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ECCO LE Foto delle Prime pagine dei quotidiani di oggi di oggi (20 giugno). Tutti i giornali parlano dell’imbarazzo di Berlusconi, Il Giornale continua ad …attaccare D’Alema.

ECCO LE Foto delle Prime pagine dei quotidiani di oggi  di oggi (20 giugno).

Tutti i giornali parlano dell’imbarazzo di Berlusconi, Il Giornale continua ad …attaccare D’Alema

Corriere“Berlusconi e le accuse di Bari: risponderò colpo su colpo”.

20 corriere

Repubblica:“Feste e ragazze, accuse a Berlusconi”

repubblica

Il Messaggero: messaggero “Caso Bari, l’ira di Berlusconi”

Il Manifesto:” Non gliela danno

manifesto 20

Ed ecco l’ineffabile Giornale ( che fu di Montanelli e adesso fa capo a Giordano): “D’Alema firma il complotto contro Berlusconi”

giornale attacca d'alema

“Venga a prendere il caffè da noi”. Silvio furioso per la freddezza di Obama ( sperava di restare almeno a cena!)

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Da Repubblica, Claudio Tito

«Dobbiamo preparare l’ incontro con la massima cura. Dobbiamo convincere Obama, adesso».

La preoccupazione è altissima.

Il summit di lunedì prossimo alla Casa Bianca non lascia affatto tranquillo Silvio Berlusconi. Il facciaa faccia con Barack Obama sta provocando apprensione a Palazzo Chigi. Un nervosismo provocato non solo dalle incomprensioni dei mesi scorsi e dai pasticci diplomatici che hanno accompagnato la visita di Gheddafi in Italia.

Anche il format imposto da Washington al colloquio, infatti, ha messo in allarme il Cavaliere. Segnali piccoli e grandi che però vanno in un’ unica direzione: il rapporto tra la nuova amministrazione Usa e il premier italiano non corre su binari sicuri come negli anni dell’ era Bush.

L’ attenzione di Palazzo Chigi è stata calamitata persino dal cerimoniale e dalla paura di una sorta di “declassamento”.

Non a caso, la parola d’ ordine lanciata ieri dal Cavaliere è stata: «sono il secondo premier occidentale ricevuto da Obama dopo Gordon Brown». Eppure lunedì prossimo Berlusconi varcherà il portone della Casa Bianca nel pomeriggio, per un caffè. Nel linguaggio diplomatico, hanno spiegato al premier, è un modo per dare meno peso al colloquio.

Nei tanti precedenti tra il presidente del consiglio e l’ «amico» George Bush, l’ ospitalità della Casa Bianca prendeva sempre le forme di una «colazione di lavoro».

Ossia, colloqui che venivano seguiti da un pranzo o da una cena.

BerlusconiBushCmpDavidL’ ultima volta di Berlusconi da capo del governo nella capitale americana,è stata il 28 febbraio 2006. Colloquio di quasi un’ ora e, appunto, «colazione di lavoro». In quell’ occasione, poi, ci fu addirittura un intervento al Congresso. Il primo contatto tra Bush e il Cavaliere, invece, ci fu il 15 ottobre 2001. Anche in quel caso «incontro e colazione di lavoro».

Quasi tutte le successive visite hanno seguito il medesimo programma. La stessa procedura è stata seguita il 3 marzo scorso, quando Obama ha accolto alla Casa Bianca il primo ministro inglese Gordon Brown, in qualità di responsabile del G20 (ruolo paragonabile a quello di presidente del G8 ricoperto quest’ anno dall’ Italia): incontro e «pranzo di lavoro».

bandanaTanti particolari che stanno innervosendo lo staff di Palazzo Chigi. Ieri ha dovuto puntualizzare che non esiste alcuna modifica al programma del vertice dopo l’ attacco sferrato da Gheddafi agli States nel corso visita a Roma.

«Non c’ è niente che possa far pensare ad irritazionio a possibili scenari diversi», ha chiarito Bruno Archi, consigliere diplomatico di Palazzo Chigi.

Anche l’ ipotesi di un incontro a quattr’ occhi – senza le rispettive delegazioni – viene smentito: «Rimane tutto confermato, come concordato con la controparte americana.

Ossia con l’ Ambasciata Usa a Roma, il Consigliere alla Sicurezza nazionale alla Casa Bianca e, per tramite, l’ Ambasciata italiana a Washington». Sebbene nessuno può escludere una variazione in extremis.

Non solo.

Berlusconi fin dall’ insediamento di Obama non ha nascosto i suoi timori ai collaboratori: «È indispensabile creare un rapporto. Solo questo mi può creare dei problemi».  In particolare per i rapporti intrattenuti con il premier russo Putin: una «diplomazia del gas» non coordinata con le autorità americane. Un insieme di fattori che stano allarmando il premier: «Dobbiamo convincere adesso Obama». – CLAUDIO TITO

berlusca obama

Menestrelli di stato su aerei di stato.

altan merda non sabbia«Quando Lui ha bisogno mi telefona Marinella, la segretaria: “Mariano, se non hai problemi il dottore ti vorrebbe stasera”. Io vado a Roma, poso la macchina a Ciampino e parto con lui sull’aereo presidenziale. Quasi sempre per la Sardegna, qualche volta per Milano”.

Così Mariano Apicella, menestrello di stato uso a viaggiare su aerei di stato a seguito di colui che, come centinaia di anni fa il Re sole, non rappresenta noi, ma E’ lo STATO.

I corifei di regime, i servitorelli di Arcore, dicono in coro: “Embè, qual’è il problema? L’aereo spetta a Berlusconi, che insieme a lui viaggino 10 0 20 persone cosa cambia? non costa ai cittadini un solo euro in più per  abenzina o il personale di bordo o per l’ammortizzo dell’aereo!”

Bravi, come sono bravi, dicono le stesse cose che diceva quel povero Malussene della politica che risponde al nome di Mastella.
Anche il Ceppalonico diceva le stesse cose:

«Mio figlio non lo vedo mai, che male c’è se l’ho por­tato al Gran premio? Tanto, se in aereo siamo 10 oppure in  15 non cambia niente».

Ma come titolava la Padania?

«L’inGiustizia vola al Gran Pre­mio ».

E il Giornale cosa scriveva?

Purtroppo per loro esistono i motori di ricerca.

Andate ad interrogare   l’archivio elettronico del Giornale digitando la frase MASTELLLA AEREI DI STATO

ECCO COSA TROVATE:

Il titolo è “Dopo le case gli aerei”

Ed ecco cosa dice quell’articolo ( di Marianna Bartoccelli) :

«Non dicevano di voler tagliare i costi della politica? Forse usare l’aereo di Stato più farao­nico che ci sia per assistere al Gp di Monza non è il miglior modo di risparmiare. O no? Per dire: il Gran premio lo trasmettevano pu­re su RaiUno, il cui segnale, ci risulta, dovreb­be arrivare fino a Ceppaloni.

In epoca di «casta» e di «grillate», il viaggio domenicale dei nostri ministri sembra quasi una provocazione, malgrado le precisazioni dei portavoce e le spiegazioni dello stesso Guardasigilli. «Si è trattato di una visita ufficiale, ma soprattutto – spiegano in via Arenula – è necessario chiarire che per ragioni di sicurezza, che sono prioritarie, il ministro della Giustizia non può viaggiare come un libero cittadino».

E cosa scrivono oggi?

Ho cercato in tutto il Giornale di stamattina.berlusconi-aviatore_exc

Pagine e pagine di livorose dichiarazioni tutte indirizzate ai giornalisti del gruppo Repubblica-L’espresso, scritte dalla Velona Grata Maria Giovanna Maglie  e  da Filippo Facci .

E sui voli di stato?

Nascondono la testa dentro la sabbia ( vedi vignetta sopra)

ECCO LE UNICHE TRE RIGHE PRESENTI IN TUTTO IL GIORNALE:

Nei giorni scorsi è divampata la polemica circa un eventuale utilizzo dei voli di Stato e dell’aeronautica militare da parte di amici e ospiti del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in Sardegna.

Come dire? La legge è uguale per gli altri, scrive Marco Travaglio.

Un concetto analogo vale per i voli di stato: sono censurabili quelli degli altri.

Un’ultima considerazione sul giornalismo. L’Espresso e Repubblica hanno fatto pagine e pagine sui voli di Mastella e adesso fanno altrettanto sui voli di Apicella.


Incredibile attacco di Berlusconi al giornale che ha osato fargli vere domande su NOEMI

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Nuovo episodio nella saga Repubblica / Berlusconi.

Ecco cosa scrive Palazzo Chigi, all’indomani di un lungo articolo di Giuseppe D’Avanzo, con il quale si chiedevano, in maniera implacabile, risposte precise sul caso “Letizia”:

“Invidia e odio nei confronti di un presidente del Consiglio che ha raggiunto il massimo storico della fiducia dei cittadini: sono palesi i motivi della campagna denigratoria che la Repubblica e il suo editore stanno conducendo da giorni contro il presidente Berlusconi
Attacchi di così basso livello, in vista delle prossime elezioni europee e amministrative, confermano non solo l’assoluta mancanza di argomenti politici concreti di quel giornale e della sua parte politica, ma anche una strategia mediatica diffamatoria tesa a strumentalizzare vicende esclusivamente private a fini di lotta politica”.

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In mattinata arriva la replica del Pd ( Paolo Gentiloni):

“L’attacco che arriva dai durissimi comunicati di Palazzo Chigi contro Repubblica va ben al di là di ogni polemica, fino a sconfinare nella minaccia. Il presidente del Consiglio non può usare queste parole, non può lanciare accuse di questa gravità e con toni tanto aspri quando proprio ai suoi più stretti collaboratori spetta il compito delle politiche e del sostegno alla stampa. Si deve abituare alla presenza di giornali che scrivono anche cose scomode: la libertà di stampa è un diritto garantito dalla costituzione”.

Insomma siamo alle solite . Non appena un giornalista fa delle vere domande, scatta il sistema di difesa offesa del premier.

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Sulla vicenda prende posizione  il Comitato di redazione di Repubblica:

“I giornalisti  hanno il diritto/dovere di porre domande. Domande a cui si possono dare risposte diverse, anche critiche. O si può anche non rispondere. Ma è inammissibile che si risponda, invece, con insulti e minacce ai giornali, ai giornalisti e agli editori. Ed è ancora più inaccettabile che lo faccia una figura istituzionale, come è il presidente del Consiglio. Diventa, nei fatti, un attacco diretto alla libertà di stampa e alla sua funzione democratica. E questo deve preoccupare i cittadini e tutte le istituzioni. Per quel che ci riguarda, continueremo a fare domande, senza farci condizionare da nessuno”.

Il direttore di Repubblica Ezio Mauro risponderà alla nota di Palazzo Chigi sul giornale di domani.

Ordine del Minculpop: confondere le idee a tutti sul caso De Magistris.

Il  caso De Magistris? Un vero guazzabuglio. Chi ci capisce qualcosa è bravo.

E’ una specie di “tutti contro tutti”, una situazione così aggrovigliata che si fa prima a dar la colpa a tutti i contendenti che a cercare  di capire i torti degli uni e le ragioni degli altri.

Lo fa con la consueta chiarezza Marco Travaglio su Unità di oggi, spiegandoci quali sono i ruoli in campo e come avrebbero dovuto essere giocati.

L’articolo ancora una volta, come spesso accade con gli articoli di Travaglio, ci racconta anche come funziona ( male!) l’informazione in questo paese.

Per malafede, sciatteria, incompetenza giuridica dei giornalisti, per conformismo contagioso.

Ecco l’articolo di M. Travaglio.

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Corriere della sera: “Guerra tra pm”. Repubblica:“Guerra tra pm”. Stampa: “Guerradei pm”. Giornale: “Guerra tra giudici”. Mattino: “Guerra tra procure”. Unità:“Guerra totale tra procure”. Riformista: “Toga contro toga”. Europa: “Guerra civile fra magistrati”.

In attesa del Partito Unico, abbiamo il Giornale Unico.

Tutti a sostenere che Salerno uguale Catanzaro, anche se Salerno indaga su Catanzaro per un obbligo di legge, mentre Catanzaro indaga su Salerno contro la legge (su Salerno è competente Napoli).

Insomma avrebbero torto tutti: De Magistris, i suoi persecutori e chi li ha scovati.

Come scrive su Repubblica il superprocuratore coi baffi, “nessuno si salva”. Anche perché “le inchieste di De Magistris sono state valutate da gip, Riesame e Cassazione: sempre De Magistris ha avuto torto”.

Ma non è vero: delle tre inchieste che han suscitato il putiferio, due – Poseidone e Why Not – sono state scippate al pm dai suoi capi in corso d’opera; la terza – Toghe lucane – è dinanzi al gip con una raffica di richieste di giudizio.

Se poi De Magistris fosse un pm incapace sempre bocciato dai giudici, non si vede perché levargli le indagini anziché lasciarle bocciare dai giudici.

Ma la manovra è chiara: De Magistris “deve” avere torto, e così chi ha le prove che ha ragione.

Nessuno – salvo noi e il Carlo Federico Grosso sulla Stampa – denuncia l’abominio dei pm di Catanzaro che indagano i pmdi Salerno che indagano
su di loro.

Vien da rimpiangere il Minculpop: allora i titoli dei giornali li dettava direttamente il regime.

Ora non ce n’è bisogno: si obbedisce agli ordini ancor prima di riceverli.

“Scalfari? Un fascista rancoroso” I sostenitori di Berlusconi scarseggiano di argomenti…

Ieri ho pubblicato su Internet la sintesi di un editoriale di Eugenio Scalfari.
Il titolo del post, per chi volesse prenderne visione è “Berlusconi andrebbe interdetto dai familiari”. Scalfari dice la sua sul premier

Ho publicato questo post anche in altri siti, ricevendo moltissimi commenti, alcuni di condivisone altri di dissenso.

Ho notato però una cosa: quasi tutti i commenti di dissenso si concentrano sulla persona di Scalfari.

Che è stato fascista, che ha l’Alzheimer, che è un vecchio rancoroso ecc.

Nessun commento invece sulla sostanza del suo intervento.

Il che mi fa pensare, dispiace dirlo, che i sostenitori di Berlusconi, almeno quelli che circolano nei blog,  non abbiano grandi argomenti per difenderlo.

Non oso immaginare i sarcasmi di Mario Giordano e Maurizio Belpietro se Prodi, durante una crisi come questa,

1)fosse andato al Bagaglino A FARE IL PIRLA

2) avesse fatto il broker per Eni ed Enel,

3) avesse rilasciato indecorose dichiarazioni sulle ore che dedica alle sue attività sessuali ecc.

Ma secondo me la cosa più inquietante è questa: aver accusato i suoi avversari di essere tristi e preoccupati.

“Io non sono così” dice.

E ti credo!

Mentre lui fa collezione di ville, comprandosene una all’anno, c’è chi non sa dove sbattere la testa per pagare il mutuo di 40 metri quadri in periferia!

Ma non è solo la sua indelicatezza il problema ( se tanti lo votano, può essere che sia perchè siamo un paese di masochisti e anche il masochismo in democrazia è una scelta consentita).

Il problema è nell’imperizia: la scelta dell’Ici è stata disastrosa.

Pongo semplici domande.

Ha avuto senso togliere 1500 euro di Ici a chi ha una casa da 1 milione di euro e non fare ASSOLUTAMENTE NIENTE per chi non ha la casa ( per esempio uno sgravio fiscale sugli affitti)?

E’ giusto comportarsi così dopo aver fatto una campagna elettorale piena di promesse per i ceti deboli?

Ha avuto senso aprire una guerra con Air France che pagava i debiti di Alitalia, per farli pagare agli italiani ( senza nemmeno poi riuscire a tutelare l’italianità, come presto avremo modo di scoprire)?

Ha avuto senso pagare a piè di lista 140 milioni di debiti a Catania, malissimo amministrata da un suo amico e sodale? (meglio Brunetta che dice: gli amministratori pubblici locali dediti agli sprechi lasciamo che sia il popolo a inseguirli con i forconi).

Nessun senso.

Bravo sui rifiuti? Più di Prodi sicuramente ( ma non ci voleva molto).

Ricordo quello che diceva un personaggio di Troisi nel film “La vie del signore sono finite”, ambientato durante il fascismo: “E’ vero che Mussolini fa arrivare i treni in orario. Ma allora non bastava un capostazione?”
Idem per Silvio: “E’ vero che sono spariti i rifiuti a Napoli ( pare che rimangano comunque grossi problemi nel circondario). Ma non bastava un buon netturbino?”

Silvio dica “cumandi mì” oppure ha i giorni contati, parola di Kossiga.

COLLOQUIO TRA IL PRESIDENTE EMERITO E RENATO FARINA ( rileggiamo un’intervista uscita su Libero il primo luglio)

L’agente Betulla, alias Renato Farina, intervista Francesco Cossiga a Lugano per Libero

Presidente Cossiga, che fa? Chiede asilo in Svizzera come gli anarchici? Fugge dal regime berlusconiano?

Non sono mai stato così berlusconiano come adesso! Non l`ho votato, mai. Ma oggi, e con ritmi travolgenti, si sta preparando quello che un grande giurista, storico e politico francese di parte repubblicana considerava il peggiore dei governi ;il “governo” dei giudici, anzi peggio: dei pubblici ministeri. E la sinistra del nulla, quella veltroniana, si è alleata all`Italia dei Valori, con la parola d`ordine “o adesso o mai più” per travolgere Berlusconi.

Dalla Svizzera si vede persino meglio.

Ma torno: da vecchio, però con le tante cose che so e che ho imparato, mi batterò per impedirlo.

Prospettive di vittoria?

Scarsissime. Se cedo al pessimismo, direi che Berlusconi durerà quattro mesi. Difficilissimo possa durare per il tempo della intera legislatura. Oltre al Partito democratico e a quello di Di Pietro, che sta diventando un partito di provocazione permanente, si è schierata contro di lui anche la grande stampa, il Tgl, il Tg3, La7 e perfino Sky!, le grandi banche: da Intesa-Sanpaolo al Gruppio Unicredit, e al Monte dei Paschi di Siena: solo Cesare Geronzi gli è rimasto amico.Dopo la vittoria straordinaria del 13 aprile, arciconfermata in Sicilia, lo schieramento avversario ha visto in lui, nella persona di Silvio, il punto debole: e lo martella da ogni parte, con i giudici, con il gossip, con qualsiasi mezzo. Cacciato via con ignominia Berlusconi il centrodestra cadrà in una grande crisi. E arriveranno loro. Non la sinistra. Ma la sinistra che porta obbediente in sella i pm.

La grande stampa? Repubblica si vede.Ma il  Corriere ospita editoriali che meritano la furia da Belfagor di Scalfari e di D`Avanzo…

Il gruppo di Repubblica-Espresso è arrivato alla determinazione “da soluzione finale” o “fine di mondo”:tutto è buono, per uccidere il tiranno.La Stampa si è incattivita. La Rai è ostile, teme un repulisti e i tagli. Capisce che Silvio è debole e si adegua.

Il Corriere…

«E vero, il Corriere sembrava votato a una certa equidistanza. Il direttore Paolo Mieli aveva ammesso l`errore dell`endorsement filo Prodi. Ma ora è passato all`opposizione. Mieli è molto abile amascherare la scelta. La prima pagina ospita commenti alternati, uno pro e uno contro: ma le pagine interne sono costruite a partire da gossip che traducono in linea editoriale la politica veltroniana del nulla, del chiacchiericcio demolitivo sempre orientato in un certo modo».

Veltroni, sempre Veltroni. E D`Alema?

«Veltroni è ìl riformismo del nulla. Si è lasciato convincere che ora-o-maipiù.Da qui la sua lotta politica fatta dì gossip e attacchi forzati. In questo gioca anche l`integralismo cattolico di Dario Franceschini. I Red del mio amico Massimo D`Alema sono opposizione, ovvio: ma è una opposizione politica. D`Alema ora ha subito un avvertimento con l`assoluzione del gip Clementina Forleo da parte del Consiglio superiore della magistratura.Ciò significa la volontà di consentire al Parlamento europeo il via libera all`uso delle sue intercettazioni con la motivazione fornita dalla Forleo: e cioè che erano parte di un disegno criminoso. Il Csm in pratica avvalla il rinvio a giudizio di D`Alema…» .

Non mi convince il suo discorso sul Corriere. Possibile che sia tutto contro?Ci sono un sacco di proprietari lì dentro

«L`unico ormai che stia con Berlusconi è Geronzi e Mediobanca con lui. MaGeronzièin ambasce, si sente insidiato dai due amministratori delegati, tra cui uno – Nagel – è un feroce nemico di Berlusconi e del centrodestra, ma prima di tutto di Geronzi e tresca con Bankitalia per cacciarlo via! I quali hanno un nemico ancora».

Chi?

«Il governatore di Banca d`italia Mario Draghi».

Non me ne parli.

«Se lei ha timori, io no. Questo signore che fu speculatore internazionale si sta dando arie da ministro di economia e finanze, mette in difficoltà Berlusconi in tutti i consessi internazionali.Non ha ancora preso posizione contro Giulio Tremonti perché non può andare neanche lui contro l`evidenza di un impegno serio di risanamento preso dal Valtellinese:ma non ha preso posizione, aspetta a vedere la caduta del governo e poi…» .

Mi scusi, ma lei ebbe una parte nella scelta di Draghi. 0 mi sbaglio?

«Vero. Ho una grande responsabilità.Avessi dato retta a Ciampi, contrario, non sarebbe lì. Ma vorrei essere presidente del Consiglio per 48 ore per cacciarlo, e ne fornirei motivazioni indiscutibili».

Detto questo. Dove cadrà Silvio? Sulle intercettazioni?

«No. Le usano per screditarlo moralmente.Ne usciranno di peggiori, mescolando sesso e raccomandazioni.Ma alla fine, qualunque cosa salti fuori, basta che non siano perversioni, gli italiani sono cattolici e comprendono le debolezze della carne. Lo sapevano anche prima che Berlusconi è capace di fare palate di soldi e di prendersi una fidanzata al giorno. Qui il veltronismo gossipparo è debole e forse indebolirà se stesso».

Di Pietro ha dato dei magnaccia a Silvio. Ricorda precedenti?

«Un simile insulto non era mai stato pronunciato sulla scena politica italiana. Oltretutto è tecnicamente sbagliato: non mi pare proprio che Berlusconi ci abbia guadagnato con le ragazze, non ci ha magnato sopra, semmai loro… Sconsiglio però a Berlusconi di querelarlo: perderebbe il processo, sicuro come l`oro. No, non cadrà sul sesso. Cadrà sui processi di Milano e di Napoli. Anzitutto Milano. Io ho raccolto una documentazione impressionante sulla Gandus, il giudice che dovrà giudicarlo sul caso Mills, l`ho proposta in un`interpellanza al governo. Ma la Corte d`Appello non accetterà la ricusazione. La Corte costituzionale in un attimo annullerà il lodo Schifanibis. Berlusconi, con la sua viva voce, mi ha confermato che in caso di condanna si dimetterà. La sinistra non vuole, per rosolarlo a fuoco lento. Per distruggerlo quando in un consesso internazionale, un leader estero gli negherà il saluto o si dirà imbarazzato».

Scusi ma non ci credo. L` ala marciante dei magistrati e la sinistra avranno molte frecce, ma sono divise, e devono fare i conti con un larghissimo consenso pro-centrodestra.

«L`opposizione è divisa, ma secondo un vecchio principio sperimentato già nel6-700, uno Stato debole all`intemo cerca di compattarsi creando un nemico esterno. Faranno di tutto.Appoggio massiccio della gran parte della magistratura e di chi tra le toghe comanda: l`Associazione nazionale magistrati, vero organo supremo, il suo organo servente, il Csm, e il cavalier servente, quella vecchia volpe democristiana di Nicola Mancino, il quale è convinto che la sinistra premierà la sua faziosità con il laticlavio a vita».

Se non altro la coalizione di destra è compatta.

«Sicuro? Anche il centrodestra mostra crepe. An non è più tanto convinta di andare al partito unico; tanto che a Denis Verdini che avevalanciato l`idea di convegni costituenti già in settembre, hanno risposto ai massimivertici dicendo: andiamoci piano.Nella Lega due anime: una berlusconiana, l`altra finto berlusconiana, capeggiata da Maroni, che fa di tutto per mettere la Chiesa contro Berlusconi.Manca solo che proponga il taglio della falange per i bambini rom e il lobo dell`orecchio agli adulti per renderli . riconoscibili. Così, quando Berlusconi sarà sotto tiro, sarà debole dove finora è stato forte:la Chiesa italiana e il suo associazionismo “ortodosso”».

Ma no, Maroni è serio. Sa spiegare le sue scelte in modo civile.

«Maroni è stalinista. Ha il cuore che batte a sinistra. Quando Silvio si dimetterà, è pronto a convincere Bossi (che ha già cercato di sostituire quando ha avuto l`infarto nel 2004, parola dell`ottimo Calderoli) ad aderire ad un governo che ottenga.in questa legislatura il federalismo fiscale. Il governo sarà capeggiato da Mario Monti o da Pier Ferdinando Casini (benvisto a questo punto dalla Chiesa, e non si capisce perché), ci sarà la sinistra, l`Udc, la Lega e parecchi transfughi del Popolo della libertà.Non io! Non io!».

Dove ha sbagliato e dove sta sbagliando Berlusconi? C`è spazio per la controffensiva?

«Ho l`impressione netta che non si sappia e non si voglia difendere. Detta grida manzoniane inutili, o – lo lasci dire – cazzate. Cede su tutto. Siamo dinanzi al primo governo nel quale il presidente del Consiglio ha ceduto i ministeri della forza aperso ne che hanno loro disegni. La difesa è in mano a Ignazio La Russa, che è mio amico, ma intende l`esercito come una specie di sua polizia privata, tutta picchetti e fez, con una certa nostalgia di Farinacci. Di Maroni ho già detto. Fa gestire il ministero più delicato, quello della Giustizia, a un suo avvocato, Niccolò Ghedini. Ilquale prima ha tagliato la strada e Marcello Pera, poi voleva a quel po- sto Elio Vito, infine ha optato per Angelino Alfano, un caro ragazzo, ma è un bambino tra i lupi. Ghedini ha estromesso gli altri avvocati di Silvio, e sta giocando una sua partita che temo porti allo schianto».

Ghedini ha avuto eccellenti idee sulla legge per rimandarei processi e…

«Fermati. Parlo io qui. La legge sulle intercettazioni è un evidente tentativo di captatio benevolentiae verso i giudici. Si puniscono solo i giornalisti e gli editori: è ridicolo oltre che ingiusto.Così i magistrati per trattare non vanno dal mio caro Angelino cui voglio bene ma da Ghedini. Berlusconi lascia fare. Cede su tutto e con tutti».

Potrebbe andare in televisione, spiegarsi agli italiani.

«Potrebbe e dovrebbe. È capace però di fare un discorso politico? Saprebbe mostrare, al di là del suo caso personale, come questo suo caso riguardi davvero tutti. Ed è proprio così. C`è in ballo davvero lo Stato di diritto, la democrazia. Ma sarebbe capace?».

Potrebbe dire: non ci sto, non ci sto come Oscar Luigi Scalfaro quando cercarono di convocarlo i magistrati per i soldi del Sisde.

«Fece una pessima figura».

D`accordo. Ma riuscì nello scopo: la sfangò.

«Ci sono queste differenze: Scalfaro era presidente della Repubblica, era magistrato, e di sinistra. E perciò la grande stampa era con lui. Poteva permetterselo. Berlusconi verrebbe spazzato via».

E allora?

«Allora Berlusconi deve capire che o combatte adesso o mai più, ma senza isterismi. Riprenda in mano anzitutto il suo governo. Non lasci più fare agli altri».

Insomma dica: cumandi mì.

«E soprattutto lo faccia. Anche se forse è tardi. Ma lo faccia. Glielo chiede l`unico neo-temporaneo- berlusconiano che si intende di politica. E gli do un consiglio finale: approvi fino d`ora per decreto legge il federalismo fiscal e. Così la Lega non avrà più pretesti o alibi per abbandonarlo in caso di condanna».

Un precettore per Emma ( Scalfari bacchetta la Marcegaglia)

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Eugenio Scalfari un po’ di tempo fa è uscito dalla sua tradizionale e quasi imbalsamata compostezza per dire che gli piaceva Emma Marcegaglia.

Lo confesso: ho un debole per la Marcegaglia. è chiara, decisa, dice sì sì, no no. Una capigliatura ondosa. Una femminile virilità. La sua ricetta è meno tasse, meno spese, salari agganciati alla produttività. Il programma di Berlusconi e anche di Tremonti. “

In effetti da quando è diventata presidente di Confindustria  il buon Eugenio ha preso a circondare di interrogativi e attenzioni martellanti  la signora Emma.

Un qualcosa che sta a metà strada tra corteggiamento e moral suasion.

L’intento, escluse, per evidenti motivi anagrafici,  le motivazioni galanti,  è quello di portare la signora Emma ad aprire gli occhi sul Governo con il quale aveva iniziato a tubare.

Cosa poco in linea, secondo il buon Eugenio con le sue caratteristiche di donna competente, sensibile ed accorta.

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Ecco alcune delle “bacchettate”  dell’implacabile Eugenio ( ma sempre, insieme con le critiche, c’è una punta di miele per incoraggiare l’allieva che è intelligente , ma non sempre si impegan come dovrebbe)

La Marcegaglia punta sull’ aumento di produttività e lo lega soprattutto al costo del lavoro e ad una nuova contrattualistica aziendale. Sono certamente due elementi di rilievo ma non quelli essenziali. “(25 maggio)
La bravissima Marcegaglia [..]parlando a Trento al Festival dell’ economia ha detto che l’ operazione Alitalia si può fare soltanto se si troverà un imprenditore internazionale. Ha perfettamente ragione la Marcegaglia, ma chi? Air France ha chiuso o meglio è stata buttata fuori dai sindacati Alitalia e da Berlusconi in campagna elettorale. Lufthansa non ritiene che Alitalia sia appetibile ed eguale giudizio ne ha dato Aeroflot. Altre compagnie aeree in Europa non ci sono. In Usa, forse. Di seconda e terza fila. (1 giugno)

«In questo nuovo buon clima si può fare molto e molto bene» declama la Confindustria di Emma Marcegaglia. Qual è il buon clima, gentile Emma? Quello dei pattuglioni dei granatieri che arrestano gli scippatori e possono sparare sullo zingaro di turno? Quello dell’ editore promosso a direttore responsabile? Quello del magistrato isolato da ogni realtà sociale e privato di «libero giudizio»? Quello dei contratti di lavoro individuali? E’ questo il buon clima? (15 giugno)

Ed ecco la “martellata” di oggi.

Ora anche Marcegaglia è estremamente preoccupata ddel calo di produzione dello scorso maggio e di quanto ancora si prevede per giugno e per i mesi successivi. Ma non lo sapeva, non lo prevedeva, non era nei segnali delle sue antenne, gentile presidente di Confindustria? Il cliam era buono, fino ad un paio di settimane fa, diceva lei. Dunque una brutta sorpresa, un fulmine a ciel sereno? Stia più attenta, signora Marcegaglia, questa è roba seria e non ci si può impunemente distrarre. (13 luglio)

Stia più attenta signora Emma, Eugenio non demorde….

Berlusconi resta Berlusconi, Veltroni smette di fare Veltroni

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Leggo su Repubblica di stamattina:

“In questi giorni si decide il futuro di questa legislatura: se il comportamento rimane come quello delle ultime settimane il clima non potrà che cambiare”.

Walter Veltroni lancia un ultimatum al governo.

La fase del dialogo è a rischio.

Le mosse del governo rischiano di aprire una stagione di duro scontro politico.

Ma il Pd, assicura il segretario, è pronto alla sfida: “Si sono perse le elezioni, ma non per questo c’è la questione dell’identità del Pd. La nostra identità è quella di una grande forza riformista”.

Dopo aver sperato per mesi di poter dialogare con Berlusconi, Veltroni comincia a capire che l’unica forma di dialogo ben accetta al Rappresentante Principale dello Schieramento AVVERSO è quella di chi gli dà ragione.

Cioè il non dialogo.

Come molti, speravo che questa volta Berlusconi fosse deciso ad occuparsi finalmente della cosa pubblica piuttosto che dei suoi problemi personali.

I primi passi di questa legislatura dimostrano il contrario.

Berlusconi resta Berlusconi, come scrive oggi in prima pagina il direttore di Repubblica, Veltroni non ha altra scelta ( se non altro per le fortissime pressioni interne che riceve) che…smettere di essere Veltroni.

Serenamente, pacatamente, da oggi sarà costretto ad esibire gli attributi.

Raid del Pigneto, smontata la favola dei neonazisti?

E’ sempre più difficile capire quello che succede in Italia.

Anche perchè spesso accade che i fatti ci vengano raccontati adattandoli forzosamente a schemi precostituiti, a luoghi comuni mediatici.

Uno dei luoghi comuni mediatici più diffusi in questo momento è quello che attribuisce esclusivamente a chi milita nei partiti di estrema destra comportamenti xenofobi o atti di violenza.

E’ quello che è accaduto per quanto riguarda i fatti del Pigneto, il quartiere romano in cui sono stati recentemente devastati alcuni esercizi commerciali gestiti da extracomunitari.

Puntualmente si è parlato di naziskin.

Puntualmente si è detto che a favorire incidenti del genere è il nuovo clima che soffia nel paese dopo la vittoria elettorale delle destre.

Per fortuna poi esistono i bravi giornalisti che sanno fare il loro mestiere che non è quello di fare delle congetture, ma di andare alla ricerca dei protagonisti delle storie e dei fatti.

E’ quello che ha fatto Carlo Bonini di Repubblica. E’ andato a cercarsi il protagonista del fatto ( che gli inquirenti cercano ancora) e gli ha dato voce.

E’ un’intervista che fa riflettere e che ci dimostra che i fenomeni sono molto più complessi di come ci vengono schematicamente raccontati.

Forse, e sottolineo forse, il fatto che ci sia un nuovo governo di centrodestra favorisce il verificarsi di incidenti come quello del Pigneto.

Sicuramente leggendo questo articolo si ha la conferma di un fatto di cui è consapevole chiunque, anche se imbottito di ‘verità” televisive, viva in mezzo ai suoi simili in questo paese.

E il fatto è questo : l’insofferenza nei confronti di comportamenti illeciti o semplicemente incivili degli stranieri residenti nel nostro territorio non appartiene solo a chi si nutre di ideologie di estrema destra.

L’uomo del raid del Pigneto

Carlo Bonini- Repubblica 29 maggio 2008


L’uomo del raid del Pigneto, “l’italiano sulla cinquantina” cui la polizia cerca da cinque giorni di dare un volto, il più vecchio tra i mazzieri, il “Capo”, arriva all’appuntamento ai tavolini di un bar che è notte. Ha i capelli brizzolati, gli occhi lucidi come di chi è in preda a una febbre. Allunga la mano in una stretta decisa che gli fa dondolare il ciondolo d’oro al polso.

“Eccome qua, io sarei il nazista che stanno a cercà da tutti i pizzi. Guarda qua. Guarda quanto sò nazista…”. La mano sinistra solleva la manica destra del giubbetto di cotone verde che indossa, scoprendo la pelle. L’avambraccio è un unico, grande tatuaggio di Ernesto Che Guevara.

“Hai capito? Nazista a me? Io sono nato il primo maggio, il giorno della festa dei lavoratori e al nonno di mia moglie, nel ventennio, i fascisti fecero chiudere la panetteria al Pigneto perché non aveva preso la tessera”. L’uomo ha 48 anni. Delle figlie ancora piccole. Una storia difficile di galera e di imputazioni per rapina. E, naturalmente, un nome. “Quello lo saprai molto presto. Il giorno che mi presento al magistrato, perché quel giorno il mio nome non sarà più un segreto. Mi presento, parola mia. La faccio finita cò ‘sta storia. Ma ci voglio andare con le gambe mie a presentarmi. Nun me vojo fà beve (arrestare ndr.) a casa. Perciò, se proprio serve un nome a casaccio, scrivi Ernesto… “.

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