Ci sono storie d’amore che finiscono. Alcune, come diceva una canzone, “fanno dei giri immensi e poi ritornano”. È un po’ quello che accade nel romanzo “Un Airone a Venezia” di Anna Bellini. La protagonista della storia, Chiara, decide di trasferirsi a Venezia perché quello è il luogo che l’uomo che lei amava, e che ormai non c’è più, le aveva insegnato a conoscere a fondo. Ad ogni passo, attraversando la città, si imbatte in una chiesa, in un monumento o più semplicemente in un caffè o in un’osteria che l’Airone (questo il soprannome che lei aveva dato al Matteo, il suo compagno) le aveva “presentato”.
“Non distinguevo un pittore da un altro e aver studiato ragioneria non mi facilitava certo le cose, le infinte lezioni di Matteo, accompagnate dalla sua insistenza nel volermi trascinare in giro per chiese e musei mi irritavano, ma lui non demordeva, oltretutto nel tempo libero dal suo lavoro di artista, s’era messo a fare la guida turistica e io ero la sua cavia preferita; se mi distraevo mi riprendeva e ricominciava la lezione, così di malavoglia ho imparato a distinguere Tintoretto da Tiziano e Giorgione da Veronese e adesso per questo gli sarò sempre grata.”
Ma la scelta di Chiara non è, banalmente, un pellegrinaggio, un modo per restare agganciata ad una relazione che fa parte del suo passato. Chiara, ormai, da quell’uomo che non c’è più, ha assimilato un attaccamento viscerale ed indissolubile ad un luogo unico al mondo. Un sentimento che capisco fino in fondo e che mi ha fatto apprezzare il romanzo. Vivo a Venezia da quasi cinquant’annni. Non ci sono arrivato per amore, ma per…lavoro: mi ero appena laureato e una grande azienda mi aveva offerto un lavoro lì. Prestissimo, però, ho incominciato a dire una frase, che chi mi conosce bene mi ha sentito pronunciare più volte. La frase è questa: Venezia è l’unica città in cui vale la pena vivere. Frase enfatica e sicuramente esagerata, in qualche caso giustamente accolta con ironia. Soprattutto dai cultori di un luogo comune molto diffuso: Venezia è bella ma non ci vivrei.
“Gli era capitato di notare una differenza tra i sessi nel descrivere la fine di una relazione.
La DONNA diceva:: “Andava tutto bene finchè è successo x”.
E x stava per un trasferimento, l’arrivo di un figlio, o, molto più spesso, una infedeltà.
L’UOMO invece preferiva metterla così: “Purtroppo deve essere andato tutto storto fin dal principio”-
E si riferiva alla reciproca incompatibilità o ad un matrimonio obbligato o ad un segreto taciuto da una o da entrambe le parti che alla fine era emerso.
Perciò LEI diceva: “Siamo stati felici finchè…”
LUI invece: “Non lo siamo mai stati veramente”
Lui: Hai notato che il giovane che viene a lavarci le scale ha un giubbino identico al mio?
Lei: Non so come dirtelo, ma…
Lui : Ma..???!!!
Lei : E’ il tuo!
Lui: Gli hai regalato il mio giubbino senza chiedermelo?
Lei: Perché se te lo chiedevo, avresti detto di sì?
Lui: Certo che no! E’ quello che mi sta meglio!
Lei: Ti sta così bene che se andassi in giro con un paio di cani ti prenderebbero per un punkabbestia..
Com’è andato il duello tra Matteo Renzi e Ciriaco De Mita sulla 7?
Due mondi a confronto, due modi di considerare la politica.
Colpi bassi, tentativi di delegittimazione reciproca, malignità : in questi terreni il duello finisce alla pari, il giovane non accetta i tentativi di reprimenda del vecchio e restituisce colpo su colpo.
Sul merito della questione De Mita si mostra impreparato e alla fine riesce a farsi un vanto anche di questo.
Risulta però più efficace del preparatissimo Zagrebelsky : da uomo politico navigato – e ancora…navigante – sa che la questione riforma sì/riforma no è quasi secondaria, che quello che conta veramente per molti elettori è la questione Renzi sì/Renzi no. Ed è infatti sugli attacchi personali al premier che si concentra. Renzi sta al gioco per lo stesso motivo : sa che chi sta dalla sua parte spesso lo appoggia a prescindere dalla qualità della riforma, ma per la convinzione che non esistano valide alternative alla sua leadership.
Accetta quindi di sconfinare dal tema del confronto, anzi a volte propone lui stesso lo sconfinamento, per marcare le distanze tra la sua politica e la vecchia politica, tra i suoi risultati e i tentativi andati a vuoto dei suoi predecessori.
Sceglie quindi di colpire ripetutamente De Mita sotto la cintola in due modi …
In che misura è giustificato l’interesse per la vita di un artista?
Conoscere traumi dell’infanzia, vicissitudini amorose, rovesci economici,disturbi digestivi e difficoltà respiratorie di un poeta o di un romanziere ci mette in condizione di capire ed interpretare meglio al sua opera?
Oppure noi accaniti lettori siamo, in fondo, soltanto dei “guardoni” ansiosi di frugare nella vita delle nostre “star” ? Insomma semplici e banalissimi appassionati di gossip ?
Magari convinti, a torto, di essere più “nobili” di altri cultori di gossip sulla vita di veline e calciatori?
È una questione molto controversa, sull’importanza e sull’irrilevanza del conoscere, oltre alle opere di un artista, anche i particolari della sua vita, si sono espressi in molti, da Saint Beuve ( favorevole ) a Proust ( contrario).
Un fatto però è certo : che esplorare la vita di un artista è quasi sempre un esercizio affascinante. Se poi in questo esercizio, sei preso per mano e accompagnato da qualcuno che si è prende la briga non solo di documentarsi sulla vita dell’artista, ma anche di calarsi nella sua intimità e farla uscire allo scoperto, ecco che il divertimento e l’emozione sono assicurati.
(Gian Paolo Serino)
È quanto avviene con il primo romanzo diGian Paolo Serino, QUANDO CADONO LE STELLE.
La parola che mi viene più facile usare per descrivere questo libro – e devo aggiungere che non sono il primo a farlo – è “incursione”.
Serino fa proprio questo : non si accontenta di scovare i fatti, di rintracciare i documenti, di abbeverarsi alle fonti bibliografiche più disparate, si cimenta anche in un tentativo originalissimo: quello di evocare – quasi medianicamente – lo spirito dell’artista.
Non gli basta, per esempio, sapere e farci sapere che J.Salinger, l’autore de “Il giovane Holden“, ha avuto una sfortunata storia d’amore con Oona O’Neill, vuole che di ogni singolo passaggio di quella storia il lettore abbia la “versione” di Salinger.Di un Salinger/Serino naturalmente.
Un biografo “normale” racconterebbe quella vicenda mettendo a fuoco gli avvenimenti esteriori e, per darci conto della loro ricaduta psicologica, si limiterebbe a cercare le lettere scritte dall’artista in quel periodo o a interrogare le persone che gli sono state accanto. Serino fa qualcosa di più, quella storia prova a viverla in prima persona.
( Oona O’ Neill)
È lui che incontra Oona, che la porta al Central Park al laghetto delle anatre, che le prende la mano e la bacia, che poi è costretto a lasciarla per andare sotto le armi.
Ed è lui che vive il lungo incubo della guerra in Europa.
E’ lui che un giorno apprende quasi per caso che la donna che ama si è sposata a 18 anni con Charlie Chaplin ( già 54enne).
Ma lasciamo la parola all’incursore (il modo migliore per far apprezzare la qualità di un libro è simile a quello che serve per valutare la qualità di un melone : se ne taglia un tassello e lo si assaggia).
Ecco come Salinger/ Serino ci racconta dei suoi primi incontri con Oona:
“Un pomeriggio la prendo per mano, fuori dal cinema, e da quel momento cominciamo a fare tutto tenendoci per mano. Non so perchè. Ancora non l’ho baciata, ancora non si sa in che tipo di rapporto andremo a finire, ma ci viene così naturale, qualsiasi cosa facciamo, ovunque andiamo. […]
La bacio per la prima volta in un pomeriggio di fine estare dopo aver tirato da mangiare alle anatre del lago per un buon quarto d’ora.
Poi ci sediamo accaldati sulla nostra panchina e ci abbracciamo. Siamo al centro di ogni cosa. Tutto il resto succede intorno, non è altro che la nostra cornice. I bambini, i ciclisti, le altre coppie che hanno appena fatto un picnic, il canto invasivo delle cicale.
“Un giorno scriverò di questo lago, Ooona. Scriverò anche di queste anatre, avranno un posto importante in una storia” le dico, durante uno dei nostri pomeriggi”
Ed ecco, ancora, il brano in cui Salinger/Serino scopre che Ooona si è sposata con un altro:
“Quella mattina apro il New Yorker e lo sfoglio svogliato, un po’ come sempre, alla ricerca di nuovi scrittori pubblicati al posto mio.
Volto velocemente le pagine con le dita sporche del grasso con cui lubrifico la canna del fucile, e del lucido da scarpe per gli stivali. Noto un grosso titolo, a caratteri enormi, che non faccio in tempo a leggere, ma che, per qualche motivo, pernso meriti la mia attenzione.
Torno indietro sulla pagina.L’apro.
CHARLIE CHAPLIN SPOSA A CINQUANTAQUATTRO ANNI LA GIOVANE DICIOTTENNE OONA O’NEILL, FIGLIA DEL PREMIO NOBEL EUGENE O’NEILL
Qualcosa mi strozza la gola, impedendomi di vomitare.
Disegno Chaplin e Ooona che fanno cose insieme.
Disegno un vecchio bavoso con una ragazzina che ha appena compiuto diciotto anni.
Calco così forte sul foglio da spezzare la matita. Vorrei avere un pugnale.”
L’incursione fatta nella vita di Salinger non è la sola che troviamo nel libro di Serino.
Grazie a lui ci “caliamo” anche nella vita di Picasso, di Cary Grant, di Egdar Allan Poe, di Kafka, di Stephen King, di Ernest Hemingway.
Arrivati alla fine del libro, ci sentiamo come i bambini ai quali si raccontano le fiabe: ne vorremmo ancora.
E chissà che non accada. Sicuramente un altro libro di incursioni come questo io correrei subito a comprarlo…
“L’Italia è il paese che amo” disse molti anni qualcuno “scendendo in campo”.
“No, l’Italia é soprattutto il paese in cui hai deciso di fare i tuoi interessi” ci siamo sentiti autorizzati a dire di lì a poco.
Il modello della discesa in campo “patriottica” continua comunque a far presa, a sembrare efficace.
Marta Locatelli, consigliere comunale della maggioranza, in campagna elettorale disse : ” Venezia è la città in cui ho scelto di vivere”.
Dopo le notizie sulla delibera che la giunta si sta preparando a votare ci sentiamo autorizzati a dire anche a lei :
“No, Venezia è soprattutto la città in cui hai deciso di fare la grana con il turismo”.
A parole e per avere il voto dei residenti, non c’è politico che non sia disposto a dichiararsi pronto a sostenere tutte le iniziative possibili per ripopolare il centro storico e combattere il degrado turistico.
Salvo poi, una volta eletto, darsi altre urgenze…
Aggiungo che mentre la giunta si appresta a votare il cambio d’uso per quegli appartamenti di proprietà della “sua” consigliera, e’ stata invece respinta una mozione di Giovanni Pelizzato, consigliere della lista Casson avente per oggetto iniziative volte a promuovere il ripopolamento del centro storico e combattere il degrado turistico.
Ecco cosa risponde a Giovanni Pelizzato il capogruppo della lista Brugnaro Maurizio Crovato: “Dalla giunta Cacciari uno (1993-98) la città ha perso 28 mila abitanti e creato 8 mila stanze in più negli alberghi”.
Mi sembra di stare in un ristorante dove si mangia male e si spende tanto.
Cambia il gestore e faccio un nuovo tentativo : scopro che si mangia ancora peggio e si paga anche di piú.
E tutto quello che ha da dirmi il nuovo gestore è : anche prima mangiavi schifezze, di cosa ti lamenti ?
Arroganza assoluta.
C’è un tema assai dibattuto in letteratura: in che misura è giustificato l’interesse per la vita di uno scrittore? Conoscere traumi dell’infanzia, vicissitudini amorose, rovesci economici,disturbi digestivi e difficoltà respiratorie di un poeta o di un romanziere ci mette in condizione di capire ed interpretare meglio al sua opera?
C’è chi dice di si’ , chi dice di no.
Una cosa pero’ è certa: che ricevere informazioni sulla vita degli scrittori – al di la’ delle chiavi di lettura che queste possono offrire o meno sulla loro opera – puo’ essere istruttivo e divertente.
E infatti molto istruttivo e divertente è il libro di Bruna Durante “Specchio delle mie trame“, pubblicato da Mimesi.
Il libro contiene dieci interviste a dieci scrittori italiani : Eraldo Baldini, Gianni Biondillo, Giancarlo De Cataldo,Giorgio Faletti, Marcello Fois, Carlo Lucarelli, Raul Montanari, Santo Piazzese, Andrea G. Pinketts, Gaetano Savatteri.
Eccola all’ipermercato.
Si chiama Cuba, è un beagle di 12 anni.
Che non perde mai l’appetito….
Al centro di una sala sono stati disposti, per l’assaggio dei…clienti, alcuni sacchi di crocchette per cani con accanto le relative ciotole. Piene.
E Cuba perde la testa. Non ci fosse la sua padrona a trattenerla spazzarebbe via tutto fino a starne male.
di Gianni Barbacetto e Silvia TruzziIl Barone neroli ha conosciuti tutti.Tomaso Staiti di Cuddia delle Chiuse, nobile famiglia trapanese, lunga militanza nel Msi, li ha visti da vicino i fascisti con le mazze, quelli con il doppiopettoe quelli che, dopo la fine del Movimento sociale, si sono costruiti posizioni di potere, fino a finire in cella: e (come Franco Nicoli Cristiani a Milano o Franco “Batman” Fiorito a Roma), non per qualche scontro di piazza.
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“Nel 1989 rilasciai un’intervista a l’Europeo in cui indicavo quelli che ritenevo essere i mali di un partito – il mio, l’Msi – che non aveva saputo rinnovarsi
.C’era un tumore a Milano, nutrito dai legami tra la famiglia La Russa e i Ligresti. Il combinato disposto tra politica e affarismo: questo tumore ha provocato metastasi. La politica è diventata uno strumento di affermazione sociale per morti di fame spirituali, che vengono ricoperti di soldi, ma restano morti di fame”.
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Perché La Russa e Ligresti?
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La decisione di far diventare Gianfranco Fini segretario, per esempio, fu presa a Taormina in un albergo di Salvatore Ligresti, presenti il senatore Antonino La Russa, suo figlio Ignazio, Giorgio Almirante e Pinuccio Tatarella.
Quando poi i figli adottivi di Almirante fallirono con la concessionaria di auto Lancia a Roma, furono salvati da Ligresti, che diede loro un’agenzia della Sai. Il male affonda lì. Sono moralista? Magari sì, ma a Milano, per vent’anni, tutto un mondo è stato nelle mani della famiglia La Russa: da Michelangelo Virgillito a Raffaele Ursini, fino a Ligresti.
——————————————————————————————— Lei fu vicino a un personaggio contiguo a questo mondo, Filippo Alberto Rapisarda.
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A metà degli anni 80, lui era latitante a Parigi, mi chiamò in ufficio. Sostenni la sua battaglia contro le banche. Ma presi un abbaglio: era un megalomane che per certi versi ricorda Berlusconi. Mi affittò un appartamento nel suo palazzetto di via Chiaravalle (dove poi nacque il primo club di Forza Italia).
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Chi frequentava il palazzetto secentesco di via Chiaravalle?
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Ministri, sottosegretari. Ma anche Alberoni, Sgarbi, Micciché. E Dell’Utri, che conoscevo perché me lo aveva presentato Rapisarda che mi aveva anche raccontato che Dell’Utri aveva fatto arrivare a Berlusconi i soldi della mafia.
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I La Russa quando li conobbe?
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Sono arrivato a Milano nel 1966. Allora il padre Antonino era il consigliori di Virgillito. Il figlio Ignazio faceva invece il contestatore. Ma quando presentai in Consiglio comunale un’interrogazione su un immobile dell’Ospedale Maggiore stranamente finito nelle mani di Ligresti, fui affrontato, a un comitato centrale del Msi a Roma, da Antonino. Stavo parlando con Walter Pancini (oggi direttore generale di Auditel). Antonino mi disse, in siciliano: “Bella questa giacca. Sarebbe un peccato rovinarla con due buchi”.
——————————————— È vero che prese a schiaffi Ignazio?
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Sì sì, faceva il bulletto. Fu verso la fine degli anni 80 durante una direzione provinciale del partito. Lui non m’invitava mai, anche se io ne avevo diritto visto che ero in direzione nazionale e deputato. Aveva una strategia di conquista del potere nel partito per arrivare poi alla conquista delle istituzioni. All’ennesima battuta, mi alzai e gli diedi quattro schiaffi.
…………
E lui?
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Incassò, senza dire una parola.
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L’ha stupita scoprire che si comprano voti dalla ‘ndrangheta in Lombardia?
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No, conosco bene Milano. E avevo annusato le infiltrazioni mafiose. Nella campagna elettorale del 2011 per il Comune di Milano, ho dato una mano a Barbara Ciabò (lista Fini). Due giorni prima del voto mi disse: “Vedrai, non ce la farò perché Sara Giudice ha 3/400 voti di case popolari abitate da calabresi”.
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E Formigoni?
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Lo conobbi quando era deputato e sculettava nel transatlantico di Montecitorio.
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Oggi, dopo una strenua resistenza, dice che vuole il voto…
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Sta trattando su diversi fronti. Lui è l’espressione di quella che io chiamo associazione per delinquere di stampo cattolico. A Milano si è divisa gli affari con Ligresti, Moratti e i poteri di cui l’Expo è uno dei risultati.
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Che effetto le fa il Consiglio regionale imbottito di indagati?
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Compio 80 anni tra un mese, eppure riesco ancora a scandalizzarmi. Quando ho appreso quello che è accaduto, non credevo alle mie orecchie. Vede, ho fatto il capogruppo in Consiglio comunale a Milano e ci davano una stanza e un’impiegata. Ho fatto il deputato a Roma e mi davano 150 mila lire per ogni giorno che stavo a Roma e un milione per i collaboratori, di cui dovevo presentare i contratti al partito. Poi il berlusconismo ha creato danni irreparabili: modificazione antropologica della società attraverso le tv e inquinamento della politica con la dimostrazione che si può fare tutto impunemente. Ha portato nel partito frotte di impresentabili. Ma li vedete come vanno vestiti? Con questi gessati Palermo da finti gangster anni Trenta. È la politica dell’sms: soldi-mignotte-salotti tv.
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Ora che succederà?
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Nelle famiglie nobili di un tempo, si sposavano spesso tra consanguinei. E a un certo punto si sperava che lo stalliere mettesse incinta la marchesa o la baronessa per portare un po’ di sangue nuovo. Spero che arrivi un centinaio di deputati grillini… Tutto il resto mi sembra l’acqua pestata nel mortaio. A Milano siamo solo all’inizio: ne vedremo delle belle, anche dal punto di vista giudiziario.
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E che ci dice della Santanche’?
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È un altro dei regalini di La Russa. I due hanno siglato un patto politico-mondano-commerciale. Ignazio l’ha portata a Milano, dove è diventata consigliere provinciale, e nel frattempo sovraintendeva agli “eventi” (parola insopportabile) del partito. Intanto La Russa, dopo una ripulita e un passaggio da un sarto degno di tale nome, è entrato nei salotti buoni. A Cortina, in Sardegna. Lei ama dire che viene dalla società civile, io preferisco dire dalla società incivile, viste le frequentazioni (con Briatore, per esempio) di quando era ragazza e non ancora del tutto plastificata.