Archivi tag: Montanelli

ECCO LE Foto delle Prime pagine dei quotidiani di oggi di oggi (20 giugno). Tutti i giornali parlano dell’imbarazzo di Berlusconi, Il Giornale continua ad …attaccare D’Alema.

ECCO LE Foto delle Prime pagine dei quotidiani di oggi  di oggi (20 giugno).

Tutti i giornali parlano dell’imbarazzo di Berlusconi, Il Giornale continua ad …attaccare D’Alema

Corriere“Berlusconi e le accuse di Bari: risponderò colpo su colpo”.

20 corriere

Repubblica:“Feste e ragazze, accuse a Berlusconi”

repubblica

Il Messaggero: messaggero “Caso Bari, l’ira di Berlusconi”

Il Manifesto:” Non gliela danno

manifesto 20

Ed ecco l’ineffabile Giornale ( che fu di Montanelli e adesso fa capo a Giordano): “D’Alema firma il complotto contro Berlusconi”

giornale attacca d'alema

Incendiari a vent’anni, pompieri a cinquanta.

flaiano-sorride Diceva Flaiano che la cosa più naturale del mondo è essere rivoluzionari a 20 anni e conservatori a 50.

Qualcun altro diceva: incendiari a 20 anni, pompieri a 50.

Per la generazione di Scalfari, che è poi quella di mio padre, la cosa più naturale era essere fascisti a 20 anni .

Era il risultato di una personalità non ancora formata del tutto da una parte e di un formidabile conformismo d’ambiente dall’altra.

scalfari.ritratto a matitaQuando quel potentissimo condizionamento è cessato, quegli ex ventenni sono diventati conservatori ( Montanelli) o riformisti ( Scalfari, Biagi, Bocca ecc.)

Prendiamo adesso in considerazione i 50/60enni che oggi vanno per la maggiore ( parlo di politici e di giornalisti, insomma opinion leader).

Ci sono quelli che a 20 anni erano comunisti (Veltroni, D’Alema, ecc.) e adesso votano Pd: fanno il paio con quelli che a 20 anni erano democristiani ( Franceschini) e adesso sono nel Pd anche loro.

Questi signori rivendicano coerenza. Dicono : è il partito che ha cambiato il nome, noi siamo gli stessi .

Veltroni 1In un certo senso è vero, in un certo senso no.

Ma il loro “salto” appare comunque una evoluzione comprensibile rispetto a quella di altri.

Tipo Ferrara, Rossella, Liguori, Pecorella, Bondi: comunisti o addirittura nell’ultrasinistra a 20 anni e berlusconiani a 50/60.

La loro appare proprio una mutazione genetica, più che anagrafica.

Sono passati, come si diceva una volta dal cellulare ( inteso come furgone della polizia) al cellulare ( inteso come protesi tecnologica).

ferraraIl loro salto- dall’idealismo puro al pragmatismo brianzolo- appare poco spiegabile dal punto di vista logico.

Anche se è facile cedere alla tentazione di collocarlo nella categoria dell’opportunismo ( che però- attenzione- è ampia e scivolosa).

E veniamo infine a Minzolini, il personaggio del giorno, diventato direttore del tg1, cioè del più potente mezzo di informazione di questo Paese.

Minzolini appartiene per me ad una categoria a parte ( anch’essa molto numerosa) : non è un mutante anagrafico, cioè uno che cambia orientamento per l’avanzare degli anni.

minzoliniMinzolini è un professionista. Un giornalista tanto bravo da essere chiamato “squalo” che ha messo sempre in cima a tutto la sua carriera.

La sua ammirazione per Berlusconi non è ideologica, è l’annusarsi e il trovarsi reciprocamente simpatici tra due squali. Con qualche differenza tra i due:Minzolini è uno squalo simpatico e spiritoso che sa stare al mondo, Berlusconi uno squalo molto meno simpatico e molto più pericoloso .

P.S. Altri esempi di mutazione genetica:

1) quelli che incensavano Mani Pulite e poi ne sono diventati acerrimi nemici: i leghisti, Pera, Feltri, gli ex di Alleanza Nazionale.capezzone_talebano

2) Quelli che si battevano per i diritti civili e poi sono diventati teocon o qualcosa che ci assomiglia ( Roccella, Quagliarella) oppure talebani del premier ( Capezzone)

Esempio di immutabile ( o di coerente se vogliamo): me ne viene in mente uno solo, Casini.

“Il direttore del Giornale? Un paranoico.”: quando la dialettica politica diventa guerra d’insulti.

giordanoMario Giordano è il direttore di un giornale, che fu IL GIORNALE di Montanelli.

Cioè di un giornale che aveva una tradizione liberale e un carattere intransigente.

Cos’è diventato adesso ? A me sembra un giornale di pretoriani in livrea, pronti a tutto pur di difendere il premier e di attaccare quelli che osano criticarlo.

Particolarmente stomachevole tra le tante è stata la campagna“Telecom Serbia” contro Prodi gestita con mesi di titoloni in prima pagina.

Un malfattore con precedenti per truffa, il sedicente conte Igor Marini, raccontava ai magistrati e ad una Commissione parlamentare  una fantomatica tangente relativa all’affare Telecom Serbia.

Il Giornale, allora diretto da Belpietro, approfittò dell’occasione per attaccare Prodi e  non mollò la presa per mesi,  continuando  a sparare titoloni sulla vicenda, per poi farla sparire del tutto, quando la  notizia da dare c’era ed era quella dell’incriminazione per calunnia del mitomane.

Ma è solo un esempio.

Lo zelo con il quale questa testata asseconda Berlusconi e attacca tutti coloro che lo criticano continua ad essere sfrenato anche adesso che il foglio è diretto da Mario Giordano.

Giovane promessa del giornalismo, ormai sulla strada per diventare quello che diventano prima o poi inesorabilmente ( secondo Gigi Proietti) tutte le giovani promesse, Mario Giordano si infuria quando lo si definisce il direttore dell’house organ di Arcore.

E si inf uria ancora di più oggi che nel sito dell’Italia dei Valori qualcuno lo definisce un paranoico.

Pensavo che avesse ragione, almeno questa volta ( prima o poi capita  a tutti, statisticamente).

Accusare il direttore di un giornale avversario di essere come si diceva una volta “servo dei padroni” è antica tradizione: sono abbastanza vecchio da ricordare gli editoriali di Fortebraccio sull’Unità che un giorno sì e uno no attaccava il direttore de Il Resto del Carlino chiamandolo Girolamo Domestici ( invece che Modesti).

Ma accusare di infermità mentale un avversario politico mi sembrava una mossa eccessiva…

Poi sono andato a leggere l’articolo apparso sul sito dell’Italia dei Valori e confermo:  Mario Giordano un po’ paranoico lo è .

L’articolo( v. sotto)  gli dà del paranoico, in effetti, ma in un contesto chiaramente ironico. C’è più satira che insulto, presa per i fondelli che calunnia in quell’articolo.

Ma Giordano si butta sul pavimento e grida allo scandalo: mai si era arrivati a tanto, dice.

Non si smentisce mai. Pronto ad offendere, ma ancora più pronto  ad offendersi.

In quanto a Di Pietro, ce n’è anche per lui.

Farebbe bene ad ospitare nel sito dell’Italia dei Valori anche qualche risposta alle domanda che il Giornale gli ha fatto nei giorni scorsi.

Se vuole essere il paladino di tutti noi contro la illegalità, si accomodi, non aspettiamo altro.

Però vogliamo che lui sia assolutamente immacolato.

Di politici ipocriti, che fanno le vergini dai candidi manti ( con quel che ne consegue per chi conosce i poemi goliardici) ne abbiamo già fin troppi.

P.S. Pubblico qui l’articolo apparso sul sito dell’Italia dei Valori, così ognuno può farsene in’idea:

IL PARANOICO DIRETTORE di Luigi Li Gotti


Ho riflettuto sulla paranoia e ho cercato di documentarmi consultando un buon manuale di psichiatria. La paranoia è «un’anomalia costituzionale che rimane latente in gioventù e si manifesta col maturare degli anni rivestendo la forma di un delirio a lenta evoluzione, coerente e fanatico (…) L’intransigenza nei giudizi, la critica velenosa, la superbia smodata, la tendenza ai litigi e alla ritorsione giganteggiano, alimentando alla base il delirio di persecuzione o di rivendicazione».

La paranoia è un’infermità mentale caratterizzata da «quadri di delirio sistematizzato». In psichiatria forense, la paranoia esclude «la capacità, se non di intendere, certo di volere: perché la volizione e quindi l’azione del malato sono coartate dall’idea delirante che prevale». Insomma i paranoici sono persone abbastanza pericolose per sé e per gli altri.

Si racconta in giro, infatti, che il direttore de Il Giornale, Mario Giordano, abbia sofferto moltissimo la festività del Capodanno, a causa della quale i giornali non sono usciti. Si racconta che il suddetto direttore Giordano, volesse stamparsi, solo per sé, una speciale edizione del Giornale per il primo dell’anno, quando le edicole erano chiuse, interamente dedicata ad Antonio Di Pietro. Avrebbe infatti molto sofferto per la disumana costrizione d’astinenza determinata dalla festività.

Ci dispiace. Il sapere che un uomo soffre, mentre il mondo gioisce, turba umanamente. Si racconta pure che, avendo appreso che Silvio Berlusconi aveva offerto ai suoi ospiti di Villa Certosa, ben mezz’ora di fuochi d’artificio, tali da “illuminare il cielo della Costa Smeralda”, il direttore Mario Giordano sia andato in furiosa escandescenza (al punto da rischiare di diventare lui stesso un gioco pirotecnico), urlando odio e disappunto per feste e festaioli. Fortunatamente per lui, il 2 gennaio, le edicole sono state riaperte e così, per il decimo giorno, il paranoico direttore, ha potuto dedicare il titolo a tutta prima pagina, ad Antonio Di Pietro.

Siamo preoccupati anche dalla notizia che i giornalisti, prime vittime del direttore, sarebbero stati colti, pur se a gerarchie invertite, dalla sindrome che ben venne descritta nei films della Pantera Rosa e che colpiva l’ispettore capo Dreyfus a causa delle azioni dell’ispettore Jacques Clouseau. Comunque, tolta l’umana comprensione per il malato, ci stiamo divertendo moltissimo. Possiamo, felici, dire anche noi “domani è un altro giorno”. Per favore direttore Giordano, non ci deluda.

Silvio, la tassa su Sky e le profezie di Montanelli.

indro-montanelliQuando nel 1994 Silvio Berlusconi scese in campo, uno dei più accesi oppositori di questa scelta fu l’allora direttore de IL GIORNALE Indro Montanelli.

Non per distanza dalle idee politiche del Cavaliere, ma per ragioni di opportunità.

Diceva Montanelli in quei giorni: “ Come può essere credibile un uomo politico che abbia alle sue spalle una rete così vasta di interessi economici?”.

E aggiungeva: “Immagino già la scena; Berlusconi che si alza alla Camera e sostiene l’opportunità di un provvedimento e una grossa fetta del parlamento che si alza in piedi protestando al grido di: BISCIONE! BISCIONE!”

Come al solito, Montanelli dimostrò in quella occasione di avere l’occhio lungo.

Quello che sta accadendo in questi giorni sull’aumento dell’Iva sugli abbonamenti alle pay-tv lo dimostra.

sky-carta

Da diversi anni questa imposta è del 10%. Adesso vogliono portarla al 20%.

Era un privilegio l’iva al 10%?

Forse.

Era giusto portarla al 20%?

Possibile.

Ma. guarda caso, la misura va a colpire pesantemente il principale concorrente del duopolio Rai-Mediaset, controllato dal Cavaliere.

Guarda caso, il tg di Sky è da qualche tempo diventato il tg più affidabile dal punto di vista giornalistico e quindi il più temibile per Silvio .

Come può essere credibile il Governo in una situazione come questa?

Come può essere credibile se poi peggiora la situazione raccontando palle?

Cioè quando, assistito dai giornalisti che scrivono sotto dettatura, cerca di farci credere che è danneggiata da questo provvedimento anche Mediaset. Il danno per Mediaset ‘c’è, ma è minimo, mentre è enorme per Sky ( c’è un rapporto di uno a cento, secondo gli esperti).

Oppure quando tenta di darci a bere che Il multimiliardario Murdoch è amico della sinistra ( e ce lo dice proprio lui che per anni ha avuto con Murdoch una fitta rete di rapporti e di incontri d’affari).

Insomma ancora una volta si avvera la profezia di Montanelli…

Il Cavaliere è proprio sfortunato, qualsiasi provvedimento prenda a noi, chissà perchè, viene sempre in mente che si sta facendo gli affari suoi, piuttosto che tutelare i nostri….

murdoch_berlusconi01g

I “servi felici” del Berlusca ( quando l’adulazione non teme il ridicolo)

Rushmore_icona.JPGLeggo sull’Unità di oggi quello che scrive Marco Travaglio sui famigli del premier, cioè sui giornalisti che non sanno trattenersi dall’incensarlo e dal magnificarne la bella e cara persona ad ogni piè sospinto e ad ogni stormir di fronda.

Mussolini una volta, leggendo in una cronaca di un suo viaggio a Catania una frase di incredibile piaggeria( “Perfino l’Etna si sentiva intimidito al Suo Cospetto” ) si arrabbiò con il cronista che, adulandolo in quel modo, era solo riuscito a renderlo ridicolo.

Mi chiedo che riflessioni fa in questi giorni Silvio leggendo le stupidaggini che scrivono su di lui quelli che Marco Travaglio definisce i suoi “servi felici”.

mario_giordano.img_assist_custom.jpg

Ora d’aria
l’Unità, 30 luglio 2008

Quando Il Giornale era una cosa seria, cioè quando lo dirigeva Montanelli, vi era severamente vietato criticare la Rai per evitare che qualcuno potesse pensare che la critica era un favore all’editore Berlusconi, proprietario della Fininvest.

Me lo raccontò Giovanni Arpino.

Poi, nei primi anni 90, perché fosse ancor più chiaro chi comandava al Giornale tra lui e l’editore, il vecchio Indro ingaggiò come critico televisivo Sergio Saviane, che non perdeva occasione di spernacchiare il Berlusca e il suo mondo.

Sono trascorsi appena 15 anni, ma non sono stati vani: siamo nell’èra dei servi felici, abbiamo abolito il pudore e perduto il senso della vergogna. Basta leggere, sul fu Giornale, le cronache al seguito del Cavalier Padrone.

Passa il lodo Alfano, titolo a tutta prima pagina: “Sia lodo, fine della guerra”. Segue commento non firmato, dunque attribuibile al direttore, Mario Appelius Giordano: “La bella estate di Silvio”. Fior da fiore: “Adesso non ci sono più nuvole. Le foto di Villa Certosa immortalano un momento di serenità privata: per il compleanno della moglie Veronica, Berlusconi ha radunato tutta la famiglia in Sardegna. Ci sono i figli, i nipotini, i giochi, le gite in barca, piccoli scampoli di ordinario lusso e straordinaria felicità… Quest’immagine di serenità privata diventa segno e simbolo della serenità politica… Napoli è stata ripulita dai rifiuti… la Finanziaria sta per essere approvata… l’immunità per le alte cariche, come ciliegina sulla torta (di compleanno) mette finalmente il governo al riparo dall’assalto giustizialista… Ronaldinho al Milan? Toh, è arrivato pure quello. E allora, mano nella mano con Veronica, non resta che gustarsi un po’ di relax come si conviene.

E’ la bella estate di Silvio, non c’è niente da fare… La sinistra allo sbando deve rassegnarsi: nel centrodestra non è più tempo di Casini (battuta, ndr). Questo è il tempo della fedeltà e della serenità, come testimoniano le foto con Veronica e la pace con Bossi…”.

Era dai tempi dei dispacci della Stefani sulle virili vacanze del Duce e donna Rachele a Rocca delle Caminate, che non si leggeva niente del genere. Un’intera pagina fotografica gentilmente offerta da “Chi” (altro house organ della ditta) ritrae il ducetto “rilassato e innamorato” con le sue “tinte turchesi” nella “nuova Camp David” di Villa Certosa, là dove solo un anno fa pascolavano sulle sue ginocchia cinque prosperose ragazze, subito trasformate in altrettante “attiviste di Forza Italia” impegnate in un simposio di alta politica. Quest’anno invece la Veronica ha piantato le tende alle costole dell’esuberante consorte e non lo molla un istante (le ampie maniche delle rispettive camicie nascondono le manette ai polsi dei due coniugi).

Nemmeno quando lui tenta la fuga a Portofino, in una delle tante ville. Anche qui, stuolo di fotografi al seguito e cronista da riporto del Giornale: un tale Vincenzo La Manna, che dev’essere giovanissimo, ma ha già capito come gira il mondo.

Il suo paginone di lunedì sul Giornale, dal sobrio titolo “Love in Portofino”, è un piccolo capolavoro: “In camicia blu scuro e pantaloni abbinati, Berlusconi si presenta poco dopo le 9 di sera, sorridente, al centro della splendida località marina. E con la mano sempre intrecciata a quella della moglie, raggiunge il porticciolo. Per dirigersi, guardato a vista dalle guardie del corpo in tenuta estiva (ecco: niente plaid, cuffie di lana, pelli di foca o cose del genere, ndr) verso lo yacht ‘Besame’ di Marina”. Da non confondere con lo yacht “Suegno”, che invece è di Piersilvio detto Dudi. Segue cena in uno “storico ristorante”, allietato dalle note di “Carlo, detto il Chitarrino”: un Apicella locale. “Alla famiglia Berlusconi si aggregano il giornalista Guido Bagatta e la compagna”, per elevare ulteriormente il livello della conversazione. “Moscardini fritti e spiedini alla griglia, un tocco d’insalata russa”, e poi “branzino bollito” in onore di Bondi. Infine “orata al forno con olive nere e sorbetto shakerato alle fragole”. Poi “via in discoteca per alcune ore”.

L’indomani, sempre pedinato dal solerte La Manna, il Cainano “riceve in giardino la visita di Marina e Piersilvio, che lasciano per un po’ i loro yacht attraccati in rada”. Si spera, non incustoditi. Sarà così, minaccia il cronista, per tutta l’estate “e poco importa se il settimanale ‘Chi’ riesce a immortalare i suoi momenti di svago e intimità”. Ecco: Lui, sempre così ritroso, non ama finire sui giornali, ma quei comunisti molesti di “Chi” lo immortalano lo stesso. E Lui, da vero liberale, continua a stipendiarli.

Torna in mente quel che scrisse Montanelli, sulla Voce, il 26 novembre ’94: “Dobbiamo prepararci a presentare le nostre scuse a Emilio Fede. L’abbiamo sempre dipinto come un leccapiedi, anzi come l’archetipo di questa giullaresca fauna, con l’aggravante del gaudio. Spesso i leccapiedi, dopo aver leccato, e quando il padrone non li vede, fanno la faccia schifata e diventano malmostosi. Fede, no. Assolta la bisogna, ne sorride e se ne estasia, da oco giulivo. Ma temo che di qui a un po’ dovremo ricrederci sul suo conto, rimpiangere i suoi interventi e additarli a modello di obiettività e di moderazione… Oggi, per instaurare un regime, non c’è più bisogno di una marcia su Roma né di un incendio del Reichstag, né di un golpe sul palazzo d’Inverno. Bastano i cosiddetti mezzi di comunicazione di massa: e fra di essi, sovrana e irresistibile, la televisione. (…) Il risultato è scontato: il sudario di conformismo e di menzogne che, senza bisogno di ricorso a leggi speciali, calerà su questo Paese riducendolo sempre più a una telenovela di borgatari e avviandolo a un risveglio in cui siamo ben contenti di sapere che non faremo in tempo a trovarci coinvolti”.