
Mentana praticamente è lì solo per annunciare la pubblicità.
D’altronde, anche se l’altro non fa che chiamarlo direttore, si vede benissimo chi è che dirige l’intera trasmissione.
Non una domanda da giornalista, solo qualche assist per porgergli le battute.
Una vecchia gag.
I fratelli De Rege erano più imprevedibili.
Manca solo che uno dica all’altro: vieni avanti cretino.