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La lezione che viene dalla sconfitta.

Scrive Antonio Padellaro sull’Unità di oggi:

Lo choc elettorale è comprensibile ma sarebbe ora che gli sconfitti mettessero da parte rabbia e scoraggiamento per ricavare una qualche lezione utile dagli errori commessi invece di continuare a scaricarli altrove.
A cosa serve, per esempio, dare la colpa della propria sconfitta a un altro partito, ovvero al Pd di Veltroni ?
Ciò che non abbiamo ancora letto e sentito da nessuna parte è piuttosto un’analisi completa dell’occasione storica persa prima e durante il governo Prodi.

Interrogarsi sui circa quattro milioni di voti che mancano complessivamente al centrosinistra significa soprattutto riflettere sul destino di un tesoro dilapidato.

Dovremmo tutti rammentare infatti che dal 2001 in poi, nel quinquennio cioé del Berlusconi II, i partiti dell’allora opposizione inanellarono una brillante serie di successi consecutivi sbaragliando l’allora Cdl in ogni elezione comunale, regionale o europea che fosse.
Fu così che nella primavera del 2006 all’Unione appena costituita tutti i sondaggi attribuirono un vantaggio pressoché incolmabile sull’armata allo sbando del centrodestra.
Come fu che in poche settimane quella enorme distanza si ridusse ai famosi ventiquattromila voti non è un mistero doloroso.
Eppure alla fine andò bene, il Porcellum di Calderoli giocò incredibilmente a nostro favore e nella indimenticabile notte del 10 aprile 2006 Romano Prodi potè annunciare una vittoria risicatissima

A quel punto il rischio sventato in extremis avrebbe dovuto suggerire a tutti gli otto o nove partiti una strategia d’emergenza.

Trincerarsi, fare quadrato, prepararsi a resistere cinque anni e a qualunque costo.
Per il bene del paese ma anche per quel naturale istinto di autodifesa che è l’abc della politica.
Fin dall’inizio era chiaro a tutti che una anticipata fine del governo avrebbe trascinato nel baratro partiti e partitini. Su quei pochi voti di vantaggio reinvestiti con intelligenza e tenacia si sarebbe potuto cambiare a favore del centrosinistra il baricentro politico del paese.
Poiché era chiaro che, da Mastella a Bertinotti ne avrebbero guadagnato tutti, a tutti ragionevolmente sarebbe convenuto concorrere ad aiutare Prodi.
Il calvario a cui è stato sottoposto il Professore dai suoi alleati veri e presunti, giorno dopo giorno, resta, lo sappiamo, un capolavoro di autolesionismo e di stupidità politica.

Quel piccolo margine di maggioranza al Senato invece di essere difeso con le unghie e con i denti è stato continuamente giocato ai dadi per lucrarne, nel migliore dei casi, qualche straccio di visibilità sui giornali o in tv.

Il possibile che Rifondazione, Comunisti italiani e Verdi dicono di aver fatto per tenere in piedi la baracca non poteva bastare. Ci siamo forse dimenticati dei Rossi e dei Turigliatto? Dei ricatti sulla politica estera? Dei ministri di lotta in piazza a manifestare contro il governo di cui facevano parte?

E adesso, se tutti i responsabili di tanto insensato sperpero, a cominciare proprio da Mastella, non rientrano in Parlamento chi lo ha deciso? Il perfido Veltroni. O una massa di elettori furiosi dopo aver visto finire in fumo (e nell’immondizia) le proprie speranze? Via, siamo seri.

* * *

Il secondo pericolo che la sconfitta elettorale rischia di produrre nel campo a noi vicino è quello di una quasi resa morale.

L’idea cioè che dal 14 aprile scorso la destra ha sempre ragione.

Che gli italiani amano Berlusconi.

Che la Lega è l’unica forza autenticamente popolare, mentre il resto è solo casta approfittatrice.

Calma però. È vero, hanno vinto ma non hanno vinto tutto. I voti della destra (compreso Storace) sono 17 milioni e 800mila. Quelli del centrosinistra 15 milioni, di cui 12 milioni del solo Pd. Due milioni ne ha l’Udc. Ovvero: nel paese reale maggioranza e opposizione quasi pari sono. Le principali città italiane sono ancora governate dal Pd e dalla Sinistra. E così la maggior parte delle regioni. Checché ne dica Luca Cordero, c’è ancora un’organizzazione democratica di massa (11 milioni e 700mila tesserati) che si chiama sindacato.

I leghisti, sicuramente, hanno raccolto i frutti di un lavoro capillare sul territorio. Pd e sinistra devono prenderne atto e tornare a parlare con la gente. Le cittadine linde e pulite piacciono anche a noi. Se poi però il sindaco col manganello non toglie le panchine per non farci sedere gli immigrati. Del resto, di radiose comunità con i gerani sul balcone, e con l’orrore dietro l’uscio è piena la storia del Novecento.

A Veltroni diciamo quindi tenga la barra dritta. Con la sinistra, soprattutto con il popolo della sinistra, occorre ricostruire un rapporto perché siamo convinti che ciò può giovare molto al Pd e allargare la sua base di consenso. Bene l’opposizione senza sconti in Parlamento ma occorre sferrare una grande offensiva sui valori democratici. Quando ha detto alle mafie non vogliamo i vostri voti, è stato il momento più bello della sua campagna elettorale. Lo hanno preso in parola. Ne valeva la pena. Ma adesso ricordiamolo a tutti.

La sinistra dei mausolei e la pancia degli elettori

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Ancora una volta Silvio ci ha stupito: non solo ha vinto, ma è più forte di sempre.

Ma qual’è il segreto del suo successo ?

Silvio piace perchè è un buon comunicatore, pieno di difetti tipicamente italiani, con il quale quindi è facile identificarsi.

Silvio ha vinto perchè sa intercettare come pochi i desideri e le paure di una grossa fetta di popolazione.

Esattamente il contrario di quelli che sono finiti fuori del parlamento, come Bertinotti, Diliberto, Pecoraro Scanio, Giordano, Migliore, Russo Spena.

Di mestiere questi signori, diventati fantasmi della politica, facevano gli alfieri del popolo.

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Per mestiere questi signori erano quelli che il popolo avrebbero dovuto capirlo meglio di chiunque altro.

Adesso parlano di ritornare ai cancelli delle fabbriche.

Sarebbe ora che lo facessero sul serio, lasciando finalmente da parte i salotti, dove hanno brillato, i Mausolei di Lenin, dove hanno sostato commossi dicendo sciocchezze sulle salme, i subcomandanti che hanno ammirato.

Ma se devono tornare in fabbrica è bene che lo facciano con umiltà, disponibili a farsi spiegare quali sono i veri problemi: se vanno lì con la pretesa spocchiosa di spiegare alla gente come va il mondo, se vanno lì con pose leaderistiche invece che con la volontà di mettersi a disposizione dei bisogni veri della popolazione, tanto vale che se ne restino nei salotti.

Il tema chiave di questa campagna elettorale era l’immigrazione.

Parliamoci chiaro: sulla casa, sui salari, sul precariato, sulla rivalutazione delle pensioni chi non è in sintonia con il Paese?

Nessuno. Trovatene uno che dica che non sono problemi di prima grandezza. Magari le ricette sono diverse, ma tutti i partiti avevano in agenda questi temi.

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Ma sull’immigrazione e sulla sicurezza i signori dei salotti e dei Mausolei hanno taciuto, pensavano di poter imporre a chi vive nelle periferie degradate di questo paese la regola aurea e astratta della Solidarietà.

Che, intendiamoci, è un valore da tutelare e preservare, ma che non può essere l’unica risposta in un momento come questo.

Eppure le colpe di Berlusconi su questo tema sono evidenti e andavano indicate con chiarezza agli italiani.

Perchè gli immigrati onesti, se possono, scelgono di andare in altri paesi europei per andare a lavorare, mentre quelli disonesti non schiodano di qui ?

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Soprattutto grazie a Berlusconi , che ha accorciato i tempi di prescrizione dei reati, ma non ha dato risorse alla magistratura per consentirle di accorciare i tempi di realizzazione dei processi, questo paese è diventato il Bengodi della delinquenza., il tempio dell’Immunità.

Ma i signori dei salotti e dei mausolei su questo tema hanno preferito glissare, dimostrando di non aver capito niente della pancia dell’ elettorato.

Quella pancia che invece Silvio conosce così bene…fino al punto di sapersi fare paladino della soluzione di un problema che ha contribuito a creare.

Lo smaltimento di Bassolino ( puro orrore a Porta a Porta, ma non è Cogne)

Non guardo quasi mai “Porta a Porta”.

Ieri sera l’ho fatto e non sono più riuscito ad allontanarmi da quel canale fino alla fine del programma nonostante l’ora tarda.

Presenti in studio, tra gli altri, il governatore della Campania Bassolino, il ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio, un paio di ministri della passata legislatura.

Tema, ovviamente,  il caos rifiuti.

I rifiuti si sa come sono fatti: più si rimesta tra loro, più puzzano.

Così è la questione “monnezza” in Campania: più i mass media cercano di approfondirla più vengono alla luce cose storte: immobilismi più o meno interessati, malversazioni, comportamenti criminali, abusi di potere, omissione di attività di controllo, incompetenze.

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Ci sono solo due certezza.

Prima certezza

La questione è stata affrontata da un numero altissimo di persone ( molte di più di quelle impiegate in altre realtà, in cui tutto funziona) con esiti nulli.

Alcune decine di qeste persone si sono arricchite su questa catastrofe ( i camorristi e gli imprenditori disonesti) .

Alcune centinaia di loro hanno preso lo stipendio per anni senza lavorare ( gli operatori ecologici privi di mezzi per l’asporto rifiuti, dati in comodato ai consorzi privati, non si capisce bene perchè)

Seconda certezza

la soluzione del dramma è lontanissima.

Anche perchè, sembra incredibile, non si è ancora disposti a fare il primo indispensabile passo:

cominciare a smaltire, prima ancora dei rifiuti, gli incapaci .