Cari Bernardini e D’Elia
Inizio questa lettera offrendovi la mia solidarietà per gli insulti e gli attacchi ricevuti.
La condizione di chi sta in carcere in Italia è per diversi aspetti inquietante e avete fatto bene ad occuparvene .
Nella fattispecie in questione, poi, avete avuto anche coraggio a farlo, visto il clima ( affrontare l’impopolarità per una causa giusta non è da tutti, bisogna riconoscerlo).
Detto questo però debbo dirvi che, a mio avviso, c’è in Italia qualcosa di molto più inquietante della questione per la quale vi siete battuti.
E questa cosa MOLTO PIU’ INQUIETANTE è L’INCERTEZZA DELLA PENA.
Non c’è niente di più facile che farla franca.
E non parliamo solo di Previti ( che alla fine ha scontato solo pochi giorni di carcere per un reato gravissimo) .
Parliamo degli stupratori di “buona famiglia”, quelli che, solo perchè incensurati, vengono rimandati a casa dopo una notte in questura, in attesa di un processo nel quale il combinato disposto di fedina penale pulita e di attenuanti generiche produrrà una pena irrisoria e offensiva per le vittime. Parliamo di coloro che fanno stalking ( e subiscono una pena solo in caso di morte o aggressione delle loro vittime, sempre che non riescano a provare la loro infermità mentale) Parliamo di quelli che mettono a repentaglio la vita dei lavoratori, facendoli operare senza il rispetto delle regole di sicurezza.
Parliamo di quelli che commettono il reato di truffa o di aggiottaggio, derubando dei loro averi tanti piccoli risparmiatori.
Insomma ( potrei continuare con un lungo elenco) ci sono troppe persone deboli, fisicamente, economicamente, psicologicamente in Italia che corrono il rischio di essere offese o danneggiate senza avere la certezza che chi commette dei reati nei loro confronti ne subisca le conseguenze.
Insomma, cari Bernardini e D’Elia, la domanda è lecita: una battaglia per la certezza della pena è veramente una battaglia così di destra, così di retroguardia da doverla lasciare in ostaggio ad altri?
Attenzione, perchè corriamo un rischio paradossale, E il rischio è questo.
I politici conservatori continueranno ad intercettare i voti dei ceti deboli, mostrandosi a parole sensibili alle offese e agli oltraggi di cui essi sono vittime potenziali ,salvo poi disinteressarsene all’atto pratico ( vedi ultimamente i vincoli sulle intercettazioni e sulla class action).
I politici progressisti, quali voi e molti altri, continueranno ad apparire come quelli che, invece di farsi concretamente paladini dei più deboli, preferiscono far sentire la loro voce a tutela dei violenti.
So benissimo che così non è , ma voi sapete meglio di me che così finisce per sembrare. E questo è ciò che “conta” nelle democrazie “mediatiche”.
Insomma in buona sostanza, cari Bernardini e D’Elia, continuate pure la vostra battaglia, ma, se non volete essere equivocati e fraintesi, intraprendetene anche un’altra per la certezza della pena.
Perchè battersi per una pena certa è battersi per i più deboli. E un radicale dovrebbe farlo sempre. Cordialmente e con stima. Filippo Cusumano.
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