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Le promesse di Lombardo? Parole al vento: in Sicilia gli sperperi continuano

“La Regione Siciliana restituira’ al Tesoro i 140 milioni che il Governo nazionale ha stanziato per il comune di Catania”.
Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Raffale Lombardo, al convegno di Confindustria a Capri.

“E’ la prima risposta – ha spiegato Lombardo – che il governo regionale intende dare adeguandosi fin da subito al nuovo stile imposto dal federalismo fiscale. Verificheremo se quei 140 milioni erano destinati alla Sicilia: altrimenti, se le risorse avevano altre destinazioni, prendiamo l’impegno di restituirli entro due anni. Non vogliamo in nessun modo – ha concluso – che si pensi a questo stanziamento come ad un regalo per una citta’ siciliana”.

Parole al vento.

Punto primo: Non crediamo che quei soldi verranno mai restituiti ( come non crediamo che gli asini possano volare: ognuno fa solo ciò che è nella sua natura e per Lombardo è naturale prendere, innaturale rendere)

Punto secondo: Se veramente voleva cominciare a dare un indirizzo virtuoso ai conti economici della sua Regione, Raffaele Lombardo avrebbe avuto fino ad oggi molte occasioni per farlo.Ebbene, non solo non ci neppure provato, ma ha fatto il contrario: ha fatto approvare disposizioni nuove di spesa. A favore di chi? Della casta degli “eletti” all’Assemblea Regionale Siciliana, coperti di ulteriori indennità ( v. foto sopra del titolo “I gettoni d’oro dei consiglieri“)

Ai siciliani va bene così: meglio attendere un favore che esercitare un diritto!

La Parentopoli siciliana tra assunzioni e gratifiche

Raffaele Lombardo

Tutti tengono famiglia. E indubbiamente la Sicilia è la patria della famiglia. Peccato che le famiglie siciliane siano numerose e che gli uomini politici siciliani siano ben determinati a farle mantenere dal conribuente.

Don Raffaele Lombardo, il nuovo governatore della Sicilia,  sta surclassando il suo predecessore, l’ineffabile Totò Cuffaro , per le sue concessioni al familismo ( amorale, si diceva una volta).

E’ tempo di assalto alla diligenza.

6 miliardi e mezzo di euro arriveranno in Sicilia da qui alla primavera del 2013. Sono quelle che gli addetti ai lavori chiamano “le risorse della nuova programmazione economica”

In regione i politici “forchettoni” ( anche questo era il termine che si usava una volta) si preparano alla grande abbuffata, pronti a sfruttare l’occasione per “sistemare” fratell, cugini,  figli, nipoti, compari.

Il nuovo governatore ha passato la campagna elettorale  promettendo  rigore e regole.

Ma le promesse elettorali si sa che fine fanno…
I professionisti dell’abbuffata organizzano forme di resistenza attiva e passiva degne di miglior causa.

Don Raffaele  sceglie come assessore al personale ( posizione chiave come è evidente) un magistrato noto per la sua intransigenza, Giovanni Ilarda.

Il quale comincia subito, sparando fuoco e fiamme contro gli sprechi, poi scivola sulla buccia di banana dell’assunzione in Regione della figlia Giuliana.

27 anni, una laurea in lettere, viene assunta con un contratto da Dirigente.

Per chiamata diretta.

Con uno stipendio di 70.000 euro annui.

“Ha avuto il massimo dei voti e conosce due lingue” biascica imbarazzato” l’ex incorruttibile “padre.

Nella Regione che per la sua Sanità spende 8,5 miliardi di euro (il 30% in più della Finlandia, ha fatto notare a luglio la Corte dei Conti) tutto è come prima e più sconcio di prima.

Ma la lista degli assunti con cognomi eccellenti  è lunghissima.

Quasi tutti sono negli staff degli assessori. Come Rosanna Schifani,  “chiamata” dall’assessore alla Famiglia. O Viviana Buscaglia, cugina del ministro Angelino Alfano che  è nello staff dell’assessore all’Agricoltura .
Ogni assessore può avere 25 collaboratori fra segreteria particolare e segreteria tecnica, un terzo di loro arriva da fuori l’amministrazione.

Così fan tutti.

Pagando ciascuno degli 8 prescelti come dirigente 41.807 euro lordi più un’indennità di 7.747 euro e un’altra di 23.500.

Come minimo, i fortunati che entrano in uno staff , portano a casa 70 mila euro.

lo chiamano staff, ma è una tribù: Rispetto a tutti gli altri 21 mila dipendenti regionali quelli degli staff non firmano il cartellino, hanno un rapporto solo con il loro capo – l’assessore – e tanto per gradire un’altra indennità annua dai 7 ai 15 mila euro.

“Il mio governo è già impegnato a tagliare gli sprechi“, aveva solennemente giurato don Raffaele nel giorno del suo insediamento.

Si è visto.
Numeri e nomi raccontano come sono andate le cose. A giugno il governatore aveva proclamato che avrebbe finalmente messo mano alle 25 società collegate alla Regione, 3.546 precari poi stabilizzati e in pratica tutti amici di amici, un bel po’ di altri parenti di eccellenti siciliani, tutti entrati senza concorso. A luglio e a settembre ha ripetuto il proclama.

Le 25 società sono sempre lì, una dependance della Regione Sicilia che conta quasi gli stessi impiegati che ha la Regione Lombardia.

Sulla carta si occupano di tutto. Trasporti. Informatizzazione. Patrimonio artistico. Qualche mese fa una società ha pubblicato un avviso per comunicare l’assunzione da parte di un’altra società di 38 ingegneri. Il nome dell’altra società è stato tenuto segreto “per motivi di privacy”. Poi si è scoperto che era la Sicilia e-innovazione, una struttura che gestisce almeno 300 milioni di fondi europei e statali.

Ma Lombardo non prende decisioni.

Dicevano che “aveva le palle”.

Invece si scopre che ha stomaco.

Stomaco per sopportare questo sconcio.

Lo sconcio di una situazione come questa.

Una relazione della Corte rivela che nel triennio 2005-2007 la spesa per gli stipendi è aumentata del 18,1%, il triplo dell’inflazione.

Elevatissimo è il numero dei dei dipendenti della Regione ( 21000) e incredibile è il numero dei dirigenti (2320, pari all’11% del personale).

Insomma è tutto un mangia mangia.

I derubati?

Noi tutti. Ma soprattutto i cittadini siciliani, che , tuttavia, piuttosto che sperare in un governo migliore, continuano a votare per i responsabili di questo schifo.

La speranza di rientrare tra i beneficati, di ottenere un favore ingiusto, è superiore, evidentemente, alla speranza di avere un governo giusto che pensi a tutti invece che agli amici e agli amici degli amici