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Godo Alfano

marco-travaglioIn questo momento di gioia irrefrenabile per i sinceri democratici, un pensiero di gratitudine va al vero vincitore della giornata di ieri: Umberto Bossi.

Il vecchio Senatur, pur acciaccato, non tradisce mai.

Da due giorni la Corte costituzionale discuteva animatamente se la legge fosse uguale per tutti o solo per qualcuno: un po’ come se un convegno di matematici dibattesse su quanto fa 2+2 e qualcuno proponesse un onorevole compromesso a 3 e mezzo.

Per salvare capra e cavoli, Palazzo Grazioli e Quirinale. Al Tappone e Al Fano si eran pure portati a cena due ermellini.

Poi avevano sguinzagliato l’Avvocatura dello Stato, pronta a coprirsi di ridicolo pur di difendere una legge incostituzionale. Cicchitto s’era levato il cappuccio, spettinandosi i boccoli, per organizzare una marcia su Roma pro-impunito.

feltriLittorio Feltri chiamava a raccolta i lettori per una colletta ai bisognosi Fininvest.

Il duo comico Pecorella & Ghedini, i Gianni e Pinotto del diritto e soprattutto del rovescio, collezionavano un’altra figura barbina sostenendo che l’Utilizzatore Finale è un “primus super pares”: il più alto fra i bassi.

Mancava solo Giampi Tarantini, momentaneamente ristretto, nel collegio difensivo. Insomma il pateracchio sembrava inevitabile.

Poi è entrato in scena Umberto B., che Dio lo benedica. Ha chiamato alle armi il popolo padano, compresi galli, celti, cimbri e teutoni.

A quel punto anche qualche ponziopilato in ermellino s’è guardato allo specchio:

“Ma porc@#§%&$£! Possibile arrivare a 90 anni di onorata carriera per farsi minacciare da uno che inneggia a Odino, brandisce fuciletti a tappo e ampolle di acqua fetida, si pulisce il culo col Tricolore e si crede Alberto da Giussano? Che diranno i nostri nipoti? Che scriveranno i libri di storia? Che ce la siamo fatta sotto e abbiamo devastato la Costituzione, rinnegando tutto quel che abbiamo studiato e insegnato per una vita, per salvare le chiappe a un puttaniere corruttore che ne ha combinate di tutti i colori e poi è andato in politica per farle pagare a noi?”.

MARCO TRAVAGLIO- IL Fatto quotidiano- 8 ottobre 2009

Travaglio lascia ancora il segno di Zorro: Infuria il “Governo del Malaffare”, ma Napolitano dice :”Basta polemiche”

capri 1IO OBLIO, TU TACI, EGLI AUSPICA

Marco Travaglio- L’Unità, 30 giugno

Il Senato sta per approvare la legge bavaglio-guinzaglio per la cronaca giudiziaria e per le intercettazioni della magistratura.

L’on. Carolina Lussana (Lega Nord) prepara il bavaglio anche per Internet, vietando di pubblicare persino le condanne dopo un po’ di anni in nome del “diritto all’oblio” (l’ideale, nel paese dei senza memoria).

Il ministro Tremonti, dopo aver giurato “mai più  condoni”, apparecchia l’ennesimo condono per i grandi evasori camuffato da ”scudo fiscale”, che poi è un’operazione di riciclaggio di Stato: chi ha accumulato soldi sporchi all’estero (perché guadagnati con traffici di droga, armi, persone o perché sottratti al fisco) potrà farli comodamente rientrare pagando una tassa del 4-6% anzichè del 45%.

Così lo Stato farà concorrenza alle “lavanderie” criminali, che per 100 euro sporchi ne restituiscono 50-60 puliti (lo Stato, invece, ne restituirà 94-96).

A Bari non passa giorno senza che emergano nuove porcherie nella Puttanopoli di Al Tappone e dei suoi amici papponi e/o spacciatori.

Il premier, fra una escort e l’altra, partecipa a simpatiche cenette con giudici costituzionali che dovranno valutare la costituzionalità del Lodo Al Fano che gli regala l’impunità, alla presenza dello stesso Al Fano e del solito Letta.

Il governo del malaffare affida i lavori per la prima “new town” nell’Abruzzo terremotato al socio di tre soci del mafioso don Vito Ciancimino.

capri2E nessuno dice niente. A parte il capo dello Stato, che comprende “le ragioni dell’informazione e della politica”, ma auspica “una tregua nelle polemiche fino al G8”. Che cos’è, uno scherzo?

Menestrelli di stato su aerei di stato.

altan merda non sabbia«Quando Lui ha bisogno mi telefona Marinella, la segretaria: “Mariano, se non hai problemi il dottore ti vorrebbe stasera”. Io vado a Roma, poso la macchina a Ciampino e parto con lui sull’aereo presidenziale. Quasi sempre per la Sardegna, qualche volta per Milano”.

Così Mariano Apicella, menestrello di stato uso a viaggiare su aerei di stato a seguito di colui che, come centinaia di anni fa il Re sole, non rappresenta noi, ma E’ lo STATO.

I corifei di regime, i servitorelli di Arcore, dicono in coro: “Embè, qual’è il problema? L’aereo spetta a Berlusconi, che insieme a lui viaggino 10 0 20 persone cosa cambia? non costa ai cittadini un solo euro in più per  abenzina o il personale di bordo o per l’ammortizzo dell’aereo!”

Bravi, come sono bravi, dicono le stesse cose che diceva quel povero Malussene della politica che risponde al nome di Mastella.
Anche il Ceppalonico diceva le stesse cose:

«Mio figlio non lo vedo mai, che male c’è se l’ho por­tato al Gran premio? Tanto, se in aereo siamo 10 oppure in  15 non cambia niente».

Ma come titolava la Padania?

«L’inGiustizia vola al Gran Pre­mio ».

E il Giornale cosa scriveva?

Purtroppo per loro esistono i motori di ricerca.

Andate ad interrogare   l’archivio elettronico del Giornale digitando la frase MASTELLLA AEREI DI STATO

ECCO COSA TROVATE:

Il titolo è “Dopo le case gli aerei”

Ed ecco cosa dice quell’articolo ( di Marianna Bartoccelli) :

«Non dicevano di voler tagliare i costi della politica? Forse usare l’aereo di Stato più farao­nico che ci sia per assistere al Gp di Monza non è il miglior modo di risparmiare. O no? Per dire: il Gran premio lo trasmettevano pu­re su RaiUno, il cui segnale, ci risulta, dovreb­be arrivare fino a Ceppaloni.

In epoca di «casta» e di «grillate», il viaggio domenicale dei nostri ministri sembra quasi una provocazione, malgrado le precisazioni dei portavoce e le spiegazioni dello stesso Guardasigilli. «Si è trattato di una visita ufficiale, ma soprattutto – spiegano in via Arenula – è necessario chiarire che per ragioni di sicurezza, che sono prioritarie, il ministro della Giustizia non può viaggiare come un libero cittadino».

E cosa scrivono oggi?

Ho cercato in tutto il Giornale di stamattina.berlusconi-aviatore_exc

Pagine e pagine di livorose dichiarazioni tutte indirizzate ai giornalisti del gruppo Repubblica-L’espresso, scritte dalla Velona Grata Maria Giovanna Maglie  e  da Filippo Facci .

E sui voli di stato?

Nascondono la testa dentro la sabbia ( vedi vignetta sopra)

ECCO LE UNICHE TRE RIGHE PRESENTI IN TUTTO IL GIORNALE:

Nei giorni scorsi è divampata la polemica circa un eventuale utilizzo dei voli di Stato e dell’aeronautica militare da parte di amici e ospiti del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in Sardegna.

Come dire? La legge è uguale per gli altri, scrive Marco Travaglio.

Un concetto analogo vale per i voli di stato: sono censurabili quelli degli altri.

Un’ultima considerazione sul giornalismo. L’Espresso e Repubblica hanno fatto pagine e pagine sui voli di Mastella e adesso fanno altrettanto sui voli di Apicella.


Perchè nessuno ci dice che Andreotti è stato condannato per diffamazione?

Giulio Andreotti è stato condannato per diffamazione.

andreotti-mafioso1I tiggì nazionali si sono guardati bene dal dare questa notizia.

Ne dò i dettagli copiando qui sotto l’articolo di oggi sull’Unità di Marco Travaglio.

Condannato il “Divo” ( Marco Travaglio- l’Unità 23 gennaio

Tre giorni fa la Corte d’appello di Perugia ha voluto festeggiare il 90˚ compleanno di Giulio Andreotti confermando la condanna a 2 mila euro di multa inflittagli due anni fa dal Tribunale per aver diffamato il giudice Mario Almerighi, dandogli del “falso testimone”.

Il Divo dovrà anche risarcire il magistrato diffamato con una provvisionale di 20 mila euro.

Dopo la sentenza della Cassazione che confermò la prescrizione per il reato di mafia fino al 1980 e l’assoluzione per il periodo successivo, Andreotti accusò Almerighi di aver mentito sotto giuramento ai giudici di Palermo raccontando le sue pressioni sull’allora Guardasigilli Rognoni per salvare l’amico Carnevale da un processo disciplinare. Difficile immaginare qualcosa di più grave, per un magistrato.

Il prescritto a vita disse che Almerighi è “un pazzo”, lo paragonò ai “falsi pentiti”, l’accusò di raccontare “infamie” e aggiunse che affidare la giustizia agli Almerighi “è come lasciare una miccia nelle mani di un bambino”.

Denunciato per diffamazione, Andreotti si riparò dietro l’insindacabilità parlamentare, ma la Corte costituzionale gli levò lo scudo e lo rispedì in Tribunale. Che, come poi la Corte d’appello, ha stabilito come Almerighi avesse detto la pura verità.

Segnaliamo la notizia al Tg1, così attento alle condanne per diffamazione dei giornalisti sgraditi, e a Porta a Porta, sempre così turibolante con il Divo, affinché colmino la lacuna informativa in ossequio ai principi di imparzialità, equilibrio e completezza dell’informazione tanto cari all’Agcom e al Consiglio di amministrazione della Rai.

Frattini, il ministro che non disturba e non sporca, dove lo metti sta.

frattini

Il Ministro Ornamentale

di Marco Travaglio

Antonio Martino è uno dei pochi italoforzuti dotati di cervello scollegato da Arcore.

Ma comefa a contestare le idee di Franco Frattini su Gaza?

Egli non ha mai avuto idee.

E si spera che non gliene capiti una a tradimento, chè potrebbe non riaversene più.

Del tutto oziose anche le polemiche sull’inappropriatezza delle location in
cui l’eventuale ministro si fa sorprendere a ogni crisi internazionale. Nel 2004 apprese a Porta a Porta che in Iraq avevano ucciso Quattrocchi (alla
Farnesina lo sapevano da ore,mas’eran scordati di avvertirlo) e restò lì disteso sulla poltrona con l’aria del passante.

Guerra russo-georgiana: si fece trovare in bermuda alle Maldive e disertò il vertice dei ministri Nato (lui non sa di esser ministro né di essere Nato). Ma assicurò di seguire la crisi dall’atollo grazie alle “moderne tecnologie”: aveva appena scoperto l’uso del telefono.

Ora lo sbadiglio che cammina rilascia dichiarazioni piene di vuoto su Gaza in tuta da sciatore.

Ma accusarlo di essere un “fifone terrorizzato da Hamas” (Martino), non è sbagliato: è superfluo.

Lui non s’è mai posto il problema di questa nuova marca di sci chiamata
Hamas.

È come Chance il giardiniere di “Oltre il giardino” con Peter Sellers. Scandisce stentoreo: “Se nevica, bisogna spalare”.

E tutti pensano a una sottile metafora su imminenti iniziative del governo.
Invece lui parla proprio della neve.

È fatto così. Buono, belloccio, ben pettinato. Nondisturba, non sporca, dove lo metti sta. Èun ministro ornamentale, una specie di ficus della diplomazia.

Ogni tanto passa qualcuno e gli dà un’innaffiatina.

Male non fare, paura non avere ( ancora sulle intercettazioni)

Scrivevo su questo Blog tempo fa sul tema delle intercettazioni:

Secondo me è come il famoso Comma 22. Nel 1961 uscì un libro che parlava dei piloti degli aerei di guerra americani. Il libro riportava i regolamenti cui i piloti erano soggetti, e fra questi due articoli contraddittori:

  • Articolo 12, Comma 1
    L’unico motivo valido per chiedere il congedo dal fronte è la pazzia.
  • Articolo 12, Comma 22
    Chiunque chieda il congedo dal fronte non è pazzo.

Beh, anche per le intercettazioni dobremmo avere una specie di Comma 22.Che potrebbe suonare più o meno così:

L’unico che ha diritto ad non essere intercettato è la persona onesta.

Chiunque pretenda di non essere intercettato non lo è.

Dice oggi Marco Travaglio ( 2 settembre su Unità), fornendo perfette esemplificazioni al mio concetto:

“Se un estraneo alle indagini viene intercettato indirettamente a colloquio con un indagato, e non dice e non fa nulla di male, nell’eventualità che la conversazione venga pubblicata risulterà che s’è comportato bene.

E morta lì.

Il caso Prodi è emblematico: non è indagato, qualche sua telefonata col consulente Ovi (intercettato) viene ascoltata e finisce sui giornali, ma lui ci fa un’ottima figura: amici e i parenti che chiedevano favori non hanno avuto alcun favore. Tant’è che lui stesso ha chiesto di pubblicare tutto: una richiesta che può essere avanzata solo da chi se lo può permettere. Dunque, per dire, non Al Tappone.

Nell’inchiesta Abu Omar, la spia del Sismi Marco Mancini tenta di salvarsi dai magistrati raccomandandosi a due ex capi dello Stato, Cossiga e Scalfaro.

Cossiga, contattato direttamente, si mobilita subito attaccando e denunciando a Brescia i pm Pomarici e Spatato che indagano sul sequestro.

Scalfaro, contattato tramite un amico agente di scorta, non muove un dito: anzi fa sapere a Mancini che, se ha qualcosa da dire, lo riferisca ai magistrati, che lo ascolteranno. Forse che Scalfaro si lamenterà perché, pur non essendo indagato, ha visto pubblicate le sue conversazioni? No, perché s’è comportato bene, da vero uomo delle istituzioni.

Nell’inchiesta campana sui coniugi Mastella, il consuocero della coppia è accusato di aver pilotato il concorso per l’assunzione di geologi in un consorzio, vinto da alcuni somari raccomandati, grazie all’esclusione truffaldina di un giovane geologo molto competente, risultato il migliore all’esame e dunque bocciato.

Si chiama Vittorio Emanuele Iervolino (omonimo della sindaca di Napoli). Il quale non solo non è indagato, ma è addirittura vittima del reato. La sua vicenda finisce nelle intercettazioni e dunque, quando le carte diventano pubbliche, sui giornali. Lui potrebbe lagnarsi per il suo nome sbattuto in prima pagina. Invece è felicissimo. Non ha fatto nulla di male, anzi ha subìto un abuso e ora tutti sanno che era il più bravo. Tant’è che ha ricevuto diverse offerte di lavoro da aziende private (il settore pubblico quelli bravi non li vuole).

Fosse già in vigore la legge del Pd, non sapremmo nulla di lui, di Scalfaro, di Prodi. Ma sapremmo che sono stati intercettati o citati nelle intercettazioni senza conoscerle, così un alone di sospetto li avvolgerebbe ingiustamente per anni, fino al processo a carico degli indagati. Insomma, la vecchia normativa va bene così: la privacy è già tutelata dalla legge sulla privacy, il segreto investigativo e la reputazione già preservati dal Codice penale.

Se Al Tappone vuol intervenire, lo faccia senza proposte “migliorative” del Pd.

Più le sue leggi sono incostituzionali, più aumentano le speranze che la Consulta le rada al suolo.

I “servi felici” del Berlusca ( quando l’adulazione non teme il ridicolo)

Rushmore_icona.JPGLeggo sull’Unità di oggi quello che scrive Marco Travaglio sui famigli del premier, cioè sui giornalisti che non sanno trattenersi dall’incensarlo e dal magnificarne la bella e cara persona ad ogni piè sospinto e ad ogni stormir di fronda.

Mussolini una volta, leggendo in una cronaca di un suo viaggio a Catania una frase di incredibile piaggeria( “Perfino l’Etna si sentiva intimidito al Suo Cospetto” ) si arrabbiò con il cronista che, adulandolo in quel modo, era solo riuscito a renderlo ridicolo.

Mi chiedo che riflessioni fa in questi giorni Silvio leggendo le stupidaggini che scrivono su di lui quelli che Marco Travaglio definisce i suoi “servi felici”.

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Ora d’aria
l’Unità, 30 luglio 2008

Quando Il Giornale era una cosa seria, cioè quando lo dirigeva Montanelli, vi era severamente vietato criticare la Rai per evitare che qualcuno potesse pensare che la critica era un favore all’editore Berlusconi, proprietario della Fininvest.

Me lo raccontò Giovanni Arpino.

Poi, nei primi anni 90, perché fosse ancor più chiaro chi comandava al Giornale tra lui e l’editore, il vecchio Indro ingaggiò come critico televisivo Sergio Saviane, che non perdeva occasione di spernacchiare il Berlusca e il suo mondo.

Sono trascorsi appena 15 anni, ma non sono stati vani: siamo nell’èra dei servi felici, abbiamo abolito il pudore e perduto il senso della vergogna. Basta leggere, sul fu Giornale, le cronache al seguito del Cavalier Padrone.

Passa il lodo Alfano, titolo a tutta prima pagina: “Sia lodo, fine della guerra”. Segue commento non firmato, dunque attribuibile al direttore, Mario Appelius Giordano: “La bella estate di Silvio”. Fior da fiore: “Adesso non ci sono più nuvole. Le foto di Villa Certosa immortalano un momento di serenità privata: per il compleanno della moglie Veronica, Berlusconi ha radunato tutta la famiglia in Sardegna. Ci sono i figli, i nipotini, i giochi, le gite in barca, piccoli scampoli di ordinario lusso e straordinaria felicità… Quest’immagine di serenità privata diventa segno e simbolo della serenità politica… Napoli è stata ripulita dai rifiuti… la Finanziaria sta per essere approvata… l’immunità per le alte cariche, come ciliegina sulla torta (di compleanno) mette finalmente il governo al riparo dall’assalto giustizialista… Ronaldinho al Milan? Toh, è arrivato pure quello. E allora, mano nella mano con Veronica, non resta che gustarsi un po’ di relax come si conviene.

E’ la bella estate di Silvio, non c’è niente da fare… La sinistra allo sbando deve rassegnarsi: nel centrodestra non è più tempo di Casini (battuta, ndr). Questo è il tempo della fedeltà e della serenità, come testimoniano le foto con Veronica e la pace con Bossi…”.

Era dai tempi dei dispacci della Stefani sulle virili vacanze del Duce e donna Rachele a Rocca delle Caminate, che non si leggeva niente del genere. Un’intera pagina fotografica gentilmente offerta da “Chi” (altro house organ della ditta) ritrae il ducetto “rilassato e innamorato” con le sue “tinte turchesi” nella “nuova Camp David” di Villa Certosa, là dove solo un anno fa pascolavano sulle sue ginocchia cinque prosperose ragazze, subito trasformate in altrettante “attiviste di Forza Italia” impegnate in un simposio di alta politica. Quest’anno invece la Veronica ha piantato le tende alle costole dell’esuberante consorte e non lo molla un istante (le ampie maniche delle rispettive camicie nascondono le manette ai polsi dei due coniugi).

Nemmeno quando lui tenta la fuga a Portofino, in una delle tante ville. Anche qui, stuolo di fotografi al seguito e cronista da riporto del Giornale: un tale Vincenzo La Manna, che dev’essere giovanissimo, ma ha già capito come gira il mondo.

Il suo paginone di lunedì sul Giornale, dal sobrio titolo “Love in Portofino”, è un piccolo capolavoro: “In camicia blu scuro e pantaloni abbinati, Berlusconi si presenta poco dopo le 9 di sera, sorridente, al centro della splendida località marina. E con la mano sempre intrecciata a quella della moglie, raggiunge il porticciolo. Per dirigersi, guardato a vista dalle guardie del corpo in tenuta estiva (ecco: niente plaid, cuffie di lana, pelli di foca o cose del genere, ndr) verso lo yacht ‘Besame’ di Marina”. Da non confondere con lo yacht “Suegno”, che invece è di Piersilvio detto Dudi. Segue cena in uno “storico ristorante”, allietato dalle note di “Carlo, detto il Chitarrino”: un Apicella locale. “Alla famiglia Berlusconi si aggregano il giornalista Guido Bagatta e la compagna”, per elevare ulteriormente il livello della conversazione. “Moscardini fritti e spiedini alla griglia, un tocco d’insalata russa”, e poi “branzino bollito” in onore di Bondi. Infine “orata al forno con olive nere e sorbetto shakerato alle fragole”. Poi “via in discoteca per alcune ore”.

L’indomani, sempre pedinato dal solerte La Manna, il Cainano “riceve in giardino la visita di Marina e Piersilvio, che lasciano per un po’ i loro yacht attraccati in rada”. Si spera, non incustoditi. Sarà così, minaccia il cronista, per tutta l’estate “e poco importa se il settimanale ‘Chi’ riesce a immortalare i suoi momenti di svago e intimità”. Ecco: Lui, sempre così ritroso, non ama finire sui giornali, ma quei comunisti molesti di “Chi” lo immortalano lo stesso. E Lui, da vero liberale, continua a stipendiarli.

Torna in mente quel che scrisse Montanelli, sulla Voce, il 26 novembre ’94: “Dobbiamo prepararci a presentare le nostre scuse a Emilio Fede. L’abbiamo sempre dipinto come un leccapiedi, anzi come l’archetipo di questa giullaresca fauna, con l’aggravante del gaudio. Spesso i leccapiedi, dopo aver leccato, e quando il padrone non li vede, fanno la faccia schifata e diventano malmostosi. Fede, no. Assolta la bisogna, ne sorride e se ne estasia, da oco giulivo. Ma temo che di qui a un po’ dovremo ricrederci sul suo conto, rimpiangere i suoi interventi e additarli a modello di obiettività e di moderazione… Oggi, per instaurare un regime, non c’è più bisogno di una marcia su Roma né di un incendio del Reichstag, né di un golpe sul palazzo d’Inverno. Bastano i cosiddetti mezzi di comunicazione di massa: e fra di essi, sovrana e irresistibile, la televisione. (…) Il risultato è scontato: il sudario di conformismo e di menzogne che, senza bisogno di ricorso a leggi speciali, calerà su questo Paese riducendolo sempre più a una telenovela di borgatari e avviandolo a un risveglio in cui siamo ben contenti di sapere che non faremo in tempo a trovarci coinvolti”.

Di Pietro, l’oppositore preferito di Berlusconi.

La manifestazione di Piazza Navona è un esempio eclatante di un’opposizione che ingrassa e favorisce il Governo.

Dal Giappone, apprendendo le notizie di ciò che accade in Italia, Berlusconi non può che fregarsi le mani.

Di Pietro e gli altri con le loro parole hanno creato il massimo clamore nei confronti di un aspetto della politica del Governo, criticabile, criticabilissimo, ma disperatamente marginale rispetto alle urgenze del paese.

Che sono il carovita, il lavoro, la sicurezza ( in un recente sondaggio tra i cittadini la giustizia occupa solo il nono posto).

Tutti temi sui quali il Governo sta dando risposte inadeguate, confuse e a volte contraddittorie.

Un esempio di battaglie che valeva la pena di fare e che, invece, grazie al bombardamento mediatico sulla giustizia, non sono state fatte o non hanno avuto risalto (il che è lo stesso)?

L’estensione della soppressione dell’Ici. Per i meno abbienti già era in vigore, regalandola ai proprietari di case di maggior pregio si è fatto un regalo a chi non ne aveva bisogno, buttando al vento 2 miliardi.

Mi domando: ma per chi non ha un casa, cos’è previsto? Ha forse diritto ad un’esenzione per l’affitto che paga?

Qualcuno sta almeno pensando ad una riduzione delle imposte sui redditi d’affitto da realizzare in modo tale da calmierarne gli importi?

Niente di niente, prima del voto grande amorevolezza per i ceti deboli da parte di tutti ( da Rifondazione alla Santanchè), dopo il voto mani alzate in segno di resa, come se l’indigenza fosse una malattia allo stadio finale.

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Un altro esempio?

I livelli di tassazione previsti.

Identici a quelli che avrebbe messo in macchina il vituperato e sbeffeggiato Padoa Schioppa.

Ma c’è la crisi economica, sostengono dalle parti del governo? Perchè, due mesi fa c’era la ripresa ?

Il fatto è che l’unico modo di tagliare le imposte è tagliare la spesa pubblica.

Ed appare evidente che ANCHE questo governo, COME il precedente, non ha nessuna intenzione di andare al di là di provvedimenti di facciata ( la crociata sui fannulloni, qualche licenziamento qui e là) mentre invece del fioretto in questa materia serve lo SPADONE. Ma troppi elettori il Popolo delle Libertà ha tra i cittadini delle Regioni del sud e tra gli impiegati dello Stato perchè si possa pensare che da questo partito arrivino scelte draconiane, le uniche ormai praticabili per uscire dal declino prima che diventi inarrestabile.

E si potrebbe continuare.

Ma i giornali oggi parlano di Di Pietro….

Continuiamo, così, facciamoci del male, direbbe Nanni Moretti ( a proposito, lui non c’era ieri pomeriggio a piazza Navona, o mi sbaglio?).

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I guadagni di Travaglio, la discesa in campo di Silvio, il ritorno all’ovile di Gianfranco

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Ultimamente uno degli sport più diffusi tra i politici e i giornalisti di destra è diventato quello di puntare il dito contro i guadagni di Marco Travaglio ( o, recentemente, anche di Gianantonio Stella): scrivono quello che scrivono perchè hanno scoperto un nuovo filone d’oro..

Più documentano le malefatte dei politici e dei potenti più si arricchiscono, sostengono i loro detrattori.

I due giornalisti sono talmente documentati che argomentare contro di loro opponendo dei fatti è molto difficile: più semplice attribuire loro un interesse personale

Devo dire che sentire questi discorsi mi fa sentire meglio.

Considero il massimo dell’offesa pensare che uno scrittore e un giornalista o un politico si esprimano in un certo modo, non per esercitare la loro libertà di pensiero, ma per interesse economico.
Attenzione però, perchè questo modo di ragionare o si applica a tutti o a nessuno.

Applichiamola a tutti.

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Berlusconi, allora, diventa non il nuovo Aldo Moro,come oggi farnetica qualcuno, ma semplicemente colui che è sceso in campo per salvare se stesso dalla galera e le sue aziende dal fallimento ( una volta lo ha pure confessato, ma adesso lo nega disperatamente: colui al quale lo ha confessato. Enzo Biagi, è morto)

Mario Giordano, Filippo Facci,Rossella, Belpietro, Emilio Fede, Mimum, Veltri, Farina e molti altri ( alcuni di questi guadagnano più di Travaglio) sono scribacchini scodinzolanti che non esprimono il loro pensiero, ma quello del padrone che li paga.

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Ok, affare fatto?

Mi sento meglio.

Prima mi sentivo un po’ in colpa a pensarla così. Adesso che so che anche il “loro” modo di pensare è questo ( attribuire un interesse economico a chiunque esprima un pensiero) so di essere capito se non condiviso anche da “loro” quando giudico applicando questa regola i “loro” maestri di pensiero e di giornalismo.

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Un pensiero a parte per Gianfranco Fini.

Colui che disse: sarei una pecora se tornassi con Berlusconi

Bene. Questa pecora è rientrata all’ovile per un ripensamento doloroso e tormentato o per semplice convenienza?

Per convenienza, è ovvio, la regola semplice e rozza del tornaconto personale si applica anche a lui…

Che gioia potersi abbandonare a questa semplice regola!

Senza eccezioni, mi raccomando!

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Neanche per Gino Strada: anche lui chissà quanto si arricchisce, facendosi il culo in giro per il mondo

“Anche i ricchi piangano” . Chi l’avrebbe detto? Tremonti è un no-global!!

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La situazione è critica. I primi ai quali verrano chiesti grossi sacrifici saranno Banche e petrolieri.

Grande Tremonti!

Ormai è al di là del bene e del male.
Chiunque avesse detto una cosa del genere nel governo Prodi sarebbe stato preso per comunista con volontà di esproprio proletario.
Basta ricordare l’unanime esecrazione che accolse il manifesto della sinistra radicale ” Anche i ricchi piangano”.

Ma Tremonti è il più figo del bigoncio ( lo dico senza ironia).

Sa che tutti, ma proprio tutti, da Ferrando a Santanchè, hanno fatto la campagna elettorale sul disagio dei ceti deboli e che adesso questo è il problema principe.

Per risolverlo non basta dire a Emilio Fede e a Mimum di smetterla coi servizi della quarta o terza settimana ( lo hanno già fatto a partire, chissà perchè dal 14 aprile)

Tremonti in più ha il grosso problema del taglio dell’Ici generalizzato sulla prima casa. Costa un sacco di soldi estenderlo ai ricchi ( che non ne avrebbero bisogno) mentre per i meno abbienti lo aveva già istituito Prodi.
Ma Berlusconi, piuttosto sconsideratamente, lo promise e adesso tocca mantenere.

Questo saranno i leit motiv della legislatura: l’intelligenza di Tremonti ( che all’improvviso non si vergogna di far concorrenza a Rossi e Turigliatto), la demagogia di Berlusconi e la volontà di dire la sua della Commissione europea.


Il PD? Per il momento non pervenuto.

Speriamo che si sveglino, possibilmente non solo per dare addosso a Travaglio!
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