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Predicare bene e razzolare male. Come Minzolini: carriera brillante, codotta opaca.

minzolini” La distinzione fra pubblico e privato è manichea: ripeto, un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è pubblico. Se non accetta questa regola rinunci a fare il politico”.

Lo dicono oggi personaggi come Stefano Rodotà, Eugenio Scalfari e molti altri.

Lo ha scritto nel 1994, durante l’epoca di Mani Pulite un giornalista che adesso dirige il tg1 , Agusto Minzolini.

Il che prova quanto sia facile cambiare idea per convenienza.

O per viltà.

O perchè si preferisce essere al servizio di qualcuno piuttosto che della verità.

Incendiari a vent’anni, pompieri a cinquanta.

flaiano-sorride Diceva Flaiano che la cosa più naturale del mondo è essere rivoluzionari a 20 anni e conservatori a 50.

Qualcun altro diceva: incendiari a 20 anni, pompieri a 50.

Per la generazione di Scalfari, che è poi quella di mio padre, la cosa più naturale era essere fascisti a 20 anni .

Era il risultato di una personalità non ancora formata del tutto da una parte e di un formidabile conformismo d’ambiente dall’altra.

scalfari.ritratto a matitaQuando quel potentissimo condizionamento è cessato, quegli ex ventenni sono diventati conservatori ( Montanelli) o riformisti ( Scalfari, Biagi, Bocca ecc.)

Prendiamo adesso in considerazione i 50/60enni che oggi vanno per la maggiore ( parlo di politici e di giornalisti, insomma opinion leader).

Ci sono quelli che a 20 anni erano comunisti (Veltroni, D’Alema, ecc.) e adesso votano Pd: fanno il paio con quelli che a 20 anni erano democristiani ( Franceschini) e adesso sono nel Pd anche loro.

Questi signori rivendicano coerenza. Dicono : è il partito che ha cambiato il nome, noi siamo gli stessi .

Veltroni 1In un certo senso è vero, in un certo senso no.

Ma il loro “salto” appare comunque una evoluzione comprensibile rispetto a quella di altri.

Tipo Ferrara, Rossella, Liguori, Pecorella, Bondi: comunisti o addirittura nell’ultrasinistra a 20 anni e berlusconiani a 50/60.

La loro appare proprio una mutazione genetica, più che anagrafica.

Sono passati, come si diceva una volta dal cellulare ( inteso come furgone della polizia) al cellulare ( inteso come protesi tecnologica).

ferraraIl loro salto- dall’idealismo puro al pragmatismo brianzolo- appare poco spiegabile dal punto di vista logico.

Anche se è facile cedere alla tentazione di collocarlo nella categoria dell’opportunismo ( che però- attenzione- è ampia e scivolosa).

E veniamo infine a Minzolini, il personaggio del giorno, diventato direttore del tg1, cioè del più potente mezzo di informazione di questo Paese.

Minzolini appartiene per me ad una categoria a parte ( anch’essa molto numerosa) : non è un mutante anagrafico, cioè uno che cambia orientamento per l’avanzare degli anni.

minzoliniMinzolini è un professionista. Un giornalista tanto bravo da essere chiamato “squalo” che ha messo sempre in cima a tutto la sua carriera.

La sua ammirazione per Berlusconi non è ideologica, è l’annusarsi e il trovarsi reciprocamente simpatici tra due squali. Con qualche differenza tra i due:Minzolini è uno squalo simpatico e spiritoso che sa stare al mondo, Berlusconi uno squalo molto meno simpatico e molto più pericoloso .

P.S. Altri esempi di mutazione genetica:

1) quelli che incensavano Mani Pulite e poi ne sono diventati acerrimi nemici: i leghisti, Pera, Feltri, gli ex di Alleanza Nazionale.capezzone_talebano

2) Quelli che si battevano per i diritti civili e poi sono diventati teocon o qualcosa che ci assomiglia ( Roccella, Quagliarella) oppure talebani del premier ( Capezzone)

Esempio di immutabile ( o di coerente se vogliamo): me ne viene in mente uno solo, Casini.

Scalfari sulla crisi: “Siamo nei guai e Tremonti si è giocato male le sue carte”

mibtelCome ogni domenica anche oggi Eugenio Scalfari ci mette al corrente delle sue riflessioni sullo stato del paese.Quella che segue è la sintesi, come al solito non autorizzata della prima parte del suo pastone domenicale.Dice alcune cose sullo stato dell’economia mondiale che trovo molto plausibili e verosimili. C’è un tono molto pessimistico nelle sue valutazioni, ma temo che anche in questo caso abbia ragione: siamo in una situazione moltoi critica e chi ci governa aveva poche carte da giocarsi ( leggi: risorse) e se le è giocate malissimo.
scalfari

Campane d’allarme e trombe stonate

di EUGENIO SCALFARI

NON c’è un solo allarme rosso sul quale occorra tener fisso lo sguardo.
Ce ne sono tre.
Due hanno dimensioni nazionali :  l’allarme sul funzionamento della giustizia e quello che viene definito la questione morale.
Il terzo ha dimensione mondiale ed è la crisi dell’economia.

La stampa americana parla ormai  di “great depression, part 2” riferendosi a quella del ’29, che devastò  Stati Uniti ed Europa per otto anni.

Comincerò dal terzo allarme rosso.
Negli undici mesi gli Stati Uniti sono entrati  in recessione:  dapprima sottotraccia, la crisi è  poi esplosa a giugno con la crisi immobiliare.
Negli ultimi  sei mesi  i listini di Wall Street hanno perso più del 50 per cento del loro valore e poiché i cittadini di quel paese hanno una familiarità con la Borsa sconosciuta nel resto del mondo ne è derivato un impoverimento, in parte virtuale ma in parte reale, che ha inciso sui consumi e sugli investimenti.
L’effetto, in un paese ad economia liberista, si è ripercosso sull’occupazione ed è stato un crescendo di mese in mese.
Fino ad oggi  sono andati distrutti un milione e centomila posti di lavoro, dei quali 200.000 in ottobre e 536.000 in novembre. Un’accelerazione spaventosa: secondo le previsioni più aggiornate si arriverà  nel primo semestre del 2009  a  quattro milioni.
Quando Obama e i suoi consiglieri affermano che il peggio deve ancora venire pensano esattamente a questo:  disoccupazione di massa e quindi una diminuzione del reddito, specie nei ceti e per le etnie più deboli, ma non soltanto.
Il saldo tra questa distruzione del reddito e l’apparente beneficio della discesa dei prezzi (dovuta appunto al crollo della domanda) sarà fortemente negativo, deprimerà i consumi e gli investimenti, manderà in fallimento decine di migliaia di aziende come in parte sta già accadendo.

Il motore americano si è ingolfato e così resterà a dir poco fino al 2011. Ma poi ricomincerà a tirare come prima?

L’economista Joseph Stiglitz dice di no.

Il capitalismo americano (e sul suo modello tutto il capitalismo internazionale) vive da decenni sulle bolle speculative. Sono state le bolle a far andare al massimo i pistoni del motore americano, locomotiva di tutto il resto del mondo.

Ma le bolle, dice Stiglitz, dopo la durissima crisi che stiamo vivendo non si ripeteranno più. Non nella dimensione che abbiamo visto all’opera negli ultimi anni.

E quindi non esisterà più un capitalismo come quello che abbiamo conosciuto, basato per quattro quinti sui consumi.

Subentrerà probabilmente un capitalismo basato sugli investimenti e su una redistribuzione della ricchezza mondiale e, all’interno dei vari paesi, della ricchezza tra i vari ceti sociali.

Si capovolgerà lo schema fino ad ora imperante : la redistribuzione della ricchezza non sarà  più la conseguenza  dell’aumento della produzione e dei profitti, ma diventerà invece la condizione necessaria per realizzare tale aumento.
Insomm: niente giustizia sociale niente sviluppo.

tremonti1

Il nostro governo e il nostro ministro dell’Economia sostengono che in Italia le cose andranno meglio perché le banche qui da noi sono più solide che altrove e i conti pubblici “sono in sicurezza”.
Che le nostre banche siano solide è una fondata speranza; ma che le nostre prospettive siano migliori degli altri paesi è una bufala delle tante che il governo ci propina.
Noi non stiamo meglio, stiamo decisamente peggio, ci tiene ancora a galla l’euro senza il quale staremmo da tempo sott’acqua.
Stiamo peggio perché non abbiamo un soldo da spendere.

Quelli che avevamo venivano da una forte azione di recupero dell’evasione fiscale che ci dette nel 2006-7 più di 20 miliardi da spendere. Questa fonte si è inaridita. Il fabbisogno è aumentato, l’abolizione dell’Ici ha distrutto un reddito tributario di 3 miliardi e mezzo l’anno; l’Alitalia tricolore è costata all’erario 3 miliardi (se basteranno).

Sicché Tremonti non ha un soldo.
Per mandare avanti il motorino italiano ha dovuto redigere nel luglio scorso una legge finanziaria gremita di tagli. Per far sopravvivere il sistema ha concesso la settimana scorsa un’elemosina di 6 miliardi “una tantum” alle famiglie e alle imprese; con qualche spicciolo aggiuntivo per far tacere le invettive del Papa e dei vescovi per i tagli alle scuole cattoliche (ma quelli alla scuola statale e all’Università sono rimasti tutti ferocemente in piedi).

Anche in Italia tuttavia, come altrove, la crisi finora ha soltanto graffiato la pelle ma non ha ferito né i muscoli né i tendini. Si consuma un po’ meno, si investe poco o nulla (ma questa latitanza degli investimenti privati e pubblici è da anni una costante).

Il peggio deve venire dice Tremonti e ha purtroppo ragione.

La diagnosi è giusta. La terapia non c’è per ragioni di forza maggiore determinati dagli errori commessi sei mesi fa.
Come uscirne dovrebbero dircelo il premier e il ministro dell’Economia.
Certo non se ne esce con gli inviti ai risparmiatori a sottoscrivere i Bot. Tanto meno facendone colpa all’opposizione.

“Siamo nelle mani di un comico “: anche oggi Scalfari prende a pugni il vecchio Silvio.

big_scalfariScrive oggi Scalfari nel suo pastone domenicale:

Il clamore sulla “abbronzatura” del presidente eletto degli Stati Uniti ha indignato il premier italiano.

Era una carineria – ha detto – e la stampa imbecille di tutto il mondo non l’ha capita.

Io penso che Berlusconi abbia ragione, il clamore è stato eccessivo.

Dovrebbe esser chiaro a tutti che l’Italia ha liberamente scelto di affidare il governo nazionale ad un comico. E’ un comico un po’ invecchiato ma pur sempre di prim’ordine.

Chi se ne stupisce e se ne indigna è male informato.

Si tratta di un attore della premiata ditta del Bagaglino. Barack Obama che è intelligente l’ha capito e gli ha telefonato. Forse qualche risata se la sarà fatta anche lui.

berlusca-pagliaccio1

Possiamo dargli torto?

“Scalfari? Un fascista rancoroso” I sostenitori di Berlusconi scarseggiano di argomenti…

Ieri ho pubblicato su Internet la sintesi di un editoriale di Eugenio Scalfari.
Il titolo del post, per chi volesse prenderne visione è “Berlusconi andrebbe interdetto dai familiari”. Scalfari dice la sua sul premier

Ho publicato questo post anche in altri siti, ricevendo moltissimi commenti, alcuni di condivisone altri di dissenso.

Ho notato però una cosa: quasi tutti i commenti di dissenso si concentrano sulla persona di Scalfari.

Che è stato fascista, che ha l’Alzheimer, che è un vecchio rancoroso ecc.

Nessun commento invece sulla sostanza del suo intervento.

Il che mi fa pensare, dispiace dirlo, che i sostenitori di Berlusconi, almeno quelli che circolano nei blog,  non abbiano grandi argomenti per difenderlo.

Non oso immaginare i sarcasmi di Mario Giordano e Maurizio Belpietro se Prodi, durante una crisi come questa,

1)fosse andato al Bagaglino A FARE IL PIRLA

2) avesse fatto il broker per Eni ed Enel,

3) avesse rilasciato indecorose dichiarazioni sulle ore che dedica alle sue attività sessuali ecc.

Ma secondo me la cosa più inquietante è questa: aver accusato i suoi avversari di essere tristi e preoccupati.

“Io non sono così” dice.

E ti credo!

Mentre lui fa collezione di ville, comprandosene una all’anno, c’è chi non sa dove sbattere la testa per pagare il mutuo di 40 metri quadri in periferia!

Ma non è solo la sua indelicatezza il problema ( se tanti lo votano, può essere che sia perchè siamo un paese di masochisti e anche il masochismo in democrazia è una scelta consentita).

Il problema è nell’imperizia: la scelta dell’Ici è stata disastrosa.

Pongo semplici domande.

Ha avuto senso togliere 1500 euro di Ici a chi ha una casa da 1 milione di euro e non fare ASSOLUTAMENTE NIENTE per chi non ha la casa ( per esempio uno sgravio fiscale sugli affitti)?

E’ giusto comportarsi così dopo aver fatto una campagna elettorale piena di promesse per i ceti deboli?

Ha avuto senso aprire una guerra con Air France che pagava i debiti di Alitalia, per farli pagare agli italiani ( senza nemmeno poi riuscire a tutelare l’italianità, come presto avremo modo di scoprire)?

Ha avuto senso pagare a piè di lista 140 milioni di debiti a Catania, malissimo amministrata da un suo amico e sodale? (meglio Brunetta che dice: gli amministratori pubblici locali dediti agli sprechi lasciamo che sia il popolo a inseguirli con i forconi).

Nessun senso.

Bravo sui rifiuti? Più di Prodi sicuramente ( ma non ci voleva molto).

Ricordo quello che diceva un personaggio di Troisi nel film “La vie del signore sono finite”, ambientato durante il fascismo: “E’ vero che Mussolini fa arrivare i treni in orario. Ma allora non bastava un capostazione?”
Idem per Silvio: “E’ vero che sono spariti i rifiuti a Napoli ( pare che rimangano comunque grossi problemi nel circondario). Ma non bastava un buon netturbino?”

“Berlusconi andrebbe interdetto dai familiari”. Scalfari dice la sua sul premier

So che per molti è una lettura impegnativa, perchè l’uomo non ha il dono della sintesi.
Ma la pastorale della domenica di Eugenio Scalfari contiene sempre notazioni interessanti .
Penso così sia utile farne una sintesi ( non autorizzata)
Oggi Il buon Eugenio ci parla della crisi economica internazionale.
Ecco cosa dice ( in sintesi, ovviamente) :

Si aspetta con il fiato in gola la campanella d’avvio delle Borse europee di domani mattina.

Se i mercati non avranno recuperato la fiducia nonostante le decisioni di Washington e di Parigi vorrà dire che i Grandi sono ormai considerati come maschere del teatro dei pupi, prive di credibilità e di forza.

Speriamo che non sia così perché l’alternativa sarebbe una catastrofe planetaria.

Qualche commento sul complesso delle difese finalmente concordate dai Grandi dell’Occidente.

Anzitutto sulle dimensioni di questo piano: sono immense e illimitate. Non sono state fatte cifre perché non si potevano fare. Nessuno è in grado di conoscere l’ammontare dei titoli-spazzatura in corpo alle banche di tutto il mondo e nessuno può valutare le altre fonti di indebitamento che in una emergenza così acuta possono cumularsi l’una con l’altra a cominciare dalle carte di credito, dalle sofferenze più rischiose, dalle cambiali di carta straccia, dai collocamenti e dalle cartolarizzazioni di più dubbia solvibilità, dalle ipoteche non eseguibili. Il Fondo monetario internazionale azzardò poco tempo fa la cifra di 1.400 miliardi di dollari come ammontare complessivo, ma era una valutazione limitata ai titoli spazzatura connessi ai “subprime” immobiliari.

Ma se la fiducia non tornerà non c’è diga costruita dai governi più forti del pianeta che possa resistere all’impatto dell’ondata dei mercati. Questo per dire che è la credibilità dei governi a decidere una partita che si gioca tutta sulla parola più che sui capitali disponibili.

Quanto a credibilità, Bush ne ha ben poca e il suo ministro del Tesoro meno ancora di lui.

La credibilità del nostro governo, malgrado gli sforzi di Tremonti e la presenza di Draghi alla guida della Banca d’Italia, non è certo un “asset” molto spendibile. Purtroppo è bassa dovunque, in Europa come in America e non bastano certo gli inviti estivi e i rapporti personali di Berlusconi con Bush e con Putin a ravvivarla.

In una società dove lo spettacolo  ha ormai occupato interamente lo spazio pubblico, Silvio Berlusconi grandeggia.

Venerdì scorso ha toccato culmini difficilmente raggiungibili. Ha suggerito quali titoli sarebbe più opportuno comprare, l’Eni e l’Enel. Tre giorni prima, aveva perfino citato Mediaset in conferenza stampa. Poi ha aggiunto che forse a partire da domani le Borse saranno chiuse fino a quando i Grandi avranno concordato nuove regole. Infine, essendo stato immediatamente smentito perfino dalla Casa Bianca, ha smentito se stesso come d’abitudine.
Un uomo così verrebbe interdetto dai suoi familiari. A maggior ragione se è il capo dell’Esecutivo dovrebbe esser sottoposto a “impeachment”. Ma poiché piace al pubblico del Bagaglino lui continua e i “media” compiacenti applaudono le sue esibizioni.

Al di là di questa matassa di problemi resta il fatto che la crisi non accenna a spegnersi e la ragione è molto chiara: si chiama recessione, si chiama caduta della domanda nel mondo occidentale e qui in Italia, si chiama insolvenza dei consumatori. La gente non ha soldi, le imprese hanno i magazzini pieni di prodotti invenduti, la Cassa integrazione ospita sempre maggiori unità disoccupate, i grandi magazzini vendono di meno per la prima volta da quando esistono, le spese “opzionali” vengono tagliate per poter soddisfare i bisogni primari, la dieta delle famiglie si impoverisce.

L’altro giorno il presidente del Consiglio ha detto: “Adesso diminuiremo le tasse”.

Doveva pensarci quando poteva ancora farlo, nel giugno scorso al momento in cui il suo governo fu insediato.

Invece abolì l’Ici sulla prima casa e sulle case ex rurali e detassò gli straordinari. L’Ici però ha lasciato a secco i Comuni e il governo ha dovuto indennizzarli per l’ammontare integrale che gli aveva sottratto altrimenti il federalismo non avrebbe mosso neppure il primo passo. Perciò tutto si è risolto in una partita di giro puramente mediatica. Quanto alla detassazione degli straordinari le imprese non ne fanno più perché non c’è domanda. Non domanda, non produzione, non detassazione. Questo balletto mediatico non è più sostenibile. Adesso occorre la detassazione sul serio e non soltanto per ragioni di equità sociale ma per frenare il bulldozer della recessione.



Ci troviamo in brutte acque: dobbiamo detassare ma l’erario è a secco; tagliare la spesa senza colpire l’occupazione, fare i contratti di lavoro aumentando le retribuzioni ma con riguardo alle imprese e alla produttività. Questo governo del fare finora ha fatto assai poco: molti annunci, poche cose buone e molte sballate, dall’Alitalia ai grembiulini della Gelmini.

Adesso bisogna fare uscire il paese dalla tempesta e non sarà certo un gioco.

NOTA BENE:

HO RICEVUTO MOLTI COMMENTI A QUESTO POST, A DIFESA DEL PREMIER. RISPONDO NEL POST SUCCESSIVO (V. LINK SOTTO):

“Scalfari? Un fascista rancoroso” I sostenitori di Berlusconi scarseggiano di argomenti…

Silvio dica “cumandi mì” oppure ha i giorni contati, parola di Kossiga.

COLLOQUIO TRA IL PRESIDENTE EMERITO E RENATO FARINA ( rileggiamo un’intervista uscita su Libero il primo luglio)

L’agente Betulla, alias Renato Farina, intervista Francesco Cossiga a Lugano per Libero

Presidente Cossiga, che fa? Chiede asilo in Svizzera come gli anarchici? Fugge dal regime berlusconiano?

Non sono mai stato così berlusconiano come adesso! Non l`ho votato, mai. Ma oggi, e con ritmi travolgenti, si sta preparando quello che un grande giurista, storico e politico francese di parte repubblicana considerava il peggiore dei governi ;il “governo” dei giudici, anzi peggio: dei pubblici ministeri. E la sinistra del nulla, quella veltroniana, si è alleata all`Italia dei Valori, con la parola d`ordine “o adesso o mai più” per travolgere Berlusconi.

Dalla Svizzera si vede persino meglio.

Ma torno: da vecchio, però con le tante cose che so e che ho imparato, mi batterò per impedirlo.

Prospettive di vittoria?

Scarsissime. Se cedo al pessimismo, direi che Berlusconi durerà quattro mesi. Difficilissimo possa durare per il tempo della intera legislatura. Oltre al Partito democratico e a quello di Di Pietro, che sta diventando un partito di provocazione permanente, si è schierata contro di lui anche la grande stampa, il Tgl, il Tg3, La7 e perfino Sky!, le grandi banche: da Intesa-Sanpaolo al Gruppio Unicredit, e al Monte dei Paschi di Siena: solo Cesare Geronzi gli è rimasto amico.Dopo la vittoria straordinaria del 13 aprile, arciconfermata in Sicilia, lo schieramento avversario ha visto in lui, nella persona di Silvio, il punto debole: e lo martella da ogni parte, con i giudici, con il gossip, con qualsiasi mezzo. Cacciato via con ignominia Berlusconi il centrodestra cadrà in una grande crisi. E arriveranno loro. Non la sinistra. Ma la sinistra che porta obbediente in sella i pm.

La grande stampa? Repubblica si vede.Ma il  Corriere ospita editoriali che meritano la furia da Belfagor di Scalfari e di D`Avanzo…

Il gruppo di Repubblica-Espresso è arrivato alla determinazione “da soluzione finale” o “fine di mondo”:tutto è buono, per uccidere il tiranno.La Stampa si è incattivita. La Rai è ostile, teme un repulisti e i tagli. Capisce che Silvio è debole e si adegua.

Il Corriere…

«E vero, il Corriere sembrava votato a una certa equidistanza. Il direttore Paolo Mieli aveva ammesso l`errore dell`endorsement filo Prodi. Ma ora è passato all`opposizione. Mieli è molto abile amascherare la scelta. La prima pagina ospita commenti alternati, uno pro e uno contro: ma le pagine interne sono costruite a partire da gossip che traducono in linea editoriale la politica veltroniana del nulla, del chiacchiericcio demolitivo sempre orientato in un certo modo».

Veltroni, sempre Veltroni. E D`Alema?

«Veltroni è ìl riformismo del nulla. Si è lasciato convincere che ora-o-maipiù.Da qui la sua lotta politica fatta dì gossip e attacchi forzati. In questo gioca anche l`integralismo cattolico di Dario Franceschini. I Red del mio amico Massimo D`Alema sono opposizione, ovvio: ma è una opposizione politica. D`Alema ora ha subito un avvertimento con l`assoluzione del gip Clementina Forleo da parte del Consiglio superiore della magistratura.Ciò significa la volontà di consentire al Parlamento europeo il via libera all`uso delle sue intercettazioni con la motivazione fornita dalla Forleo: e cioè che erano parte di un disegno criminoso. Il Csm in pratica avvalla il rinvio a giudizio di D`Alema…» .

Non mi convince il suo discorso sul Corriere. Possibile che sia tutto contro?Ci sono un sacco di proprietari lì dentro

«L`unico ormai che stia con Berlusconi è Geronzi e Mediobanca con lui. MaGeronzièin ambasce, si sente insidiato dai due amministratori delegati, tra cui uno – Nagel – è un feroce nemico di Berlusconi e del centrodestra, ma prima di tutto di Geronzi e tresca con Bankitalia per cacciarlo via! I quali hanno un nemico ancora».

Chi?

«Il governatore di Banca d`italia Mario Draghi».

Non me ne parli.

«Se lei ha timori, io no. Questo signore che fu speculatore internazionale si sta dando arie da ministro di economia e finanze, mette in difficoltà Berlusconi in tutti i consessi internazionali.Non ha ancora preso posizione contro Giulio Tremonti perché non può andare neanche lui contro l`evidenza di un impegno serio di risanamento preso dal Valtellinese:ma non ha preso posizione, aspetta a vedere la caduta del governo e poi…» .

Mi scusi, ma lei ebbe una parte nella scelta di Draghi. 0 mi sbaglio?

«Vero. Ho una grande responsabilità.Avessi dato retta a Ciampi, contrario, non sarebbe lì. Ma vorrei essere presidente del Consiglio per 48 ore per cacciarlo, e ne fornirei motivazioni indiscutibili».

Detto questo. Dove cadrà Silvio? Sulle intercettazioni?

«No. Le usano per screditarlo moralmente.Ne usciranno di peggiori, mescolando sesso e raccomandazioni.Ma alla fine, qualunque cosa salti fuori, basta che non siano perversioni, gli italiani sono cattolici e comprendono le debolezze della carne. Lo sapevano anche prima che Berlusconi è capace di fare palate di soldi e di prendersi una fidanzata al giorno. Qui il veltronismo gossipparo è debole e forse indebolirà se stesso».

Di Pietro ha dato dei magnaccia a Silvio. Ricorda precedenti?

«Un simile insulto non era mai stato pronunciato sulla scena politica italiana. Oltretutto è tecnicamente sbagliato: non mi pare proprio che Berlusconi ci abbia guadagnato con le ragazze, non ci ha magnato sopra, semmai loro… Sconsiglio però a Berlusconi di querelarlo: perderebbe il processo, sicuro come l`oro. No, non cadrà sul sesso. Cadrà sui processi di Milano e di Napoli. Anzitutto Milano. Io ho raccolto una documentazione impressionante sulla Gandus, il giudice che dovrà giudicarlo sul caso Mills, l`ho proposta in un`interpellanza al governo. Ma la Corte d`Appello non accetterà la ricusazione. La Corte costituzionale in un attimo annullerà il lodo Schifanibis. Berlusconi, con la sua viva voce, mi ha confermato che in caso di condanna si dimetterà. La sinistra non vuole, per rosolarlo a fuoco lento. Per distruggerlo quando in un consesso internazionale, un leader estero gli negherà il saluto o si dirà imbarazzato».

Scusi ma non ci credo. L` ala marciante dei magistrati e la sinistra avranno molte frecce, ma sono divise, e devono fare i conti con un larghissimo consenso pro-centrodestra.

«L`opposizione è divisa, ma secondo un vecchio principio sperimentato già nel6-700, uno Stato debole all`intemo cerca di compattarsi creando un nemico esterno. Faranno di tutto.Appoggio massiccio della gran parte della magistratura e di chi tra le toghe comanda: l`Associazione nazionale magistrati, vero organo supremo, il suo organo servente, il Csm, e il cavalier servente, quella vecchia volpe democristiana di Nicola Mancino, il quale è convinto che la sinistra premierà la sua faziosità con il laticlavio a vita».

Se non altro la coalizione di destra è compatta.

«Sicuro? Anche il centrodestra mostra crepe. An non è più tanto convinta di andare al partito unico; tanto che a Denis Verdini che avevalanciato l`idea di convegni costituenti già in settembre, hanno risposto ai massimivertici dicendo: andiamoci piano.Nella Lega due anime: una berlusconiana, l`altra finto berlusconiana, capeggiata da Maroni, che fa di tutto per mettere la Chiesa contro Berlusconi.Manca solo che proponga il taglio della falange per i bambini rom e il lobo dell`orecchio agli adulti per renderli . riconoscibili. Così, quando Berlusconi sarà sotto tiro, sarà debole dove finora è stato forte:la Chiesa italiana e il suo associazionismo “ortodosso”».

Ma no, Maroni è serio. Sa spiegare le sue scelte in modo civile.

«Maroni è stalinista. Ha il cuore che batte a sinistra. Quando Silvio si dimetterà, è pronto a convincere Bossi (che ha già cercato di sostituire quando ha avuto l`infarto nel 2004, parola dell`ottimo Calderoli) ad aderire ad un governo che ottenga.in questa legislatura il federalismo fiscale. Il governo sarà capeggiato da Mario Monti o da Pier Ferdinando Casini (benvisto a questo punto dalla Chiesa, e non si capisce perché), ci sarà la sinistra, l`Udc, la Lega e parecchi transfughi del Popolo della libertà.Non io! Non io!».

Dove ha sbagliato e dove sta sbagliando Berlusconi? C`è spazio per la controffensiva?

«Ho l`impressione netta che non si sappia e non si voglia difendere. Detta grida manzoniane inutili, o – lo lasci dire – cazzate. Cede su tutto. Siamo dinanzi al primo governo nel quale il presidente del Consiglio ha ceduto i ministeri della forza aperso ne che hanno loro disegni. La difesa è in mano a Ignazio La Russa, che è mio amico, ma intende l`esercito come una specie di sua polizia privata, tutta picchetti e fez, con una certa nostalgia di Farinacci. Di Maroni ho già detto. Fa gestire il ministero più delicato, quello della Giustizia, a un suo avvocato, Niccolò Ghedini. Ilquale prima ha tagliato la strada e Marcello Pera, poi voleva a quel po- sto Elio Vito, infine ha optato per Angelino Alfano, un caro ragazzo, ma è un bambino tra i lupi. Ghedini ha estromesso gli altri avvocati di Silvio, e sta giocando una sua partita che temo porti allo schianto».

Ghedini ha avuto eccellenti idee sulla legge per rimandarei processi e…

«Fermati. Parlo io qui. La legge sulle intercettazioni è un evidente tentativo di captatio benevolentiae verso i giudici. Si puniscono solo i giornalisti e gli editori: è ridicolo oltre che ingiusto.Così i magistrati per trattare non vanno dal mio caro Angelino cui voglio bene ma da Ghedini. Berlusconi lascia fare. Cede su tutto e con tutti».

Potrebbe andare in televisione, spiegarsi agli italiani.

«Potrebbe e dovrebbe. È capace però di fare un discorso politico? Saprebbe mostrare, al di là del suo caso personale, come questo suo caso riguardi davvero tutti. Ed è proprio così. C`è in ballo davvero lo Stato di diritto, la democrazia. Ma sarebbe capace?».

Potrebbe dire: non ci sto, non ci sto come Oscar Luigi Scalfaro quando cercarono di convocarlo i magistrati per i soldi del Sisde.

«Fece una pessima figura».

D`accordo. Ma riuscì nello scopo: la sfangò.

«Ci sono queste differenze: Scalfaro era presidente della Repubblica, era magistrato, e di sinistra. E perciò la grande stampa era con lui. Poteva permetterselo. Berlusconi verrebbe spazzato via».

E allora?

«Allora Berlusconi deve capire che o combatte adesso o mai più, ma senza isterismi. Riprenda in mano anzitutto il suo governo. Non lasci più fare agli altri».

Insomma dica: cumandi mì.

«E soprattutto lo faccia. Anche se forse è tardi. Ma lo faccia. Glielo chiede l`unico neo-temporaneo- berlusconiano che si intende di politica. E gli do un consiglio finale: approvi fino d`ora per decreto legge il federalismo fiscal e. Così la Lega non avrà più pretesti o alibi per abbandonarlo in caso di condanna».

Quando Berlusconi era il ragazzo “Coccodè”- Piccolo ripasso di storia patria.

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Berlusconi è stato spesso sottovalutato dai suoi avversari.

In passato

Oggi, dopo le infinite prove di vitalità che ha dato, la situazione si è esattamente rovesciata.

A quasi 15 anni di distanza dalla sua discesa in campo, è diventato l’uomo che non si sa come battere.

Alcuni sostengono che va attaccato in maniera decisa e durissima, altri pensano che questo sia il sistema migliore per garantirgli la vittoria.

Ma facciamo un piccolo sforzo di memoria e ritorniamo al giorno della fatidica discesa in campo e alle reazioni che questa sortita suscitò tra i maggiori commentatori del tempo.

Come ci ricorda Bruno Vespa nel suo “L’Italia di Berlusconi”, il discorso di autocandidatura fu accolto dal gelo della Confindustria e dalle ironie dei più importanti quotidiani.

Un tema da quarta elementare” fu la sentenza de “La Stampa”.

Il commento più feroce fu quello di Eugenio Scalari che intitolò un editoriale di Repubblica Scende in campo il ragazzo coccode, alludendo al soprannome attribuito in un varietà televisivo di Renzo Arbore ( “Indietro tutta”) alle ballerine della trasmissione.

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L’articolo cominciava contestando seccamente a Berlusconi la sua pretesa di accreditarsi come uomo nuovo della politica:

In realtà’ la decisione di Berlusconi di scendere nell’agone politico-elettorale non è neppure una notizia. Berlusconi è infatti in campo da sempre, da quando è nato come imprenditore perché se c’ è stato in questo paese un uomo d’ affari profondamente e direi radicalmente intrecciato con la politica con i partiti e con le correnti dei partiti, questo è stato lui”.

L’articolo concludeva così “Che spettacolo, ragazzi. Sembra la notte di Natale.Verrebbe spontaneo di intonare “Tu scendi dalle stelle…” con quel che segue, ma sarebbe un canto alquanto blasfemo. Assai più pertinente mi sembra la sigla di Renzo Arbore e delle ragazze Coccodé in “Indietro tutta”: Perché è così che si fanno i milioni/evviva le Televisioni/zum zum”.

Ma giàa poco meno di un mese dalla discesa in campo Sandro Viola, in un’inchiesta condotta nel profondo nord sempre per “la Repubblica”, accreditava alla nuova formazione addirittura il 25% dei consensi.

Ma interessante era soprattutto la scoperta delle caratteristiche del potenziale elettorato del Cavaliere.

Insieme con i giovani rampanti, affascinati dal mito della ricchezza e del successo che vedevano no in Berlusconi un modello di vita, c’era, come c’è ancora adesso, una marea di gente del ceto medio.

Non solo “nani e ballerine”, non solo “yuppies” di provincia, non solo calciatori e funzionari Fininvest. Sono gli stessi italiani che votavano per la Dc, per il Psi, per il Psdi, per il Pli, e che sul finire degli Ottanta hanno cominciato a votare per la Lega.

Malgrado l’ ignoranza, malgrado tante pecche (l’ insulto facile per l’ ambulante di colore, l’ evasione fiscale, la convinzione che i napoletani siano tutti ladri e i siciliani tutti mafiosi), brava gente.

Italiani.

Un’ Italia sgradevole, antipatica?

Forse.

Ma non più di quel che sino all’ altro giorno ad ogni sondaggio, indicava Andreotti come il migliore statista sulla scena “.

Il Cavaliere aveva fatto centro al primo colpo.

Privo di esperienza di politica(ma grande comunicatore ) aveva saputo intercettare la voglia di cambiamento del paese proponendosi, lui, uomo legato a doppio filo ai vertici del vecchio mondo politico al tramonto, come l’uomo nuovo dal quale attendersi un’inversione di rotta.

In un articolo scritto nel gennaio del 2004 sull’Espresso (“Videomessaggio e karaoke, così iniziò l’era del Cavaliere”), Gianpaolo Pansa rievocaquello che poi ebbe modo di considerare, come dice egli stesso, il suo errore fantozziano”:

Il tutto mi sembrò un costoso fuoco di paglia. Scrissi sull'”Espresso” che con la discesa in campo e la relativa cassetta, Berlusconi ci aveva fatto un grande favore: ci aveva regalato un avversario da battere”

Ma ancora più interessante è cioè che, sempre in questo stesso articolo, ci racconta del primo comizio politico di Berlusconi, svoltosi alla Fiera di Roma il 6 febbraio del 1994, con modalità molto assimilabili a quelle di una classica convention aziendale:

“Dopo un’attesa di alcune ore, ingannata con comunicazioni di contorno fatte da alcuni dei sostenitori di Forza Italia , il Cavaliere balza sul palco accolto da una folla impazzita di entusiasmo, gettando tutto intorno occhiate ammalianti da star televisiva”.

Quello che colpisce il cronista, e che insinua in lui il dubbio di aver fatto una previsione sbagliata, è la frase con la quale il leader inizia il suo discorso:

Fu ascoltando l’esordio che cominciai a pensare di aver sbagliato i miei pronostici. Berlusconi scelse un incipit che non sarebbe mai venuto in mente a nessuno dei leader politici vogliosi di sbarrargli il passo: “Mentre arrivavo qui, ho pensato di essere un matto che stava andando a incontrare altri matti… Quanti siete! La follia ci ha contagiato, sì! Diceva il grande Erasmo da Rotterdam che la vera saggezza non scaturisce dal cervello e dal ragionamento, ma da una lungimirante, straordianaria follia”.

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Il Cavaliere quella mattina, riferisce Pansa , era in gran forma.

Spostandosi da una parte all’altra del grande palcoscenico con “falcate da ginnasta”, parlò a braccio per più di un’ora senza leggere un appunto.

Alla fine, in mezzo ad una tempesta di applausi “liberatori, quasi feroci” ( è sempre Pansa che parla) partì l’inno di Forza Italia a tutto volume con le parole da cantare che scorrevano sullo schermo e Silvio si mise ad urlare : “Cantiamo tutti insieme” , lasciando Pansa sbigottito: pensava tra sé e sé : “è la prima volta che assisto ad un karaoke politico in trent’anni di professione.”

Come è andata a finire ce lo ricordiamo tutti…