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‘Raccomandata’ da Berlusconi, Elena Russo spopola su YouTube


Unità.it

Paparazzato nel 2005 insieme a cinque aspiranti starlette nel giardino della sua villa in Sardegna, pubblicamente redarguito dalla moglie per i troppi complimenti pubblici sulle altre, beccato mentre scrive bigliettini alle parlamentari più giovani e carine, intercettato mentre cerca di piazzare in Rai soubrette che gli possono tornare utili perfino per cambiare la maggioranza in Senato.

Che Berlusconi fosse un inguaribile piacione, lo sapevamo bene.

Addirittura il Tribunale dei ministri è arrivato ad indagare sull’ipotesi di abuso di potere nei confronti di un agente del Sisde, Federico Armati, che ha denunciato il Cavaliere per mobbing: è l’ex marito di Virginia Sanjust di Teulada, annunciatrice Rai con cui il premier ha intrecciato, dice il Tribunale, una «stretta relazione».

Stavolta, il baricentro delle affinità elettive del premier si sposta più a Sud.

Siamo a Napoli, ma per raccontare questa storia usiamo le parole di uno spot, quello che da tre giorni è al centro di polemiche e che finalmente siamo riusciti a vedere.

«Napoli aveva un problema, non stiamo a riparlarne, sappiamo quale.Il governo è intervenuto.E quando il governo, lo Stato, fa qualcosa è come se lo facessero tutti gli italiani.Ma ora ci vuole l’impegno di tutti, chi ci vive e chi ci viene. Facciamo in modo che resti così, è più bella».

Poi sullo schermo appare lei, Elena Russo, a dire «grazie».

Bene, Napoli aveva un problema: un’attrice, Elena Russo, nel ’93 si trasferisce a Roma «perché – spiega – a Napoli, nel mio settore non era possibile lavorare». Diverse pellicole, ma il successo tarda ad arrivare.

Ma Elena Russo lo sa che «scambi umani e professionali – come scrive nel suo sito ufficiale – concorrono a formare un bagaglio».

Per questo, scambia e riscambia, arriva a conoscere il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

In una delle celeberrime intercettazioni con Saccà, è lo stesso premier a chiedergli di trovarle un posto in qualche fiction della Rai. L’ex direttore Fiction della tv pubblica non ce l’ha fatta, a rimediarle una parte.

È allora che il governo è intervenuto: quale migliore occasione di uno spot istituzionale sui rifiuti a Napoli? Ed ecco che a rappresentare l’immagine di Napoli pulita viene chiamata proprio lei, Elena Russo.

Il suo video ora spopola su YouTube. Per placare gli animi, è intervenuto con una lettera il presidente della Fondazione Pubblicità Progresso, Alberto Contri che ha spiegato come sono andate le cose:

La persona a cui è stato affidato il casting per lo spot ha individuato tre attrici egualmente adatte per la parte della napoletana verace, pur nella differenza d’età (Ranieri, Autieri, Russo).Per motivi vari la Ranieri e la Autieri non sono state disponibili, per cui la scelta definitiva è stata per la Russo, che ha svolto ottimamente il ruolo richiesto. Certo che ci siamo posti il problema dei possibili gossip – ammette – ma abbiamo ritenuto avrebbe fatto aggio su tutto la qualità del progetto creativo.

Contri, prima che presidente di Pubblicità Progresso, è stato consigliere Rai nell’era Zaccaria. Quota Polo delle Libertà.

elena-russo

Stoccata di Berlusconi a Di Pietro: “Per fortuna non ho un figlio come il suo”.

berlusconi-microfonato1Intervista a Sky Tg24 di Silvio Berlusconi,

I Programmi : «Adesso cominciamo bene l’anno: c’è il federalismo da fare, poi la giustizia e tante altre riforme».

L’opposizione : ” Farà bene a dare il suo contributo  affinché si possa arrivare al cambiamento con il più ampio consenso possibile”.

I nuovi ministeri :  “I sottosegretari alla Sanità, Ferruccio Fazio, e al Turismo, Michela Vittoria Brambilla, diventeranno ministri nelle rispettive competenze”

Elezioni regionali in Sardegna : «Vinceremo grazie anche al candidato Ugo Cappellacci: è il Gianni Chiodi sardo» ( paragona il coordinatore sardo di FI al candidato che ha appena vinto in Abruzzo).

La Costituzione:  “Non ho mai detto che vogliamo cambiare la Costituzione da soli: soltanto se saremo costretti per un comportamento irragionevole dell’altra parte, allora saremo nel dovere di farlo da soli perché abbiamo avuto il mandato da una forte maggioranza dei cittadini».
Il Presidenzialismo -” Nella conferenza stampa di fine anno horisposto ad una domanda, dicendo che oggi ci stiamo occupando di misure urgenti dato ciò che è successo, e oggi non abbiamo sul tavolo la riforma. Ho detto che potremo eventualmente prenderla in considerazione nella seconda parte della legislatura, e che lo faremo solo con l’accordo tutti. Poi i direttori dei grandi giornali si sono telefonati e si sono messi d’accordo per montare la panna ma dando una assoluta disinformazione ai lettori».
Ottimismo :  “Per superare la crisi economica bisogna essere ottimisti e non modificare lo stile di vita. Casomai, bisogna aiutare chi può meno».

I consumi : “Non c’è stato un  calo dei consumi dei generi alimentari, di cui si è parlato negli ultimi giorni, e anche gli altri generi si sono mantenuti più o meno sui livelli degli altri anni».
L’inchiesta Romeo – «Io non ha mai attaccato i giudici, anzi è il contrario».

Il figlio di Antonio Di Pietro. «Se lei fosse il padre del figlio di Di Pietro che cosa gli avrebbe detto?», chiede una giornalista. «Io sono il padre fortunatamente dei miei figli» risponde secco il premier

Sparito Robin Hood (chissenefrega dei poveri..) meglio tutelare i banchieri. Parola di Scalfari.

Pubblico qui una sintesi, come al solito non autorizzata, dell’editoriale domenicale di Eugenio Scalfari.

Riflette sul grande clamore mediatico che circonda l’azione del governo durante la crisi economica internazionale. Sembra che il nostro governo e il nostro premier stiano al centro dell’universo, vero centro motore di tutto.

Ovviamente non è così.

Nella seconda parte dell’articolo fioccano le critiche su Tremonti, bravo nel prevedere la crisi, ma patetico nelle scelte con le quali cerca di contrastarla.

Ecco la sintesi:

GUARDANDO le nostre televisioni e sfogliando le pagine dei nostri giornali emerge un aspetto consolante: il patrio governo e il suo leader hanno guadagnato molti punti in tema di prestigio internazionale. Tutti ci cercano, vogliono i nostri consigli, valutano con apprezzamento i nostri programmi, chiedono la nostra mediazione. Tra i grandi della Terra il nostro peso è crescente.

Che cosa si vuole di più ?

Questa crescita di autorevolezza trae conferma dalle dichiarazioni degli interessati e in particolare da quelle del presidente del Consiglio e del ministro dell’Economia che i nostri “media” riportano con la massima evidenza e il dovuto compiacimento

In questa immaginaria rassegna dei primati italiani conta poco che gran parte dei progetti siano soltanto scatole vuote, annunci generici, espedienti mediatici .
Per il pubblico italiano, istruito dai media nostrani e dalle dichiarazioni dei nostri governanti, il motore della lotta contro la crisi planetaria  sta a palazzo Chigi.
Perfino il voto contro la politica “climatica” dell’Europa, che ha comportato due mesi di stallo, è  presentato come il segno della nostra forza internazionale e della nostra lungimiranza.

Queste esaltazioni mediatiche sono prive di rapporto con la realtà e con la verità .

Un diffuso esercizio mediatico è quello della scoperta dell’acqua calda presentata come la prova della intelligenza e della vigilanza dei governi e delle istituzioni internazionali. Quell’esercizio non è limitato all’Italia ma si estende a tutto l’Occidente.
Si è scoperto pochi giorni fa che la crisi finanziaria sta incidendo sull’economia reale.
E ve ne accorgete adesso? Non era chiaro fin dall’inizio? Quando le crisi finanziarie superano una certa soglia e una certa dimensione, i loro effetti tracimano inevitabilmente al di là dell’aspetto congiunturale e avviano processi più o meno lunghi di ristagno e recessione.
Invece no, non se n’erano accorti, anzi davano dello stolto o del catastrofista a chi fin dall’inizio raccomandava di attuare provvedimenti capaci di arginare o rallentare le conseguenze negative sull’economia reale.

Da questo punto di vista la palma del primato spetta alla Banca centrale europea e alla Commissione di Bruxelles.

La prima per aver mantenuto testardamente il tasso di interesse al 4.25 senza poter esercitare nessun freno sull’inflazione ma provocando invece deleteri effetti sul costo dei mutui immobiliari e dei prestiti alle imprese.

La seconda
difendendo rigidamente la soglia di stabilità del 3 per cento nel rapporto deficit/Pil e martellando i governi affinché perseguissero politiche di tagli di spesa e pareggio dei bilanci.

In questo panorama Giulio Tremonti rappresenta un caso anomalo e per certi aspetti patetico. Fu tra i primi a dare l’allarme nel giugno scorso sulle dimensioni della crisi finanziaria e bancaria in arrivo. Indicò gli scenari e le opzioni che si aprivano e, sia pure in termini generici, le politiche che si sarebbero dovute adottare.

Ma poi, una volta messo alla guida dell’Economia, fece esattamente il contrario di quanto aveva indicato.

Fece approvare in nove minuti e mezzo (ricordate?) una legge finanziaria triennale che non merita altra definizione se non quella di configurare una politica economica deflazionistica. Una legge come quella, che punta ad abbassare la spesa per molte decine di miliardi con tagli “orizzontali”, adottata da chi vede arrivare – e lo predice – una tempesta finanziaria con evidenti conseguenze recessive, è un comportamento inspiegabile.

Altrettanto inspiegabile la vicenda della “Robin-tax” che campeggiò nelle prime pagine dei giornali per almeno un mese e su cui Tremonti costruì una parte del suo fascino mediatico. Fu il fiore all’occhiello del nuovo ministro dell’Economia tassare i ricchi per dare ai poveri, tassare le banche per finanziare la “social card” da distribuire ad un milione di italiani con redditi inferiori agli 8 mila euro annui. Totale preventivato 400 milioni.

Sono passati quasi cinque mesi da quel piccolo colpo di teatro mediatico: la “social card” sarà distribuita a dicembre ma nel frattempo le banche hanno cessato d’esser ricche, il governo anziché tassarle deve sostenerle e per farlo ha varato un decreto dove prevede: “cifre illimitate” pur di evitare fallimenti.
Robin Hood se n’è andato dalla foresta di Sherwood, lo sceriffo di Nottingham gira col saio e il bastone del pellegrino e noi contribuenti attendiamo di sapere quanto costa il suo sostentamento.
Non è patetico?

Eugenio Scalfari

“Berlusconi andrebbe interdetto dai familiari”. Scalfari dice la sua sul premier

So che per molti è una lettura impegnativa, perchè l’uomo non ha il dono della sintesi.
Ma la pastorale della domenica di Eugenio Scalfari contiene sempre notazioni interessanti .
Penso così sia utile farne una sintesi ( non autorizzata)
Oggi Il buon Eugenio ci parla della crisi economica internazionale.
Ecco cosa dice ( in sintesi, ovviamente) :

Si aspetta con il fiato in gola la campanella d’avvio delle Borse europee di domani mattina.

Se i mercati non avranno recuperato la fiducia nonostante le decisioni di Washington e di Parigi vorrà dire che i Grandi sono ormai considerati come maschere del teatro dei pupi, prive di credibilità e di forza.

Speriamo che non sia così perché l’alternativa sarebbe una catastrofe planetaria.

Qualche commento sul complesso delle difese finalmente concordate dai Grandi dell’Occidente.

Anzitutto sulle dimensioni di questo piano: sono immense e illimitate. Non sono state fatte cifre perché non si potevano fare. Nessuno è in grado di conoscere l’ammontare dei titoli-spazzatura in corpo alle banche di tutto il mondo e nessuno può valutare le altre fonti di indebitamento che in una emergenza così acuta possono cumularsi l’una con l’altra a cominciare dalle carte di credito, dalle sofferenze più rischiose, dalle cambiali di carta straccia, dai collocamenti e dalle cartolarizzazioni di più dubbia solvibilità, dalle ipoteche non eseguibili. Il Fondo monetario internazionale azzardò poco tempo fa la cifra di 1.400 miliardi di dollari come ammontare complessivo, ma era una valutazione limitata ai titoli spazzatura connessi ai “subprime” immobiliari.

Ma se la fiducia non tornerà non c’è diga costruita dai governi più forti del pianeta che possa resistere all’impatto dell’ondata dei mercati. Questo per dire che è la credibilità dei governi a decidere una partita che si gioca tutta sulla parola più che sui capitali disponibili.

Quanto a credibilità, Bush ne ha ben poca e il suo ministro del Tesoro meno ancora di lui.

La credibilità del nostro governo, malgrado gli sforzi di Tremonti e la presenza di Draghi alla guida della Banca d’Italia, non è certo un “asset” molto spendibile. Purtroppo è bassa dovunque, in Europa come in America e non bastano certo gli inviti estivi e i rapporti personali di Berlusconi con Bush e con Putin a ravvivarla.

In una società dove lo spettacolo  ha ormai occupato interamente lo spazio pubblico, Silvio Berlusconi grandeggia.

Venerdì scorso ha toccato culmini difficilmente raggiungibili. Ha suggerito quali titoli sarebbe più opportuno comprare, l’Eni e l’Enel. Tre giorni prima, aveva perfino citato Mediaset in conferenza stampa. Poi ha aggiunto che forse a partire da domani le Borse saranno chiuse fino a quando i Grandi avranno concordato nuove regole. Infine, essendo stato immediatamente smentito perfino dalla Casa Bianca, ha smentito se stesso come d’abitudine.
Un uomo così verrebbe interdetto dai suoi familiari. A maggior ragione se è il capo dell’Esecutivo dovrebbe esser sottoposto a “impeachment”. Ma poiché piace al pubblico del Bagaglino lui continua e i “media” compiacenti applaudono le sue esibizioni.

Al di là di questa matassa di problemi resta il fatto che la crisi non accenna a spegnersi e la ragione è molto chiara: si chiama recessione, si chiama caduta della domanda nel mondo occidentale e qui in Italia, si chiama insolvenza dei consumatori. La gente non ha soldi, le imprese hanno i magazzini pieni di prodotti invenduti, la Cassa integrazione ospita sempre maggiori unità disoccupate, i grandi magazzini vendono di meno per la prima volta da quando esistono, le spese “opzionali” vengono tagliate per poter soddisfare i bisogni primari, la dieta delle famiglie si impoverisce.

L’altro giorno il presidente del Consiglio ha detto: “Adesso diminuiremo le tasse”.

Doveva pensarci quando poteva ancora farlo, nel giugno scorso al momento in cui il suo governo fu insediato.

Invece abolì l’Ici sulla prima casa e sulle case ex rurali e detassò gli straordinari. L’Ici però ha lasciato a secco i Comuni e il governo ha dovuto indennizzarli per l’ammontare integrale che gli aveva sottratto altrimenti il federalismo non avrebbe mosso neppure il primo passo. Perciò tutto si è risolto in una partita di giro puramente mediatica. Quanto alla detassazione degli straordinari le imprese non ne fanno più perché non c’è domanda. Non domanda, non produzione, non detassazione. Questo balletto mediatico non è più sostenibile. Adesso occorre la detassazione sul serio e non soltanto per ragioni di equità sociale ma per frenare il bulldozer della recessione.



Ci troviamo in brutte acque: dobbiamo detassare ma l’erario è a secco; tagliare la spesa senza colpire l’occupazione, fare i contratti di lavoro aumentando le retribuzioni ma con riguardo alle imprese e alla produttività. Questo governo del fare finora ha fatto assai poco: molti annunci, poche cose buone e molte sballate, dall’Alitalia ai grembiulini della Gelmini.

Adesso bisogna fare uscire il paese dalla tempesta e non sarà certo un gioco.

NOTA BENE:

HO RICEVUTO MOLTI COMMENTI A QUESTO POST, A DIFESA DEL PREMIER. RISPONDO NEL POST SUCCESSIVO (V. LINK SOTTO):

“Scalfari? Un fascista rancoroso” I sostenitori di Berlusconi scarseggiano di argomenti…

Processo Mills, il Lodo non basta, il Caimano rischia grosso.


I giudici di Milano hanno inviato alla corte Costituzionale il Lodo Alfano: sarà la Consulta a decidere se è coerente con la nostra Carta Costituzionale una legge ordinaria che garantisce l’immunità a 4 cittadini
( anche se è ovvio che la legge è stata fatta per le esigenze di un solo cittadino).

Ma è accaduto anche quello che l’avvocato del premier Ghedini, vero artefice nemmeno troppo le quinte del Lodo Alfano, temeva di più.

Il processo continua!!!!

Chi ha scritto la legge, causa la vigilanza del Capo dello Stato, che non avrebbe firmato, non è arrivato fino al punto di prescrivere la sospensione dei procedimenti a carico dei correi.

Accade così che , mentre il processo si ferma per Berlusconi, l’imputato di corruzione protetto dal lodo, continua per Mills, accusato dello stesso reato.

Fosse condannato Mills, si avrebbe quindi una sentenza che afferma che c’è stata corruzione, con un corrotto ( Mills ) e un corruttore ( Berlusconi).

Catastrofe inimmaginabile per il premier.

Nonchè grosso casino giudiziario per parlar chiaro.

Infatti, una volta condannato Mills, Berlusconi avrebbe diritto ad un nuovo processo, che però potrebbe essere celebrato solo una volta che il Lodo fosse definito incostituzionale oppure, se la Consulta lo convalidasse, solo una volta che il premier non fosse più tale ( e nemmeno presidente della Repubblica o di uno dei due rami del parlamento).
Questo processo non potrebbe più essere celebrato dall’attuale corte, che, avendo già emesso una condanna sulla stessa vicenda, non potrebbe più essere considerata “super partes”.
Il nuovo collegio giudicante a quel punto, magari tra qualche anno, con Berlusconi quasi ottuagenario, potrebbe assolvere Berlusconi, con il conseguente paradosso giuridico: condannato il corrotto, si assolve il corruttore.
Ma non sono certo i paradossi giuridici quelli che turbano il premier ( le sue leggi sono lì per dimostrarlo) .

Quello che lo turba è il gravissimo contraccolpo di immagine che ricaverebbe da una condanna di Mills.
E, ovviamente, non si preoccupa di quello che direbbero in Italia, dove una banda di corifei alla guida di buona parte dei tg più importanti, è già pronta ad oscurare in tutti i modi la notizia, ma di quello che direbbero all’estero.
Il premier è convinto di avere contribuito con la sua politica al prestigio dell’Italia e teme che questa vicenda possa danneggiarlo moltissimo sul piano dell’immagine.

Da questo punto di vista, però, possiamo tranquillizzarlo.
Nè la sua politica, nè, tanto meno, le sue performance ( v. la sceneggiata al Parlamento Europeo di qualche anno fa con gli insulti a Shultz) hanno dato prestigio all’Italia.

La condanna di Mills aggiungerebbe al quadro che hanno di lui nel mondo solo qualche pennellata in più.
Perchè, parliamoci chiaro, Silvio non è De Gasperi.
E nemmeno Fanfani.
E’ Silvio e basta.
Cioè un pifferaio seguito da una banda sempre più folta di topi.
Italiani.

P.S.La decisione non è andata giù agli avvocati del Cavaliere che non hanno perso tempo per replicare. «È evidente che i giudici di Milano non vogliono applicare le norme varate dal Parlamento», ha detto a denti stretti Niccolò Ghedini.
L’avvocato del premier si dice sicurissimo: «Mills sarà assolto, perché è estraneo ai fatti come lo è Berlusconi». E conclude con la minaccia: «Questi giudici diventeranno incompatibili, e Berlusconi processato da un altro collegio sarà sicuramente assolto, perché è innocente».

Cazzate a raffica, è il solito Silvio….

Il premier dà una conferenza stampa, ma precisa subito che non risponde alle domande dei giornalisti.

Lui “comunica”.

Ovviamente ne approfitta per spararle  grosse.

«Il governo sta mantenendo tutte le promesse fatte in campagna elettorale con le sole nostre forze, grazie a una maggioranza sempre coesa e senza alcun supporto dell’opposizione».

La politica del Governo per le fasce deboli «è decisamente una politica di sinistra».

Questo  sostiene , introducendo le misure preparate dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi.

«Uno Stato davvero democratico deve fare attenzione a chi è meno fortunato. Per questo abbiamo iniziato ad affrontare in profondità i bisogni delle famiglie deboli, e abbiamo messo a punto modello sociale che vogliamo perseguire. È una politica decisamente di sinistra: possiamo affermare che il governo di centro, liberale, che ha messo insieme laici, cattolici e riformisti, intende fare una politica che è decisamente quella politica che la sinistra a parole aveva sempre promesso».

Poi dà i numeri dell’iper attivismo del governo. «Stiamo cercando di dare soluzioni corrette alle molte questioni irrisolte che abbiamo ereditato e sono felice che ci stiamo riuscendo. Dall’8 maggio al 18 luglio abbiamo varato 41 provvedimenti: 16 ddl, 10 dl, 15 decreti legislativi. E il Parlamento ne ha approvati 15. E dei provvedimenti vorrei sottolineare più la qualità che il numero».

Il dialogo «proposto dall’opposizione con tanta retorica» si è rivelato «solo una cortina fumogena attraverso cui la sinistra continua a nascondere le sue tante debolezze».

Poi, tanto per dire una cosa nuova, critica la sinistra giustizialista che ha saputo solo mettere in campo «i soliti pregiudizi contro di me» dimostrando «sudditanza verso le procure politicizzate e un cedimento alla violenza verbale di certi giustizialisti che hanno imbarcato con loro alle elezioni».

Sul capolavoro Alitalia, un piano disastroso,  molto peggiore rispetto a quello di Air France, l’ultima perla: «Sto lavorando. Oggi pomeriggio ho una riunione con Tremonti ed altri. Abbiamo i capitali necessari». Berlusconi lancia anche lo slogan: «Io amo l’Italia e volo Alitalia». Berlusconi lancia anche lo slogan: «Io amo l’Italia e volo Alitalia».

Per ultimo il futuro: «Abbiamo già tracciato la nostra tabella di marcia per dopo l’estate. Lavoreremo principalmente in parallelo a tre grandi riforme: federalismo fiscale, riforma della giustizia, legge elettorale per le europee».

Il premier non vuole domande, comunica.

Ma un pensiero sorge spontaneo: forse è vero quello che ha detto una volta.

Ci sono molti coglioni tra gli elettori.

Solo che non sono quelli che gli votano contro, sono quelli che si bevono le sue panzane.

I cultori del GUARDA CASO ( a proposito della Clinica OMICIDI)

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Non sono mai stato un cultore del guarda caso, non credo alle strategie, nè ai complotti.
Molti di quelli che si appassionano a questo modo di ragionare applicano all’universo intero la loro filosofia di vita ( non a caso, tra i politici,  quelli che hanno fatto parte della P2 sono i più bravi nel praticare lo sport del sospetto).
Molti altri ancora pensano ai complotti perchè schiacciati dal martellamento mediatico dei giornalisti che hanno fatto fortuna con i retroscena .
In fondo funziona così: anche le tesi più paradossali trovano sostenitori autorevoli,  chi siamo noi per pensare che siano delle  cavolate?
Per quanto mi riguarda sul fatto che l’inchiesta alla sulla Clinica Omicidi sia venuta fuori PROPRIO ADESSO la penso così: i magistrati sono un corpo così numeroso e poliforme che mi sembra difficile immaginare che si impegnino  con successo a dar corpo ad un piano organizzato e sincronizzato.
Non nego che molti di loro agiscano per motivi di bassa visibilità o per credo politico, ma pensare che si coordinino tra loro, ripeto, mi sembra difficile.

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Ma se proprio bisogna accede alla filosofia del GUARDA CASO, proviamo ad applicarla a tutti.
Guarda caso il premier ha dei processi in corso..
Guarda caso in uno di questi processi ci sono delle intercettazioni…
Guarda caso il premier vorrebbe sospendere tutti i processi ( guarda caso anche il suo) per fare in modo che la magisatratura si concentri sulla criminalità ordinaria.
Devo continuare coi GUARDA CASO???
( sarò anch’io vittima di martellamenti mediatici ? Può darsi, ma tra un GUARDA CASO cervellotico ed uno verosimile scelgo sempre il secondo)

Basta con le intercettazioni! L’esultanza dei furbetti.

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Basta con le intercettazioni.

Silvio si lancia a testa bassa nell’ennesima battaglia pro domo sua.

Difficile pensare che da una mossa come questa possano scaturire vantaggi per l’efficienza e soprattutto l’efficacia del sistema giudiziario, uno dei più inadeguati del mondo.

Sul tema propongo(v. sotto)  un articolo, che mi sembra molto istruttivo, di Marco Travaglio.

Le ipotesi sulle conseguenze di quanto annunciato dal Premier sono a dir poco inquietanti.

Impossibile che diventino realtà ( anche se ai miracoli e ..agli incubi l’uomo ci ha abituato)

Aspettiamoci, comunque,  molti andirivieni: fughe in avanti, marce all’indietro.

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Già ieri l’ex ministro della Giustizia Castelli avanzava le sue perplessità sull’esclusione dello strumento delle intercettazioni per i reati di corruzione e concussione.

Adduce motivi di tipo elettoralistico ( “la gente non capirebbe “) ,ma è già qualcosa.

Sicuramente sul tema le varie “caste” possono cominciare a fare il tifo perchè vada in onda la prima versione del pronunciamento berlusconiano.

Furbetti del quartierino, bancarottieri fraudolenti, complottatori di Moggiopoli, potenti abituati al ricatto e alla corruzione sanno per chi votare alle prossime elezioni ( ma secondo me sapevano bene anche …per chi votare a quelle del 13-14 aprile scorsi).

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La scomparsa dei reati

Marco Travaglio

Ieri, prima di accusare un lieve malore, dunque ancora nel pieno possesso delle facoltà psicofisiche, il presidente del Consiglio ha annunciato che saranno vietate le intercettazioni, fuorché per «criminalità organizzata, mafia, camorra e terrorismo».

E le poche che si potranno ancora disporre non potranno essere pubblicate.

Per i trasgressori ­ magistrati, agenti di polizia giudiziaria e giornalisti ­ «saranno previsti 5 anni di carcere».
Una pena più alta del falso in bilancio non ancora depenalizzato, per dire.
E poi «una forte penalizzazione economica per gli editori che le pubblicano» (per esempio per suo fratello Paolo, il cui Giornale pubblicò una telefonata top secret e priva di rilevanza penale tra Fassino e Consorte).
L’annuncio non deve stupire: è scritto nero su bianco nel programma elettorale del Popolo della Libertà provvisoria.
Ma, come al solito, era stato sottovalutato dai più. Soprattutto dal Pd e dall’Anm, protagonisti di un curioso «dialogo» con l’uomo, anzi l’ometto che si propone di sfasciare definitivamente quel poco che resta del sistema giudiziario. Lo stesso ometto che contemporaneamente annuncia «il ritorno dello Stato», la «tolleranza zero» e la «certezza della pena», subito creduto ed elogiato come statista dai nove decimi della stampa italiana.
Sempreché non sia stato frainteso o non abbia parlato a titolo personale, basta prendere alla lettera l’annuncio del premier per prevedere le conseguenze della nuova legge.
Qualche esempio.
Tizio viene ammazzato. Nessuna traccia dell’assassino. Il giudice ordina di controllare i telefoni di parenti, amici e colleghi di lavoro, alla ricerca di un indizio. Ma l’omicidio (salvo che a commetterlo sia un mafioso, un camorrista o un terrorista) non è compreso tra i reati per cui sarà ancora lecito intercettare: dunque resterà insoluto, salvo che l’assassino si presenti spontaneamente a confessare. Rapina in banca: una telecamera riprende uno dei rapinatori. Gl’inquirenti riconoscono dalle immagini sfuocate uno dei rapinatori e gl’intercettano il telefono per accertarsi che sia proprio lui e individuarne i complici. Questo, oggi. Domani, non essendo le rapine reati di criminalità organizzata, niente intercettazioni: impossibile scoprire i malviventi, che la faranno franca, né tantomeno recuperare il bottino.
Un imprenditore viene sequestrato. Le forze dell’ordine, oggi, mettono sotto controllo il telefono di casa per risalire ­ dalle chiamate per la richiesta di riscatto – alle utenze dei sequestratori, pedinarli, scoprire il covo e liberare l’ostaggio. Domani niente intercettazioni e niente colpevoli. Ai familiari non resterà che pagare e sperare che il congiunto venga restituito tutto intero.
Un misterioso molestatore perseguita una ragazza con telefonate oscene, o minaccia e insulta un suo nemico: gl’investigatori controllano il telefono della vittima e risalgono al disturbatore. Oggi. In futuro anche questo sarà impossibile.
Una donna, picchiata e violentata dall’ex compagno, trova la forza di sporgere denuncia. Ma mancano le prove. Per trovarle, serve intercettare l’uomo per verificarne gli spostamenti. Con la nuova legge, niente intercettazioni e niente prove. Circa il 90% delle intercettazioni, in Italia, riguardano traffici di droga, molto spesso a opera di bande di italiani o di immigrati non affiliati alla criminalità organizzata. Bene, anzi male: non saranno più intercettabili, così lo Stato rinuncia a sgominare centinaia di pericolose gang e a sequestrare enormi quantità di stupefacenti.
Anche per rintracciare i latitanti, sfuggiti alla giustizia dopo condanne per omicidio, rapina, traffico d’armi o di droga ecc., si intercettano i telefoni di parenti, amici e conoscenti per verificare chi li ospiti o li aiuti: salvo che si tratti di mafiosi o terroristi, la nuova legge impedirà di acciuffarli.
Poi, naturalmente, ci sono i reati finanziari, fiscali e contro la Pubblica amministrazione.
Che poi sono quelli che Berlusconi, avendone commessi parecchi ed essendo tuttora imputato per tutte e tre le categorie penali, spera di rendere impossibili da scoprire e da punire (magari con una norma transitoria che renda inutilizzabili le intercettazioni sin qui realizzate, tipo quella tra lui e Saccà per cui è imputato a Napoli per corruzione). Siccome nessuno li confessa spontaneamente, l’unico modo per smascherarli è intercettare chi è sospettato di commetterli. D’ora in poi sarà proibito: non commetterli, ma scoprirli.
Così i miliardi di euro che ora lo Stato recupera ogni anno dai processi per bancarotta, falso in bilancio, corruzione, concussione, frode fiscale, aggiotaggio (solo dalle intercettazioni dei furbetti del quartierino, la Procura di Milano e Clementina Forleo hanno recuperato quasi 1 miliardo di euro) resteranno nelle tasche dei criminali.
Chissà che ne dice Robin Hood Tremonti.

Le famiglie sul satellite ( l’informazione secondo Emilio Fede)

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Parte il nuovo SuperGoverno Berlusconi.

Mai come
questa volta
senza alibi.

I problemi del paese sono molti.

Alcuni di essi sono stati così “pompati” dalle tv controllate dal nuovo premier da risultare adesso, proprio per l’attenzione che hanno ricevuto, più scottanti di altri.

Parlo dei rifiuti, della sicurezza e dell‘Alitalia, dei salari

E’ proprio vantandosi di possedere la ricetta più efficace su questi temi che Berlusconi ha stravinto.

Come cittadini che partecipano alla vita politica attraverso il voto dobbiamo ora essere particolarmente attenti alle informazioni che riceveremo dalle tv , confrontandole con tutte le altre più liberamente circolanti su carta stampata e Internet.

Per evitare che ai nostri danni si compia il grande imbroglio farci credere risolti problemi che non lo sono.

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Un esempio per tutti: dove sono finiti i martellanti servizi sul disagio economico dei ceti deboli, che prima non arrivavano alla quarta settimana del mese e più di recente avevano cominciato ad entrare in crisi già all’inizio della terza?

Su Rete4 queste notizie erano all’ordine del giorno, tutti i giorni.

Dal 14 aprile sono sparite.

Dove saranno finite quelle famiglie in dfficoltà?

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Sul satellite destinato a Rete4?

Rialzati Alitalia! ( Un errore: pagheremo caro, pagheremo tutti)

In quale paese del mondo un industriale potrebbe guidare una cordata per rilevare la compagnia aerea di bandiera e al tempo stesso candidarsi come premier?

Sappiamo già come andrà a finire in caso di vittoria del centrodestra.

Avendo fatto fallire la trattativa con i Francesi, Berlusconi non accetterà di assistere poi al fallimento di Alitalia.Il caso Alitalia diventerà infatti  il primo banco di prova del nuovo governo.

Ma, una volta vinte le elezioni, Berlusconi potrà toccare con mano quello che sa benissimo già adesso e che accuratamente nasconde agli italiani, cioè il fatto che non esistono in Italia industriali di peso diposti a ficcarsi in quel ginepraio nemmeno per fare un piacere al loro collega premier.

A quel punto, pur di non perdere la faccia, Berlusconi farà di tutto per salvare la compagnia a spese dello stato.

I quindici miliardi che servono per salvare capra e cavoli, cioè Malpensa e Alitalia, saranno inevitabilmente sottratti alla sanità, alla sicurezza, alla solidarietà sociale, alla lotta al precariato. Con buona pace dei ceti deboli che francamente se ne infischiano sia di Malpensa sia di Alitalia.

Berlusconi