E’ il 14 settembre del 1993.
Berlusconi non è ancora sceso in campo ( anzi nega di volerlo fare, sostiene che la cosa è un’invenzione di Repubblica).
In questo articolo d’annata, che trascrivo qui sotto. Antonio Dipollina di Repubblica ci racconta un Berlusconi che tuba con Santoro ( che definisce bravo e simpatico) e che, a sorpresa, confessa i condizionamenti che ha subito, come imprenditore televisivo, dal potere politico.
“Siamo stati schiavi del Principe” dice ad un certo punto.
Peccato che poi da Spartaco si sia trasformato in…Marco Licinio Crasso.
Silvio Berlusconi prende sottobraccio Michele Santoro e cerca di allontanarsi dai giornalisti.
Non ci riesce, gli dice due parole all’ orecchio e lo congeda.
Poi si volta e parla, Berlusconi, mettendo fine al silenzio-stampa decretato tempo fa al grido:
“Se parlassi, ne sentireste troppe, e non è il caso”.
ll caso, invece, si presenta al teatro Manzoni di Milano, dove è convocata la convention di Publitalia, concessionaria della pubblicità di Berlusconi, e dove Santoro è ospite per parlare di sé e di molto altro di fronte, tra gli altri, ai 31 giovanotti ammessi al Master in comunicazione della Fininvest.
“Bravo e simpatico” lo definisce Berlusconi alla fine.
Ma a Sua Emittenza preme parlare di tutto il resto. Berlusconi e il partito. “E’ un partito che non c’ è – esordisce Berlusconi – ma voi credete ancora a quello che scrive Repubblica?”.
Il riferimento è all’ ipotesi di lanciarsi in prima persona sulla scena politica. “Non è possibile per un comunicatore darsi alla politica in questo modo, le due cose non stanno insieme”.
Ma le cene degli imprenditori, le preoccupazioni per l’ assetto politico futuro? “Non vorrete certo negare a un gruppo di imprenditori il diritto di occuparsi della polis e di mettere la propria esperienza al servizio di un paese che ha una classe politica in declino”.
Berlusconi e l’ informazione Fininvest. Nella giornata campale di ieri per il nuovo assetto informativo delle sue reti, Berlusconi ha confermato parecchie ipotesi che erano nell’ aria. E ha avuto uno scatto all’ ennesima domanda sull’ ingaggio di Funari. Quest’ ultimo, ancora ieri, ha ribadito che, ai tempi della sua cacciata da Italia 1, Berlusconi gli confermò che era stato costretto a prendere quella decisione. E allora? “Lo devo proprio dire? Va bene – ha ammesso Berlusconi -. siamo stati schiavi del Principe. Del resto lo siamo tuttora e lo saremo sempre. Devo aggiungere altro?”
Il Principe è per Berlusconi il potere politico. “Sono cambiate certe situazioni, ma noi dobbiamo fare i conti con il potere”, dice in pratica il presidente Fininvest. E il riferimento va di pari passo con quanto si era sempre detto a proposito della cacciata di Funari: un diktat del Caf, allora imperante.
Il fatto che il Caf non esista più permette a Berlusconi di recuperare Funari: fermo restando che il nuovo Principe non lo lascia certo tranquillo. “Santoro ha detto che, se entrassi in politica e perdessi alle elezioni, il vincitore cercherebbe di mettermi a tacere: è una previsione ottimistica, mi metterebbe a tacere molto prima”.
ANTONIO DIPOLLINA- Repubblica- 14 settembre 1993