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Silvio vorrebbe ringraziare Walter per Alitalia, ma …è bloccato dalla sciatica!

Cominciano a filtrare le prime informazioni sull’epilogo della vicenda Alitalia.

Rientrato dagli Stati Uniti, dove era andato per presentare la pubblicazione in inglese di un suo romanzo,  Veltroni cerca di dare una mano alla soluzione della vicenda.

Ha buon ascendente su Epifani ( almeno questo è quanto l’opposizione continua a rinfacciargli, come se avere un buon rapporto con Epifani fosse disdicevole quanto avere in casa …uno stalliere mafioso!) e un ottimo rapporto con Colaninno.

Dal momento che Colaninno ha dichiarato in lungo e in largo che non ha nessuna intenzione di riprendere in mano Alitalia senza la firma della Cgil, Veltroni decide di convocare sia l’industriale che il sindacalista. E, per mantenere riservato l’incontro, convoca i due a casa sua all’ora del tè.

Ma lo fa lealmente. Avverte Bonanni e Angeletti. E, soprattutto, avverte il grande tessitore della vicenda Alitalia, cioè Gianni Letta.

L’incontro ha successo e si trova una quadra per chiudere l’accordo.

Nelle ore immediatamente precedenti la firma vera e propria, avvenuta ieri, Veltroni è vittima di un fuoco di sbarramento di invettive e sarcasmi.

Stamattina Mario Giordano, il direttore del giornale di famiglia di Berlusconi esegue gli ordini di scuderia e tratta Veltroni come un megalomane, una specie di mosca cocchiera  pronta ad accaparrarsi i meriti altrui, dopo aver giocato a lungo al tanto peggio tanto meglio.

La vicenda ha dell’incredibile per questi motivi:

1) le accuse provengono da chi, quando si profilava la soluzione Air France, oggi con il senno di poi considerata di gran lunga la migliore possibile, la sabotò cinicamente e deliberatamente ( sfruttando un assist dei sindacati) per calocolo elettorale.

2) Quando Epifani veniva considerato il principale ostacolo alla chiusura dell’accordo, Veltroni veniva accusato di coprire e appoggiare il segretario della Cgil. Non appena esce allo scoperto per esercitare su di lui e su Colaninno un’azione di moral suasion, viene aggredito e deriso.

Berlusconi poteva mostrarsi un uomo di stato: chiedere esplicitamente, come si usa fare in momenti drammatici ( perfino Bush insegna) la collaborazione dell’opposizione e, una volta risolto il problema, ringraziare chi aveva dato una mano.

Peccato che non sia un uomo di stato, ma un piccolo politicante innamorato di se stesso ( ma forse è tutto livore antiberlusconiano il mio; magari voleva ringraziare, ma non ce l’ha fatta per via …dell’attacco di sciatica che lo ha colpito in questi giorni)

L’aereotaxi per il ministro lo paghiamo noi ( lo scandalo Scaiola ad ANNO ZERO)

Ad Anno Zero ieri sera finalmente tutti possono parlare sulla questione Alitalia in piena libertà.

Tralascio di commentare passo passo tutti i punti salienti della trasmissione.

Ma voglio sottolineare una cosa che emerge con chiarezza dalla trasmissione.

La cosa che emerge con chiarezza è questa:

LA PROPOSTA AIR FRANCE DI QUALCHE MESE FA ERA  MIGLIORE DELLA SOLUZIONE ODIERNA.

Mesi fa Berlusconi aveva attaccato la vendita ad Air France, sostenendo che era una svendita. Adesso è chiaro che chiunque fosse sano di mente, potendolo fare, tornerebbe indietro nel tempo per firmare di corsa quell’accordo.

Tale accordo non costava nulla agli italiani, mentre quello di oggi costerà ad ognuno di noi, neonati e centenari compresi, 100 euro a testa.

Qualcuno dirà: però l’accordo di oggi consentirà di mantenere l’italianità della compagnia.

Balle: entrerà un vettore europeo e, in un tempo che va da un minimo di sei mesi ad un massimo di cinque anni, prenderà il controllo della Compagnia.

Insomma nessuno crede più alla favola della svendita ad Air France.

E ne sono talmente consapevoli nella maggioranza, che adesso hanno cambiato musica.

Ieri sera, ad Anno Zero, Castelli si guardava bene, in presenza di agguerriti contraddittori, dal continuare a raccontare questa favola. Si limitava a dire che Air France è andata via per colpa dei Sindacati.

Il che non è vero.

Se Berlusconi, invece di sparare a zero su quella soluzione, l’avesse appoggiata, i sindacati avrebbero finito per trovare un accordo. Ma in presenza di un futuro premier pronto a far loro la guerra, i francesi hanno colto al volo il pretesto di alcune resitenze sindacali per gettare la spugna.

Quindi almeno una verità è stata accertata ieri sera con il consenso di tutti:

AIR FRANCE ERA MEGLIO(i francesi si assumevano i debiti, salvaguardavano azionisti e obbligazionisti, tagliavano meno esuberi).

Ma la “chicca” più clamorosa della trasmissione è stata il servizio di Corrado Formigli sul volo Roma- Albenga.

Un formidabile spreco di Stato: il volo costa 134 mila euro a settimana e rende poco più di 12000 euro.

Assurdo ( tanto più che a soli sessanta chilometri da quella pista c’è l’aereoporto di Genova).

Chi è lo sponsor di questo spreco di Stato ( 6 passeggeri in media su un aereo da 66 posti)?

Il simpatico ministro Scaiola, che abita a pochi passi dall’aereoporto di Albenga.

Giusto coronamento ad una trasmissione in cui qualcuno aveva tentato di far credere che il problema dell’Alitalia fosse solo lo stipendio dei piloti e non l’invadenza dei politici e la loro ferma volontà di subordinare ai loro interessi anche le scelte tecniche ed economiche dell’Azienda.

Alitalia, firma vicina: Silvio come la Tatcher? Non scherziamo!

Su Alitalia pare vicino l’accordo.

Sta per partire quindi la grande macchina della mistifcazione.

Silvio ha risolto il problema, esattamente come ha fatto con i rifiuti di Napoli. E l’opposizione ha messo i bastoni tra le ruote, infischiandosene degli interessi del paese.

La storia è ben diversa e si fa presto a raccontarla.

Silvio qualche mese fa ha messo i bastoni tra le ruote al governo in carica, mettendo in fuga, complice Epifani, la miglior offerta possibile per Alitalia, quella di Air France.

I francesi garantivano il pagamento dei debiti e il rilancio della compagnia, in cambio, ma mi sembra ragionevole, volevano averne il timone.

Messi in fuga i francesi,  Silvio mette in campo la cordata dei Capitani Coraggiosi ( Cai) che però hanno il fiato corto dal punto di vista economico e non hanno il know how necessario quindi prospettano non solo tagli colossali di personale, ma indirizzano la compagniad un ruolo provinciale, di piccolo cabotaggio ( la cosiddetta compagnia “di bandierina”).

Cgil, piloti e Pd ( Veltroni)  insistono perchè si trovi un partner estero.

Paventando un ritorno all’origine, cioè alla soluzione osteggiata in campagna elettorale, Silvio dice: “O Cai o morte” “O si accetta il piano della cordata italiana o si va al fallimento”.

Gli antagonisti non cedono. E l’accordo che oggi si profila, dando loro ragione, prevede finalmente il socio straniero ( Air France o Lufthansa).

Il quale socio straniero prima o poi prenderà il controllo della compagnia.

Gioco dell’oca, ritorno al via?

Certo, ma con una piccola differenza: il socio straniero prenderà possesso della compagnia senza accollarsene i debiti, mentre Air France a marzo era disponibile a farlo.

Il risultato di Silvio è quindi quello di aver messo ( inutimente, visto che si poteva fare diversamente) le mani nelle tasche degli italiani, ognuno dei quali ( neonati e moribondi compresi) dovrà tirare fuori con questa soluzione 100 euro  a testa.

Vittoria di Silvio?

Non scherziamo: gestione disastrosa condotta con cinismo e dilettantismo.

Ma il can can mediatico è pronto: W Silvio, nuovo Tatcher…

Alitalia, di chi è la colpa? sondaggio su repubblica.it

La vicenda Alitalia è arrivata a un punto di gravissima crisi, quasi irreversibile. In queste ore, mentre i margini di soluzione positiva appaiono molto ridotti, REPUBBLICA.IT  chiede ai lettori  di chi sono le maggiori responsabilità di quanto è accaduto. Ecco i primi risultati sui colpevoli
Il governo in carica (178275 voti) 53%

(178275 voti) - 53%
Il governo precedente (7044 voti) 2%

(7044 voti) - 2%
I sindacati (64537 voti) 19%

(64537 voti) - 19%
I lavoratori (piloti, personale di volo, personale di terra) (17011 voti) 5%

(17011 voti) - 5%
I precedenti amministratori della compagnia (61102 voti) 18%

(61102 voti) - 18%
La cordata di imprenditori privati (4374 voti) 1%

(4374 voti) - 1%
Non so 1%

(2803 voti) - 1%

Ce l’ha messa tutta, Povero Silvio! Alitalia: primo bersaglio i sindacati.

Il cadavere di Alitalia è ancora caldo e già nel PAESE degli SCARICABARILE parte la caccia ai responsabili.

Che sono sempre gli altri da sè.

Berlusconi è ben assistito da una macchina mediatica che non perde un colpo.

In prima linea c’è il giornale di famiglia, quello che, per la sua vigilanza e affettuosità canina, per la prontezza servile esibita nei confronti del proprio datore di lavoro, ho ribattezzato il Giornale di Famigli.

In calce a questo commento pubblico ciò che ha scritto oggi  l’ineffabile Mario Giordano sull’edizione di oggi.

L’articolo,di cui cito la parte iniziale, dà forse un’indicazione di quella che potrebbe essere la strategia del governo di qui in avanti: lotta al sindacato e al suo ruolo.

Il caso Alitalia è scelto non a caso.

Difficile accusare i sindacati tout court di irresponsabilità. E’ vero che con Alitalia ieri non si è chiuso, ma in fondo chi ha fatto fallire la trattiva è stata una piccola rappresentanza corporativa, quella dei piloti, non la Cisl, Uil, Ugl ( e nemmeno CGIL, checchè se ne dica) .

Oggi stesso, poi,  a poche ore dalla fine della trattativa Alitalia gli stessi sindacati hanno chiuso un accordo con Telecom per realizzare in tempi brevi 5000 mobilità : tanto votati allo sfascio e alle scelte irresponsabili non sembra che siano.

La morale di tutto questo? C’è una piccola rappresentanza di privilegiati, con stipendi superiori alla media di quelli percepiti dai dirigenti d’azienda, che non solo tiene sotto scacco la nostra Compagnia di bandiera, ma si appresta a diventare, grazie alla propaganda di destra, l’archetipo negativo del modo di fare sindacato in Italia.

Non salveranno l’Alitalia e otterrano il risultato di favorire una facile operazione di discredito complessivo del movimento sindacale italiano nel suo complesso.

PROFESSIONISTI DELLO SFASCIO

di Mario Giordano

Dopo aver cercato per anni di far fallire l’Italia, sono riusciti a far fallire l’Alitalia. È già un buon risultato di cui ringraziare sentitamente i sindacati.

Se c’era bisogno di un’ultima prova, ecco, l’abbiamo avuta: sono loro il grande male del nostro Paese. E se non ci libereremo al più presto di questo strangolamento corporativo, di questa casta di mandarini protetti e garantiti, di questi califfi pasciuti a suon di contratti e ricatti, altro che prendere il volo: anche il Paese resterà a terra come gli Airbus della compagnia di bandiera.
Non so perché la Cgil, l’Up, l’Anpac e gli altri abbiano fatto questa bizzarra scelta: «muoia Sansone con tutti i Filistei».

Gusto dell’orrido?

Germi di follia?

Antiberlusconismo ottuso all’ennesima potenza?

Troverete nelle nostre pagine tutte le interpretazioni e le possibili dietrologie.

Qui non voglio perdere tempo a esaminare razionalmente il frutto di una follia.

Sarebbe come cercare di interpretare quel tale che al manicomio, credendosi Muzio Scevola, voleva farsi tagliare il braccio sinistro. Perché?, gli chiesero. E lui: «Così non mi brucerò la mano».


I sindacati hanno tirato la corda fino all’ultimo, rilanciando sul filo di lana, come avevano già fatto con Air France. La stessa tecnica kamikaze, la stessa aspirazione suicida. Lo stesso risultato: è scappata Air France, è scappata anche la cordata di Colaninno. La differenza è che ora non c’è più nulla da fare. Alitalia, dopo 61 anni di più o meno onorato servizio, chiude i battenti.

È fallita.

Uccisa.

Morta ammazzata.

Gli aerei resteranno a terra. I lavoratori a spasso. I resti dell’azienda diventeranno cibo per corvi. Eppure i becchini dell’aquila selvaggia fanno festa.

Girotondo intorno al cadavere.