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Venezia, la grana e tu …

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“L’Italia è il paese che amo” disse molti anni qualcuno “scendendo in campo”.

No, l’Italia é soprattutto il paese in cui hai deciso di fare i tuoi interessi” ci siamo sentiti autorizzati a dire di lì a poco.

Il modello della discesa in campo “patriottica” continua comunque a far presa, a sembrare efficace.

Marta Locatelli, consigliere comunale della maggioranza, in campagna elettorale disse : ” Venezia è la città in cui ho scelto di vivere”.

Dopo le notizie sulla delibera che la giunta si sta preparando a votare ci sentiamo autorizzati a dire anche a lei :
No, Venezia è soprattutto la città in cui hai deciso di fare la grana con il turismo”.

A parole e per avere il voto dei residenti, non c’è politico che non sia disposto a dichiararsi pronto a sostenere tutte le iniziative possibili per ripopolare il centro storico e combattere il degrado turistico.

Salvo poi, una volta eletto, darsi altre urgenze…

Aggiungo che mentre la giunta si appresta a votare il cambio d’uso per quegli appartamenti di proprietà della “sua” consigliera, e’ stata invece respinta una mozione di Giovanni Pelizzato, consigliere della lista Casson avente per oggetto iniziative volte a promuovere il ripopolamento del centro storico e combattere il degrado turistico.

Ecco cosa risponde a Giovanni Pelizzato il capogruppo della lista Brugnaro Maurizio Crovato: “Dalla giunta Cacciari uno (1993-98) la città ha perso 28 mila abitanti e creato 8 mila stanze in più negli alberghi”.


Mi sembra di stare in un ristorante dove si mangia male e si spende tanto.
Cambia il gestore e faccio un nuovo tentativo : scopro che si mangia ancora peggio e si paga anche di piú.
E tutto quello che ha da dirmi il nuovo gestore è : anche prima mangiavi schifezze, di cosa ti lamenti ?
Arroganza assoluta.

http://m.nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/11/02/news/alloggi-turistici-scoppia-il-caso-locatelli-1.12374229

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“A Venezia farò il sindaco da sabato a lunedì”: Brunetta vuole il doppio incarico. Pronto lo slogan :YES, WEEK END

Il ministro Brunetta, candidato sindaco della destra per Venezia, afferma che, in caso di elezione, continuerà a fare il ministro, dedicando alla città il sabato, la domenica e il lunedì.

Pronto già lo slogan per la campagna elettorale:

YES, WEEK END

Veneziani,razza in via di estinzione: meno dei gorilla di montagna!!!

La più antica Farmacia di Venezia è la Farmacia Morelli.

Si trova a due passi da Rialto, in campo S. Bartolomio, quasi di fronte alla grande statua di Carlo Goldoni posta al centro di quel campo.

La vetrina della farmacia ha una particolarità: su un ripiano della stessa è collocato un grande quadrante luminoso che riporta il numero aggiornato degli abitanti del centro storico.

Abito in questa città dal 1974.
Allora gli abitanti del Centro storico erano circa 120 mila (ed erano 180.000 all’inizio degli anni 50!)

Il 5 novembre, passando accanto alla farmacia Morelli ho letto questo numero:

59984
Ci siamo già, ho pensato.

Intendevo: SOTTO i sessantamila.

I motivi dello spopolamento sono noti: il costo delle abitazioni è elevato, come in tutti i centri storici, ma è elevato anche il costo della vita.

I giovani, se non hanno avuto una casa in eredità, difficilmente sono in grado di comprarsene una.

Vanno a stare in terraferma e scelgono in genere non luoghi come Marcon, a pochi chilometri da Mestre, in una zona densissima di ipermercati.

Vanno spesso a stare a Marcon, o a Zelarino, Campalto, Tessera, anche quelli che hanno ricevuto una casa in eredità nel centro storico.

La vendono e con il ricavato si comprano un appartamento in una quadrifamiliare, con il loro pezzetto di giardino, la taverna con il caminetto, il garage.

Per creare attenzione sul fenomeno del depopoalmento del centro storico il social network “Venessia.com” ha organizzato il 14 novembre una manifestazione, il “Funerale di Venezia”, con tanto di corteo acqueo che ha accompagnato una bara fucsia, che rappresentava città, dalla stazione lungo il Canal Grande fino a Ca’ Farsetti, sede del Municipio .

Venezia, ovviamente, ha bisogno, per risolvere il problema del depopolamento, di ben altro che di un passaggio in tv o di una foto su un giornale.

Occorrono politiche di gestione del territorio che puntino non solo allo sviluppo del turismo

Questo cresce indipendentemente dalle iniziative che possano essere adottate, grazie al fatto che la città è il più straordinario giacimento culturale del pianeta: negli ultimi 20 anni è passato da 10 milioni di presenze annue a 20 milioni.

Servono politiche serie ed efficaci sia per promuovere l’insediamento di nuove attività , “altre” rispetto a quelle che gravitano sul turismo sia per la messa a disposizione di alloggi a prezzi sostenibili.

A “Venessia. com” come accade per i funerali sono arrivati molti telegrammi di condoglianze.

Ecco il più curioso:

“La mattina in cui ho visto sul conta-veneziani a San Bartolomio lampeggiare la cifra 59.984 mi sono sorpreso, io ateo, a farmi il segno della croce. Come quando passa il morto. I residenti, almeno quelli ufficiali, da quel momento erano meno… dei gorilla di montagna dell’Uganda, specie dichiarata ad altissimo rischio di estinzione dal Wwf e per la quale l’etologa Diane Fossey*, il negli anni Settanta si fece ammazzare. Non risulta che nessuno sia disposto al momento a sacrificarsi per salvaregli ultimi veneziani

*Dian Fossey intraprese una battaglia per salvaguardare sia l’habitat dei gorilla, minacciati dal crescente turismo, sia i gorilla stessi, minacciati da numerosi zoo europei che pagavano ingenti somme di denaro pur di avere cuccioli ed adulti. La Fossey scrisse anche un libro, Gorillas in the Mist, che attualmente è considerato uno dei migliori manuali per lo studio teorico delle abitudini dei gorilla, dal quale è stato tratto un film con Sigourney Weaver.

Fu brutalmente assassinata la sera del 27 dicembre 1985 nella sua capanna. L’arma del delitto fu un arnese locale, chiamato panga, usato dai bracconieri per uccidere i gorilla caduti in trappola.

Venezia

C’è il sole e si sta bene, seduti al caffè a prendere il sole.

Siamo in due.

Io sto seduto al tavolino e leggo il giornale.

Cuba spaparanzata al sole sul selciato del campo.

Al tavolino alla mia destra i soliti discorsi dei turisti su Venezia.

“Che incanto questa città!” dice una signora sui cinquant’anni al marito.

“Certo, è straordinaria” risponde lui “Ma che fatica! Eppoi sempre a piedi!!! Ma come fanno questi?”

“Certo. è faticosa” risponde lei “Diciamo che va presa a piccole dosi”.

Ognuno la pensa a modo suo, penso io. E questo in fondo è il bello del genere umano.

Ma per me questa città, come mi hanno sentito ripetere fino alla nausea tutti quelli che mi conoscono anche solo un po’, è l’unica città al mondo in cui vale la pena vivere.

Il disagio c’è, perchè negarlo? Il costo della vita è più alto che in terraferma,la disneylandinzazzione della città avanza ( anche se in misura quasi irrilevante nel sestiere in cui abito ( Dorsoduro)

Ma quando uno gode di un privilegio qualche costo deve accettare di pagarlo.

Almeno io la penso così.
Segue dibattito.

Cacciari: ceto medio terremotato ( non bastano le aspirine del buonismo).cc

“Quando negli ultimi anni la popolazione non residente passa dallo 0 al 25% e’ evidente che si creano insicurezza e inquietudine in un ceto medio che in questo periodo sta subendo gli attacchi piu’ gravi, dal punto di vista del reddito, dai tempi dell’immediato dopoguerra. Siamo di fronte ad un vero e proprio cataclisma che non si puo’ curare con le aspirine come anche grazie ad un certo buonismo del centrosinistra si e’ pensato di fare negli ultimi anni”.

Lo afferma il sindaco di Venezia Massimo Cacciari intervenuto al dibattito su legalita’ e sicurezza alla Festa dell’Udc in corso a Chianciano Terme. Cacciari ha dato voce, insieme al sindaco di Torino Sergio Chiamparino, alle difficolta’ e al disagio dei primi cittadini alle prese con fondi sempre piu’ esigui per fronteggiare esigenze di assistenza per i propri cittadini, tormentati da problemi economici ma anche da una crescente insicurezza legata ai fenomeni di una immigrazione non canalizzata attraverso appropriate politiche di integrazione.

Walter Baldessarini, una pittura che sembra lava.

Volete vedere la mostra di un pittore di grandissimo talento ? E al tempo stesso visitare uno dei luoghi più belli di Venezia, a tre minuti a piedi da piazzale Roma?

Allora da oggi al 12 agosto andate alla ” Scoletta di S.Rocco” ( sta proprio di fronte alla Scuola Grande di S.Rocco che merita ovviamente a sua volta una visita, dal momento che contiene alcuni formidabili dipinti del Tintoretto).

Troverete la mostra “Presto con fuoco ” di Walter Bressanin.

Nato a Merano nel 1936 da una famiglia di antiquari, Bressanin ha tenuto mostre in tutto il mondo ( tra le tante località Roma, Miami Beach, Francoforte, Firenze).

Difficilmente però avrà trovato una sede così prestigiosa per una sua personale come quella di questa mostra, organizzatagli dall’amico Carlo Ceccon.

Essendo la Scoletta di S.Rocco giusto a poche centinaia di metri da dove abito, ho deciso di andare a fare una piccola ricognizione per accertarmi del posto esatto in cui si svolgeva la mostra ( ero stato più volte alla Scuola grande, ma mai alla “Scoletta”).

Localizzato l’edificio, trovavo una persona che stava sistemando alcuni cartelli indicatori della mostra.

Chiedevo informazioni a lui e scoprivo che era proprio Carlo Ceccon, l’organizzatore della mostra. Il quale con grandissima cordialità e generosità (visto il poco tempo a sua disposizione per ultimare gli allestimenti) mi faceva visitare in anteprima la mostra.

Devo dire che ne sono rimasto incantato.

Amo i dipinti dai colori vivaci e contrastati, che emanano energia.

E la pittura di Walter Bressanin è tutto questo.

Francesca Brandes, in un breve scritto di presentazione della mostra scrive così:

“Quant’è bella la vita nei dipinti di un maestro come Walter Baldessarini. Vita che trabocca come tesoro da un forziere: il tocco freme, ribolle, si slancia in tutte le direzioni; la pasta materica delle tinte entra in fermento per poi vetrificarsi, con la lucentezza delle gemme. E’ lava, questa pittura generosa, lava come nell’ultimo Soutine. Ha la forza dirompente dei Fauves”

Magritte, la genialità de “L’impero delle luci”

Rene-Magritte-L-impero-delle-luci--1954-6971Molti sono i quadri della collezione Gugghenehim  ( che si trova a 800 metri da casa mia, qui a Venezia) che mi hanno colpito.

Nessuno però ha la forza e il fascino de “l ‘impero delle luci” realizzato da Magritte nel 1954.

Il quadro rappresenta un paesaggio notturno sotto un cielo come lo si vede di giorno. Alla prima occhiata il quadro dà la sensazione di contemplare un’immagine molto ben dipinta, di taglio quasi fotografico.

Un’immagine bella e “riposante”, ma normalissima.

Solo al secondo impatto lo spettatore si rende conto di trovarsi di fronte ad un’immagine surreale.

Per Magritte, come per tutti i pittori surrealisti, l’immagine non è al servizio della riproduzione della realtà, è una cosa a sè, esiste cioè in maniera del tutto indipendente rispetto alla cosa che rappresenta.

Compito dell’artista, per Magritte, è interpretare la realtà, far emergere la verità nascosta .

‘L’impero delle luci’ è uno dei quadri che richiama di più gli ideali surrealisti. .

Quando, superata la sensazione di “normalità” che dà il dipinto alla prima occhiata iniziamo ad intuire il surreale del dipinto, subito ci cominciamo a porre delle domande.

Ad esempio: perché unire in una sola ed unica scena due momenti cosi differenti?

Magritte interpretava la sua opera in questo modo:

” Il paesaggio fa pensare alla notte e il cielo al giorno. Trovo che questa contemporaneità di giorno e di notte abbia la forza di sorprendere e di incantare. Chiamo questa forza poesia.”

Se la poesia di un’opera d’arte sta nella sua capacità di turbarci, di farci pensare, di estraniarci dalla realtà e di sorprenderci, allora questo dipinto di Magritte è un capolavoro assoluto.

Quello che turba, rapisce e incanta in questo dipinto è il fatto che sia la rappresentazione del giorno sia quella della notte sono perfettamente realistiche, quasi fotografiche.

Entrambe le immagini, il giorno e la notte, danno una sensazione di pace, di tranquillità, fanno pensare ad una immobilità del tempo e dello spazio, a paesaggi incantati e metafisici .

Quello che rende oscuro, inspiegabile e inquietante il quadro è l’albero che, nasconde il tetto della casa immersa nell’oscurità e costituisce elementodi separazione tra le due parti del dipinto.

Qualcuno ha detto che è come se una delle due parti del dipinto rappresentasse la realtà e l’altra la trasfigurazione della realtà, con al centro, rapresentato dal grande albero, il filtro della coscienza e della ragione.

A me piace invece pensare che sia il giorno sia la notte, nella loro bellezza, squillante di colori quella del giorno, raccolta ed intima quella della notte, rappresentino l’evasione,il margine che cerchiamo di prenderci al mattino, quando, per rimandare il momento del risveglio, ci rifugiamo nell’ultimo sogno.

Mentre l’albero è la realtà con il suo carico di delusioni, di inquietitudini e di prove difficili da affrontare.

Il Maestro e il Generale: Alberto Moravia visto da molto vicino.

(Filippo Cusumano acrilici e olio 90×90)

Mi capitava spesso di incontrare Alberto Moravia a Venezia, all’inizio degli anni ‘80.

Aveva comprato una casa, che stava proprio di fronte alle finestre del mio ufficio ( i due stabili erano separati da un canale largo non più di due metri) .

Stava facendo ristrutturare l’immobile e ogni tanto veniva per verificare l’avanzamento dei lavori. Stando seduto alla mia scrivania, di tanto in tanto, lo vedevo affacciarsi al balcone e fissare, quasi sempre accigliato e pensieroso, l’acqua scura del canale.

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Qualche volta lo vedevo parlare con l’architetto che si occupava della ristrutturazione dell’appartamento. Lo ascoltava con rara concentrazione, dando poi risposte secche e nervose, come a chi fa domande ovvie o inopportune.

Ma più spesso lo incontravo al cinema Accademia, un vecchio esercizio che adesso non c’è più, come quasi tutti i cinema veneziani di trent’anni fa.

Si sedeva molto vicino allo schermo ed era sempre accompagnato da un amico che, per tutta la proiezione, era impegnato a ripetergli le battute del film che il Maestro, ormai mezzo sordo, non era riuscito ad afferrare.

Spesso zittiti dagli altri spettatori, i due facevano finta di non accorgersene.

Terminati i lavori della casa, Moravia cominciò a venire a Venezia per brevi periodi, sempre accompagnato da qualche amico.

Un giorno mi capitò di incontrarlo in macelleria. C’erano due o tre persone prima di lui, il Maestro aspettava tranquillamente il suo turno con la solita espressione accigliata.

Indossava un elegante giubbotto di panno di stile militare, come nella foto che vedete qui sotto.alberto-moravia

All’improvviso entrò nella bottega e puntò immediatamente verso di lui un signore di un’ottantina d’anni, un vecchio generale in pensione che conoscevo di vista.Il generale si portò immediatamente davanti allo scrittore e iniziò a rimproverarlo aspramente.

Tutti i presenti fissavano la scena incuriositi, cercando di capire.

Alla fine fu chiaro a tutti che il generale, vicino di casa del Maestro, si lamentava del chiasso che, fino alle prime ore del mattino, proveniva dall’appartamento di quest’ultimo.

– Tutte le sere, tutte le sere!- urlò gesticolando il generale.

Il Maestro lo guardava con gli occhi sbarrati, incerto tra il desiderio dare delle spiegazioni e l’impulso ad abbandonare la macelleria.

– In fondo vengo qui poche volte all’anno e sempre per pochi giorni – provò a dire alla fine.

– Che significa? ribattè l’altro, implacabile- Che in quei pochi giorni lei e i suoi amici avete il diritto di disturbare i vicini con i vostri schiamazzi notturni?” .

– Schiamazzi? Era solo una discussione…- rispose debolmente il Maestro, guadagnando l’uscita della bottega e rinunciando alla sua ordinazione

– Schiamazzi, schiamazzi, schiamazzi, caro signore – si mise a scandire implacabile il generale, incalzandolo verso l’uscita e piazzandosi in mezzo alla calle, mentre l’altro si allontanava il più velocemente possibile.

Finito il suo show, il generale rientrò nella macelleria con aria soddisfatta. “La prossima volta chiamo il 113!” ci annuncio con tono deciso.

“Non le sembra di avere esagerato?” gli disse gentilmente una signora molto distinta “ è un grande scrittore e lei lo ha trattato come uno scolaretto”.

Il generale la guardò per un attimo poi, del tutto inaspettatamente,  sorrise.

“Semmai era un grande scrittore, cara signora. Sono quarant’anni ormai che continua a scrivere senza aver più nulla da dire”

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FILIPPO CUSUMANO

I mobili della nonna ( piccola confortante storia esoterica)

Flickr imageTempo fa sono andato da un vecchio artigiano, qui a Venezia, per comprare una credenza dell’Ottocento.Lui mi porta in un grande magazzino pieno di mobili lerci e malandati e mi dice: “Scelga quello che vuole; non badi a come lo vede, glielo restauro e glielo consegno come se fosse nuovo”.

.

Poi mi racconta questa curiosa storia:

“All’inizio degli anni 60 una vecchia signora mi chiama per chiedermi di sgomberare di una decina di vecchi mobili una grande soffitta

Porto i mobili in questo grande magazzino e li lascio qui per vari anni. Restauro un mobile, anche a distanza di venti, trent’anni da che ce l’ho in casa e lo faccio solo se c’è qualcuno che me lo chiede.

Passano venticinque anni e viene a trovarmi la nipote della vecchia signora.

I mobili antichi sono tornati di moda e lei, che sta per sposarsi, ne vorrebbe acquistare alcuni.

L’accompagno nel mio magazzino dove sono stivati, come vede, più di 500 mobili e, con mia grande sorpresa, la ragazza sceglie con convinzione, uno dopo l’altro, proprio i dieci mobili dei quali la nonna aveva voluto disfarsi vent’anni prima.

Mobili che la ragazza non aveva mai visto, essendo usciti dalla casa della nonna prima della sua nascita”

Flickr image

Un invito ad una mostra

Se passate da Venezia tra l’8 e il 29 gennaio. potete visitare la mia prima esposizione di quadri .

La galleria che la ospita, l’Imagina Cafè ( lunedì è il giorno di chiusura) è facile da trovare.

Partendo da piazzale Roma, basta chiedere di Campo Santa Margherita ( è sulla strada che conduce alle

Gallerie dell’Accademia ) .
Da lì, chiedete del Ponte dei Pugni ( è a cinquanta metri dal Campo )

Quando siete di fronte al Ponte dei Pugni, direzione Accademia, siete arrivati: la galleria Imagina Cafè è alla vostra sinistra.

Imagina Cafè ( Filippo Cusumano 8- 29 gennaio 2008)

Ponte dei Pugni Santa Margherita –

Dorsoduro 3126, Venezia 30123
Tel +39 041 2410625
http://www.imaginacafe.it).

Il mestiere della memoria

Vecchie foto di famiglia, scorci della mia bellissima città, immagini tratte dai film che ho amato: non appena uno di questi soggetti mi appare come un soggetto possibile, mi metto all’opera.

L’intento è sempre quello di consentire alla memoria di fare nelle migliori condizioni possibili il suo mestiere di memoria: adularci con immagini più luminose e vivaci di quelle reali.

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Intrigo internazionale Marylin provenza rio

 

 

valeria golino pulp1 pulp2 via col ventom giulia quando la moglie è in vacanza

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